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UNA REPUBBLICA SFONDATA SUL LAVORO - SALGONO I CONTRATTI A TEMPO INDETERMINATO (+0,9%) MA IL NUMERO DEI SENZA LAVORO RESTA ALTO (11,4%) - DIMINUISCONO AUTONOMI E PARTITE IVA, AUMENTANO I DIPENDENTI - LA CGIL: “NESSUN BENEFICIO REAL DAL JOBS ACT” - CRESCONO GLI INATTIVI

1 - PIÙ DISOCCUPATI, MA CREATI 135 MILA POSTI IN PIÙ

Enrico Marro per il “Corriere della Sera”

 

tasso di disoccupazione in italia negli ultimi cinquantotto anni di alberto bagnai tasso di disoccupazione in italia negli ultimi cinquantotto anni di alberto bagnai

Il Jobs act e, soprattutto, la decontribuzione sulle assunzioni a tempo indeterminato nel 2015 hanno aumentato la propensione delle aziende ad assumere con contratti stabili, ma gli effetti sul numero complessivo di occupati sono scarsi. In un anno, da dicembre 2014 a dicembre 2015, l’occupazione dipendente permanente è infatti aumentata dello 0,9%, cioè di 135 mila unità, arrivando a contare 14 milioni 651 mila lavoratori.

 

Il dato si rileva dall’indagine su occupati e disoccupati diffusa ieri dall’Istat e relativa a dicembre 2015, un mese importante, perché consente di fare un bilancio degli effetti della generosa decontribuzione concessa nel 2015 (fino a 8.060 euro per tre anni sulle assunzioni a tempo indeterminato fatte dal primo gennaio al 31 dicembre), mentre da quest’anno lo sgravio è stato ridotto del 60% e può durare al massimo per due anni.

 

OCCUPATI 22,4 MILIONI

DisoccupatiDisoccupati

A dicembre, spiega l’Istat, l’occupazione complessiva è diminuita dello 0,1% (- 21 mila) rispetto a novembre mentre è aumentata dello 0,5% su dicembre 2014: 109 mila unità in più che hanno portato il totale degli occupati a 22 milioni 470 mila. I disoccupati sono invece aumentati di 18mila su novembre e scesi di 254mila sull’anno prima, attestandosi a 2 milioni 898mila, pari all’11,4% della forza lavoro. Il tasso di occupazione resta basso, risultando al lavoro solo il 56,4% delle persone fra 15 e 64 anni.

 

DisoccupatoDisoccupato

Il tasso di inattività (persone che non lavorano e non sono in cerca di occupazione) è di conseguenza alto, pari al 36,2% della popolazione fra 15 e 64 anni, cioè più di 14 milioni di individui. Il tasso di occupazione è particolarmente basso tra le donne: 47,1% contro il 65,9% degli uomini. Forti le differenze quindi anche nel tasso di inattività, pari al 46,6% per le femmine e al 25,6% per i maschi.

 

BENE GLI OVER 50

L’aumento degli occupati di 109mila unità in un anno è il risultato di un incremento dei lavoratori dipendenti di 247mila (135mila permanenti e 113mila a termine) e di un calo di 138mila lavoratori autonomi. Il maggior aumento di occupati c’è stato tra gli over 50 (+ 189mila), seguito dagli under 24 (+41) mentre nelle altre fasce d’età c’è stata una diminuzione. Il tasso di disoccupazione minore è quello degli ultracinquantenni (6,6%) quello più alto riguarda gli under 24 (37,9%).

 

«Al di là di oscillazioni congiunturali — commenta il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti — si conferma la tendenza positiva dell’occupazione nel medio periodo. E la disoccupazione giovanile, ancora elevata, cala al livello più basso degli ultimi tre anni». Critica invece Serena Sorrentino (Cgil): «Gli occupati in più del 2015 sono gli stessi del 2014 quando non c’erano gli sgravi e gli inattivi continuano a crescere».

