tiziano renzi capitan ultimo

IL RINCULO DEL DUCETTO SULLA CONSIP - “MAI PARLATO DI COMPLOTTO” - E LA PM DI MODENA MUSTI NEGA LE ACCUSE A “CAPITAN ULTIMO”: “HANNO RIPORTATO LE MIE FRASI IN MODO INESATTO” - LA PROCURA DI ROMA INDAGA SULLA FUGHE DI NOTIZIE DAL CSM - E QUELLA MILITARE APRE UN FASCICOLO SU SERGIO DI CAPRIO PER GIUSTIFICARE LO STIPENDIO 

 

Fabio Amendolara per La Verità

 

democratica consipdemocratica consip

La marcia indietro, sul «golpetto» che sarebbe stato imbastito dai carabinieri dell' ex capitano Ultimo, l' hanno innestata proprio quelli che erano partiti in quarta: il procuratore di Modena, Lucia Musti, e il segretario del Pd, Matteo Renzi. «Mai parlato di complotto», dice ora l' ex premier alle agenzie di stampa, derubricando - poco prima delle 15 di ieri - le sue accuse a «strane coincidenze». Durante un comizio, invece, aveva detto a chiare lettere: «Questa inchiesta è nata per colpirmi».

 

Un' ora dopo tocca alla grande accusatrice di Ultimo e del maggiore Gianpaolo Scafarto. Il procuratore di Modena, Lucia Musti, che aveva detto di aver subìto pressioni dai carabinieri, ora rettifica: «Mi hanno attribuito frasi non dette o comunque inesatte». E si mette a disposizione della Procura di Roma. L' altra verità sull' inchiesta Consip è già franata. Proprio nel giorno dell' audizione davanti al Csm di due procuratori aggiunti napoletani, Alfonso D' Avino e Giuseppe Borrelli, convocati dalla prima commissione per relazionare sul lavoro del pm Henry John Woodcock a partire dall' indagine sulla Cpl Concordia, inchiesta che ha partorito Consip.

renzirenzi

 

A Piazzale Clodio, in Procura, invece, i magistrati non sanno che pesci pigliare. E fanno sapere alla stampa che non è stata presa ancora alcuna iniziativa sulle carte inviate dal Csm. Si lamentano per le continue fughe di notizie, «che non facilitano l' accertamento della verità». E fanno riunioni su riunioni. Prima il procuratore aggiunto Paolo Ielo con il sostituto Mario Palazzi. Poi entrambi con il procuratore Giuseppe Pignatone. È possibile che venga avviato un nuovo fascicolo, ma è anche ipotizzabile che il dossier sugli uomini dell' ex capitano Ultimo possa finire tra gli allegati ai filoni d' inchiesta già in fase d' indagine.

 

LUCIA MUSTILUCIA MUSTI

La Procura militare, invece, deve accontentarsi per il momento delle fonti aperte, ovvero delle notizie che gli investigatori militari sono riusciti a reperire solo dalla stampa e dal web (e che ora, però, vengono rettificate). Anche qui non c' è un fascicolo aperto, ma si tratta di una valutazione preliminare, dopo il caos che si è scatenato l' altro giorno su Ultimo (del quale, come annunciato dal premier Paolo Gentiloni, si sta occupando anche il Copasir) e Scafarto.

 

Renzi conta ancora sulle «strane coincidenze» e sui social sostiene di «aspettare la verità senza gridare». La verità è che Woodcock, come anticipato da Giacomo Amadori sul nostro quotidiano, avrebbe potuto intercettare babbo Tiziano Renzi proprio nei giorni del referendum costituzionale, ma «per rispetto istituzionale», come ha confermato alla Verità il difensore del pm anglonapoletano, l' avvocato Bruno Larosa, «Woodcock ha garantito il sereno svolgimento del referendum, rinviando le intercettazioni».

 

CAPITAN ULTIMO1CAPITAN ULTIMO1

E qui Renzi toppa di nuovo. Il 19 luglio dice ai giornalisti: «Non si è ancora capito perché ci intercettavano visto che il reato di traffico di influenze illecite non lo prevede». E infatti non si trattava di quel reato. Il gip di Napoli, Mario Morra, accoglie la richiesta di Woodcock e, sottolineando l' esistenza dei gravi indizi di colpevolezza, ritiene che in quella fase (nella quale erano necessari ulteriori accertamenti) si potesse ipotizzare la corruzione (o l' istigazione alla corruzione). Renzi ora si rimangia le parole «golpe» e «complotto» e conclude: «Toccherà ai magistrati fare chiarezza». Anche sulle fughe di notizie. La Procura di Roma ha aperto due fascicoli contro ignoti dopo la diffusione dei verbali delle audizioni in seduta non pubblica del procuratore facente funzioni di Napoli, Nunzio Fragliasso, e del procuratore di Modena, la dottoressa Musti, sul caso Consip al Csm.

MATTEO E TIZIANO RENZIMATTEO E TIZIANO RENZI

 

E ora tocca a Borrelli e D' Avino (il primo a capo dei magistrati anticamorra partenopei, il secondo alla guida del pool anticorruzione) sfilare in prima commissione (presieduta dal consigliere laico Giuseppe Fanfani, avvocato, esponente del Pd, ex sindaco di Arezzo e nipote di Amintore). D' Avino scrisse una nota interna in cui lamentava patologie nei metodi investigativi di Woodcock sui reati contro la pubblica amministrazione, «costantemente ricercati per mesi ed anzi anni, sistematicamente», secondo D' Avino, «al di fuori della propria competenza e delle regole interne all' ufficio».

 

Michele AdinolfiMichele Adinolfi

Il Csm sta cercando di capire se Woodcock abbia informato i suoi capi delle indagini che stava conducendo, condividendo le informazioni, anche al fine di evitare iscrizioni nel registro degli indagati senza averne la competenza territoriale. In particolare le domande ai due aggiunti si sarebbero concentrate sulla mancata comunicazione al facente funzioni Fragliasso e al Csm dell' iscrizione di un magistrato sul registro degli indagati. Una questione che lo stesso Woodcock chiarì, sostenendo di aver avvisato oralmente il procuratore Giovanni Colangelo prima che andasse in pensione.

 

E le fughe di notizie per Cpl Concordia? Sui giornali finì un' intercettazione tra Renzi e il generale della Guardia di finanza Michele Adinolfi. Un' indagine puntò su quattro ufficiali del Noe, poi fu archiviata. Si accertò che l' omissis, previsto da Woodcock per quella conversazione, era saltato per un errore in cancelleria e il colloquio, poi pubblicato dai giornali, era stato inserito in atti di un procedimento gestito da altri magistrati e diventato pubblico durante un' udienza del Riesame.

tiziano renzi luca lottitiziano renzi luca lotti

 

Per quell' intercettazione in cui Renzi definì Enrico Letta «un incapace» non c' erano state rivelazioni di Woodcock. «Renzi e i suoi sodali la devono smettere di attaccare i giudici», tuonano dal M5s. I parlamentari pentastellati della Commissione affari costituzionali chiamano il segretario del Pd «eversivo» e ravvisano nel suo comportamento «la volontà di confondere le acque e di infangare il lavoro di chi indaga su suo padre e sul ministro Luca Lotti».

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