SAVE THE CIPRO: LA PARTITA DOPPIA DI PUTIN SULL’ISOLA DEL TESORO

Antonella Scott per "Il Sole 24 ore"

Spetta a Cipro - aveva detto mercoledì Dmitrij Medvedev - risolvere i propri problemi, a Cipro e poi all'Unione europea di cui l'isola fa parte. «Solo in terza battuta - ha aggiunto il primo ministro russo - possono intervenire altri Paesi che, per varie ragioni, hanno interessi laggiù». La Russia, dunque, chiamata in causa dai flussi di capitali che vanno e vengono tra i due Paesi, un'esposizione di 70 miliardi di dollari tra depositi di società e persone fisiche e i prestiti delle sue banche alle imprese di origine russa registrate a Cipro.

Offesa per non essere stata consultata nel progetto dell'Eurogruppo quando sabato scorso venne annunciata l'intenzione di tassare i conti bancari ciprioti, la Russia è stata riportata al centro dell'attenzione dalla speranza delle autorità di Nicosia di trovare un'alternativa più benevola a quel prelievo forzoso, un modo per raccogliere a Mosca i fondi necessari a sbloccare il bailout europeo senza tassare gli eurorubli dei biznessmeni. Contando sulla determinazione dei russi a proteggere i propri interessi sull'isola.

I negoziati, come sa ormai bene il ministro delle Finanze cipriota, Michalis Sarris, si sono rivelati più complicati del previsto: non c'è da aspettarsi niente prima della fine della settimana, diceva ieri Andrej Kostin, il presidente della banca russa Vtb. Sarris è arrivato nella capitale russa con una serie di offerte che potrebbero riassumersi in una riedizione del meccanismo con cui Boris Eltsin negli anni 90 privatizzò l'economia, cedendo sottocosto le azioni delle compagnie di Stato in cambio di prestiti a sostegno dei conti pubblici: prestiti ottenuti, in parte, da quegli stessi oligarchi che ora vedono mettere in discussione il rifugio di Cipro, un regime fiscale a loro particolarmente favorevole e un quadro giuridico - su base britannica - più tranquillizzante di quello offerto dalla madrepatria.

In cambio di aiuti finanziari, nelle indiscrezioni circolate in questi giorni Nicosia è sembrata pronta a offrire a Mosca una presenza privilegiata nelle proprie banche e nei giacimenti di gas su cui scommette il proprio futuro. Altre indiscrezioni fanno pensare che il prezzo chiesto dai russi fosse troppo alto, anche per chi ha disperatamente bisogno di una soluzione urgente: lo stesso Medvedev avrebbe accennato all'apertura di una base militare nell'isola, "ricompensa" da accompagnare a posizioni di controllo nei board delle banche, diritti esclusivi per Gazprom nello sfruttamento delle riserve offshore di gas, un posto nella futura compagnia che le gestirà e nelle infrastrutture che seguiranno l'atteso boom energetico di Cipro.

In modo meno spettacolare, la soluzione del rebus dovrà intrecciarsi alla trattativa tra Nicosia e Bruxelles: mentre, una dopo l'altra, tutte le grandi banche russe da Sberbank a Gazprombank hanno escluso la possibilità di un bailout per Cipro, fonti politiche e finanziarie hanno detto all'agenzia Reuters che la Vnesheconombank - Veb, la banca di Stato russa dalle radici sovietiche dedicata al sostegno dell'economia nazionale - potrebbe essere utilizzata come veicolo di raccolta di 5,8 miliardi in nuovi finanziamenti, garantiti da assets che potrebbero essere rivenduti in seguito. La somma richiesta dalla Ue.

Un'altra strada percorsa da Sarris è il tentativo di ottenere dai russi un riscadenziamento del prestito ottenuto nel 2011, 2,5 miliardi di euro in scadenza nel 2016, termine che Cipro vorrebbe prolungare di cinque anni a un tasso di interesse inferiore all'attuale 4,5%.
La partita per Mosca è complessa. Rimanendo in disparte, Vladimir Putin ha lasciato alzare la voce a Medvedev, attento a non mostrarsi troppo preoccupato a salvare il tesoro di oligarchi verso cui non vanno certo le simpatie della maggioranza dei russi.

Così è stato Medvedev ad attaccare le «confische bolsceviche» architettate dall'Europa, minacciando addirittura di rispondere all'incertezza creata con una riduzione delle riserve russe denominate in euro. Ma oggi sarà Putin a parlare, accanto a José Manuel Barroso, in conferenza stampa.

