1- LUPO SCARPARO NON MOLLA L’OSSO DEGLI AGNELLI: “PER QUELLO CHE LE HA DATO IL PAESE LA FIAT SI PUÒ ANCHE DEFINIRE UN'AZIENDA PUBBLICA. LA FAMIGLIA FIAT DOVREBBE METTERE LE MANI IN TASCA, EVITARE DI FARSI DARE DEI DIVIDENDI COME FANNO TUTTI GLI IMPRENDITORI SERI QUANDO LE LORO AZIENDE HANNO DEI PROBLEMI. E INVESTIRE QUELLO CHE SERVE NELL'AZIENDA. MA GLI AGNELLI NON SONO UNA FAMIGLIA NORMALE” 2- LA STOCCATA FINALE: “LA FAMIGLIA AGNELLI TORNI A FARE QUELLO CHE HA SEMPRE CHE HA SEMPRE SAPUTO FARE MEGLIO: SCIATE, VELEGGIATE, BELLE PASSEGGIATE A GOLF” 3- DIEGUITO CORRE IN SOCCORSO DELLO SMONTEZEMOLATO E UCCELLA PASSERA: “CI SONO MINISTRI TECNICI CHE PUNTANO A UN FUTURO NELLA POLITICA E NON FANNO NULLA DI QUELLO CHE SERVE PER MANTENERSI SIMPATIE A DESTRA, A SINISTRA, AL CENTRO” 4- MARPIONNE DEVE AVERE UNA COLLEZIONE DI FACCE DI BRONZO: BATTE CASSA! “MI IMPEGNO A NON ANDARE VIA MA CI VUOLE UN IMPEGNO DELL'ITALIA, NON POSSO FARLO DA SOLO”

DIEGO DELLA VALLE A "L'INFEDELE"
http://video.corriere.it/della-valle-fiat-metta-mani-tasca/3df994fc-0107-11e2-821a-b818e71d5e27

1- DELLA VALLE RINCARA LA DOSE: PER QUELLO CHE LE HA DATO IL PAESE LA FIAT SI PUÃ’ ANCHE DEFINIRE UN'AZIENDA PUBBLICA
http://www.ilsole24ore.com/

"Fiat è un'azienda privata ma per quello che le ha dato il paese «si può definire anche pubblica». Lo ha detto Diego Della Valle intervenuto a l'Infedele parlando della decisione della Fiat di ritenere superato il piano Fabbrica Italia. «Il fatto che si tenti per far passare per fatto normale che un impegno importante preso con il paese, con gli italiani e soprattutto con i lavoratori, sia diventato un pourparler e si potrà ridiscutere quando ce ne sarà il tempo, questo è un comportamento che non è condivisibile da imprenditori seri, in un momento così complicato, in un momento in cui il rapporto del mondo del lavoro deve essere di tutt'altra natura».

Per Della Valle serve invece ora un patto tra lavoratori e imprenditori «che chiarisca che faremo tutto il possibile per venir fuori da una situazione complicata». La Fiat per Della Valle è «un'azienda che oggi tutti definiscono privata ma che molti di noi possono definire in parte anche pubblica per tutto quello che il paese ha dato a questa famiglia, e oggi si dimentica, al di là della crisi che è vero che c'è, che ci sono cosa da fare per il paese che non sono solo legate al bilancio dell'azienda o a quello che conviene di più ai loro azionisti».

L'INVITO
«La Famiglia Fiat dovrebbe mettere le mani in tasca, evitare di farsi dare dei dividendi come fanno tutti gli imprenditori seri quando le loro aziende hanno dei problemi. E investire quello che serve nell'azienda», dice Della Valle. «Non è una famiglia normale». Gli azionisti di Fiat «dal governo italiano, dai cittadini e dagli stessi lavoratori che ora rischiano il posto di lavoro hanno avuto un gradissimo aiuto negli ultimi decenni, hanno preso molto, hanno fatto in modo che la politica gli desse quello che volevano. Hanno degli obblighi nei confronti del Paese ed il dovere verso i lavoratori di fare tutto il possibile per la gente che lavora nelle loro aziende».

LA STOCCATA FINALE
In sede di saluti ancora parole dure dell'imprenditore Diego Della Valle contro gli azionisti di Fiat. «La Famiglia Agnelli torni a fare quello che ha sempre che ha sempre saputo fare meglio: sciate, veleggiate, belle passeggiate a golf. E lasci i problemi dell'Italia alle persone serie», ironizza il presidente di Tod's.

