matteo salvini open arms

SALVINI SALVATO DAI RENZIANI – ITALIA VIVA NON PARTECIPA AL VOTO SUL PROCESSO A SALVINI: LA RICHIESTA VIENE RESPINTA – BONIFAZI: “LA SUA RESPONSABILITÀ SULLA OPEN ARMS NON ERA ESCLUSIVA. C’ERA SEMPRE L’AVALLO, DIRETTO O INDIRETTO, DEL GOVERNO” – HANNO VOTATO CONTRO LEGA, FORZA ITALIA, FDI, MARIO GIARRUSSO E LA GRILLINA ALESSANDRA RICCARDI

migranti si tuffano dalla open arms

 

 


Open Arms, giunta Senato respinge richiesta processo per Salvini
 

 (LaPresse) - La giunta per le Elezioni e le Immunità del Senato ha respinto la richiesta del tribunale di Palermo di processare Matteo Salvini per il caso Open Arms. La votazione è finita 13 a 7.

 

Sono stati sette i voti contrari alla relazione e quindi favorevoli al processo: uno del Pd, uno di Leu, quattro su cinque del M5S e l’ex grillino Gregorio De Falco. 

 

No alla richiesta di autorizzazione a procedere, invece dai cinque senatori della Lega, dai quattro di FI, dell'esponente di FdI, di quello delle Autonomia Durnwalder e anche da parte della pentastellata Alessandra Riccardi e dell'ex grillino Mario Giarrusso. I tre senatori di Italia viva hanno deciso di non partecipare al voto.

 

Open Arms, Bonifazi: Responsabilità Salvini non esclusiva, avallo Governo

(LaPresse) -  “La motivazione principale per cui Italia Viva decide di non partecipare al voto risiede però nel fatto che, dal complesso della documentazione prodotta, non sembrerebbe emergere l’esclusiva riferibilità all’ex Ministro dell’Interno dei fatti contestati. Diversamente, pare che le determinazioni assunte da quest’ultimo abbiano sempre incontrato, direttamente o indirettamente, l’avallo governativo".  Così il capogruppo IV in Giunta per le autorizzazioni del Senato Francesco Bonifazi. "Numerosi sono dunque i dubbi che ancora oggi residuano in riferimento al caso Open Arms. Sarebbe stato opportuno che tali incertezze venissero chiarite mediante un’attività istruttoria ulteriore", aggiunge.

matteo salvini arriva in senato

 

1 - OGGI IL VOTO SUL PROCESSO A SALVINI UNA M5S E UN EX POSSONO «SALVARLO»

Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”

 

RENZI PRIMO GIORNO DA SENATORE CON BONIFAZI

Si va al voto, con possibile doppia sorpresa. Stamattina la Giunta per le immunità del Senato deciderà se dare il via libera al processo contro Matteo Salvini per la vicenda della nave Open Arms, bloccata a largo di Lampedusa con 150 migranti a bordo nell' agosto del 2019.

 

L' allora ministro dell' Interno dell' esecutivo gialloverde Conte 1 dovrebbe rispondere di sequestro di persona, come richiesto dal Tribunale di Palermo.

salvini renzi

Sulla carta, tra i 23 componenti, ci sarebbe una molto oscillante quasi parità. Non si escludono ribaltamenti notturni. Dieci i probabili sì: quello della dem Anna Rossomando, i 3 dei renziani di Italia viva, quello dell' ex presidente di Palazzo Madama Pietro Grasso per Leu, quello dell' ex grillino, ora Gruppo misto, Gregorio De Falco e 4 su cinque del M5S. Perché il quinto, quello della senatrice Alessandra Riccardi, non è più così scontato.

 

«La discussione non è ancora chiusa», spiegava ieri, vaga. E infatti, dopo la riunione a porte chiuse con i colleghi, sarebbe più orientata, per garantismo, a votare no. Federico D' Incà, ministro per i Rapporti con il Parlamento, invece è sicuro: «Noi M5S ci regoleremo come nel caso della nave Gregoretti, voteremo perché Salvini sia processato come un normale cittadino».

