SCANDALI E CORVI: IL VATICANO BLINDA LA SUA CAPPELLA

Vittorio Zucconi per "La Repubblica"


Per salire verso il cielo dei loro terrori e delle loro ambizioni questa volta c'è un piccolo gradino che i cardinali dovranno salire. In un vago aroma di legno e di vernice fresca usati per il contro pavimento provvisorio, la Cappella che racchiude un nome e una risposta alla domanda che un miliardo di cattolici si pongono da un mese ha dovuto proteggere il fondo fragile e consunto dallo scalpiccio delle eminenze. Perché i papi passano, ma la Sistina deve restare.

Chi entra in questa meravigliosa nave immobile che da sei secoli conduce la Chiesa verso l'approdo delle successioni pontificali sente che se il Dio nel quale i cristiani chiedono esiste, qui deve avere sfiorato gli intonaci con le dita.

Anche nei momenti di incertezza e turbamenti come questo, nello sbigottimento di una Chiesa che deve risorgere senza essere passata dal rito necessario e liberatorio della morte, la Sistina esiste. Entrandoci questo pomeriggio poco dopo le 16.30, facendo attenzione che per ingravescente aetate e gamba un po' malferma i più anziani non incespichino nello scalino e nelle sottane porpora, i 115 cardinali dovranno soltanto alzare lo sguardo per sentirsi rassicurati. Se la Cappella Sistina c'è, la Chiesa Cattolica Romana c'è.

Li attendono le sedie di ciliegio. Nell'angolo le stufe, questa volta due, una panciuta per le schede da ardere, l'altra, quella nuova, squadrata per i fumogeni che si alzeranno con qualche fatica nel cielo pesante atteso a Roma fino a venerdì, collegate in un unico tubo a forma di "Y" invertita, che potrebbe non corrispondere esattamente alla norme dell'Unione Europea, della quale comunque lo Stato Vaticano non fa parte.

Lungo le pareti gli scranni, esattamente come otto anni or sono, ora sopra il pavimento rialzato. E in fondo, chiusa e paziente, quella porticina che conduce alla stanza della vestizione e delle lacrime, perché alcuni eletti, ma non tutti, vi piansero. E da questo Papa in poi potrebbe essere la porticina che conduce verso le dimissioni.

Nelle ore di fine inverno 2005, nel marzo del calvario di Wojtyla dietro le ultime due finestre all'angolo della terza Loggia, l'ultimo piano del Palazzo Apostolico, già in questo grembo di bellezza sovrumana, carpentieri, restauratori e tecnici avevano segretamente cominciato a lavorare, con il rispettoso cinismo di un'istituzione che aveva metabolizzato ed esaltato come nessun'altra la propria Pasqua umana, il passaggio da un regno all'altro. Addetti, sovrintendenti e portavoce negavano, ma la Sistina si era preparata per tempo a celebrare quella forma di resurrezione che è la scelta di un nuovo Pontefice, dopo l'addio del predecessore.

Ma forse è soltanto quell'odore di vernice e legno, che introduce un elemento prosaico da ristrutturazione più che di misticismo sotto lo sguardo della Morte michelangiolesca incredula, a insinuare un sentimento di smarrimento e transitorietà. Il Dio di Abramo, le anime dei giusti, la disperazione degli iniqui o sbattere d'ali degli angeli per salvare o dannare sotto la volta sembrano più agitati, per questo secondo Conclave del Terzo Millennio.

Il gesto del Cristo che consegna le chiavi del Regno di Dio a Pietro nell'affresco
del Perugino sulla parete destra rispetto all'altare maggiore, il dipinto davanti al quale Giovanni Paolo II amava soffermarsi più a lungo, ma che il successore Benedetto ignorava, acquista un sapore diverso, ora che quelle chiavi sono state deposte non per volere della Provvidenza, ma per scelta di un uomo che ha lasciato la tiara per calzare un semplice baseball cap bianco.

Come sempre, la Sistina tenterà di ripetere fedelmente il proprio miracolo, di essere l'incubatrice per una rinascita, se non proprio una resurrezione ecclesiale dopo il Golgota autoinflitto degli ultimi mesi, che non spetta agli angeli sopra l'intonaco ma agli essere umani seduti nei loro troni disposti a ferro di cavallo salire.

I tre abiti candidi sono pronti, nelle tre taglie classiche, sperando che non sia uno dei cardinali più massicci, magari uno di quegli americanoni, a doverlo indossare, costringendo sarti e suorine a strappare il finissimo tessuto di lana per poi tenerlo assieme con spille da balia come si dovette fare per Angelo Roncalli. I cantici saranno quelli di sempre, il Veni Creator Spritus, l'intimazione dell'extra omnes, lo scattare dei chiavistelli, che la Chiesa del XIII secolo volle non per favorire la discesa dello Spirito Santo, che non deve attendere catenacci e scranni, ma per costringere i rappresentanti cardinales,
oggi divenuti cardinali più importanti del popolo di Roma a decidersi o a essere ridotti alla fame.

