IL ‘DOPPIO GIOCO’ DI RENZI - IL SINDACO TRATTA COL CAV PER ALZARE LA POSTA CON LETTA MA SARÀ ‘COSTRETTO’ A TROVARE UN ACCORDO CON ENRICHETTO (IN CASO DI PATTO CON BERLUSCONI IL PD ESPLODE)

Claudio Cerasa per ‘Il Foglio'
Non voglio andare a votare, voglio evitare il disastro alle europee, voglio le riforme costituzionali, voglio abolire questo Senato, non voglio il rimpasto, non voglio la proporzionale, voglio subito una legge elettorale, voglio farla con il governo, potrei farla anche con Berlusconi, insomma voglio farla con chi ci sta, mi basta che sia maggioritaria, ma non voglio togliere la fiducia a Letta anche se in dieci mesi questo governo non ha combinato proprio un bel nulla.
A voler essere sintetici, non senza ironia, il succo del messaggio politico che esce dalla prima direzione del Pd renziano potrebbe essere più o meno questo, molti sapori diversi, ed è un messaggio che il segretario del Pd ha volutamente frullato in modo da tenere aperte tutte le partite e lasciarsi ancora qualche giorno di tempo per capire se la tanica di benzina con cui Renzi gira da quando è stato eletto segretario verrà utilizzata come carburante per far girare il motore del governo o più semplicemente verrà utilizzata come combustibile per far esplodere le contraddizioni del governo e andare al voto in concomitanza con le Europee.
La partita più importante che si gioca Renzi, lo avrete capito, è legata alla legge elettorale, e anche ieri, durante la direzione, il segretario ha lasciato intendere che da qui a domenica il Pd potrà indifferentemente chiudere un accordo sia con le forze che sostengono il governo (che tradotto significa Angelino Alfano) sia con la principale forza che si oppone a questo governo (che tradotto significa Silvio Berlusconi).
Nel primo caso la legge elettorale in questione si chiama "modello dei sindaci", ed è un doppio turno di coalizione con premio di maggioranza che scatta al ballottaggio che piace da impazzire non solo al premier e al vicepremier ma anche agli anti renziani del Pd (e il motivo è doppio: il doppio turno è la proposta storica del Pd e con quel sistema elettorale, come dimostra la passione di Alfano per questo modello, i nemici di Renzi si lascerebbero uno spazio utile per muoversi anche fuori dal perimetro del Pd o per riprendersi il partito con le preferenze).
Nel secondo caso, invece, la legge elettorale in questione è il sistema spagnolo, piccole circoscrizioni con attribuzione alla lista vincente di un premio di maggioranza del 15 per cento, che piace molto a Berlusconi e che nelle prossime ore sarà ancora l'oggetto della trattativa tra il Pd e Forza Italia. A chi si sta chiedendo quanto ci sia di vero nella trattativa tra il Cav. e Renzi bisogna rispondere partendo da una premessa: Renzi è convinto che alla fine sarà "costretto" a fare una legge elettorale con Letta e Alfano, pensa che il modo migliore per costringere il governo a rispettare i tempi sia utilizzare la trattativa con Forza Italia come fosse una pistola da puntare sulla tempia di Palazzo Chigi ma se dovesse capire che Berlusconi è l'unico che vuole davvero una nuova legge in tempi rapidi non avrebbe problemi a trasformare la benzina in combustibile e a mettere la sua firma sotto quella del Cav.
Tutto si capirà nelle prossime ore. Entro lunedì, così ha promesso il segretario, dovrebbe essere chiaro quale percorso verrà imboccato dal Pd e quale legge verrà scelta. Renzi, in realtà, vede anche tutta la prossima settimana come un periodo di tempo utile a definire un accordo. E domani capirà, dalla viva voce del Cav., quali sono le sue intenzioni. Renzi e Berlusconi si dovrebbero vedere sabato a Roma, in un luogo non ancora stabilito, con Renzi ci saranno Luca Lotti e Maria Elena Boschi, e con Berlusconi ci sarà Gianni Letta. Il sindaco di Firenze si prepara all'incontro carico di dubbi e di grandi incognite ed è consapevole di due questioni elementari: che il Cav. sotto sotto potrebbe essere tentato di votare con il proporzionale e che fare una legge elettorale con Berlusconi significherebbe portare il Pd vicino a una rottura.
Dubbi comprensibili ed evidenti considerando che i numeri ballano e che Pd e Forza Italia, insieme, hanno 360 deputati alla Camera (la maggioranza è a 316) e 168 al Senato (maggioranza 161). A questi numeri vanno aggiunti quelli che potrebbero arrivare in dote da Scelta Civica (otto senatori e venti deputati) ma considerando che il voto sulla legge elettorale è segreto non ha torto chi sostiene che spingersi verso questa direzione potrebbe essere molto rischioso e persino far saltare il Pd (i gruppi parlamentari, in fondo, riflettono equilibri di un'altra era democratica).
La pista dell'accordo tra Renzi e Berlusconi, per quanto precaria, per quanto complicata, per quanto poco probabile, è però tenuta in vita dal sindaco anche per un'altra ragione. Renzi vuole ricevere da Letta e Alfano una garanzia precisa sui tempi della legge. Il suo obiettivo, come ha scritto su un foglietto di carta mercoledì mattina durante la segreteria del Pd, è quella di averla a fine febbraio anche al Senato.
Il governo non garantisce quei tempi e dice a Renzi che la legge si deve fare ad aprile. Tutto dunque si gioca lungo questo filo. E se il segretario del Pd non riceverà una controproposta da Letta e Alfano dovrà scegliere cosa fare: se mettersi nelle mani del governo, e rischiare di vedere incardinata la legge verso un lungo e complicato iter parlamentare, oppure mettersi nelle mani di Berlusconi e fidarsi di lui (o altre eventuali che ancora non si vedono).
Al momento Renzi è convinto che la prima strada sia comunque preferibile. Ma l'arma di fine mondo, se il sindaco non riceverà certezze da Letta, potrebbe essere qualcosa in più di un semplice bluff.

