
LA "LEOPOLDA" RENZIANA È STATA LA PROVA GENERALE PER CREARE UN CONTENITORE CENTRISTA CHE AFFIANCHI PD E M5S. ALLA GUIDA DEL RASSEMBLEMENT RIFORMISTA CRESCONO LE QUOTAZIONI DI SILVIA SALIS (MA CALENDA RESTA FREDDO) – C’È UN’ALTRA QUESTIONE CHE AGITA IL CENTRO: IL QUIRINALE. RENZI HA PARLATO DEL RISCHIO CHE GIORGIA MELONI POSSA PUNTARE AL COLLE. SERVE UNA FIGURA TERZA, LARGA, TRASVERSALE, IN GRADO DI ESSERE VOTATA ANCHE DAL CENTRODESTRA MODERATO. E CIRCOLA IL NOME DI GENTILONI…
Marco Antonellis per https://lespresso.it/ - Estratti
È tra i nomi che si stanno studiando sottotraccia: una scheda riservata con il suo profilo è arrivata sul tavolo di almeno due parlamentari vicini al progetto centrista
Più che un’assemblea, quella della Leopolda è sembrata una prova generale. Non solo per la costruzione di un nuovo soggetto politico, ma per qualcosa di più ambizioso: creare un terzo polo reale, una “gamba” centrista in grado di affiancarsi a Pd e M5s, con l’obiettivo dichiarato di contendere al centrodestra la guida del Paese.
Matteo Renzi lo ha detto chiaramente: “C’è spazio per una forza che valga il 10%”. Ma quello che non è stato detto, e che circola da giorni nei corridoi romani, è che il vero tema è la leadership. E tra i nomi che si stanno studiando sottotraccia, spicca quello della sindaca di Genova Silvia Salis.
(...) Salis rappresenta una figura civica, lontana dalle correnti, ma capace di parlare a più mondi. Nello scenario che si va disegnando — un’area nuova, né renziana né calendiana — serve un nome che unisca e non divida. E Salis, che a Genova ha vinto contro il centrodestra con una coalizione larga, viene considerata un test credibile.
Il dossier analizza potenzialità e rischi: consensi locali solidi, reputazione pubblica, profilo europeo. Ma anche la scarsa esposizione nazionale e l’assenza di una rete strutturata. Un’ipotesi di lavoro, per ora. Ma significativa.
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Dal quartier generale di Azione, l’aria resta gelida. Carlo Calenda continua a ripetere che non intende ricostruire un’alleanza con Renzi. “Alternativi a destra e a sinistra”, è la linea. Ma tra i suoi parlamentari non manca chi guarda con curiosità alla nuova ipotesi federativa. Anche perché i numeri di Azione da soli, nei sondaggi interni, non bastano.
Nel Pd, intanto, la situazione è più fluida. I malumori verso la linea Schlein sono noti, soprattutto tra i riformisti. I nomi che circolano come possibili “transfughi soft” non sono nuovi: Lorenzo Guerini, Pina Picierno, persino Paolo Gentiloni. Nessuno vuole parlare di scissione, ma si ragiona su una federazione parallela: una lista autonoma, alleata ma non subalterna al Pd.
C’è un’altra questione, più sottile, che agita il cantiere del centro: il Quirinale. Renzi lo ha evocato apertamente, parlando del rischio che Giorgia Meloni possa puntare al Colle nel 2029. L'Espresso aveva anticipato la notizia mese fa. Nei colloqui riservati tra esponenti centristi e ambienti parlamentari, è emerso più volte il tema: serve una figura terza, larga, trasversale, in grado di essere votata anche da una parte del centrodestra moderato. Non Elly Schlein, non Giuseppe Conte.
Qualcuno guarda a Gentiloni, altri a figure istituzionali più neutrali. In ogni caso, la partita per il Colle inizia oggi. E per avere voce in capitolo, serve un gruppo coeso, strutturato, che superi la soglia del 10%.
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