E se il rito, la clausura temporanea, il silenzio non sono più crudeli come nei tempi della cristianità brutale, e neppure la fame spaventa più le eminenza ora che possono tornare in quel residence di Sanctae Martae dove qualche cardinale non italiano già si lamenta della cucina troppo spartana, forse attendendosi le delizie romane, anche rispetto alla Sistina del 2005 esistono cose e prodigi e tentazioni che ai padri eccellentissimi erano sconosciuti.

Gabbie elettroniche circondano la nave mistica voluta da papa Sisto e intitolata alla Vergine Assunta, più arcigne dei vecchi catenacci. Ma nel 2005 i social network erano ancora neonati, come Facebook partita nel 2004 o Twitter, inesistente. Questo sarà il primo Conclave nell'età dei social network. Un gradino e una tentazione molto più rischiosi di quei pochi centrimetri della pedana da salire verso il cielo di una nuova Chiesa.

 

Vaticano d Vaticano a CONCLAVECARDINALI PER IL CONCLAVE LA CAPPELLA SISTINA jpegCAPPELLA SISTINA jpeg

Ultimi Dagoreport

ravello greta garbo humphrey bogart truman capote

DAGOREPORT: RAVELLO NIGHTS! LE TROMBATE ETERO DI GRETA GARBO, LE VACANZE LESBO DI VIRGINIA WOOLF, RICHARD WAGNER CHE S'INVENTA IL “PARSIFAL'', D.H. LAWRENCE CHE BUTTA GIU’ L'INCANDESCENTE “L’AMANTE DI LADY CHATTERLEY’’, I BAGORDI DI GORE VIDAL, JACKIE KENNEDY E GIANNI AGNELLI - UN DELIRIO ASSOLUTO CHE TOCCO’ IL CLIMAX NEL 1953 DURANTE LE RIPRESE DE “IL TESORO D’AFRICA” DI JOHN HUSTON, SCENEGGIATO DA TRUMAN CAPOTE, CON GINA LOLLOBRIGIDA E HUMPHREY BOGART (CHE IN UN CRASH D’AUTO PERSE I DENTI E VENNE DOPPIATO DA PETER SELLERS). SE ROBERT CAPA (SCORTATO DA INGRID BERGMAN) SCATTAVA LE FOTO SUL SET, A FARE CIAK CI PENSAVA STEPHEN SONDHEIM, FUTURO RE DI BROADWAY – L’EFFEMMINATO CAPOTE CHE SI RIVELÒ UN BULLDOG BATTENDO A BRACCIO DI FERRO IL “DURO” BOGART - HUSTON E BOGEY, SBRONZI DI GIORNO E UBRIACHI FRADICI LA NOTTE, SALVATI DAL CIUCCIO-TAXI DEL RISTORANTE ‘’CUMPÀ COSIMO’’ - QUANDO CAPOTE BECCÒ IL RE D’EGITTO FARUK CHE BALLAVA ALLE 6 DEL MATTINO L’HULA-HULA NELLA CAMERA DA LETTO DI BOGART… - VIDEO + FILM

marina pier silvio berlusconi giorgia meloni antonio tajani quirinale alfredo mantovano

DAGOREPORT - NON CI SARÀ ALCUNA ROTTURA TRA MARINA E PIER SILVIO: NONOSTANTE LA NETTA CONTRARIETÀ ALLA DISCESA IN POLITICA DEL FRATELLINO, SE DECIDESSE, UN GIORNO, DI PRENDERE LE REDINI DI FORZA ITALIA, LEI LO SOSTERRÀ. E L’INCONTRO CON LA CAVALIERA, SOLLECITATO DA UN ANTONIO TAJANI IN STATO DI CHOC PER LE LEGNATE RICEVUTE DA UN PIER SILVIO CARICATO A PALLETTONI, È SALTATO – LA MOLLA CHE FA VENIRE VOGLIA DI EMULARE LE GESTA DI PAPI E DI ‘’LICENZIARE’’ IL VERTICE DI FORZA ITALIA È SALTATA QUANDO IL PRINCIPE DEL BISCIONE HA SCOPERTO IL SEGRETO DI PULCINELLA: TAJANI SOGNA DI DIVENTARE PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NEL 2029, INTORTATO DA GIORGIA MELONI CHE HA PROMESSO I VOTI DI FRATELLI D’ITALIA. UN SOGNO DESTINATO A SVANIRE QUANDO L’EX MONARCHICO SI RITROVERÀ COME CANDIDATO AL QUIRINALE UN ALTRO NOME CHE CIRCOLA NEI PALAZZI DEL POTERE ROMANO, QUELLO DI ALFREDO MANTOVANO…

giorgia meloni alfredo mantovano francesco lollobrigida carlo nordio andrea giambruno