 

 

RENZI E ALFANO ALLA PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI BRUNO VESPA ALFANO VESPA RENZI FOTO LAPRESSEalfano berlusconi adn x

Ultimi Dagoreport

tommaso labate mario giordano

DAGOREPORT - VA AVANTI IL PROGETTO DI PIER SILVIO BERLUSCONI DI “RIEQUILIBRARE” POLITICAMENTE LE RETI MEDIASET (TROPPO SOVRANISMO FA MALE ALL'AUDIENCE): L'ULTIMO ARRIVATO E' L’ACERBO TOMMASO LABATE, IN ODORE DI SINISTRA DEM, A CUI È STATO AFFIDATA LA PRIMA SERATA DEL MERCOLEDÌ - LA SUA SCELTA HA FATTO INVIPERIRE MARIO GIORDANO, SBATTUTO ALLA DOMENICA SERA CON IL SUO “FUORI DAL CORO”. E, GUARDA CASO, GIORDANO È DIVENTATO IMPROVVISAMENTE OSTILE AL GOVERNO MELONI: “NON STA DANDO LE RISPOSTE CHE SI ASPETTAVANO GLI ITALIANI, SEMBRA UN GOVERNO MELONI-FORLANI”

antonio tajani pier silvio marina berlusconi forza italia

DAGOREPORT: CHE CE FAMO CON FORZA ITALIA? È IL DUBBIO CHE ASSILLA I FRATELLI BERLUSCONI: MOLLARE AL SUO DESTINO IL PARTITO FONDATO DA "PAPI" O NE CAMBIAMO I CONNOTATI, A PARTIRE DAL "MAGGIORDOMO" DI CASA MELONI, ANTONIO TAJANI? -CON PIER SILVIO CHE SCALPITA PER SCENDERE IN POLITICA ALLE POLITICHE 2027, I DUE FRATELLI HANNO COMMISSIONATO UN SONDAGGIO SUL BRAND BERLUSCONI IN CHIAVE ELETTORALE. RISULTATO: L’8% DEI CONSENSI DI CUI È ACCREDITATO IL PARTITO, LA METÀ, CIOÈ IL 4%, È RICONDUCIBILE AL RICORDO DI SILVIO BERLUSCONI - ALTRO DATO: SE SCENDESSE IN CAMPO “UN” BERLUSCONI, I CONSENSI DI FORZA ITALIA CRESCEREBBERO FINO QUASI A RADDOPPIARSI - QUEL CHE COLPISCE È CHE IL PARTITO RACCOGLIEREBBE PIÙ VOTI CON PIER SILVIO LEADER DI QUANTI NE CONQUISTEREBBE CON MARINA - (SE SCENDE IN CAMPO, O PIER SILVIO PRENDERA' PIU' VOTI DI MELONI, STRAPPANDOLI A FDI E LEGA, E FARA' IL PREMIER OPPURE LO VEDREMO CHE PRENDERA' ORDINI DALLA DUCETTA...)

orazio schillaci gemmato meloni ministero salute