In teoria il tramonto del paradiso fiscale di Cipro va nella direzione auspicata dal presidente russo, che ha lanciato una crociata contro la fuga di capitali che penalizza l'economia. Ma se è questa l'occasione per trasformare Putin in alfiere della trasparenza finanziaria, prima viene la composizione della crisi: e qualunque sarà la strada, per gli oligarchi russi non sarà indolore.

2. OLIGARCHI, UN POSTO AL SOLE TRA HOLDING E CONTI BANCARI
A.S. per "Il Sole 24 Ore"

Se Vladimir Putin volesse impressionare favorevolmente il mondo, potrebbe offrire di coprire le perdite che i russi stanno rischiando a Cipro in cambio di trasparenza: i nomi di chi ha scelto di rifugiarsi nell'isola con società e capitali, le fonti delle proprie ricchezze.

Perché se in parte la lista dei russi di Cipro corrisponde a quella usata da Forbes per elencare i più ricchi del Paese, è ben più lungo l'elenco che non ha nomi, le società di copertura create per parcheggiare denaro il tempo necessario e poi volare altrove, le banche che negano di avere alcuna presenza nell'isola.

Se l'economia russa nel 2012 ha perduto circa 60 miliardi di dollari, secondo il governatore uscente Serghej Ignatjev basterebbe poco per risalire ai referenti di commerci illegali e trasferimenti sospetti, movimenti che per il presidente della Banca centrale fanno capo a un rete ristretta di società legate tra loro. E Cipro, come ormai si sa, è uno dei rifugi prediletti del denaro russo.

Almeno, lo è stato finora. «Questa è la fine dei russi a Cipro, a mio parere», diceva nei giorni scorsi Aleksander Lebedev, magnate dei media e azionista di Aeroflot, commentando la tassazione dei depositi bancari ipotizzata dall'Eurogruppo e poi bocciata dal Parlamento di Nicosia, una «confisca di stampo stalinista» per Lebedev. Tra i suoi colleghi oligarchi, Mikhail Prokhorov - l'imprenditore dei metalli sceso in politica per sfidare Putin alle elezioni dell'anno scorso - è presente a Cipro con la Intergeo Management Ltd, registrata nel 2008: sul quotidiano Vedomosti ha scritto che è dovere di Mosca appoggiare Cipro, ma anche un'Europa unita in cui la Russia sia una delle economie guida: «Abbiamo l'opportunità di dimostrare la nostra posizione come protagonisti di peso nell'arena globale». La fortuna di Prokhorov, valutata da Forbes in 13 miliardi di dollari, basterebbe a risolvere in un colpo solo il problema delle banche cipriote.

A 13,8 miliardi di dollari ammontano invece gli assets gestiti dalla Russian Commercial Bank, unità cipriota di Vtb che, seconda banca russa, appare come l'istituto più esposto sull'isola. In quanto tale, Vtb con il suo presidente Andrej Kostin partecipa alle trattative in corso a Mosca, e a chi gli chiedeva se fosse interessato ad acquisire attività bancarie a Cipro ha risposto con un secco "no". Probabilmente la stessa risposta la darebbe anche Dmitrij Rybolovlev, oligarca nell'industria dei fertilizzanti che con una quota del 9,7% è il principale azionista singolo nella Bank of Cyprus, la prima a Cipro.

Tra i russi che si sono costruiti a Cipro una casa - tra le tante altre - c'è Roman Abramovich, padrone del Chelsea e di Evraz, un impero siderurgico controllato dalla Lanebrook, registrata sull'isola. Chissà per quanto ancora. «Conoscendo il temperamento degli investitori russi - racconta al servizio locale della Bbc uno di loro - sono sicuro che se ne andranno presto». C'è chi dice che molti, fiutando l'aria, avevano già cominciato nei mesi scorsi ad alleggerire pian piano i propri conti. Perché prelievo forzoso o no, probabilmente Cipro per loro non sarà più la stessa.

 

PUTIN E BARROSO PUTIN BARROSO E VAN ROMPUY protesta a cipro contro merkel jpegMEDVEDEV A CIPRO CIPRO - TROIKA GO HOMEPROTESTE A CIPRO CONTRO IL PRELIEVO FORZOSO DAI CONTI CORRENTIPROTESTE A CIPRO jpegGAZPROM Aleksandr LebedevROMAN ABRAMOVICH

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