DAGOREPORT - NON SI PUO' DAVVERO MAI STARE TRANQUILLI: MANTOVANO, IL SAVONAROLA DI PALAZZO CHIGI – D'ACCORDO CON GIORGIA MELONI, PRESA LA BACCHETTA DEL FUSTIGATORE DI OGNI FONTE DI ''DISSOLUTEZZA'' E DI ''DEPRAVAZIONE'' SI È MESSO IN TESTA DI DETTARE L’ORTODOSSIA MORALE  NON SOLO NEL PARTITO E NEL GOVERNO, MA ANCHE SCONFINANDO NEL ''DEEP STATE''. E CHI SGARRA, FINISCE INCENERITO SUL "ROGO DELLE VANITÀ" - UN CODICE ETICO CHE NON POTEVA NON SCONTRARSI CON LA VIVACITÀ CAZZONA DI ALCUNI MELONIANI DI COMPLEMENTO: CI SAREBBE LO SGUARDO MORALIZZATORE DI MANTOVANO A FAR PRECIPITARE NEL CONO D’OMBRA PRIMA ANDREA GIAMBRUNO E POI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA – IL PIO SOTTOSEGRETARIO PERÒ NON DORME SONNI TRANQUILLI: A TURBARLI, IL CASO ALMASRI E IL TURBOLENTO RAPPORTO CON I MAGISTRATI, MARTELLATI A TUTTA CALLARA DA RIFORME E PROCURE ALLA FIAMMA...

pier silvio berlusconi silvia toffanin

L’IMPRESA PIÙ ARDUA DI PIER SILVIO BERLUSCONI: TRASFORMARE SILVIA TOFFANIN IN UNA STAR DA PRIMA SERATA - ARCHIVIATA LA FAVOLETTA DELLA COMPAGNA RESTIA ALLE GRANDI OCCASIONI, PIER DUDI HA AFFIDATO ALL'EX LETTERINA DELLE SUCCULENTI PRIME SERATE: OLTRE A “THIS IS ME”, CON FASCINO E MARIA DE FILIPPI A MUOVERE I FILI E SALVARE LA BARACCA, C'E' “VERISSIMO” CHE OCCUPERÀ TRE/QUATTRO PRIME SERATE NELLA PRIMAVERA 2026. IL PROGRAMMA SARÀ PRODOTTO DA RTI E VIDEONEWS CON L’OK DELLA FASCINO A USARE LO “STUDIO-SCATOLA" UTILIZZATA DA MAURIZIO COSTANZO NEL FORMAT “L’INTERVISTA” - COSA C'E' DIETRO ALLE MANOVRE DI PIER SILVIO: E' LA TOFFANIN A COLTIVARE L'AMBIZIONE DI DIVENTARE LA NUOVA DIVA DI CANALE 5 (CON I CONSIGLI DELLA REGINA DE FILIPPI) O È LA VOLONTÀ DEL COMPAGNO DI INCORONARLA A TUTTI I COSTI, COME UN MIX DI LILLI GRUBER E MARA VENIER? 

wang

DAGOREPORT - CICLONE WANG SUL FESTIVAL DI RAVELLO! - PERCHÉ NEGARLO? E' COME VEDERE GIORGIA MELONI COL FAZZOLETTO ROSSO AL COLLO E ISCRITTA ALL’ASSOCIAZIONE DEI PARTIGIANI - YUJA WANG, LA STELLA PIU' LUMINOSA DEL PIANISMO CLASSICO, ENTRA IN SCENA STRIZZATA IN UN VESTITINO DI PAILLETTES CHE SCOPRE LE COSCE FINO ALL'INGUINE, TACCHI “ASSASSINI” E LA SCHIENA NUDA FINO ALL’OSSO SACRO. MA NON STIAMO ASSISTENDO ALLE SCIOCCHEZZE DA DISCOTECA DI CERTE “ZOCCOLETTE” DEL POP IN PREDA A SFOGHI DI TETTE, SCARICHI DI SEDERONI, SCONCEZZE DA VESPASIANO; NO, SIAMO NEL MONDO AUSTERO E SEVERO DEI CONCERTI DI “CLASSICA”: RACHMANINOFF, PROKOFIEV, MOZART, CHOPIN, CAJKOVSKIJ. MA ALLA WANG BASTA UN MINUTO PER FAR “SUONARE” LE COSCE DESNUDE METTENDOLE AL SERVIZIO DELLE EMOZIONI E DELL’INTERPRETAZIONE MUSICALE, CONFERMANDO IN PIENO LE PAROLE DI LUDWIG VON BEETHOVEN: “LA MUSICA È LA MEDIATRICE TRA LA VITA SPIRITUALE E LA VITA SENSUALE” - VIDEO