luigi di maio giuseppe conte matteo salvini

SALVINI, AGGIUNGI UN POSTO A TAV: SULL’ALTA VELOCITA’ PROVE TECNICHE DI UNA NUOVA MAGGIORANZA – IL VICEPREMIER LEGHISTA TEME L'IMPLOSIONE DEL M5S: IL MOMENTO DELLA VERITÀ TRA 15 GIORNI QUANDO SI DECIDERÀ SUI CANTIERI TAV  - L’ IPOTESI: UNA SPACCATURA DEI GRILLINI E UN NUOVO GOVERNO CON SALVINI PREMIER, FI E FDI MA IL LEADER DEL CARROCCIO NON VUOLE FARE COME RENZI E ANDARE A PALAZZO CHIGI SENZA PASSARE PER LE URNE…

Alberto Gentili per il Messaggero

 

salvini di maio

La scommessa dell' agenzia Fitch sulla crisi di governo e sulle elezioni anticipati non ha lasciato indifferenti né Matteo Salvini, né Luigi Di Maio. Il primo replica parlando di «fantascienza», il secondo si è limitato ad escluderle. Il solo fatto che la previsione dell' agenzia di rating non sia stata archiviata con un' alzata di spalle, dimostra però che il tema c' è. Eccome.

 

Non tanto per il voto anticipato: nessun parlamentare a un anno dalla conquista della poltrona rinuncia a cuor leggero a blasone e stipendio. E dunque una maggioranza alternativa è possibile. Ma in quanto l' alleanza tra grillini e Lega, ogni giorno che passa, vede aumentare le proprie «criticità». Perciò la crisi, soprattutto dopo la nuova batosta che attende il Movimento alle elezioni di oggi in Sardegna, non è affatto un' ipotesi da scartare.

 

matteo salvini luigi di maio

Salvini continua a escludere il collasso del governo. Ripete che di Di Maio «ci si può fidare», che «è una persona che rispetta la parola data», che con il capo grillino «un' intesa alla fine si trova sempre». Però subito dopo aggiunge: «Vediamo fino a quando il Movimento regge, da lunedì capiremo meglio...».

 

Qui sta il punto. Nella Lega, giorno dopo giorno, cresce la convinzione che i 5Stelle stiano per implodere. E si avvicinino alla scissione in Parlamento: da una parte l' ala governista guidata da Di Maio, dall' altra quella ortodossa incarnata da Roberto Fico. «Non esistono più i grillini di una volta», ironizza un alto dirigente del Carroccio, «da qualche tempo li vedi andare a cena con quelli di Forza Italia, oppure ti avvicinano e ti dicono: Chi se ne frega della Tav, facciamola e andiamo avanti insieme in pace e serenità. Insomma, se si arrivasse alla rottura, la cosa più probabile sarebbe la nascita di un governo guidato da Salvini e sostenuto da metà («se non di più») dei parlamentari 5Stelle, Giorgia Meloni e Forza Italia, con Berlusconi in un ruolo molto defilato».

salvini tav

 

Salvini, per la verità, non gradisce questa soluzione. Ha sempre detto e lo ripete in queste ore, che non vuole tornare a braccetto del Cavaliere e non intende andare a palazzo Chigi alla guida di una maggioranza raccogliticcia. Senza passare per le urne. «Questa scorciatoia porta male, l' ha presa Renzi e si è visto com' è finito...». Ma è anche vero che se il Movimento dovesse davvero collassare, il capo della Lega si troverebbe davanti a due opzioni. La prima sono le elezioni anticipate. E il Quirinale questa volta non farebbe di tutto (come fece nella scorsa primavera) per tirare fuori da questo Parlamento un governo.

 

Certo, dopo le dimissioni di Giuseppe Conte, Sergio Mattarella farebbe un passaggio parlamentare per verificare l' esistenza di una maggioranza alternativa, però dopo «consultazioni rapide» scioglierebbe le Camere. Epilogo più probabile nei prossimi mesi, piuttosto che durante la sessione di bilancio d' autunno.

Salvini Di Maio

 

La seconda opzione è, appunto, la nascita di una nuova maggioranza con una componente importante dei grillini. E qui tornerebbe utile il buon rapporto che unisce Salvini a Di Maio che, al contrario del capo leghista, ha una sola opzione: mantenere in vita questo Parlamento, visto che al prossimo giro molto difficilmente sarà lui il candidato premier dei 5Stelle.

 

Il momento della verità non è lontano. L' ipotesi del rinvio della decisione sulla Tav a dopo le elezioni europee del 26 maggio non regge più. Bruxelles, con la sponda di Parigi, ha fatto sapere che se non vengono aggiudicati dalla società italo-francese Telt i nuovi appalti per l' Alta velocità entro metà marzo (valore 2,3 miliardi), l' Unione europea si riprenderà i fondi. Perciò, come dice un altro esponente della Lega, «tra una ventina di giorni casca l' asino: i 5Stelle dovranno dire sì, oppure andremo avanti lo stesso». E attenzione: tra quindici giorni l' Aula del Senato avrà già votato (con una settimana di anticipo) sull' autorizzazione a procedere contro Salvini per il caso Diciotti. Ciò significa che la sorte giudiziaria del vicepremier leghista non dipenderà più dai voti 5Stelle.

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE

 

L' IMPAZIENZA DI GIORGETTI Il pressing a favore dello strappo è forte. L' ala della Lega più attenta alle istanze del Nord, guidata dal sottosegretario Giancarlo Giorgetti (da mesi il sottosegretario non ne può più della coabitazione con i grillini) e sostenuta dai governatori Attilio Fontana e Luca Zaia decisamente irritati per il rinvio dell' autonomia differenziata, spinge per la crisi. Ma non per forza per le elezioni. «L' importante è rendere marginale l' approccio statalista, assistenziale e contrario allo sviluppo del Movimento...», dice un ministro lumbard. A condizione che il Movimento si sbricioli, se il collasso non dovesse avvenire Salvini dovrà tornare a sfogliare la margherita: elezioni sì, elezioni no. Con una convinzione confortata dalle urne abruzzesi e sarde e dai sondaggi: stare al governo con i grillini per la Lega è un moltiplicatore di voti. E con un problema non da poco: in autunno l' esecutivo giallo-verde è atteso da una legge di bilancio che parte già da 32 miliardi. Ventitrè per sterilizzare l' aumento dell' Iva e 9 tra maggiore spesa per interessi e peggioramento del rapporto deficit-Pil innescato dalla recessione. Operazione difficile per chiunque, difficilissima per un governo inviso ai mercati finanziari.

SALVINI TAVsalvini tavsalvini visita il cantiere tav di chiomonte 16salvini visita il cantiere tav di chiomonte 9salvini visita il cantiere tav di chiomonte 17

 

 

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....