salvini papeete

SALVINI, UN "PAPEETE" E’ PER SEMPRE! "TRA LA CRISI DELL’ESTATE 2019 CHE RAPPRESENTA UN MOMENTO DI IRREVERSIBILE COLLASSO DI CREDIBILITÀ PERSONALE E L’ANTIEUROPEISMO, IL "SALVINISMO" È FINITO IN FUORIGIOCO" – ORSINA: "IL VICEPREMIER DELLA LEGA È PALESEMENTE L'UOMO DI UN'ALTRA STAGIONE E VIENE MARGINALIZZATO DALLE SCELTE COMPIUTE IN POLITICA INTERNAZIONALE. LA SVOLTA "MODERATA" DI MELONI APRE A DESTRA LO SPAZIO PER UNA FORZA RADICALE, MA VALE POCHI PUNTI. L'ALTERNATIVA, PER LA LEGA, È…"

Giovanni Orsina per "La Stampa" - Estratti

 

SALVINI AL PAPEETE

A che punto è il salvinismo? Come sempre accade, dare un'occhiata alla storia recente, ripercorrere le tappe che ci hanno portati dove siamo, può aiutarci a comprendere il presente. Per rispondere a questa domanda, allora, dobbiamo tornare a più di dieci anni fa.

 

Matteo Salvini è stato eletto segretario federale della Lega Nord il 7 dicembre del 2013. Il sistema politico italiano era a pezzi, l'opinione pubblica sovreccitata, la politica dominata dai social, l'antipolitica scorreva a fiumi. Nelle elezioni di febbraio il Movimento 5 stelle aveva sbalordito tutti prendendo il 25 per cento dei voti. Il vertice storico della Lega era stato travolto dagli scandali e alle urne il partito aveva raccolto un magrissimo quattro per cento, la metà del risultato del 2008. Il Popolo della libertà di Berlusconi aveva invece superato il venti per cento – un bottino sorprendente, considerate le circostanze –, ma il primo agosto la Cassazione aveva condannato il Cavaliere in via definitiva e il 27 novembre il Senato lo aveva dichiarato decaduto dallo scranno.

 

salvini papeete

(...)

Alle elezioni politiche del 2018 la Lega raccoglie il diciassette per cento dei voti, superando Forza Italia. Nel corso del governo Conte I, mentre è al potere insieme al Movimento 5 stelle, Salvini compie il suo capolavoro: approfittando della debolezza dell'alleato gli ruba milioni di elettori, i grillini che non si considerano di sinistra, e nel 2019 arriva come detto al trentaquattro per cento. In quel voto i tre partiti di destra – Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega – sommati insieme ritornano alla loro quota "storica", intorno al cinquanta per cento dei voti. Nel 2013 erano caduti sotto il trenta, nel 2018 erano rimasti sotto il quaranta. È stato Salvini, eliminando l'"anomalia" grillina, a ricostituire l'elettorato di destra che aveva fatto la fortuna di Berlusconi nel primo decennio del ventunesimo secolo.

arianna polgatti matteo salvini al papeete 2

 

A questo punto – siamo nell'estate del 2019 – il leader leghista apre la crisi del governo Conte I con l'idea di portare l'Italia al voto nazionale e prendersi il piatto. Ma l'Italia al voto non ci va perché nasce il governo Conte II sostenuto da una maggioranza giallorossa. Oggi l'estate del "Papeete" è presa a simbolo dell'impulsività e imprevedibilità di Salvini. Ma la decisione di rompere la coalizione col M5s non fu affatto impulsiva – fu ruminata fin troppo a lungo, anzi –, e allora poteva parere sensata. Adesso sappiamo che si trattò di un errore madornale, ma col senno di poi son bravi tutti.

 

Per altro, pur di fermare Salvini il Partito democratico e il Movimento dovettero mettersi insieme malamente e in fretta, dopo essersene dette di tutti i colori fino a un minuto prima. Non è impossibile sostenere che, a cinque anni di distanza, stiano ancora pagando il prezzo di quella forzatura.

