renzi dito puntato

SULLA “STAMPA” VANEGGIA, SU “REPUBBLICA” FILOSOFEGGIA – IL RENZI VEICOLATO DA SENSI RICONOSCE CHE “L’ITALIA È UN PAESE DI DESTRA” – “IL PD, INDEBILITO DALLA LOTTE INTESTINE, HA SMESSO DI ESSERE NOVITÀ” – CI VUOLE UN PARTITO DIVERSO, “PIÙ OBAMA, MENO MASTELLA E PAJETTA”

Goffredo De Marchis per “la Repubblica”

 

«Basta con le primarie», dice Matteo Renzi ai suoi collaboratori in una giornata occupata più dal problema profughi che dal passo falso dei ballottaggi. Non significa che il Pd abolirà la selezione popolare dei candidati. Significa però che cercherà di limitarne l’uso, che proverà a guidare la scelta dei candidati in altri modi, anche più tradizionali, per non incorrere negli errori decisivi di Raffaela Paita in Liguria e Felice Casson a Venezia.

RENZI GUARDA IL CULONE DELLA MERKELRENZI GUARDA IL CULONE DELLA MERKEL

 

Un vero stop che nelle parole del presidente del Pd Matteo Orfini diventa un’abolizione: «Senza primarie avremmo vinto in Liguria e a Venezia. Così come abbiamo vinto nel Lazio e in Piemonte con Zingaretti e Chiamparino che non sono passati attraverso i gazebo».

 

 A Largo del Nazareno hanno quindi individuato la prima correzione da fare in vista delle amministrative 2016, di peso specifico ancora maggiore. Milano, Torino e Napoli tornano alle urne e una sconfitta sarebbe bruciante per il Pd.

 

Renzi dice anche che serve «un modello di partito diverso». Più moderno, «più Obama, meno Mastella o Pajetta», spiega agli interlocutori. Ovvero, che non viva sui pacchetti di voti e nemmeno sulla diffusione capillare che portò il Partito comunista a essere fortissimo tanto da sfiorare la maggioranza relativa. Alla sinistra interna il premier attribuisce una bella quota di responsabilità nella sconfitta. Ma ammette che si parte da un dato di fatto storico e culturale.

 

renzi lagarde obamarenzi lagarde obama

«L’Italia è un paese di destra - confida - . Se poi, all’interno della sinistra, si discute continuamente e su tutto, questo ci indebolisce. Ed è quel che è accaduto ». Le diatribe infinite e la lotta intestina hanno creato uno stato dell’arte in cui «il Pd ha smesso di essere novità». Soprattutto il Pd renziano, intende naturalmente il segretario. «Dobbiamo continuare a dire come cambiamo - osserva il segretario - . Da oggi si torna al Pd che mi ha eletto».

 

Sono parole che hanno un tono di sfida verso la minoranza. I dissidenti sono convinti di avere adesso l’occasione per contare di più, per condizionare l’attività di governo e i provvedimenti del premier. A cominciare dalla riforma della scuola su cui si comincia a votare stamattina in commissione al Senato. C’è chi mette nel mirino persino l’Italicum, una legge ormai approvata in via definitiva. «Con l’Italicum - ribatte Renzi alle critiche che avanzano dopo i ballottaggi, meccanismo che regola anche la nuova legge elettorale - sono sicuro di vincere contro Salvini, contro Berlusconi e contro un grillino».

 

RENZI  OBAMA E GLI ERRORI NELLA DEDICA SUL LIBRO OSPITI DELLA CASA BIANCA RENZI OBAMA E GLI ERRORI NELLA DEDICA SUL LIBRO OSPITI DELLA CASA BIANCA

Diverso è il pronostico che nascerebbe dalla comparsa di un mister X della destra in grado di unire queste forze e contrapporsi al centrosinistra. «Se spunta un signor Rossi, il discorso è diverso », è il ragionamento che si fa a Palazzo Chigi. Ma per fronteggiare anche quello che non c’è, bisogna prepararsi subito.

 

Lo stop parziale alle primarie, che verrebbero ridimensionate per le elezioni locali e mantenute per la segreteria del Pd e per la carica di candidato premier, non basta. «Quando mi riferisco a Obama - si sente dire nei discorsi del premier - penso a un partito organizzato in maniera nuova. Con un esperto di big data che lavori al fianco di giovani iscritti e militanti. Giovani che sappiano farsi portatori dei valori su diritti anche moderni: smart city, talento, sostenibilità, lotta alla fame e i diritti sociali, certo».

 Alfredo DAttorre Alfredo DAttorre

 

Si parte da qui e non c’è traccia, nelle parole del presidente del Consiglio, di un’apertura alle critiche dei dissidenti. Ad esempio, quella di una maggiore ricerca di unità il cosiddetto metodo Mattarella che ricompattò il Pd e decise le elezione del presidente della Repubblica. Renzi considera il lavoro della minoranza soprattutto nella chiave di una voglia di rivincita. «Chi vuole guidare il Pd mi deve sconfiggere e lo deve fare al congresso che si terrà nel 2017. Non mi deve convincere», avverte il premier nei colloqui riservati.

Nico Stumpo Nico Stumpo

 

Ma per guidare il processo di avvicinamento alle elezioni di Milano, Napoli e Torino è impossibile fare a meno del contributo della sinistra e in alcuni casi anche della sinistra radicale. Tanto più se le scelte vanno fatte senza le primarie ma con l’individuazione di un nome che raccolga consensi a sinistra e oltre quel recinto. «I discorsi tecnici sulle primarie servono a poco - spiega Alfredo D’Attorre - . Non riusciamo a unire l’area del centrosinistra, questo è il problema. Esattamente il contrario di ciò che avveniva in passato. Quando vincevamo i ballottaggi proprio per la capacità di creare un clima positivo nella nostra area».

 

Nico Stumpo si prende una sua rivincita personale ora che qualcuno parla di primarie regolate meglio. Con un albo degli iscritti «che va fatto volta per volta, un albo per ogni voto. Con l’online si fa in maniera semplice».

 

PIERO FASSINO FA LA RADIOGRAFIA ALLA MODELLAPIERO FASSINO FA LA RADIOGRAFIA ALLA MODELLA

È un confronto tutto da costruire, quello della selezione dei candidati. Il destino, se ben gestito, può dare una mano a Torino. I vertici del Pd sperano che Piero Fassino smentisca il proposito di limitarsi a un solo mandato e accetti la ricandidatura. Per risparmiarsi una competizione al gazebo. Ma Napoli e Milano restano questioni aperte.

 

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