 

salvini renzi

Undici i certi contrari: 4 di Forza Italia, compreso il presidente Maurizio Gasparri, 5 della Lega, uno di Fratelli d' Italia più l' autonomista Durnwalder. Il ventitreesimo della partita, che non viene attribuito con certezza a nessuno dei due opposti schieramenti, è il senatore Mario Michele Giarrusso, avvocato siciliano, ex M5S ora nel gruppo misto, cacciato dal Movimento per mancate rendicontazioni («Soldi accantonati per spese legali»), che non ha sciolto la riserva. Ma pure lui parrebbe propenso a negare l' autorizzazione.

MATTEO RENZI L'ARIA CHE TIRA

Se qualcuno però osa catalogarlo come pro-Salvini e addirittura pronto ad indossare la casacca verde, si inalbera.

 

«Non ho promesso un bel niente a nessuno, non partecipo ai mercati stile Renzi e chi si azzarda a ripetere che ho fatto il baratto per passare alla Lega io lo querelo, lo que-re-lo», tuona indignato Giarrusso.

 

«C' è una regia occulta per suscitare una shitstorm, una tempesta di insulti sul web contro di me, sui social avrò ricevuto una tonnellata di ingiurie e minacce, un chiaro tentativo di condizionare il voto». Da chi? «Eh, si sa che Palamara e company sono sempre dietro l' angolo. Io però non mi faccio intimorire, non avevo paura del boss Graviano, figuriamoci di questi quattro deficienti da tastiera». Dunque si potrebbe prospettare un 13 a 10 a favore di Salvini. La decisione definitiva tuttavia spetta all' Aula.

 

Intanto, per l' emergenza coronavirus, slitta al 3 ottobre l' udienza preliminare sulla richiesta di rinvio a giudizio per Salvini nel caso Gregoretti.

migranti a bordo della open arms 2

 

2 - MA IL LEGHISTA SI SENTE ISOLATO «L'AULA MI MANDERÀ IN TRIBUNALE CONTE SAPEVA E IO RIFAREI TUTTO»

Giovanna Cavalli per il “Corriere della Sera”

 

«Ma come è possibile processarmi per una vicenda in cui il presidente del Consiglio era perfettamente al corrente di tutto? In cui è chiaro che lui avrebbe potuto intervenire in qualsiasi momento?». Matteo Salvini ostenta indifferenza all' esito del voto.

OSCAR CAMPS FONDATORE DI OPEN ARMS

Questa mattina la Giunta per le immunità dovrà votare sul mandarlo a giudizio per i fatti della nave Open arms: «Comunque finisca, poi l' aula mi manderà a processo» dice il capo leghista a chi gli dice che la giunta potrebbe dire no al giudizio con alcuni voti stellati in libera uscita. Salvini scuote la testa: «Solo me, vogliono processare... Intendiamoci, io le responsabilità me le assumo tutte e anche di più: una ong spagnola, nonostante un porto sicuro in Spagna, ha portato i migranti in Italia.

 

open arms.

Io ho difeso la sovranità, la sicurezza, l' onore e la dignità italiani. E rifarei tutto quanto». L' ex ministro dell' Interno non accetta il ragionamento di chi gli dice che il premier Conte era forse frenato dall' essere al governo con la Lega: «Macché era agosto e il governo già boccheggiava...».

 

Salvini questa mattina non si presenterà in giunta, ma l' atteggiamento non è quello della sfida. Probabile, però, che stia facendo riflessioni amare sulla giustizia. Per questo chiede «giustizia vera» sull' episodio dei due cuginetti di Ragusa falciati da un pirata della strada, che secondo il leader leghista «nonostante il curriculum di alcol, droga e aggressioni tra pochi anni rischia di essere già fuori di galera».

 

La vicenda è riemersa perché la sentenza è attesa per oggi. Ed ha colpito molto Salvini che ne ha parlato con diverse persone. Insomma: possibile che il segretario della Lega in cuor suo faccia il paragone tra un investitore di bambini che (forse) se la caverà con poco e sé stesso che verrà processato per un reato secondo lui inesistente. Da una magistratura in cui ci sono procuratori, vedasi il caso Palamara, che hanno teorizzato «il darmi in testa senza che nessuno si sia sentito in dovere di dire una parola o alzare il ditino, di solito con me sempre pronto».