 

salvini papeete

Per Salvini, a ogni modo, la crisi di governo dell'estate 2019 rappresenta un punto di non ritorno, un momento di irreversibile collasso di credibilità personale. A partire dagli ultimi mesi di quell'anno la Lega comincia a calare nei sondaggi e Fratelli d'Italia a crescere. L'elettorato di destra che Salvini ha ricostituito ha trovato un nuovo leader, Giorgia Meloni, che non ha commesso errori ed è quindi considerato più affidabile, e inizia una migrazione di massa destinata a concludersi tre anni dopo, con le elezioni politiche del 2022. Nei corso di quei tre anni cambia anche in profondità il quadro politico: l'opinione pubblica si calma e prende a esprimere la propria insoddisfazione più con l'apatia che con la militanza; la pandemia e le crisi internazionali impongono uno stile di leadership più responsabile e pacato; l'antieuropeismo radicale perde trazione, anche se le destre, in una forma più moderata e istituzionale, seguitano a crescere e mettono sotto pressione il mainstream continentale. Al di là della politica, a ogni modo, la credibilità della leadership resta a mio avviso il fattore principale. È significativo, ad esempio, che a destra i trend dei sondaggi non siano stati modificati dalla nascita del governo Draghi. Contrariamente a quel che spesso si dice, insomma, non sembra che Meloni si sia imposta perché è rimasta all'opposizione di Draghi – aveva cominciato a imporsi già prima.

SALVINI PAPEETE

E adesso? Adesso è palese come Salvini sia, per stile e contenuti, l'uomo di un'altra stagione. Fatalmente zavorrato dalla memoria del disastro del 2019. E marginalizzato dalle scelte compiute in politica internazionale. Il futuro è sempre aperto, ma in queste condizioni recuperare è davvero difficile. Anche se la leadership di Meloni si appannasse, perché gli elettori tendono a non tornare indietro.

 

E malgrado gli alleati europei del leader leghista, sebbene ghettizzati, godano di ottima salute elettorale. C'è a destra lo spazio per una forza movimentista e radicale che approfitti della "svolta" moderata della leader di Fratelli d'Italia. Ma è uno spazio piccolo, vale qualche punto percentuale. È lo spazio di un partner di minoranza che accetti di essere tale. Almeno per ora e chissà per quanto tempo.

MATTEO SALVINI AL PAPEETE

 

L'alternativa, per la Lega, è attingere alla tradizione di radicamento territoriale, buona amministrazione e rapporto con le forze produttive che nel frattempo è rimasta ben viva, ancorché molto a disagio, accanto al salvinismo.

 

Si tratterebbe in questo caso di collocarsi alla sinistra di Meloni, spostandosi verso il centro e magari aderendo perfino al Partito popolare, e di costruire un asse con Forza Italia basato sulla spartizione delle aree elettorali – la Lega al nord, FI al centro-sud –, con l'idea di mettere in piedi un consistente polo moderato che, nella coalizione di governo, possa riequilibrare Fratelli d'Italia. Non sarebbe un'operazione semplice ma avrebbe senso, ed è ben evidente che molti, nel partito, ci stanno pensando seriamente. Salvini però continua a guardare altrove. Del resto, non potrebbe essere lui la guida di una svolta centrista.

