SINISTRATI SENZA BENZINA - SAVIANO DEMOLISCE DE MAGISTRIS: “MASANIELLISMO PIU’ STRACCIONE DI QUELLO DI LAURO E BASSOLINO” - “COSÌ GRAVE LA SITUAZIONE NON ERA MAI STATA. NAPOLI È IN UNA SITUAZIONE DI STALLO. È SULL’ORLO DEL FALLIMENTO E VEDE SPEGNERSI UNA SERIE DI DIRITTI, CERTEZZE, GARANZIE, POSSIBILITÀ DI VITA” - “PUÒ ACCADERE CHE, MENTRE SI PARLA DELL’AVVENTO DELL’UTOPIA, GLI AUTOBUS RIMANGANO FERMI…”

Roberto Saviano per "la Repubblica"

Era inevitabile che accadesse ed è accaduto. Napoli è in una situazione di stallo. Napoli è sull'orlo del fallimento. Le risorse iniziano a mancare. La mancanza di gasolio ferma i bus.
Da sempre l'Anm è nota per disservizi, ritardi, che rendono epica la vita dei viaggiatori sui bus napoletani. Ma così grave la situazione non era mai stata. Questa volta la rete si è fermata. E a fermarla non sono i motivi che vengono in mente a molti utenti e a molti che commentano sui social network: "Nessuno paga il biglietto"; "Gli autisti stanno con il motore acceso per ore allo stazionamento". Nulla di tutto questo.

Il Comune non paga il gasolio. Non ha soldi. Le precedenti amministrazioni hanno lasciato la città in una situazione drammatica. Ma ciò non è sufficiente per spiegare cosa sta accadendo. Nei mesi precedenti, molti collaboratori del sindaco De Magistris avevano lanciato l'allarme sullo stato di salute delle finanze partenopee. Lo aveva fatto Riccardo Realfonzo, l'uomo chiamato a gestire quelle finanze, cacciato dal precedente sindaco, Rosa Russo Jervolino, poiché avrebbe voluto tagliare i tanti privilegi che appesantivano il bilancio comunale.

Da Realfonzo, dal suo ruolo di rottura e discontinuità, Luigi De Magistris aveva deciso di partire. E, per questo, tanti napoletani avevano deciso di votarlo e di appoggiare quel progetto di "scassare tutto", slogan che sembrava promettere una rottura con la situazione esistente, fatta di spese incontrollate e incontrollabili. La linea seguita sin da subito da Realfonzo era quella di un rigore reale, fatto di razionalizzazione delle poche risorse disponibili. L'assessore è durato poco: De Magistris lo ha cacciato per le stesse ragioni per le quali ne aveva fatto un vessillo.

Che Napoli sia in una difficoltà finanziaria immensa è cosa nota. Il progressivo taglio alle risorse a disposizione degli enti locali ha il suo punto di caduta più doloroso sulla possibilità di assicurare i servizi essenziali e l'elenco dei disagi fa impressione, a Napoli come nel resto del Paese. Reggio Calabria è ormai invasa dai rifiuti, a Roma ci sono scuole senza riscaldamenti, a Cosenza è grave la carenza di medici, Torino assiste al collasso delle scuole materne, senza insegnanti. Ovviamente le amministrazioni locali, soprattutto in campagna elettorale, cercano di dissimulare i disagi.

Ed è per questo semplice motivo che dalla campagna elettorale scompaiono i temi più direttamente connessi all'amministrazione dei territori. È infatti chiaro che, se da un lato tra poco saremo chiamati a votare per le elezioni politiche, i problemi reali che con forza emergono dai territori non possono che essere risolti in una chiave nazionale. Dipingere i massimi sistemi in campagna elettorale è suggestivo ma, in fin dei conti, rende ogni programma di partito o movimento assai simile all'altro su di un piano essenziale. Questa campagna elettorale si sta misurando sul piano degli slogan, sulle personalità, sullo storytelling che i politici si costruiscono.

E così può accadere che, mentre si parla di mutamento radicale della realtà, di affermazione della giustizia sociale, e dell'avvento dell'utopia, gli autobus rimangano fermi in deposito.

Ancora una volta la bellissima e sofferente Napoli si trova ad essere avanguardia di ciò che presto rischia di accadere in altre città italiane. Non apocalittici disastri ma lo spegnersi lento - giorno per giorno - di una serie di diritti, certezze, garanzie, possibilità di vita.

E Napoli è anche il simbolo di un Paese che oramai sembra accontentarsi del culto della "bella giornata", così ben descritto oramai più di cinquanta anni fa da Raffaele La Capria; intellettuale criticato quando scelse di abbandonare Napoli, la foresta vergine, il luogo dal quale la storia non passava. Quasi che rimanere, magari addormentati, di per sé costituisca un merito, da spendere magari per elemosinare l'ennesima, inutile consulenza.
E la storia non sembra passare da Napoli, poiché, come sotto Lauro e Bassolino, ancora oggi l'unico orizzonte possibile pare essere quello di un masaniellismo, se possibile ancora più straccione.

Ed ecco che il trasporto pubblico a Napoli e in Campania traccia la parabola discendente dell'Italia intera, in un circolo vizioso di arroganza, presunzione e provincialismo. La città nella quale la linea metropolitana, che ha accumulato ritardi incalcolabili nella sua ultimazione (se c'erano gravi problemi di fattibilità, come è possibile che essi siano sistematicamente emersi in corso d'opera?), inaugura una nuova stazione a intervalli lunghi ed irregolari. Stazioni bellissime, artistiche, nelle quali i treni e la loro circolazione sembrano un di più, quasi un incomodo.

Anche questo Paese, oramai, sembra potersi concedere al più una "bella giornata", il sogno effimero degli abitanti della foresta vergine.

 

Luigi De Magistris ROBERTO SAVIANO E FABIO FAZIO IN _QUELLO CHE NON HOLUIGI DE MAGISTRIS PRESENTA IL MOVIMENTO ARANCIONEROBERTO SAVIANO LUIGI DE MAGISTRIS NEL VIDEO CIAO AL Roberto Saviano NAPOLI - BUS SENZA BENZINA

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