LE SCOPE DI MARONI SONO ELETTRICHE - LE RICHIESTE DI PULIZIA DI BOBO SI ACCENDONO PER I NEMICI BOSSIANI E SI SPENGONO PER GLI AMICI (VEDI IL LEGHISTA PINI INDAGATO) - L’EX LEGHISTA MONCALVO SMONTA L’ASCESA MARONIANA, ELENCA TUTTE LE POTENZIALI MINE (DA FINMECCANICA A PONZELLINI) E RIVELA CHE LA SPLENDIDA VOTINO, SUA PORTAVOCE, PRENDE 300MILA L’ANNO DAL MILAN PER IL MARGINALE INCARICO DI “RESPONSABILE RELAZIONI ISTITUZIONALI CON I PREFETTI”…

1- LE SCOPE DI MARONI SONO ELETTRICHE
DAGOREPORT - Le scope di Roberto Maroni sono elettriche: a volte si accedono (per i nemici), altre si spengono (per gli amichetti). Come si spiega per esempio il silenzio totale del prossimo capo padano sul deputato Gianluca Pini, il suo fedelissimo leghista alla romagnola, indagato dalla Procura di Forlì per millantato credito? Quelli che non stanno bene a Maroni si devono dimettere al minimo vagito di procura, gli amici invece, anche se indagati, possono starsene dove vogliono?

Sempre che poi non si confermino certi venticelli che spirano dal golfo di Napoli (zona Procura) e che riguardano l'affare Finmeccanica. E già che c'è, il Barbaro Sognante potrebbe dirci se è vero quel che scrive l'ex leghista Gigi Moncalvo? Cioè che la sua bella portavoce Isabella Votino prenderebbe, al Milan di Silvio Berlusconi, 300mila euro all'anno per il marginale incarico di "Responsabile relazioni istituzionali con i prefetti" (oltre ai soldi dalla Camera come assistente particolare di Bobo)?

2- DAL CERCHIO MAGICO AL CENTRO DI POTERE DI MARONI
Gigi Moncalvo per http://www.globalist.it/Detail_News_Display?ID=22377&typeb=0&Dal-cerchio-magico-al-centro-di-potere-di-Maroni


Non è così in discesa come sembra il cammino di Roberto Maroni verso la segreteria della Lega Nord e la defenestrazione di Umberto Bossi. Dopo la vittoria nei congressi di Lombardia (403 voti a Matteo Salvini, 129 a Cesarino Monti) e Veneto (236 voti a Flavio Tosi, 178 a Massimo Bitonci) certo il carro del vincitore, da qui a fine giugno momento della conta finale, verrà ancor più preso d'assalto, come lo è stato in gran parte di queste ultime settimane. Molti, prima di schierarsi, aspettavano di vedere se per caso i bossiani fossero in grado di un colpo di reni, ma l'assenza di reazioni e l'entità della sconfitta ha convinto anche i più pavidi a uscire allo scoperto e a rinnegare "il Capo", proprio colui al quale dovevano ogni loro fortuna, politica e non.

Anche perché Bossi non si fa più vedere in giro, a parte le serate al bar di Laveno - nuovo luogo-simbolo del cosiddetto think thank leghista -, e non si è certo dannato l'anima per fronteggiare l'ascesa di Salvini e Tosi, mettendo contro di loro un sindaco malato di cancro, Cesarino Monti in Lombardia, e salvandosi in Veneto grazie al senatore Bitonci, che ha avuto una sola settimana per fare campagna elettorale. I bossiani, o lealisti come si chiamano tra loro, hanno grosse colpe per avere a lungo nicchiato prima di scegliere e schierare i loro candidati-kamikaze.

Tralasciando ogni strumento mediatico, come invece sa fare e bene Maroni attraverso la sua "portavoce" Isabella Votino, non a caso dipendente della Lega a Roma e dirigente dell'ufficio-stampa del Milan, per le "relazioni istituzionali con i prefetti", qualifica mai vista nel mondo delle società di calcio. Ci sono dubbi sul fatto che Berlusconi abbia dato il suo personale ok a questa assunzione da 300 mila euro all'anno? E, di converso, ci sono dubbi sul fatto che il Cavaliere si fidi di Maroni e non lo consideri un nemico?

I problemi interni di Maroni, a questo punto sono tre: come raggiungere la sicurezza che Bossi non gli darà più fastidio ("Non andrò in pensione", ha annunciato), magari candidandosi all'ultimo minuto; come e se acquietare gli ex colonnelli che si sentono in pericolo; fino a che punto colpire i numerosi impuniti del "cerchio magico" ma soprattutto la moltitudine di coloro che hanno da anni una sola missione: il mantenimento della poltrona.