giovanni orsina foto di baccoSALVINI IN SPIAGGIA AL PAPEETESALVINI AL PAPEETE

Ultimi Dagoreport

emmanuel macron

DAGOREPORT – MACRON, DOMANI CHE DECIDERAI: SCIOGLI IL PARLAMENTO O RASSEGNI LE DIMISSIONI DALL'ELISEO? - A DUE ANNI DALLA SCADENZA DEL SUO MANDATO PRESIDENZIALE, IL GALLETTO  È SOLO DI FRONTE A UN BIVIO: SE SCIOGLIE IL PARLAMENTO, RISCHIA DI RITROVARSI LA STESSA INGOVERNABILE MAGGIORANZA ALL’ASSEMBLEA NAZIONALE – PER FORMARE IL GOVERNO, LECORNU SI È SPACCATO LE CORNA ANDANDO DIETRO AI GOLLISTI, E ORA FARÀ UN ULTIMO, DISPERATO, TENTATIVO A SINISTRA CON I SOCIALISTI DI OLIVIER FAURE (MA MACRON DOVRA' METTERE IN SOFFITTA LA RISANATRICE RIFORMA DELLE PENSIONI, DETESTATA DAL 60% DEI FRANCESI) – L’ALTERNATIVA E' SECCA: DIMETTERSI. COSÌ MACRON DISINNESCHEREBBE MARINE LE PEN, INELEGGIBILE DOPO LA CONDANNA - MA È UN SACRIFICIO ARDUO: SE DA TECNOCRATE EGOLATRICO, CHE SI SENTIVA NAPOLEONE E ORA È DI FRONTE A UNA WATERLOO, SAREBBE PORTATO A DIMETTERSI, TALE SCELTA SAREBBE UNA CATASTROFE PER L'EUROPA DISUNITA ALLE PRESE CON LA GUERRA RUSSO-UCRAINA E UN TRUMP CHE SE NE FOTTE DEL VECCHIO CONTINENTE (LA FRANCIA E' L'UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E UN POSTO NEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU), COL PERICOLO CONCRETO DI RITROVARSI ALL'ELISEO BARDELLA, IL GALLETTO COCCODE' DI LE PEN, CHE NEL 2014 AMMISE A "LE MONDE" DI AVER RICEVUTO UN FINANZIAMENTO DI 9 MILIONI DA UNA BANCA RUSSA CONTROLLATA DA PUTIN...

antonio tajani edmondo cirielli

ALTRO CHE GOVERNO COESO: È GUERRA APERTA IN CASA! – IL PIÙ INCAZZATO PER L’INVESTITURA DI EDMONDO CIRIELLI A CANDIDATO DEL CENTRODESTRA IN CAMPANIA È ANTONIO TAJANI. IL SEGRETARIO DI FORZA ITALIA CONSERVA UN’ANTICA ANTIPATIA (RICAMBIATA) CON IL SUO VICEMINISTRO – E IL SEGRETARIO REGIONALE AZZURRO, FULVIO MARTUSCIELLO, MINACCIA GLI ALLEATI: “PRIMA ANCORA DI SEDERCI AL TAVOLO CON EDMONDO CIRIELLI, DEVE CHIEDERE SCUSA PER GLI INSULTI RIVOLTI A SILVIO BERLUSCONI E RIPORTATI NEL LIBRO ‘FRATELLI DI CHAT’” – TAJANI TEME CHE, CON CIRIELLI CANDIDATO, FDI SCAVALCHI, E DI PARECCHIO, FORZA ITALIA IN CAMPANIA, STORICO FEUDO AZZURRO...

tridico giuseppe conte matteo salvini occhiuto giorgia meloni calabria fico antonio tajani

DAGOREPORT! IN CALABRIA, COME NELLE MARCHE, SI REGISTRA LA SCONFITTA DI GIUSEPPE CONTE: HA VOLUTO FORTISSIMAMENTE LA CANDIDATURA DI PASQUALINO TRIDICO CHE NON HA PORTATO CONSENSI NÉ AL CAMPOLARGO, NÉ TANTOMENO AL M5S CHE HA PRESO GLI STESSI VOTI DEL 2021 - LA DUCETTA ROSICA PERCHÉ FRATELLI D’ITALIA HA UN TERZO DEI VOTI DI FORZA ITALIA, CHE CON LA LISTA OCCHIUTO ARRIVA FINO AL 30% - LA SORPRESA È LA CRESCITA DELLA LEGA, CHE PASSA DALL’8,3 AL 9,4%: MOLTI CALABRESI HANNO VOLUTO DARE UN PREMIO A SALVINI CHE SI È BATTUTO PER IL PONTE SULLO STRETTO - ORA LA BASE DEI 5STELLE E' IN SUBBUGLIO, NON AVENDO MAI DIGERITO L'ALLEANZA COL PD - LA PROVA DEL FUOCO E' ATTESA IN CAMPANIA DOVE IL CANDIDATO CHE CONTE HA IMPOSTO A ELLY E DE LUCA, ROBERTO FICO, NON PARE COSI' GRADITO AGLI ELETTORI DEL CENTROSINISTRA...    