 

DisoccupatiDisoccupati

2 - PIÙ POSTI FISSI CROLLO PARTITE IVA MOLTE ERANO FINTE

Roberto Mania per “la Repubblica”

 

Si muove, seppure lentamente, il mercato del lavoro italiano. In un anno (l’anno del Jobs act e degli sgravi contributivi per le assunzioni a tempo indeterminato) l’occupazione è aumentata di 109 mila unità, i disoccupati sono 254 mila in meno, il tasso di inattività è calato lievemente dello 0,1%. Il tasso di occupazione (56,4%) resta tra i più bassi d’Europa dove la media è oltre il 60%. Rimane stabile, nell’ultimo mese, il tasso di disoccupazione giovanile, 37,9%, anche se in un anno è calata del 3,3%.

 

DISOCCUPAZIONE GIOVANILE DISOCCUPAZIONE GIOVANILE

Sono gli ultimi dati rilevati dall’Istat che segnalano un cambiamento interessante nel mercato del lavoro: è il lavoro dipendente a spiegare interamente l’aumento dell’occupazione. In un anno i lavoratori con contratto subordinato sono cresciuti di 247 mila unità contro una diminuzione dei lavoratori autonomi di 138 mila unità.

 

Nel lavoro autonomo, certo, ci sono i professionisti e gli artigiani, ma anche le false partite Iva e le collaborazioni mascherate. Insomma una parte del lavoro grigio che con le nuove regole del Jobs act è passato al lavoro dipendente. I numeri dicono questo: in un anno ci sono stati 135 mila contratti a tempo indeterminato in più che coincidono quasi esattamente con i posti di lavoro indipendenti persi. Nello stesso periodo sono cresciute di 113 mila unità i contratti a termine. Si comincia a vedere dunque un po’ meno di precarietà a parte il fenomeno preoccupante (il ministero ha avviato un’inchiesta) del boom dei voucher: + 70%.

 

Non è dunque un bilancio negativo quello del primo anno di Jobs act (gli sconti sono entrati in vigore a gennaio, l’abolizione dell’articolo 18 a marzo) ma nemmeno esaltante. In un mese (dicembre rispetto a novembre), d’altra parte, si sono registrati 21 mila occupati in meno e la disoccupazione è risalita all’11,4%.

 

DISOCCUPATIDISOCCUPATI

«L’economia non ha ripreso, se non pochissimo. E questo si riflette sull’occupazione che anzi è stata particolarmente sensibile a un incremento del Pil di appena lo 0,8 %», spiega Emilio Reyneri, professore emerito di sociologia del lavoro all’Università Bicocca di Milano. «Ma non c’è ombra di dubbio — continua — che uno degli scopi del Jobs act fosse proprio quello di realizzare un travaso di una parte del lavoro precaria nel lavoro stabile. Questo è avvenuto». I dati dell’Istat, tuttavia, non spiegano tutto quel che sta accadendo nel mercato del lavoro come per esempio il crollo della cassa integrazione: - 44,7%.

 

DISOCCUPATIDISOCCUPATI

«C’è un’inversione di tendenza — ragiona Pietro Garibaldi, professore di economia all’Università di Torino — il mercato del lavoro si è mosso ma, va detto, a costi altissimi per lo Stato». Perché quello 0,5 % in più di occupati in un anno (cioè i 109 mila posti) ci sono costati due miliardi di euro. Questo l’effetto sgravio previsto dalla penultima legge di Stabilità. Effetto (sconto di 8.060 euro l’anno per tre anni per ogni assunto in maniera permanente) che nel 2016 sarà molto più modesto (risparmio massimo di 6.500 euro in due anni).

 

Anche per questo il 2016 potrebbe andare peggio del 2015. «Il contesto — dice Garibaldi — è mutato: c’è il decalage degli sgravi, c’è un rallentamento ancora più marcato di alcune economie come quella cinese o russa, c’è la Borsa, che in genere anticipa i cambiamenti, che va male». Non sono pessimistiche le previsioni di Confindustria.

 

RENZI POLETTIRENZI POLETTI

«Noi — spiega Luca Paolazzi, chief economist di Viale dell’Astronomia — abbiamo rilevato che esiste da un po’ di tempo una “presa diretta” dell’occupazione rispetto all’andamento dell’economica. Per il 2016 prevediamo una crescita del Pil dell’1,4% e un incremento dell’occupazione dell’1,1%. Le imprese sanno che le riforme rimarranno e che, per quanto ridotti, resteranno pure gli sgravi per le assunzioni».

 

 

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