«LA SUDDITANZA PSICOLOGICA»
«La cosa che ha fatto scalpore non è il fatto che io abbia scritto una lettera, ma è che qualcuno abbia criticato la Fiat. Forse finalmente stiamo dando un peso e una misura a Fiat e alla famiglia Agnelli e uscendo da una sudditanza psicologica verso l'una e gli altri». Uscendo da tale sudditanza, secondo Della Valle, «anche il governo convocherà Fiat come tutte le altre imprese, molta gente nei media comincerà a scrivere liberamente e rimuovere questo macigno è un grande servizio al Paese».

SUI MINISTRI TECNICI
Ci sono ministri tecnici che comunque puntano a un futuro nella politica e «non fanno nulla di quello che serve per mantenersi simpatie a destra, a sinistra, al centro». A Lerner che gli chiedeva se il riferimento fosse al ministro Corrado Passera, Della Valle ha risposto: «Nomi non ne faccio, credo che ce ne sia più di uno».

INFEDELE: DELLA VALLE, IO E MONTEZEMOLO RAGIONIAMO OGNUNO CON LA PROPRIA TESTA E NON E' SICURO CHE LA PENSIAMO DIVERSAMENTE
"Io e Montezemolo siamo compagni e non compari, la nostra amicizia è un'amicizia d'acciaio e il fatto che la pensiamo diversamente vuol dire che ragioniamo ognuno con la propria testa, poi non è sicuro che la pensiamo diversamente."

INFEDELE: DELLA VALLE SU YAKI ELKANN - E' UN RAGAZZO E NON HA L'ESPERIENZA NECESSARIA, PURTROPPO IN QUELLA FAMIGLIA C'E' LUI.
"Io faccio fatica a parlare di Yaki perchè lo conosco da bambino e non c'è bisogno che polemizzi con lui." dice Diego Della Valle di Yaki Elkann parlando del piano Fiat all'Infedele in onda questa sera su La7 "Credo sia un ragazzo giovanissimo che ricopre un ruolo per cui non ha l'esperienza che lo porta a fare anche molti errori. Però mettermi a discutere con un ragazzo che potrebbe essere mio figlio, mi costa fatica, me lo eviterei. Purtroppo oggi in quella famiglia c'è lui e bisogna parlare con lui, avrei preferito parlare magari con i suoi parenti, mi sarei sfogato di più."

2- MARCHIONNE BATTE ANCORA CASSA: «MI IMPEGNO A NON ANDARE VIA MA CI VUOLE UN IMPEGNO DELL'ITALIA, MA NON POSSO FARLO DA SOLO"
http://www.ilsole24ore.com/

La Fiat non vuole lasciare l'Italia. «In questa situazione drammatica, io non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via»: «non mollo. Mi impegno, ma non posso farlo da solo. Ci vuole un impegno dell'Italia».

Così l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, in un'intervista a Repubblica. «Non sono l'uomo nero», ma «l'Italia dell'auto è precipitata in un buco di mercato senza precedenti», «abbiamo perso di colpo quarant'anni» e qualcuno «vorrebbe che la Fiat si comportasse tranquillamente come prima? O è un'imbecillità pensare a questo, o è una prepotenza, fuori dalla logica».

Marchionne replica anche agli attacchi del patron della Tods', Diego Della Valle. «Tutti parlano a cento all'ora, perché la Fiat è un bersaglio grosso, più delle scarpe di alta qualità e alto prezzo che compravo anch'io fino a qualche tempo fa: adesso non più. Ci sarebbe da domandarsi chi ha dato la cattedra a molti maestri d'automobile improvvisati. Ma significherebbe starnazzare nel pollaio più provinciale che c'è.

Fintanto che attaccano, nessun problema. Ma lascino stare la Fiat». L'amministratore delegato del Lingotto risponde anche alle critiche di Cesare Romiti: «Il mondo Fiat che abbiamo creato noi non è più» il suo. «E anche la parola cosmopolita non è una bestemmia».

Il numero uno di Fiat si dice disponibile a incontrare il governo, ma mette i puntini sulle i: «E poi? Sopravvivere alla tempesta con l'aiuto di quella parte dell'azienda che va bene in America del Nord e del Sud, per sostenere l'Italia, mi pare sia un discorso strategico». «Fiat - osserva Marchionne - sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa, e sta reggendo sui successi all'estero. Sono le due uniche cose che contano. Se vogliamo confrontarci dobbiamo partire da qui: non si scappa».

Il progetto fabbrica Italia era basato «su cento cose, la metà non ci sono più. Io allora puntavo su un mercato che reggeva, ed è crollato, su una riforma del mercato del lavoro, e ho più di 70 cause della Fiom. Tutto è cambiato. E io non sono capace di far finta di niente. Anche perché puoi nasconderli ma i nodi prima o poi vengono al pettine. Ecco siamo in quel momento. Io indico i nodi: parliamone».

