SBROCCA ITALIA - ANCHE MARCHIONNE CAMBIA VERSO: QUEGLI ACCENNI AGLI SCARSI RISULTATI OTTENUTI DA RENZI E AI TANTI COMPROMESSI AI QUALI HA DOVUTO SOGGIACERE SI AGGIUNGONO ALLE SCARPATE DI DELLA VALLE E AI CALCI DI SQUINZI

Dario Di Vico per Corriere della Sera

 

Francois Hollande e Matteo Renzi Francois Hollande e Matteo Renzi

Anche Sergio Marchionne comincia ad avere qualche dubbio. In questi mesi l’amministratore delegato della Fiat, quando ha potuto, non ha mancato di far sentire il suo appoggio a Matteo Renzi, in pubblico e in privato.

 

Solo per ricordare un episodio vale la pena tornare a Trento, al festival dell’Economia di inizio giugno, quando Marchionne si era disciplinatamente seduto ad ascoltare e ad applaudire l’intervista-fiume del premier con Enrico Mentana. Ieri invece dal palco di un’altra manifestazione, il meeting di Rimini, i toni sono stati differenti.

RENZI BERLUSCONIRENZI BERLUSCONI

 

Quegli accenni agli scarsi risultati ottenuti dal governo e ai tanti compromessi ai quali ha dovuto soggiacere segnano sicuramente uno slittamento di opinione. Un giudizio sui provvedimenti e le amnesie che vale molto di più dei commenti che pure Marchionne ha elargito sulle strategie di comunicazione. Anche a lui la copertina dell’Economist non è piaciuta neanche un po’ ma non avrebbe replicato — ha chiosato —, avrebbe fatto a meno di organizzare la gag con il gelato e il carretto.

RENZI E DELLA VALLE A FIRENZE FOTO ANSA RENZI E DELLA VALLE A FIRENZE FOTO ANSA


Prima di Marchionne a prendere le distanze da Renzi era stato un altro protagonista della vita economica italiana, che pure aveva guardato con favore al nuovo governo e al protagonismo del giovane Matteo, Diego Della Valle. In pieno agosto quando il governo combatteva in Senato per far passare il provvedimento di revisione Mister Tod’s aveva rivolto un inusitato appello al capo dello Stato chiedendogli di evitare che a cambiare la Costituzione fosse «l’ultimo arrivato, seduto in un bar con un gelato in mano a decidere cosa fare».

MARCHIONNE AL MEETING DI RIMINIMARCHIONNE AL MEETING DI RIMINI

 

Non sapremo mai con certezza se la direzione dell’Economist abbia rubato a Della Valle l’immagine del giovane premier con il gelato ma alla fine è andata così. E comunque quella presa di distanza da Renzi, che l’imprenditore marchigiano aveva seguito con attenzione sin dai suoi primi passi da sindaco, ha generato comunque sensazione.
 

RENZI E I FRATELLI DELLA VALLE ALLO STADIO FOTO LAPRESSE RENZI E I FRATELLI DELLA VALLE ALLO STADIO FOTO LAPRESSE

Marchionne e Della Valle oltre ad essere due esponenti di primo piano dell’industria italiana ne rappresentano anche la parte che più si confronta con la concorrenza, che non vive di tariffe e riconoscimenti governativi e quindi è più libera ed esplicita nella formulazione dei giudizi. Pro o contro che siano.

 

ELKANN E MARCHIONNE ELKANN E MARCHIONNE

Ma quale orientamento prenderà Giorgio Squinzi che gli imprenditori li rappresenta tutti, quelli globali e quelli non, e che aveva contribuito a dare una spallata al governo Letta? Il presidente della Confindustria ha parlato anche lui a Rimini, appena 24 ore prima di Marchionne: non ha mai citato Renzi e il suo governo ma ha usato parole dure come pietre.

 

SQUINZI RENZI SQUINZI RENZI

Con riferimento alla sostenibilità del welfare ha scandito che «il nostro Paese ha tenuto finora un tenore di vita che non si può più permettere». Ha chiesto poi «provvedimenti straordinari a costo dell’impopolarità» ma soprattutto ha fatto capire che a questo punto si aspetta che l’esecutivo espliciti un disegno strategico, delinei un orizzonte per il Paese e non viva alla giornata.

 

Squinzi parlerà anche stasera alla Festa nazionale dell’Unità a Bologna, da ospite sarà molto attento a calibrare le critiche verso i padroni di casa ma un giudizio netto sullo sblocca Italia probabilmente lo emetterà e sarà drastico: alla fine non c’è un euro in più di investimento pubblico.


Se questo è il catalogo delle disillusioni imprenditoriali e delle critiche (di merito) confindustriali, in attesa delle decisioni di Andrea Guerra in uscita da Luxottica, sono due i capi-azienda che sembrano conservare intatta la loro stima verso Renzi.

RENZI SQUINZI RENZI SQUINZI

 

Il primo è Oscar Farinetti di Eataly secondo il quale il governo «ha fatto 3-4 mosse giuste» e anzi a questo punto dovrebbe dare altre «due bastonate» imponendo, ad esempio, un tetto massimo di 3 mila euro alle pensioni.

 

L’altro è Pier Silvio Berlusconi, che prima dell’estate aveva esplicitamente dichiarato di tifare per Renzi e nei giorni scorsi, con il conforto di Fedele Confalonieri e Ennio Doris, ha ribadito a papà Silvio la sua assoluta fiducia nell’inquilino di Palazzo Chigi.

Ultimi Dagoreport

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...