RIDI SU ‘STO CAZZOTTO - FRANCESCO DE VITO PISCICELLI, L’IMPRENDITORE CHE RISE DEL TERREMOTO DE L’AQUILA, È PASSATO DA COLPEVOLE A VITTIMA - STA VUOTANDO IL SACCO SU UNA SERIE DI APPALTI TRUCCATI CHE COINVOLGONO GROSSI NOMI, E DOPO RIPETUTE MINACCE, IERI È STATO PESTATO - LUI, STOICO, NON MOLLA: “SONO STATO TROPPO A LUNGO UN CAPRO ESPIATORIO PER COLPA DI QUELLA TELEFONATA SUL TERREMOTO. SONO L’UNICO CHE HA PAGATO, GLI ALTRI HANNO PRESO”...
Carlo Mercuri per "Il Messaggero"
Stavolta le minacce non sono state solo verbali come in altre occasioni, stavolta a parlare sono stati calci e pugni, che hanno raggiunto Francesco De Vito Piscicelli al corpo e al volto e lo hanno lasciato tramortito.
Lui, la vittima, è l'imprenditore che rise al telefono del terremoto dell'Aquila, ormai lo si identifica così. O, se si preferisce, colui che portò a pranzo la madre atterrando con l'elicottero sulla spiaggia. Parlava al telefonino, ieri mattina alle 11.30 in piazza Cuba, ai Parioli, quando è stato aggredito. Come ha raccontato lui stesso, sporgendo denuncia ai carabinieri, due persone in motorino lo hanno avvicinato e, cogliendolo di sorpresa, lo hanno colpito pronunciando la fatidica frase: «Così impari, uomo di merda».
La prima minaccia che De Vito Piscicelli ricevette, nel luglio scorso, fu certo condotta con altro stile. Quella volta, all'uscita di un ristorante di Piazza di Spagna, il nostro imprenditore venne avvicinato da «persone di un certo livello», come disse, che gli intimarono: «Stia attento a quello che fa», dandogli del lei, e poi lo invitarono «a non dire cazzate, altrimenti finisce male».
De Vito Piscicelli un'idea se la fece subito: «Questi qui non vogliono che parli con i pm», disse. E invece lui, testardo, cominciò a collaborare con i magistrati per trovare sollievo alle sue ansie, «stufo - come disse - di avere il mal di stomaco e di prendere il Plasil».
Un mese fa ha deciso di vuotare il sacco definitivamente. E ha messo a verbale nomi e cognomi di parlamentari, ex ministri e funzionari che dice di aver pagato per mantenere gli appalti.
Sono una quindicina i nomi sotto esame, sei finora sono gli indagati. De Vito Piscicelli giura di aver pagato circa un milione di euro solo per mantenere gli appalti «vinti regolarmente». Come quelli delle caserme della Guardia di Finanza o quelli per il Provveditorato ai Lavori pubblici della Regione Lazio.
Ma poco prima di vuotare il sacco, De Vito Piscicelli ha ricevuto un secondo avvertimento. E' stato davanti alla sua villa all'Argentario. Lui rincasava in quello che ha sempre considerato il suo «buen retiro» e invece a sbarrargli l'ingresso, davanti al cancello, ha trovato un'auto. «Mi sono fermato e sono sceso dalla vettura - ha raccontato poi l'imprenditore - Ero convinto che quegli uomini avessero bisogno di un'indicazione, capita spesso». Invece no. Quei tre uomini avevano le pistole che spuntavano dai maglioni: «Vedi di stare zitto», gli hanno detto minacciosamente. «Parlavano con accento romano - ha raccontato l'imprenditore - Sono arrivati fino a quella casa che consideravo sicura. Ora ho paura anche di stare all'Argentario».
De Vito Piscicelli sostiene di sapere perché qualcuno vuole che lui mantenga il silenzio e quindi ammette indirettamente di conoscere gli indirizzi dei mandanti delle intimidazioni: «Nell'inchiesta sulla cosiddetta cricca ci sono troppi interessi e nomi importanti», ha affermato in una recente intervista. «Io ho deciso di parlare con i magistrati - ha aggiunto - perché sono stato troppo a lungo un capro espiatorio per colpa di quella telefonata con mio cognato sul terremoto dell'Aquila. Sono l'unico che ha pagato, gli altri hanno preso».
Ieri, infine, la terza minaccia. E stavolta c'è stato un salto di qualità , perché si è passati per la prima volta all'aggressione fisica. Ma De Vito Piscicelli non demorde. «Mi hanno spennato come un pollo, altro che mostro - ha affermato qualche tempo fa - E ora mi minacciano anche». C'è poco da ridere.





