LA RIVOLUZIONE GRILLINA SI FA CON IL DOPO-SCUOLA

Franco Bechis per "Libero"

E dopo due ore di discussione nel frizzante gruppo dei senatori a 5 stelle, ieri nessuno aveva trovato la quadra sull'assegnazione di ciascuno alla commissione parlamentare del cuore. Così un poverello si è alzato e ha proposto: «Non ci siamo tutti. Perché non rinviamo a domani?». Coro di fischi: «Domani è venerdì!!!! ce ne saranno ancora meno». Qualcun altro timidamente ha proposto: «E lunedì?». No, anche lunedì no: «A Roma non arriverà quasi nessuno».

Ma nel caso, (...) un senatore ha chiesto la parola: «Se è lunedì, ditemelo subito che ho una cosa importante da fare: prenotare in tempo l'aereo per Roma». Ecco la rivoluzione a 5 stelle: questi dipendenti dei cittadini italiani già battono dal primo giorno la fiacca come tutti i loro predecessori dei partiti che vorrebbero mandare a casa. Nonostante le buone intenzioni del neo presidente del Senato, Pietro Grasso, che ha appena annunciato una settimana lavorativa di 5 giorni, i senatori a 5 stelle hanno già dato per scontata la loro settimana corta: per essere sicuri di averli a Roma, bisogna pescare nelle giornate di martedì, mercoledì e giovedì. E già quest'ultimo giorno è a rischio, come si è visto ieri.

Non era un giovedì qualsiasi: la mattina consultazioni al Quirinale con la prima volta dei 5 stelle, e in contemporanea riunione del gruppo Parlamentare per decidere appunto l'assegnazione nelle commissioni parlamentari, che deve essere comunicata entro martedì al presidente del Senato. Eppure su 53 dipendenti dei cittadini italiani inviati in Senato, erano presenti solo in 38 (e per capirlo hanno dovuto fare un lungo appello nominale come a scuola, visto che ancora non si conoscono bene). Dei 15 che mancavano alla riunione solo 2 erano assenti giustificati: il capogruppo Vito Crimi, che era appunto al Quirinale, e Barbara Lezzi che era a letto con l'influenza, e comunque collegata in streaming con gli altri.

Le due ore di riunione fra i presenti sono state un piccolo psicodramma. Perché a Crimi era venuto in mente un metodo democratico per le commissioni: ognuno in un questionario ne avrebbe scelta una, mettendone una seconda di riserva. Risultato finale: un disastro. M5S aveva diritto a 4 rappresentati in ogni commissione, che salivano a 5 in due commissioni. In 11 hanno scelto la settima commissione, quella cultura e istruzione. Solo uno si era prenotato nella commissione Finanze (la sesta) e due in quella bilancio. Esuberi evidenti anche nelle commissioni 8 (Lavori pubblici), 9 (Agricoltura), 11 (Lavoro) e 13 (territorio e Ambiente). Nessun interesse per la commissione Esteri (la terza), poco per la commissione attività produttive (la 10), nessuno per la Giustizia, incarico che anzi veniva considerato quasi punitivo da quelli a cui era stato proposto. Lo psicodramma si è protratto fino all'ora di pranzo.

Un senatore a cinque stelle ha scaldato gli animi dicendo di essere andato a portare a mano ai capogruppo degli altri partiti i propri candidati per gli uffici di presidenza del Senato,che si sarebbero votati nel pomeriggio: «Ho visto anche Renato Schifani, che si è un po' lamentato di alcune espressioni che abbiamo usato nei suoi confronti. Ecco, volevo dirvelo...».

E giù fischi verso il povero Schifani. Inizia la riunione. Uno propone «cominciamo ad affrontare il caso delle commissioni con sovrannumero (nessuno osa chiamarli esuberi, ndr)?». Sembra di sì. Ma un altro: «Eh, no, mettiamo ai voti da dove cominciare». Ogni riunione a 5 stelle è così: si mette ai voti ogni cosa. Anche l'intenzione di mettere ai voti. Per questo durano una vita e non prendono alcuna decisione. Perché quando ti sembra di averla presa, c'è qualcuno che vuole mettere ai voti: «Ma questa è davvero una decisione?». Il primo esubero a parlare ha difeso con le unghie il suo posto in settima commissione: «Io ho fatto sport, e devo stare lì perché si parla anche di sport». Se dice così lo sportivo, figurati gli insegnanti, visto che la scuola è l'argomento principale. Ce ne è una che però punta sulla sua competenza nello spettacolo: «Ho fatto anche un video su cinema e teatro», e quindi col cavolo che sloggia da quella commissione. Si arrende solo un senatore a cinque stelle: «Va beh, io adesso vi lascio tutti ed esco, perché debbo farmi la mia dose quotidiana di iniezioni per la mia lombalgia». Però non lascia la sua commissione, e non si risolve nulla. Finalmente sala su uno che dice «ah io ho grande competenza per la sesta commissione. Però non ho voglia di andarci: preferisco quella ambiente, perché lì si vota (?!). In compenso sono disponibile a dare consigli a chiunque vada lì e non capisca nulla: potete anche portarmi in giro con il guinzaglio, se avete paura che vi abbandoni...».