 

migranti si tuffano dalla open arms 1

Insomma, Salvini si sente in qualche modo isolato. Anche nel centrodestra. Oggi si svolgerà a Roma un consiglio federale in cui, oltre a rinnovare i commissari regionali e nominare i capi dipartimento del partito, la Lega metterà a punto la manifestazione fissata per il 2 giugno. Ma con gli alleati, anche su questo, le difficoltà non sono mancate, soprattutto con i Fratelli d' Italia di Giorgia Meloni.

migranti si tuffano dalla open arms 2

Il senso di isolamento riguarda anche le polemiche sulla gestione del coronavirus da parte della Regione Lombardia a trazione leghista. Ieri il capo leghista si è chiuso in summit con consiglieri e assessori regionali. L' intenzione, è quella di stare sul pezzo personalmente: ai leghisti Salvini ha annunciato che sarà in Regione anche la settimana prossima. Di rimpasti non si parla, non è il momento: «Anche se dopo due anni e mezzo sarebbe fisiologico e senza il virus magari ci sarebbe già stato» osserva un assessore. Malesseri sono emersi sull' opportunità di lanciare una «cabina di regia» per preparare il terreno alle fasi della ripresa post epidemia. Per il momento, l' idea non è ancora matura. Ma Salvini, il punto è questo, non ha alcuna intenzione di mollare la presa sulla «sua» Regione.

Infine c' è la questione delle elezioni regionali amministrative. La data a cui sta pensando la maggioranza, il 13 settembre, viene letta dai leghisti come un deliberato sabotaggio per la campagna elettorale. Sbuffa un salviniano: «Ma l' anno scorso non ci hanno spiegato l' impossibilità di campagne elettorali in agosto? Accampano motivi sanitari, ma le carte non ce le fanno vedere...»

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni ursula von der leyen donald trump dazi matteo salvini

DAGOREPORT – LA LETTERINA DELL’AL CAFONE DELLA CASA BIANCA È UNA PISTOLA PUNTATA ALLA TEMPIA DEI LEADER EUROPEI, CUI È RIMASTA UNA SOLA VIA DI USCITA, QUELLA COSIDDETTA “OMEOPATICA”: RISPONDERE AL MALE CON IL MALE. LINEA DURA, DURISSIMA, ALTRIMENTI, ALLE LEGNATE DI TRUMP, DOMANI, ALL’APERTURA DELLE BORSE, SI AGGIUNGERANNO I CALCI IN CULO DEI MERCATI. LA CINA HA DIMOSTRATO CHE, QUANDO RISPONDI CON LA FORZA, TRUMP FA MARCIA INDIETRO - SE LA “GIORGIA DEI DUE MONDI” ORMAI È RIMASTA L’UNICA A IMPLORARE, SCODINZOLANTE, “IL DIALOGO” COL DAZISTA IN CHIEF, NEMMENO LE CIFRE CATASTROFICHE SULLE RIPERCUSSIONI DELLE TARIFFE USA SULLE  AZIENDE ITALIANE, TANTO CARE ALLA LEGA, HA FERMATO I DEMENZIALI APPLAUSI ALLA LETTERA-RAPINA DA PARTE DI MATTEO SALVINI – ASCOLTATE JOSEPH STIGLITZ, PREMIO NOBEL PER L’ECONOMIA: “TRUMP NON AGISCE SECONDO ALCUN PRINCIPIO ECONOMICO, NON CONOSCE LO STATO DI DIRITTO, È SEMPLICEMENTE UN BULLO CHE USA IL POTERE ECONOMICO COME UNICA LEVA. SE POTESSE, USEREBBE QUELLO MILITARE’’

steve witkoff marco rubio sergei lavrov

RUBIO, IL TAJANI STARS AND STRIPES – IL SEGRETARIO DI STATO AMERICANO NON TOCCA PALLA E SOFFRE IL POTERE DI STEVE WITKOFF, INVIATO DI TRUMP IN MEDIO ORIENTE CHE SE LA COMANDA ANCHE IN UCRAINA. IL MINISTRO DEGLI ESTERI USA PROVA A USCIRE DALL’ANGOLO PARLANDO DI “NUOVA IDEA” DELLA RUSSIA SUI NEGOZIATI IN UCRAINA. MA IL MINISTRO DEGLI ESTERI DI PUTIN, LAVROV, SUBITO VEDE IL BLUFF: “CONFERMIAMO LA NOSTRA POSIZIONE” – TRUMP AVEVA OFFERTO DI TUTTO A WITKOFF, MA L’IMMOBILIARISTA NON HA VOLUTO RUOLI UFFICIALI NELL’AMMINISTRAZIONE. E TE CREDO: HA UN CONFLITTO DI INTERESSE GRANDE QUANTO UN GRATTACIELO...

