BELSITO? “È UNO STRONZO FIGLIO DI PUTTANA”! - SCALA E BONET, COINVOLTI DA BELSITO NELL’INVESTIMENTO FALLITO IN TANZANIA (IN ODORE DI RICICLAGGIO) SI SFOGANO AL TELEFONO - LA LINEA DI DIFESA CONCORDATA: “QUEI 4,5 MLN € SERVIVANO PER COMPRARE QUOTE IN ARGENTINA CON I MALACALZA DI GENOVA” (SOCI DI BERTONE IN VATICANO E TRONCHETTI IN PIRELLI) - LA SOCIETÀ DI BONET AL SERVIZIO DI FINCANTIERI (CON BELSITO VICEPRESIDENTE) PER OTTENERE I RIMBORSI CON FALSE COMMISSIONI…

Vittorio Malagutti per il "Fatto quotidiano"

Furibondi. Sono furibondi Stefano Bonet e Paolo Scala. Furibondi e impauriti. Per due mesi, dai primi di dicembre 2011, hanno trafficato a più non posso tra l'Italia e Cipro. Si sono messi a disposizione di Francesco Belsito, l'uomo che aveva in mano la cassa della Lega, convinti che avrebbero fatto un sacco di soldi grazie a quell'amico importante.

"STRONZO, FIGLIO DI... "
E invece niente. Niente soldi, solo guai, una valanga di guai che adesso rischia di travolgerli. Belsito "è uno stronzo figlio di puttana", si sfogano al telefono i due compari a fine gennaio, intercettati dagli investigatori della Dia di Reggio Calabria. In quei giorni il grande affare è già andato in fumo. Dopo i primi articoli di giornale sugli investimenti sballati di Belsito a Cipro e in Tanzania, i vertici della Lega, hanno messo sotto tutela il loro tesoriere.

Tutti temono (a ragione) che qualche pm metta mano a questa storiaccia maleodorante. E allora Bonet e Scala, con l'acqua alla gola, cercano di concordare una linea di difesa. "I quattro milioni e mezzo andavano all'acquisto delle quote in Argentina", spiega al telefono Bonet a Scala con il tono di chi vuol riassumere il contenuto di un documento in preparazione. Un documento che, in caso di necessità, andava recapitato a chi di dovere. Ai capi della Lega, ai giornali, magari anche alla magistratura. Perché loro, Bonet e Scala, proprio non volevano restare con il cerino acceso in mano per colpa di Belsito.

DESTINAZIONE SUDAMERICA
Argentina? Che c'entra l'Argentina? Dopo Cipro e la Tanzania, il tour finanziario di questa incredibile vicenda adesso fa tappa anche in Sudamerica. Le 400 pagine dell'informativa compilata dalla Dia non offrono riscontri alle parole di Bonet, meglio noto come lo shampato. I quattro milioni e mezzo coincidono con la somma che Belsito ha cercato di depositare nella sede di Cipro di una banca tanzaniana. L'operazione non è andata a buon fine, come lo stesso Scala ha confermato ai magistrati che lo hanno interrogato nei giorni scorsi.

Par di capire però che Cipro avrebbe dovuto essere solo una tappa intermedia. I fondi approdati sull'isola avrebbero poi dovuto ripartire verso un'altra destinazione. Un'operazione semplice semplice, almeno sulla carta. Il denaro arriva a Cipro, viene costituito un veicolo societario ad hoc, una sorta di fondo d'investimento, ed è poi questa entità finanziaria a far fruttare quei soldi.

È un modo efficace per schermare la reale provenienza dei fondi. Così vanno le cose nel magico mondo della finanza off shore. E a voler credere a quanto dice Bonet al telefono la destinazione finale del versamento milionario di Belsito sarebbe stata l'Argentina. "E in realtà abbiamo capito che insomma cioè... tra una cosa e l'altra, si stava acquistando l'Argentina li... con i Malacalza di Genova", questo dice Bonet mentre viene intercettato dagli investigatori. A Genova , in effetti, tutti conoscono il gruppo Malacalza. Un gruppo importante e potente, anche fuori dal capoluogo ligure.

Tra l'altro sono soci di rilievo di Marco Tronchetti Provera nella Pirelli. "Mai nessun contatto con questi signori", replicano dal quartier generale dei Malacalza, che smentiscono anche di aver mai fatto o pensato di fare investimenti in Argentina. Le parole di Bonet, quindi, non trovano nessun riscontro. Almeno per ora. Resta la disperazione di un imprenditore sull'orlo del precipizio. Perchè quei soldi, quei 4,5 milioni, Belsito li aveva fatti viaggiare da Genova a Cipro proprio a a nome suo, di Bonet. Il quale, annotano gli investigatori, "si era trovato di fronte al fatto compiuto".

"LO SHAMPATO" SUL RASOIO
Troppo, davvero troppo, anche per un tipo come "lo shampato", abituato a girare come una trottola tra ministeri e aziende per proporre affari sul filo del rasoio. Il gioco era quello del credito d'imposta ottenuto grazie ai fondi investiti per la ricerca. Funzionava così. Bonet mette a disposizione la sua Polare, una cooperativa a responsabilità limitata che staccava fatture per attività di ricerca, studi e simili.

Le aziende che pagano queste fatture ottengono un credito d'imposta pari al 40% dell'importo versato. Tutto questo sulla carta. Perchè le indagini hanno accertato che il giro di denaro era fittizio. Serviva solo a frodare il fisco. E Bonet veniva ovviamente ricompensato per il servizio. Una fetta della torta andava anche all'amico Belsito, pronto ad attivarsi per procacciare nuovi affari. Uno dei migliori clienti di Bonet era la Siram, con sede centrale a Milano e filiali in tutta Italia, controllata dal gruppo francese Dalkia.

L'INCONTRO CON BONO
Dalle carte però emerge anche il nome del gruppo pubblico Fincantieri, di cui Belsito era diventato vicepresidente in quota Lega. Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, la proposta della Polare di Bonet era arrivata fin sul tavolo dell'amministratore delegato dell'azienda cantieristica, Giuseppe Bono.Il giorno 7 settembre, Bonet e Belsito si sarebbero recati presso la sede romana di Fincantieri per incontrare Bono e discutere l'affare, ottenendo, si legge nell'informativa della Dia, il via libera. In realtà nelle settimane successive il contratto resta sulla carta, con grande disappunto di Bonet che non manca di lamentarsene con Belsito.

TRA CIPRO E LONDRA
Poco male. Di lì a poco spunta all'orizzonte un affare ancora più grande, molto più grande. Belsito vuol spostare milioni all'estero, soldi della Lega che lui gestiva come fosse roba sua. Ed è così che entra in gioco Scala, il consulente di fiducia di Bonet che dal 2007 aveva fatto fortuna a Cipro. La sua Krispa enterprises con base a Larnaca, gestiva e smistava soldi provenienti dall'Italia.

Col tempo l'intraprendente promotore finanziario era diventato una piccola autorità in materia. La Camera di commercio di Milano lo aveva invitato a parlare a un convegno sulle opportunità di investimento a Cipro. Per mestiere Scala filtra, smonta e rimonta scatole finanziarie. Lo troviamo anche a Londra dove ha costituito le società Verbuscom e Klappo. Ma la giostra ormai si è fermata. Belsito il leghista ha rotto il giocattolo.

 

 

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