Chi «se la sentirebbe di investire in un mercato tramortito dalla crisi, se avesse la certezza non soltanto di non guadagnare un euro - aggiunge Marchionne - ma addirittura di non recuperare i soldi investiti? Con nuovi modelli lanciati oggi spareremmo nell'acqua: un bel risultato».

E spiega: «se io avessi lanciato adesso dei nuovi modelli avrebbero fatto la stessa fine della nuova Panda di Pomigliano: la miglior Panda nella storia, 800 milioni di investimento, e il mercato non la prende, perché il mercato non c'è». Le prospettive per le vendite - afferma Marchionne - non sono buone: «Non vedo niente», nessun cambio di mercato «fino al 2014. Per questo investire nel 2012 sarebbe micidiale».

 

 

DELLA VALLE E MONTEZEMOLO Montezemolo e Della Valle su una sola poltrona Luca Cordero Di Montezemolo e Diego Della Valle - Copyright PizziJOHN ELKANN E SERGIO MARCHIONNE jpegmarCHIONNE E ELKANN big Marchionne John Elkann e Luca Cordero di Montezemolo i fratelli della Valle e Lapo Elkann DELLA VALLE ELKANN John Elkann con MArchionne della-valle-marchionneALCUNI DEI SOCI DEL GRUPPO NTV - TRA I QUALI DELLA VALLE, PASSERA, MONTEZEMOLOCorrado Passera, Giovanna Salza, Luca Montezemolo

Ultimi Dagoreport

donald trump vladimir putin giorgia meloni

DAGOREPORT - IL VERTICE DELLA CASA BIANCA È STATO IL PIÙ  SURREALE E “MALATO” DELLA STORIA POLITICA INTERNAZIONALE, CON I LEADER EUROPEI E ZELENSKY IN GINOCCHIO DA TRUMP PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L’UCRAINA – LA REGIA TRUMPIANA: MELONI ALLA SINISTRA DEL "PADRINO", NEL RUOLO DI “PON-PON GIRL”, E MACRON, NEMICO NUMERO UNO, A DESTRA. MERZ, STARMER E URSULA, SBATTUTI AI MARGINI – IL COLMO?QUANDO TRUMP È SCOMPARSO PER 40-MINUTI-40 PER “AGGIORNARE” PUTIN ED È TORNATO RIMANGIANDOSI IL CESSATE IL FUOCO (MEJO LA TRATTATIVA PER LA PACE, COSÌ I RUSSI CONTINUANO A BOMBARDARE E AVANZARE) – QUANDO MERZ HA PROVATO A INSISTERE SULLA TREGUA, CI HA PENSATO LA TRUMPISTA DELLA GARBATELLA A “COMMENTARE” CON OCCHI SPACCANTI E ROTEANTI: MA COME SI PERMETTE ST'IMBECILLE DI CONTRADDIRE "THE GREAT DONALD"? - CILIEGINA SULLA TORTA MARCIA DELLA CASA BIANCA: È STATA PROPRIO LA TRUMPETTA, CHE SE NE FOTTE DELLE REGOLE DEMOCRATICHE, A SUGGERIRE ALL'IDIOTA IN CHIEF DI EVITARE LE DOMANDE DEI GIORNALISTI... - VIDEO

francesco milleri gaetano caltagrino christine lagarde alberto nagel mediobanca

TRA FRANCO E FRANCO(FORTE), C'E' DI MEZZO MPS - SECONDO "LA STAMPA", SULLE AMBIZIONI DI CALTAGIRONE E MILLERI DI CONTROLLARE BANCHE E ASSICURAZIONI PESA L’INCOGNITA DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA - CERTO, PUR AVENDO IL 30% DI MEDIOBANCA, I DUE IMPRENDITORI NON POSSONO DECIDERE LA GOVERNANCE PERCHÉ NON HANNO REQUISITI DETTATI DALLA BCE (UNO FA OCCHIALI, L'ALTRO CEMENTO) - "LA STAMPA"  DIMENTICA, AHINOI!, LA PRESENZA DELLA BANCA SENESE, CHE I REQUISITI BCE LI HA TUTTI (E IL CEO DI MPS, LOVAGLIO, E' NELLE MANI DELLA COMPAGNIA CALTA-MELONI) - COSA SUCCEDERÀ IN CASO DI CONQUISTA DI MEDIOBANCA E DI GENERALI? LOR SIGNORI INDICHERANNO A LOVAGLIO DI NOMINARE SUBITO IL SOSTITUTO DI NAGEL (FABRIZIO PALERMO?), MENTRE TERRANNO DONNET FINO ALL'ASSEMBLEA DI GENERALI...

