NEL CONTINENTE NERO, PARAPONZI-PONZI-PO! - LA NUOVA REGINA D'AFRICA E' LA NIGERIA, CHE GRAZIE AL BOOM ECONOMICO HA ANNICHILITO IL SUDAFRICA (AMORALE DELLA FAVOLA: IL TERZO MONDO SIAMO NOI)

Pietro Veronese per ‘Affari&Finanza - La Repubblica'

Il gigante dai piedi d'argilla è ancora cresciuto, anzi è quasi raddoppiato. La Nigeria si scopre prima economia africana per grandezza del suo Prodotto interno lordo, superando di gran lunga il Sudafrica, che pure è l'unico Paese del continente iscritto al club dei Brics. È un dato impressionante, che però non nasconde le fragilità del colosso africano: instabilità politica, corruzione pubblica e privata, debolezza energetica (pur trattandosi del primo produttore di petrolio continentale) e infrastrutturale.

Come hanno fatto in anni recenti altri Paesi africani (ad esempio il Ghana), il governo della Nigeria ha aggiornato i parametri sulla base dei quali, ogni anno, viene calcolato il Prodotto interno lordo. L''anno base' è stato spostato dal 1990 - le statistiche ufficiali erano ancora ferme lì - al 2010. È bastata questa semplice operazione perché entrassero in linea di conto comparti economici che 25 anni fa erano praticamente inesistenti nel Paese e che oggi hanno invece dimensioni ragguardevolissime: in primo luogo il settore bancario e le telecomunicazioni.

È bastata questa semplice operazione di ricalcolo perché il Pil nigeriano compisse un balzo enorme. Dai computer è uscito un totale dell'89% superiore a quello al quale si era arrivati precedentemente. Il Prodotto interno lordo è ora stimato in 509 miliardi dollari; quello sudafricano è di 354 miliardi. Certo, i cittadini della Nigeria (169 milioni di abitanti) sono oltre tre volte più numerosi dei sudafricani (51 milioni). Ne consegue che il Pil pro capite del Sudafrica è di gran lunga superiore.

Ma in valori assoluti la Nigeria scopre di non avere rivali: si classifica al primo posto continentale e al 26esimo mondiale - con ottime possibilità, valutano gli esperti, di entrare presto nella Top 20. Questa tardiva scoperta del reale Pil nigeriano ci dice due cose. In primo luogo, la forza della sua economia.

Ma anche la sua cattiva governance. I parametri statistici erano infatti stati lasciati da troppo tempo in arretrato, pur trattandosi di indici d'importanza strategica per il Paese. La corretta misurazione del Pil (e della sua crescita) è un indicatore chiave per convincere gli investitori stranieri ad interessarsi a un mercato nazionale. Il risultato è talmente straordinario da aver spinto i maggiori organismi finanziari mondiali, Fondo Monetario in testa, a verificare accuratamente i nuovi dati. Ci sono voluti tre mesi, poi è arrivata la conferma.

Adesso l'economia nigeriana appare molto più diversificata di quanto si pensasse. Agricoltura e petrolio continuano a fare la parte del leone (il secondo soprattutto per quanto riguarda il bilancio dello Stato, considerata l'esigua base fiscale del Paese), ma insieme scendono dal 67 per cento del totale al 36: da due terzi a un terzo del valore complessivo prodotto dalla Nigeria. Entrano alla grande le telecomunicazioni, dallo 0,8 per cento all'8,6, e insieme ad esse altri servizi. Fa la sua comparsa l'industria cinematografica, da diversi anni un settore di successo ma inesistente nel lontano 1990.

Certo 'Nollywood', come viene chiamata, è una piccola quota del totale, appena l'1,4 per cento, ma giova a dare un'idea dell'intraprendenza che anima la società nigeriana. La cifra record del Pil nigeriano comporta tuttavia conseguenze non tutte positive. Come scrive il Financial Times, «la grandezza dell'economia è importante per l'orgoglio nazionale, ma quello che gli investitori ammirano è la crescita», misurata in aumento percentuale.

Attualmente, l'aumento del Pil nigeriano è stimato intorno al 6,8 per cento; ma la nuova cifra assoluta, così accresciuta, comporterà necessariamente un ridimensionamento del valore percentuale. (Viceversa, il debito pubblico appare relativamente più piccolo: scende dal 19 all'11 per cento del totale, il che dovrebbe rendere più accessibili i prestiti sul mercato internazionale).

Tanto più se l'imponente dimensione del prodotto nigeriano continua ad apparire ad ana-listi, agenzie di rating, gestori di fondi d'investimento ed esperti di risk management, ancora molto incline a squilibri e disfunzioni. Il dato più allarmante è la debolezza dello Stato. Standard & Poor's ha recentemente abbassato il rating della Nigeria, dopo che sono stati denunciati enormi ammanchi nella rendita petrolifera.

La Banca Mondiale sottolinea la persistenza, nella popolazione nigeriana, di milioni di persone che sopravvivono in uno stato di «povertà estrema». Il governo federale non riesce a riportare ordine e sicurezza nel nord-est del Paese, dove da anni è in corso l'offensiva terroristica della milizia islamica Boko Haram. E anche in quelle regioni dove la quiete pubblica non è in discussione, la rete stradale, il sistema scolastico, l'elettrificazione languono a livelli indegni di un Paese che ambisca a un vero sviluppo.

Le elezioni politiche dell'anno prossimo aggiungono ulteriore incertezza al quadro generale. Tuttavia gli esperti interpellati dal Financial Times affermano concordi che il nuovo dato sul Pil nigeriano avrà comunque un effetto psicologico positivo. «Storicamente, chi voleva investire nel continente si è sempre orientato verso il Sudafrica », dice per esempio Roelof Horne della Investec Asset Management. «Adesso altre regioni stanno facendo sentire sempre più il richiamo della loro economia».

È insomma più difficile che si ripeta l'errore compiuto meno di quindici anni fa dai maggiori operatori mondiali della telefonia mobile. Era il 2001 e la Nigeria aprì il suo mercato al miglior offerente, ma i colossi si tennero in disparte. Troppo rischioso, fu la loro valutazione, per un mercato tutto sommato relativamente piccolo. Gli utenti potenziali, stimarono, non erano più di dieci milioni. Lasciarono il campo agli operatori africani e quella quota fu raggiunta in poche settimane. Adesso siamo nel 2014 e ad avere in tasca un telefonino sono circa 110 milioni di nigeriani: il più grande mercato dell'Africa.

 

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