La Lega 2.0 prima di nascere, se mai nascerà, deve superare questi ostacoli. Ma soprattutto dovrà, propedeuticamente, fare anche chiarezza sul proprio progetto politico e su come intende perseguirlo. Osserva Gianluca Marchi, ex direttore de "la Padania" messo in disparte perché colpevole di saper leggere e scrivere (infatti non si è laureato a Tirana): "Continuare a ripetere che si torna alla Lega delle origini, senza passare attraverso una seria autocritica degli errori compiuti e delle scelte sbagliate assunte da molti anni a questa parte, finirebbe per rendere sterile se non inutile il rinnovamento della classe dirigente, che è solo un primo tassello della non facile attraversata del deserto che attende Maroni.

Senza dimenticare che chiarezza totale andrebbe fatta anche sulle responsabilità di chi ha gestito la Lega come "cosa sua", insultando e prendendo per i fondelli le migliaia di militanti che negli anni hanno lavorato disinteressatamente. E infine andrebbe anche affrontata e rimossa la cattiva etichetta che vuole la Lega essersi trasformata in un postificio per caregari".

La chiarificazione sulla nuova linea politica non è cosa da poco, visto che nei congressi si sono regolati i conti ma, a parte le consuete parole d'ordine (secessione, no a Monti, basta tasse), nessuno ha preso impegni ad esempio sul futuro dell'alleanza o meno coi miseri resti della PdL. Così come nemmeno si è trovato qualcuno disposto ad assumersi le responsabilità del fallimento dell'esperienza governativa, un tema su cui Maroni preferisce svicolare visto che ha parecchio da farsi perdonare, è sempre stato tra i più fedeli a Berlusconi e sicuramente "non poteva non sapere".

Maroni a questo punto deve mostrare di non essere, come invece è sempre stato, un leghista-"democristiano". Non a caso il suo repertorio è da scudo crociato, proprio come promette di essere il prossimo congresso che lo incoronerà: appello all'unità e contemporanee coltellate alla schiena, scopa in mano ma solo contro i "nemici", decisioni vere e concrete che tardano a venire, difficoltà di "far fuori" tutti quei leghisti di sottogoverno saldamente ancorati ai loro benefit, difficoltà di avere in futuro posti di potere da distribuire agli amici. Anche a Maroni è sempre mancato il "quid". E infatti non ha ancora annunciato la sua candidatura ufficiale alla segreteria, aspetta quel che farà Bossi ma soprattutto, e demo cristianamente, vorrebbe firmare un accordo con lui per non avere sorprese.

Bossi invece ha smesso da un pezzo di fidarsi. Ha una sola preoccupazione: il futuro suo e dei suoi figli, dal punto di vista economico, soprattutto. E questo è un po' un mistero visto il Senatur ha molte legislature alle spalle, due giri al parlamento Europeo e quindi non dovrebbe avere problemi in quanto a liquidazioni e pensioni. Teme il repulisti, e finora ha visto che si è trattato di un "repulisti" solo di facciata. Qualche esempio. Che cosa aspetta la Lega a chiedere conto all'onorevole Giorgetti, presidente della commissione bilancio della Camera, dei suoi legami (non certo solo parentali) con Massimo Ponzellini, l'ex presidente della Bpm arrestato nei giorni scorsi?

Quanto c'entrava, se c'entrava, l'appoggio per l'ascesa di Ponzellini? La Lega sapeva che i soldi della banca, considerata del Carroccio, sono finiti anche nella società di slot-machines di Francesco Corallo, l'amico di Amedeo Laboccetta, ex fedelissimo di Fini? Tutti quei milioni di finanziamento concessi a una società straniera di gioco d'azzardo non potevano essere più proficuamente destinati alle piccole imprese della Padania? Altro che scandalo della CrediEuronord, la banca della Lega, i cui 2.500 truffati certo andranno a farsi sentire, non è escluso anche coi forconi, all'imminente congresso federale.

E, a proposito di pulizie immediate, che cosa aspetta la Lega a espellere senza indugio il capogruppo del consiglio comunale di Udine che "piange il nostro sacro fiume Po inquinato con sangue indiano" per commentare la morte di una giovane indiana incinta uccisa dal marito operaio e gettata nel fiume? E quali decisioni sono state prese contro quel segretario di sezione del Bresciano che aveva sostanzialmente applaudito al terremoto in Emilia considerandolo come il distacco della Padania dal resto dell'Italia?