diletta leotta ilary blasi stefano sala pier silvio berlusconi

FLASH – IL BRUTALE AFFONDO DI PIER SILVIO BERLUSCONI SU ILARY BLASI E DILETTA LEOTTA (“I LORO REALITY TRA I PIÙ BRUTTI MAI VISTI”), COSÌ COME IL SILURAMENTO DI MYRTA MERLINO, NASCE DAI DATI HORROR SULLA PUBBLICITÀ MOSTRATI A “PIER DUDI” DA STEFANO SALA, AD DI PUBLITALIA (LA CONCESSIONARIA DI MEDIASET): UNA DISAMINA SPIETATA CHE HA PORTATO ALLA “DISBOSCATA” DI TRASMISSIONI DEBOLI. UN METODO DA TAGLIATORE DI TESTE BEN DIVERSO DA QUELLO DI BABBO SILVIO, PIÙ INDULGENTE VERSO I SUOI DIPENDENTI – A DARE UNA MANO A MEDIASET NON È LA SCURE DI BERLUSCONI JR, MA LA RAI: NON SI ERA MAI VISTA UNA CONTROPROGRAMMAZIONE PIÙ SCARSA DI QUELLA CHE VIALE MAZZINI, IN VERSIONE TELE-MELONI, HA OFFERTO IN QUESTI TRE ANNI…

giorgia meloni elly schlein luca zaia vincenzo de luca eugenio giani elly schlein elezioni regionali

PER UNA VOLTA, VA ASCOLTATA GIORGIA MELONI, CHE DA MESI RIPETE AI SUOI: LE REGIONALI NON VANNO PRESE SOTTOGAMBA PERCHÉ SARANNO UN TEST STRADECISIVO PER LA MAGGIORANZA – UNA SPIA CHE IL VENTO NON SPIRI A FAVORE DELLE MAGNIFICHE SORTI DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È IL TENTATIVO DI ANTICIPARE AL 20 SETTEMBRE IL VOTO NELLE MARCHE, DOVE IL DESTRORSO ACQUAROLI RISCHIA DI TORNARE A PASCOLARE (IL PIDDINO MATTEO RICCI È IN LEGGERO VANTAGGIO) – IL FANTASMA DI LUCA ZAIA IN VENETO E LE ROGNE DI ELLY SCHLEIN: JE RODE AMMETTERE CHE I CANDIDATI DEL PD VINCENTI SIANO TUTTI DOTATI DI UN SANO PEDIGREE RIFORMISTA E CATTO-DEM. E IN CAMPANIA RISCHIA LO SCHIAFFONE: SI È IMPUNTATA SU ROBERTO FICO, IMPIPANDOSENE DI VINCENZO DE LUCA, E SOLO UNA CHIAMATA DEL SAGGIO GAETANO MANFREDI LE HA FATTO CAPIRE CHE SENZA LO “SCERIFFO” DI SALERNO NON SI VINCE…

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni

NULLA SARÀ COME PRIMA: PIER SILVIO BERLUSCONI, VESTITO DI NUOVO, CASSA IL SUO PASSATO DI RAMPOLLO BALBETTANTE E LANCIA IL SUO PREDELLINO – IN UN COLPO SOLO, CON IL COMIZIO DURANTE LA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, HA DEMOLITO LA TIMIDA SORELLA MARINA, E MANDATO IN TILT GLI OTOLITI DI GIORGIA MELONI, MINACCIANDO LA DISCESA IN CAMPO. SE SCENDE IN CAMPO LUI, ALTRO CHE 8%: FORZA ITALIA POTREBBE RISALIRE (E MOLTO) NEI SONDAGGI (IL BRAND BERLUSCONI TIRA SEMPRE) – NELLA MILANO CHE CONTA IN MOLTI ORA SCOMMETTONO SUL PASSO INDIETRO DI MARINA DALLA GESTIONE “IN REMOTO” DI FORZA ITALIA: D'ALTRONDE, LA PRIMOGENITA SI È MOSTRATA SEMPRE PIÙ SPESSO INDECISA SULLE DECISIONI DA PRENDERE: DA QUANTO TEMPO STA COGITANDO SUL NOME DI UN SOSTITUTO DI TAJANI?