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IL "TESORETTO" ELETTORALE! - SI AVVICINANO LE REGIONALI, E QUEL PARA-GURU DI RENZI TIRA FUORI DAL CILINDRO UN "BONUS" DA 1,6 MILIARDI. COME GLI 80 EURO CON CUI SI COMPRÒ LE EUROPEE - "DOBBIAMO DECIDERE A CHI ASSEGNARLO"

 

1. RENZI SI COMPRA ANCHE IL VOTO DELLE REGIONALI

Maurizio Belpietro per "Libero Quotidiano"

 

gli ottanta euro di renzi gli ottanta euro di renzi

Nel fantastico mondo di Matteo Renzi tutto è possibile, anche le magie. E infatti il presidente del Consiglio si appresta con un abracadabra a far comparire un tesoretto da 1,6 miliardi per comprarsi, dopo le elezioni europee, anche quelle regionali. In principio l’incantesimo non era previsto. Tanto è vero che martedì, a seguito del Consiglio dei ministri in cui si era discusso del Def, il premier non ne aveva fatto alcun cenno durante la conferenza stampa. Ma evidentemente, l’accoglimento un po’ freddino, da parte dell’opinione pubblica e in particolare dei commentatori, delle solite chiacchiere («niente tagli né tasse», ma senza dire come farà quadrare i conti nei prossimi anni) deve averlo convinto che serviva un colpo di genio, anzi una qualche formula magica.

 

renzi trova venti euro per terra renzi trova venti euro per terra

E così, all’improvviso, mentre il Consiglio dei ministri che doveva varare il Def in via definitiva era convocato per ieri mattina alle undici, Matteo Renzi ha deciso di rinviare tutto alla sera. Le ragioni della scelta all’inizio non sono risultate molto chiare. C’è chi ha parlato di aggiustamenti tecnici richiesti dall’Europa, chi ha accennato a possibili correzioni dovute alle pressioni dei sindaci, chi di una rilettura dei provvedimenti da parte dei ministri. Ma poi, con il passare delle ore, la verità ha cominciato a farsi largo, tanto che il più renziano dei quotidiani,

 

La Stampa, sul sito internet ha affacciato l’ipotesi di un bonus per sostenere la campagna elettorale del 31 maggio. Al Tesoro i testi del Documento di economia e finanza erano addirittura già stampati quando il presidente del Consiglio ha imposto lo stop. Il suo è stato il classico colpo di teatro. Resosi conto che una volta varato il Def egli non avrebbe avuto più alcuna carta da spendersi per comprare il voto degli italiani, ha giocato la carta del bonus. Lo schema è lo stesso usato un anno fa, per le europee.

 

matteo renzi pier carlo padoanmatteo renzi pier carlo padoan

Anche allora, all’improvviso, Renzi puntò i piedi, costringendo il ministero dell’Economia a tirar fuori 3,5 miliardi. I soldi ovviamente non c’erano, la qual cosa però non preoccupò minimamente il capo del governo, il quale decise di aumentare la spesa pubblica, cioè esattamente il contrario di quello che era necessario fare. Per giustificare la scelta all’epoca il premier disse che il bonus si sarebbe trasformato in una iniezione di fiducia, che avrebbe provocato la crescita dei consumi e dunque del Pil. Come è noto, con gli 80 euro non è accaduto nulla di tutto ciò.

 

Anzi: il prodotto interno lordo è calato, nonostante il propagandato taglio delle tasse tramite bonus la pressione fiscale è aumentata, e, sebbene il governo abbia risparmiato miliardi grazie al fortuito calo dello spread, la spesa pubblica è cresciuta di 8 miliardi. Risultato: il debito dello Stato sta a quota 2.132 miliardi. Un record. Tuttavia, stante i pessimi risultati dell’operazione incantesimo, Otelma Renzi ci riprova, sperando di rifare la magia dello scorso anno, che non avrà pompato il Pil ma di sicuro ha pompato i voti del Partito democratico, dando a lui quella legittimazione la cui assenza gli veniva ogni volta rimproverata.

 

MATTEO RENZI VOTA ALLE PRIMARIE MATTEO RENZI VOTA ALLE PRIMARIE

Con il 40 per cento dei consensi, Renzi ha tappato la bocca all’opposizione interna e soprattutto ha potuto minacciare gli avversari con nuove elezioni, agitando lo spauracchio di una sua travolgente vittoria. Forte del 40 per cento, il presidente del Consiglio si è anche disegnato una legge elettorale su misura, che prevede un premio di maggioranza alla lista più forte, cioè a lui. E ora che i sondaggi lo danno in calo e vista l’inconcludenza dell’azione di governo segnalano l’inizio del disincanto degli elettori, il premier tenta di ripetere il gioco di prestigio. Come il mago Silvan, Renzi fa apparire ciò che non c’è, ossia un tesoretto.