donald trump grandi della terra differenza mandati

FLASH! - FA MALE AMMETTERLO, MA HA VINTO DONALD TRUMP: NEL 2018, AL G7 IN CANADA, IL TYCOON FU FOTOGRAFATO SEDUTO, COME UNO SCOLARO CIUCCIO, MENTRE VENIVA REDARGUITO DALLA MAESTRINA ANGELA MERKEL E DAGLI ALTRI LEADER DEL G7. IERI, A WASHINGTON, ERA LUI A DOMINARE LA SCENA, SEDUTO COME DON VITO CORLEONE ALLA CASA BIANCA. I CAPI DI STATO E DI GOVERNO EUROPEI, ACCORSI A BACIARGLI LA PANTOFOLA PER CONVINCERLO A NON ABBANDONARE L'UCRAINA, NON HANNO MAI OSATO CONTRADDIRLO, E GLI HANNO LECCATO VERGOGNOSAMENTE IL CULO, RIEMPIENDOLO DI LODI E SALAMELECCHI...

pietrangelo buttafuoco alessandro giuli beatrice venezi

DAGOREPORT – PIÙ CHE DELL’EGEMONIA CULTURALE DELLA SINISTRA, GIULI E CAMERATI DOVREBBERO PARLARCI DELLA SEMPLICE E PERENNE EGEMONIA DELL’AMICHETTISMO E DELLA BUROCRAZIA – PIAZZATI I FEDELISSIMI E GLI AMICHETTISSIMI (LA PROSSIMA SARÀ LA DIRETTRICE DEL LATO B VENEZI, CHE VOCI INSISTENTI DANNO IN ARRIVO ALLA FENICE), LA DESTRA MELONIANA NON È RIUSCITA A INTACCARE NÉ LO STRAPOTERE BARONALE DELLE UNIVERSITÀ NÉ LE NOMINE DIRIGENZIALI DEL MIC. E I GIORNALI NON NE PARLANO PERCHÉ VA BENE SIA ALLA DESTRA (CHE NON SA CERCARE I MERITEVOLI) CHE ALLA SINISTRA (I BUROCRATI SONO PER LO PIÙ SUOI)

donald trump giorgia meloni zelensky macron tusk starmer

DAGOREPORT - DOVE DIAVOLO È FINITO L’ATTEGGIAMENTO CRITICO FINO AL DISPREZZO DI GIORGIA MELONI SULLA ‘’COALIZIONE DEI VOLENTEROSI”? - OGGI LA RITROVIAMO VISPA E QUERULA POSIZIONATA SULL'ASSE FRANCO-TEDESCO-BRITANNICO, SEMPRE PRECISANDO DI “CONTINUARE A LAVORARE AL FIANCO DEGLI USA” - CHE IL CAMALEONTISMO SIA UNA MALATTIA INFANTILE DEL MELONISMO SONO PIENE LE CRONACHE: IERI ANDAVA DA BIDEN E FACEVA L’ANTI TRUMP, POI VOLA DA MACRON E FA L’ANTI LE PEN, ARRIVA A BRUXELLES E FA L’ANTI ORBÁN, INCONTRA CON MERZ E FA L’ANTI AFD, VA A TUNISI E FA L’ANTI SALVINI. UNA, NESSUNA, CENTOMILA - A MANTENERE OGNI GIORNO IL VOLUME ALTO DELLA GRANCASSA DELLA “NARRAZIONE MULTI-TASKING” DELLA STATISTA DELLA GARBATELLA, OLTRE AI FOGLI DI DESTRA, CORRONO IN SOCCORSO LE PAGINE DI POLITICA INTERNA DEL “CORRIERE DELLA SERA”: ‘’PARE CHE IERI MACRON SI SIA INALBERATO DI FRONTE ALL’IPOTESI DI UN SUMMIT A ROMA, PROPONENDO SEMMAI GINEVRA. MELONI CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO” - SÌ, C’È SCRITTO PROPRIO COSÌ: “CON UNA BATTUTA LO AVREBBE CALMATO”, MANCO AVESSE DAVANTI UN LOLLOBRIGIDA QUALSIASI ANZICHÉ IL PRESIDENTE DELL’UNICA POTENZA NUCLEARE EUROPEA E MEMBRO PERMANENTE DEL CONSIGLIO DI SICUREZZA DELL'ONU (CINA, FRANCIA, RUSSIA, REGNO UNITO E USA) - RIUSCIRÀ STASERA L’EROINA DAI MILLE VOLTI A COMPIERE IL MIRACOLO DELLA ‘’SIRINGA PIENA E MOGLIE DROGATA’’, FACENDO FELICI TRUMP E MACRON?