A parte queste "minuzie", si ha la sensazione che si punti più all'effetto mediatico nei confronti dell'esterno piuttosto che alla sostanza dei fatti. Non a caso, un esperto come Salvini - che spazia da decine di programmi tv alle feste leghiste - ha scelto come vicesegretari due under 40: Cristian Invernizzi e Stefano Borghesi, un nome quest'ultimo pieno di simbologie. Classe 1977, laureato in Economia e Commercio, per anni segretario del partito a Brescia doveva essere il candidato capolista al consiglio regionale, al posto del "Trota".

Ma ora, lontano dalle telecamere, dovrà risolvere un bel problema: come rispondere alle sollecitazioni del Pd, che ha presentato una mozione di sfiducia nei confronti di Roberto Formigoni, e chiede anche le firme della "Nuova Lega"? Quali risposte politiche dare su una Giunta regionale e un Governatore come Formigoni che scricchiola da tutte le parti? Far cadere il Celeste, e i tutti i suoi Filistei, oppure tenerli in piedi contro il volere della base leghista in tumulto?

E i Calderoli, Castelli, Giorgetti, Reguzzoni, Speroni, Brigandì, Borghezio, i tipi come Cota (che però si sposta sempre un minuto prima.), che cosa hanno in animo di fare consapevoli come sono che per loro non c'è più spazio visto che i maroniani stanno creando un centro di potere unico, che in sostanza sta già sostituendo quanto si era creato intorno al cerchio magico/malefico?

Calderoli sente l'aria che tira e infatti al congresso lombardo ha vaticinato: «E' intollerabile (e mi riferisco non solo a noi ma soprattutto alla casa veneta) che si sia arrivati al punto del con me o contro di me, facendo intendere che dopo il Congresso faremo i conti». E ancora: "E' in atto un attacco totale contro di noi. Ho visto fare fuori due o tre persone, e non dico che qualcuno se ne è rallegrato ma sicuramente non si è dispiaciuto. E ne stanno mettendo nel mirino altri fra cui il sottoscritto. Vedo già gli sciacalli che iniziano a girare intorno».

La "Lega dell'odio", dunque, contro la "Lega dell'amore"?

 

jpar10 gigi moncalvoFLAVIO TOSI MATTEO SALVINI ROBERTO MARONIROBERTO MARONI CON LA SCOPA PADANA ROBERTO MARONI ISABELLA VOTINO UMBERTO BOSSI E ROSY MAURO GIANLUCA PINICALDEROLI E GIANCARLO GIORGETTIMASSIMO PONZELLINILABOCCETTA jpegIL CELESTE FORMIGONI CON CELESTE MOCASSINOMARCO REGUZZONI BOSSI BORGHEZIO

Ultimi Dagoreport

leonardo maria del vecchio - gabriele benedetto - andrea riffeser monti - marco talarico - luigi giacomo mascellaro

DAGOREPORT - ELKANN NON FA IN TEMPO A USCIRE DALLA SCENA CHE, ZAC!, ENTRA DEL VECCHIO JR: DAVVERO, NON SI PUÒ MAI STARE TRANQUILLI IN QUESTO DISGRAZIATO PAESE - GIÀ L’ACQUISIZIONE DEL 30% DE ‘’IL GIORNALE’’ DA PARTE DEL VIVACISSIMO LEONARDINO DEL VECCHIO, ANTICIPATA IERI DA DAGOSPIA, HA SUSCITATO “OH” DI SORPRESA. BUM! BUM! STAMATTINA SONO SALTATI I BULBI OCULARI DELLA FINANZA E DELLA POLITICA ALL’ANNUNCIO DELL'EREDE DELL VECCHIO DI VOLER ACQUISIRE IL TERZO POLO ITALIANO DELL’INFORMAZIONE, IN MANO ALLA FAMIGLIA RIFFESER MONTI: “LA NAZIONE” (FIRENZE), “IL RESTO DEL CARLINO” (BOLOGNA) E “IL GIORNO” (MILANO) - IN POCHI ANNI DI ATTIVITÀ, LMDV DI DEL VECCHIO HA INVESTITO OLTRE 250 MILIONI IN PIÙ DI 40 OPERAZIONI, SOSTENUTE DA UN FINANZIAMENTO DI 350 MILIONI DA INDOSUEZ (GRUPPO CRÉDIT AGRICOLE) - LA LINEA POLITICA CHE FRULLA NELLA TESTA TRICOLOGICAMENTE FOLTA DELL'INDIAVOLATO LMDV, A QUANTO PARE, NON ESISTE - DEL RESTO, TRA I NUOVI IMPRENDITORI SI ASSISTE A UN RITORNO AD ALTO POTENZIALE ALLO "SPIRITO ANIMALE DEL CAPITALISMO", DOVE IL BUSINESS, ANCHE IL PIU' IRRAZIONALE, OCCUPA IL PRIMO POSTO E LA POLITICA E' SOLO UN DINOSAURO DI BUROCRAZIA…

roberto occhiuto corrente sandokan antonio tajani pier silvio e marina berlusconi 2025occhiuto roscioli