giuseppe marotta giovanni carnevali

DAGOREPORT! GIUSEPPE MAROTTA STRINGE ANCORA PIÙ LE MANI SULLA FIGC. IN SETTIMANA SI VOTA LA SOSTITUZIONE NEL CONSIGLIO FEDERALE DI FRANCESCO CALVO, EX MARITO DI DENIZ AKALIN ATTUALE COMPAGNA DI ANDREA AGNELLI, E IL PRESIDENTE DELL’INTER STA BRIGANDO PER PORTARE AL SUO POSTO IL SODALE, NONCHÉ TESTIMONE DI NOZZE, GIOVANNI CARNEVALI, AD DEL SASSUOLO (MA C'E' ANCHE L'IDEA CHIELLINI) - IN CONSIGLIO FEDERALE SIEDEREBBERO COSÌ MAROTTA, CARNEVALI E CAMPOCCIA, IN QUOTA UDINESE MA LA CUI FEDE INTERISTA È NOTA A TUTTI. MILAN, JUVENTUS, NAPOLI E LE ROMANE RIMARREBBERO CON UN PALMO DI NASO…

giorgia meloni pro palestina manifestazione sciopero

DAGOREPORT – GIORGIA MELONI QUESTA VOLTA SBAGLIA: SBEFFEGGIARE LA MANIFESTAZIONE PRO PALESTINA È UN ERRORE DI CALCOLO POLITICO. IN PIAZZA NON C’ERANO SOLO I SOLITI VECCHI COMUNISTI IPER-SINDACALIZZATI O I FANCAZZISTI DEL “WEEKEND LUNGO”. TRE MILIONI DI PERSONE CHE IN TRE GIORNI HANNO SFILATO E MANIFESTATO, NON SI POSSONO IGNORARE O BOLLARE COME "DELINQUENTI", COME FA SALVINI. ANCHE PERCHÉ SEI ITALIANI SU DIECI SONO SOLIDALI CON IL POPOLO PALESTINESE – LA DUCETTA È LA SOLITA CAMALEONTE: IN EUROPA FA LA DEMOCRISTIANA, TIENE I CONTI IN ORDINE, APPOGGIA L’UCRAINA E SCHIFA I SUOI ALLEATI FILORUSSI (COME IL RUMENO SIMION, A CUI NON RISPONDE PIÙ IL TELEFONO). MA QUANDO SI TRATTA DI ISRAELE, PERDE LA PAROLA…

mediobanca mps alessandro melzi deril vittorio grilli francesco milleri gaetano caltagirone fabio corsico phillippe donnet alberto nagel

DAGOREPORT - AL GRAN CASINÒ DEL RISIKO BANCARIO, “LES JEUX SONT FAITS"? ESCE DAL TAVOLO DA GIOCO MILANO DI MEDIOBANCA, ADESSO COMANDA IL BANCO DI PALAZZO CHIGI, STARRING IL GRAN CROUPIER FRANCESCO GAETANO CALTAGIRONE – DAVVERO, ‘’RIEN NE VA PLUS”? MAI STARE TROPPO TRANQUILLI E CANTARE VITTORIA… IN ITALIA PUÒ SEMPRE SPUNTARE QUALCHE MALINTENZIONATO DECISO A GUASTARE LA FESTA DEI COMPAGNUCCI DELLA PARROCCHIETTA ROMANA - A PIAZZA AFFARI SI VOCIFERA SOTTO I BAFFI CHE FRA QUALCHE MESE, QUANDO I VINCITORI SI SARANNO SISTEMATI BEN BENE PER PORTARE A COMPIMENTO LA CONQUISTA DEL "FORZIERE D'ITALIA", ASSICURAZIONI GENERALI, NULLA POTRÀ VIETARE A UNA BANCA DI LANCIARE UN’OPA SU MPS, DOTATO COM’È DEL 13% DEL LEONE DI TRIESTE - A QUEL PUNTO, CHE FARÀ PALAZZO CHIGI? POTRÀ TIRARE FUORI DAL CILINDRO DI NUOVO LE GOLDEN POWER “A TUTELA DEGLI INTERESSI NAZIONALI”, COME È ACCADUTO CON L’OPS DI UNICREDIT SU BANCO BPM, CARO ALLA LEGA? – COME SONO RIUSCITI A DISINNESCARE LE AMBIZIONI DEL CEO DI MPS, LUIGINO LOVAGLIO…