 

Un miliardo e mezzo, forse due, per distribuire a pioggia un altro po’ di quattrini. Che non basteranno per far aumentare i consumi, ma potrebbero essere sufficienti a far crescere i voti per i candidati del Pd alle Regionali. Il presidente del Consiglio sa che in Veneto, nonostante ciò che sta facendo il centrodestra per perdere, sarà dura. E altrettanto lo sarà in Liguria. In Puglia e Campania non si sa e perfino l’Umbria potrebbe essere in bilico. Dunque ci vuole un colpo di genio.

renato brunettarenato brunetta

 

O, meglio, un colpo di mano. E così ecco rinviato il Consiglio dei ministri alla ricerca dei soldi per riempire le tasche di un certo numero di elettori, pensionati o no. A sera, mentre scriviamo, non è ancor chiaro chi saranno i beneficiari, ma non c’è da dubitare degli effetti speciali con cui Renzi intende stupirci. L’unico problema è che raschiato il barile, non c’è altro. Anzi. Ormai non c’è più neanche il barile. Resta solo l’illusione.

 

maurizio.belpietro@liberoquotidiano.it @BelpietroTweet

 

 

2- RENZI PROMETTE BONUS, VEDREMO COME USARE 1,6 MILIARDI

 (di Cristina Ferrulli) (ANSA) - L'utilizzo di 1,6 miliardi, trovati nelle pieghe del Def, sarà deciso nelle prossime settimane e tra le ipotesi, ammette il premier Matteo Renzi, ci sono le misure per gli incapienti. Ma l'opposizione è già partita all'attacco contro l'annuncio di misure "elettorali con cui - attacca Renato Brunetta - il premier vuole comprarsi le regionali". Il presidente del consiglio, però, fa spallucce davanti a critiche e "gufi" e ribadisce che il cammino delle riforme va avanti nel timing previsto, dalla riforma della Rai alle delega fiscale.

 

debora bergaminidebora bergamini

Alla fine della giornata, dopo che il consiglio dei ministri, convocato per le 10, viene rinviato alle 20, bolla come "ricostruzioni falsate" le voci che per tutta la giornata si sono rincorse sullo spostamento della riunione. "Abbiamo riletto il testo pagina per pagina e ora è pronto per essere trasmesso alla Camera, al Senato e alla presidenza della Repubblica". Ma se i numeri del Documento economico e finanziario restano quelli illustrati martedì, la novità di giornata è il "bonus" di 1,6 miliardi per il quale i renziani inaugurano l'hastag #bonusdef.

 

A Renzi non piace chiamarlo tesoretto ma la sostanza non cambia: ogni risorsa in più, è la linea del premier, va usata per aumentare i posti di lavoro e per il welfare. Dal Pd parte forte la richiesta di utilizzare le risorse per mettere in campo misure contro la povertà o per gli incapienti esclusi dal beneficio degli 80 euro. "Sono tutte ipotesi", non si sbilancia il premier che ammette il confronto aperto con il ministro Pier Carlo Padoan. Ma era bastato l'annuncio sul tesoretto per scatenare le reazioni.

 

sacconi poletti  jobs act in senatosacconi poletti jobs act in senato

"Tesoretto nel Def? - incalza la responsabile Comunicazione di Fi Deborah Bergamini - Si vede che il Pd non è così sicuro dell'esito delle regionali e ricorre ad una misura spot". E se M5S accusa di dilettantismo il governo per il rinvio, anche un esponente di maggioranza Maurizio Sacconi mette in guardia il Pd "dalle logiche da campagna elettorale". Bonus a parte, il premier conferma che il Def, che "non è una legge di stabilità", non contiene "nè nuovi tagli nè sacrifici" e torna ad assicurare a Regioni e Comuni che non ci saranno nuovi aggravi per gli enti locali.

 

"Abbiamo addolcito il clima dopo che avevano fatto passare un messaggio inesatto", chiarisce Renzi. Che mette i puntini sulle i anche su alcune riforme messe in cantiere: il ddl Rai "lunedì sarà bollinato e mandato alle Camere", martedì 21 aprile arriverà in cdm la prima parte dei decreti fiscali. Ma in difesa della fine del finanziamento pubblico ai partiti, il premier annuncia anche di essere favorevole alla legge sulle fondazioni. E difende a spada tratta il nuovo meccanismo di finanziamento con le cene.

renzi televisionerenzi televisione

 

"È corretto chiedere - sostiene - più trasparenza, ma bisogna avere il coraggio di dire che fare di tutta erba un fascio può servire a qualche trasmissione tv, ma la differenza è tra chi ruba e chi non ruba". Nessuna paura delle indagini e degli arresti di esponenti politici anche del Pd per corruzione: "Le indagini vanno portate fino in fondo, quando c'è la sentenza le istituzioni sono credibili".

 

 

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