CAFONAL! FORZA ITALIA ''IN LIBERTÀ'' - DALLA CALABRIA, PASSANDO PER ARCORE, ARRIVA LO SFRATTO DEFINITIVO A TAJANI DA ROBERTO OCCHIUTO: “SONO PRONTO A GUIDARE IL PARTITO FONDATO DA SILVIO BERLUSCONI’’ - PARLA IL GOVERNATORE DELLA CALABRIA E, A PARTE L'ACCENTO CALABRO-LESO, SEMBRA DI SENTIRE MARINA & PIER SILVIO: “BASTA GALLEGGIARE INTORNO ALL'8%. MELONI NON È SUFFICIENTE AL CENTRODESTRA. BISOGNA RAFFORZARE L'ALA LIBERALE DELLA COALIZIONE" - A FAR TRABOCCARE LA PAZIENZA DELLA FAMIGLIA BERLUSCONI È STATA LA PROSPETTIVA DI UN CONGRESSO NAZIONALE CHE AVREBBE DATO A TAJANI, GASPARRI E BARELLI IL POTERE DI COMPORRE LE LISTE PER LE POLITICHE NEL 2027. A SPAZZARE VIA LE VELLEITÀ DEI TAJANEI, È ARRIVATA DA MILANO LA MINACCIA DI TOGLIERE DAL SIMBOLO DEL PARTITO IL NOME "BERLUSCONI", CHE VALE OLTRE LA METÀ DELL'8% DI FORZA ITALIA - DA LOTITO A RONZULLI, DALL’EX MELONIANO MANLIO MESSINA A NICOLA PORRO: NELLA NUTRITA TRUPPA CHE SI È PRESENTATA AL CONVEGNO DI OCCHIUTO, SPICCAVA FABIO ROSCIOLI, TESORIERE DI FORZA ITALIA ED EMISSARIO (E LEGALE PERSONALE) DI MARINA E PIER SILVIO...

amadeus programmi sul nove like a star chissa chi e la corrida tha cage sukuzi music party

DAGOREPORT: AMADEUS TORNA IN RAI - IL RITORNO A VIALE MAZZINI POTREBBE MATERIALIZZARSI GRAZIE ALLO ZAMPONE DI FIORELLO, CHE NON VEDE L'ORA DI RITROVARE LA SUA "SPALLA" - CON "AMA" AL SUO FIANCO, L'EX ANIMATORE DEI VILLAGGI TURISTICI POTREBBE RINGALLUZZIRSI AL PUNTO DA AFFIANCARLO AL FESTIVALONE DI SANREMO 2027 - L'USCITA DI AMADEUS NON SAREBBE OSTACOLATA DA "NOVE" DI DISCOVERY, ANZI: I DIRIGENTI DELL’EMITTENTE AMERICANA NON VEDONO L’ORA DI RECEDERE DALL’ONEROSISSIMO CONTRATTO QUADRIENNALE CON L’EX DISC JOCKEY - SECONDO GLI “ADDETTI AI LIVORI”, LA CATENA DI FLOP INANELLATA DA "AMA" SUL "NOVE" HA PESATO SUL BILANCIO DI DISCOVERY: PER PUBBLICITÀ INCASSATA E RIMBORSATA PER MANCATO RAGGIUNGIMENTO DELLO SHARE STABILITO NEI CONTRATTI, SI PARLA DI UNA SOMMETTA INTORNO AI 15 MILIONI - A DIFFERENZA DI CROZZA E FAZIO, PERSONAGGI-FORMAT, AMADEUS SENZA UN PROGRAMMA FORTE E LA GIUSTA CORNICE DI UNA EMITTENTE GENERALISTA PRIMARIA COME RAI1, È DESTINATO A SCOMPARIRE NEL MUCCHIO…

giorgia e arianna meloni come le gemelle di shining - fotomontaggio del fatto quotidiano