Niente, nessuno vuole andare in commissione Finanze. Uno dei più vecchi cerca di tranquillizzare gli altri: «Guardate che se non capite un tubo, comunque c'è come consulente nostra Loretta Napoleoni che vi spiega tutto...». Nemmeno Loretta smuove i senatori. Finalmente uno cerca di fare il passo giusto: «Io ho un grande problema ambientale in Umbria, ma tanto mi dicono che le commissioni non c'entrano con il territorio. Se non posso stare in Ambiente, vabbè. Che faccio? Vado alla Difesa?». Ma è l'unico. Visto lo stallo, ecco la grande idea: «Chiamiamo il nostro consulente della affari costituzionali, che ci suggerisca come dividerci i posti». Lo chiamano. Ma si sbagliano, e chiamano un altro. Soluzione finale: «Chiamiamo tutti i nostri consulenti...».

 

GRILLO LOMBARDI CRIMI LORETTA NAPOLEONI CRIMI E LOMBARDI AL QUIRINALE parlamentari del M5SI GRILLINI DEBUTTANO A MONTECITORIOAPRISCATOLE IN SENATO FOTO TWITTER BEPPE GRILLOgrillo casaleggio

Ultimi Dagoreport

keir starmer emmanuel macron e friedrich merz sul treno verso kiev giorgia meloni mario draghi olaf scholz ucraina donald trump

DAGOREPORT - IL SABATO BESTIALE DI GIORGIA MELONI: IL SUO VELLEITARISMO GEOPOLITICO CON LA GIORNATA DI IERI FINISCE NEL GIRONE DELL'IRRILEVANZA. LA PREMIER ITALIANA OGGI CONTA QUANTO IL DUE DI PICCHE. NIENTE! SUL TRENO DIRETTO IN UCRAINA PER INCONTRARE ZELENSKY CI SONO MACRON, STARMER, MERZ. AD ATTENDERLI, IL PRIMO MINISTRO POLACCO TUSK. NON C'È PIÙ, COME TRE ANNI FA, L’ITALIA DI MARIO DRAGHI. DOVE È FINITA L’AUTOCELEBRATOSI “PONTIERA” TRA USA E UE QUANDO, INSIEME CON ZELENSKY, I QUATTRO CABALLEROS HANNO CHIAMATO DIRETTAMENTE IL ‘’SUO CARO AMICO” TRUMP? E COME HA INCASSATO L’ENNESIMA GIRAVOLTA DEL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA CHE SI È DICHIARATO D’ACCORDO CON I VOLENTEROSI CHE DA LUNEDÌ DOVRÀ INIZIARE UNA TREGUA DI UN MESE, FUNZIONALE AD AVVIARE NEGOZIATI DI PACE DIRETTI TRA UCRAINA E RUSSIA? IN QUALE INFOSFERA SARANNO FINITI I SUOI OTOLITI QUANDO HA RICEVUTO LA NOTIZIA CHE TRUMP FA SCOPA NON PIÙ CON IL “FENOMENO” MELONI MA CON...

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - LA CAPITALE DEGLI AFFARI A MISURA DUOMO, A CUI IL GOVERNO MELONI HA LANCIATO L’ANATEMA “BASTA CON I BANCHIERI DEL PD”, È IN TREPIDA ATTESA DI COSA DELIBERERÀ UNICREDIT DOMENICA PROSSIMA, A MERCATI CHIUSI - SI RINCORRONO VOCI SULLA POSSIBILITÀ CHE ANDREA ORCEL ANNUNCI L’ADDIO NON SOLO ALL’OPS SU BPM MA ANCHE ALLA SCALATA DI COMMERZBANK, PER PUNTARE TUTTA LA POTENZA DI FUOCO DI UNICREDIT LANCIANDO UN’OPS SU GENERALI - DOPO LE GOLDEN MANGANELLATE PRESE SU BPM, ORCEL AVRÀ DI CERTO COMPRESO CHE SENZA IL SEMAFORO VERDE DI PALAZZO CHIGI UN’OPERAZIONE DI TALE PORTATA NON VA DA NESSUNA PARTE, E UN’ALLEANZA CON I FILO-GOVERNATIVI ALL’INTERNO DI GENERALI COME MILLERI (10%) E CALTAGIRONE (7%) È A DIR POCO FONDAMENTALE PER AVVOLGERLA DI “ITALIANITÀ” - CHISSÀ CHE COSA ARCHITETTERÀ IL CEO DI BANCA INTESA-SANPAOLO, CARLO MESSINA, QUANDO DOMENICA IL SUO COMPETITOR ORCEL ANNUNCERÀ IL SUO RISIKO DI RIVINCITA…

parolin prevost

PAROLIN È ENTRATO PAPA ED È USCITO CARDINALE - IN MOLTI SI SONO SBILANCIATI DANDO PER CERTO CHE IL SEGRETARIO DI STATO DI BERGOGLIO SAREBBE STATO ELETTO AL POSTO DI PAPA FRANCESCO – GLI “AUGURI DOPPI” DI GIOVANNI BATTISTA RE, IL TITOLO FLASH DEL “SOLE 24 ORE” (“PAROLIN IN ARRIVO”) E LE ANALISI PREDITTIVE DI ALCUNI SITI - PERCHÉ I CARDINALI HANNO IMPALLINATO PAROLIN? UN SUO EVENTUALE PAPATO NON SAREBBE STATO TROPPO IN CONTINUITÀ CON BERGOGLIO, VISTO IL PROFILO PIU' MODERATO - HA PESATO IL SUO “SBILANCIAMENTO” VERSO LA CINA? È STATO IL FAUTORE DELL’ACCORDO CON PECHINO SUI VESCOVI...

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...