DAGOREPORT – ALLA SALUTE DI GIORGIA! IL FEDELISSIMO DELLA MELONI, IL SOTTOSEGRETARIO MARCELLO GEMMATO, È DESTINATO A ESSERE PROMOSSO A VICEMINISTRO DELLA SALUTE – MA A FRENARE LA SUA NOMINA È IL MINISTRO ORAZIO SCHILLACI, CHE NUTRE DUBBI SUL POSSIBILE CONFLITTO D’INTERESSI DEL SOTTOSEGRETARIO, TITOLARE DI UNA FARMACIA IN PUGLIA – BASTA VEDERE IL PROVVEDIMENTO CHE HA FATTO FELICI I FARMACISTI: ORA POSSONO VENDERE CON RICCHI MARGINI DI GUADAGNO UNA SERIE DI FARMACI CHE PRIMA ERANO NELLA CATEGORIA “ASSISTENZA DIRETTA” ED ERANO DISTRIBUITI DAGLI OSPEDALI – LA DUCETTA HA CAPITO CHE ANCHE MATTARELLA POTREBBE STORCERE IL NASO DAVANTI ALLA NOMINA DI GEMMATO, E PER ORA PRENDE TEMPO…

beppe sala manfredi catella giancarlo tancredi stefano boeri

MILANO TREMA: L’INCHIESTA SU “PALAZZOPOLI” POTREBBE INGROSSARSI – NELLA CAPITALE A-MORALE DEL PAESE, IMPRENDITORI, POLITICI E BUSINESSMAN SONO AMMUTOLITI E TERRORIZZATI DALLE POSSIBILI INDAGINI – SE IL GIP, DOPO GLI INTERROGATORI DI OGGI, DOVESSE CONFERMARE LE MISURE CAUTELARI RICHIESTE DALLA PROCURA, L’INCHIESTA TROVEREBBE NUOVO VIGORE, E LO SCANDALO ESPLODEREBBE IN MODO ANCORA PIÙ DECISO. A QUEL PUNTO IN TANTI, DI FRONTE AL RISCHIO DI FINIRE INDAGATI E INGUAIATI, POTREBBERO INIZIARE A PARLARE…

luigi lovaglio giorgia meloni giancarlo giorgetti alberto nagel milleri caltagirone

FLASH! – ENTRO LA FINE DI LUGLIO, AL MASSIMO ENTRO L’8 SETTEMBRE, ARRIVERÀ IL VERDETTO DELLA PROCURA DI MILANO SULL’OPERAZIONE CHE HA PORTATO BPM, ANIMA SGR, LA DELFIN DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO E CALTAGIRONE AD ACQUISTARE IL 15% DI AZIONI MPS ATTRAVERSO BANCA AKROS, MERCHANT BANK DEL BPM SU SPECIFICO MANDATO DEL MINISTERO DEL TESORO DI GIORGETTI – UN VERDETTO CONTRO L’OPERAZIONE MPS È RIMASTO L’ULTIMA SPERANZA PER MEDIOBANCA E GENERALI DI NON FINIRE NELLE FAUCI DI CALTARICCONE…