DAGOREPORT – VI RICORDATE QUANDO GIORGIA MELONI DEFINIVA LA SORELLA ARIANNA UNA “PRIVATA CITTADINA SENZA INCARICHI”? DIMENTICATELO: È IN CORSO UN TENTATIVO DI TRASFORMARE LA PRIMOGENITA DI ANNA PARATORE IN UNA POLITICA NAVIGATA. ECCO COME NASCE L’IMBARAZZANTE NTERVISTA RILASCIATA OGGI DALL'EX MOGLIE DI FRANCESCO LOLLOBRIGIDA AL “CORRIERE DELLA SERA”, IN CUI ARIANNA RICORDA QUANDO “GUIDAVA IL CAMION NEI VICOLI DI ROMA” PER IL PARTITO, E RIVENDICA: “DA 30 ANNI SIAMO IN POLITICA” – LA FIAMMA MAGICA VUOLE TOGLIERLE L’ETICHETTA DI “SORELLA D’ITALIA”. IL GUAIO È CHE ‘GNA FA: L’UNICO PREGIO CHE ANCHE I COLLEGHI DI PARTITO LE RICONOSCONO È… LA SOMIGLIANZA ALLA SORELLA

del vecchio la stampa angelucci elkann

DAGOREPORT - NON SI STA MAI TRANQUILLI: AL RISIKO FINANZIARIO (MPS-MEDIOBANCA) FINITO TRA LE CARTE DELLA PROCURA DI MILANO, ORA SI AGGIUNGE IL RISIKO EDITORIALE: LA VENDITA DI ‘’’REPUBBLICA’’ E ‘’STAMPA’’ AL GRECO KYRIAKOU DIVENTA, GIORNO DOPO GIORNO, UN BORDELLO DI VOCI E RUMORS - C’È CHI ASSICURA CHE LO SBARCO DEL GRECO NON VADA ASSOLUTAMENTE A GENIO AL BOSS DELL’IMPERO MEDIASET, PIER SILVIO BERLUSCONI – CHI SPIFFERA DI UN PRESUNTO INTERESSAMENTO DELLA FAMIGLIA ANGELUCCI, EDITORE DE “IL GIORNALE” E DI “LIBERO”, ALL’ACQUISIZIONE DEL QUOTIDIANO “LA STAMPA”, CHE ELKANN HA MESSO IN VENDITA PER LA SOMMETTA DI 65 MILIONI DI EURO, CHE NON RIENTREREBBE NEL PERIMETRO DEL GRECO CON L’ANTENNA. MA PER IL BOSS DELLA SANITÀ CARO AL GOVERNO L’UNICO MODO DI COMPRARI ''LA STAMPA'' È ALL’EDICOLA: ELKANN NON GLIELO VENDERÀ MAI - A PROPOSITO DI EDITORIA COME ULTIMA UMANA VOLUTTÀ, SI VOCIFERA CHE LEONARDINO DEL VECCHIO VOGLIA COMPRARSI NIENTEMENO CHE “IL FATTO QUOTIDIANO” (DAVVERO URGE LA RIAPERTURA DEI MANICOMI…)

giancarlo giorgetti luigi lovaglio milleri francesco gaetano caltagirone

SUL CASO MPS-MEDIOBANCA, L'ARTICOLO-BOMBA DEL GIORNO È SUL "CORRIERE", DA CUI SI EVINCE CHE LE DICHIARAZIONI RILASCIATE ALLA CONSOB DA CALTAGIRONE E DAL MINISTRO GIORGETTI SONO IN APERTO CONTRASTO - E’ LO STESSO IMPRENDITORE ROMANO AD AMMETTERE CHE IL MINISTRO LEGHISTA SONDÒ ALCUNI POTENZIALI INVESTITORI NELLE SETTIMANE PRECEDENTI ALLA OSCURA “GARA” CHE FECE INTASCARE IL 15% DI MPS, IN MANO AL TESORO, AL QUARTETTO DELFIN-CALTAGIRONE-ANIMA-BPM - UNA VERSIONE IN APERTO CONFLITTO CON QUELLA DI GIORGETTI, CHE IL 29 LUGLIO 2025 ALLA CONSOB DISSE: “NON C’È STATA ALCUNA INTERLOCUZIONE, CONTATTO O SCAMBIO” - A QUESTO PUNTO, CHI RISCHIA DI FINIRE NEI GUAI CON LA PROCURA DI MILANO NON SONO SOLO I “FURBETTI DEL CONCERTINO”, MA LA STESSA CONSOB GUIDATA DA PAOLO SAVONA CHE, COME AUTORITÀ DI VIGILANZA DEL MERCATO FINANZIARIO, NON HA RILEVATO NEL SUO DOCUMENTO DI “ASSOLUZIONE” SULLA PRESUNTA CONCERTAZIONE DEI CALTA-MELONI, NESSUNA DISCORDANZA TRA LE DICHIARAZIONI DI CALTAGIRONE E DI GIORGETTI…