SCIOLTA CIVICA, UNIONE CINICA - CASINI E MAURO SPERANO DI CIUCCIARE I VOTI DEL BANANA SENZA PRENDERNE IL FANGO

Amedeo La Mattina per "La Stampa"

La rottura di Scelta civica, con le dimissioni dell'ex premier Mario Monti, apre il nuovo cantiere del centrodestra. Qualcuno nel Pdl ricorda la grande coalizione sul modello della Casa delle libertà che vinse le politiche del 2001. Un paragone forse azzardato. Intanto perché allora il sole attorno al quale giravano tutti gli altri pianeti politici era Berlusconi. Adesso il Cavaliere non ha più tutta quella luce ed energia, tuttavia ha una rendita elettorale che non può essere trascurata e senza la quale in questa parte del campo nessuno può uscire vincente dalle urne. Ecco perché Alfano dice di non essere interessato ai «centrini», a operazioni dal fiato corto, come ha dimostrato essere Scelta civica.

Casini e Mauro hanno imparato la lezione e veleggiano insieme non verso il Pdl ma in direzione di un porto che si chiama Partito Popolare europeo. Messe da parte le velleità neocentriste, il leader dell'Udc e il ministro della Difesa sanno che non possono sbianchettare Berlusconi: devono averlo dalla loro parte. Non più come il sole della galassia Popolare e nemmeno come candidato premier. Del resto l'ex premier non potrà più candidarsi quando diventerà esecutiva l'interdizione dai pubblici uffici. La Corte d'appello di Milano presto dovrà ridurre gli anni di interdizione in seguito alla decisione della Cassazione.

A quel punto la decadenza di Berlusconi da senatore sarà un atto dovuto per Palazzo Madama. Non si parlerà più di voto palese o segreto in aula, la giunta che ha lavorato in questi mesi tra polemiche infuocate dovrà fermare i suoi lavori. Lavori che intanto sono stati rinviati di alcune settimane. Non a caso. A quel punto il Cavaliere non potrà più accusare il Pd e dire che non si può stare nella stessa maggioranza con i pugnalatori.

Il piano per tenere in piedi il governo Letta e neutralizzare i falchi del Pdl e del Pd è composto anche da questo fondamentale passaggio. Se poi Berlusconi non si darà pace, allora sarà rottura nel Pdl, proprio come stava per accadere il 2 ottobre sul voto di fiducia. È vero che tra i protagonisti del nuovo centrodestra versione Ppe si nutrono ancora dubbi sulla determinazione di Alfano. Ma come dice il ministro D'alia, Udc, «Angelino non può rimanere in mezzo al guado dopo quello che ha fatto il 2 ottobre al Senato». «Rimane il fatto - osserva il senatore Paolo Naccarato - che Letta una maggioranza ce l'ha comunque a Palazzo Madama, con o senza Berlusconi. È il punto di forza di Alfano».

Alfano però non vuole imbarcarsi in operazioni minoritarie. E non vuole perdere per strada il Cavaliere o, peggio, averlo contro. Vuole convincerlo che ricostruire una sorta di nuova Casa delle libertà con Casini e Mauro è l'unica strada per vincere le prossime elezioni. Quando ci saranno. La condizione è governare almeno fino al 2015. Le sue parole di ieri poi hanno tagliato le unghie a lealisti e falchi del Pdl.

«Grazie al lavoro di Berlusconi stiamo costruendo un grande centrodestra, che sarà in grado di vincere contro le sinistre. Insieme al presidente Berlusconi lavoriamo per rafforzare il bipolarismo. Non siamo per formare nessun centrino, ma un grande centrodestra innovando in Italia e in Europa. Abbiamo un progetto e una bussola: costruire un grande centrodestra, da opporre alla sinistra, e vincere le elezioni». In questo percorso ci sono molte cose non dette.

Ad esempio Mauro e Casini sono convinti che le larghe intese non finiranno in questa legislatura. E che quindi il bipolarismo di stampo popolare e socialista dovrà avere ancora delle eccezioni. Ma questo è lo scenario futuro. Adesso si converge tutti verso una direzione e il primo banco di prova del nuovo centrodestra saranno le elezioni europee. Lista unica o liste separate ma sotto l'ombrello del Ppe?

 

 

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