salvatore gallo fassino

“SCRIVI GALLO E LEGGI SOPRATTUTTO PIERO FASSINO” - L’EX SENATORE DEM STEFANO ESPOSITO PARLA DELLA RETE DI SALVATORE GALLO DETTO SASA’, IL RAS DELLE TESSERE PD DI TORINO TRAVOLTO DALL’INCHIESTA PER PECULATO, ESTORSIONE E CORRUZIONE ELETTORALE  - LE INTERCETTAZIONI DEFINISCONO GALLO SENIOR COME UN EX POTENTE RIDOTTO A BRIGARE PER FAR SPOSTARE UN CASSONETTO DELL’IMMONDIZIA SOTTO CASA DI UN SUO FEDELISSIMO, SENZA PER ALTRO RIUSCIRCI – I LEGAMI CON LA CORRENTE DI FASSINO

Marco Imarisio per il “Corriere della Sera” - Estratti

 

SALVATORE GALLO 1

«Chiama Salvatore Gallo». Nessuno ha mai usato il nomignolo Sasà, qui non si usa, non sta bene. Ma ancora pochi giorni fa, un attimo prima che l’inchiesta Echidna dei carabinieri macchiasse il blasone del Pd locale così carico di gloria e orgoglio passati, ai temerari colleghi di partito candidati alle elezioni europee nella circoscrizione Nord-occidentale che chiedevano lumi su come fare per raccogliere consensi, i parlamentari più importanti del centrosinistra torinese facevano quel nome.

 

(...)

Perché in molti, ex Ds, ex Margherita e giovani vestali del nuovo corso di Elly Schlein, hanno un debito con l’ottantatreenne Salvatore Gallo, calabrese di Oriolo. Primo impiego come barelliere all’ospedale di Orbassano, del quale diventerà dirigente amministrativo prima di passare tre giorni in prigione. Dalla sanità passa allora alle infrastrutture, diventando l’infaticabile titolare di quella che veniva chiamata la corrente autostradale del Pd.

piero fassino

 

«Tu sei amico mio» era la sua frase simbolo, ripetuta per decenni a manager, amministratori, soprattutto politici del suo partito, che oggi fingono di non ricordarsi di quell’uomo basso e calvo, dalle poche parole e dall’eterno sorriso, sempre fasciato in un doppio petto gessato. Sono ormai lontani i tempi in cui dai pullman aziendali della Sitaf, la società della lucrosa autostrada Torino-Bardonecchia, il suo feudo, faceva scendere truppe cammellate che votavano «come si deve» alle primarie democratiche.

 

Anche Gallo stava ormai diventando un ex di quel sistema Torino che lo ha sempre trattato con sussiego. Le intercettazioni dell’inchiesta lo definiscono come un ex potente ridotto a brigare per far spostare un cassonetto dell’immondizia sotto casa di un suo fedelissimo, senza per altro riuscirci.

SALVATORE GALLO

 

Eppure, continuava a fare comodo a un partito avvolto dalla ragnatela delle lotte intestine e staccato dalla realtà.

 

Lui come Mauro Laus, l’altro esponente del mondo di sotto del centrosinistra torinese, capo della cooperativa Rear, di origini lucane, anche lui alle prese con vicissitudini giudiziarie. «I meridionali», così li chiamavano di nascosto i loro colleghi di partito, dimenticando che a Torino due terzi degli elettori del Pd vengono dal Sud.

 

Entrambi reduci della Margherita, alimentavano congressi locali, sostenevano candidati dal grande curriculum accademico o professionale del tutto a corto di preferenze, e ignari del modo in cui vanno cercate. Gli stessi che oggi dagli scranni del Parlamento invocano «un processo di riforma delle modalità di selezione della classe dirigente» oppure per interposto consigliere comunale invitano il partito a non cadere in spinte populiste «agitando la bandiera delle purezza».

MAURO LAUS

 

Ma c’era una differenza importante. Il più giovane Laus stringeva accordi a geometria variabile. Gallo senior e i suoi figli erano organici alla corrente del più importante esponente di sempre del Pd torinese.

 

All’uomo considerato un padre nobile del partito.

«Scrivi Gallo e leggi soprattutto Piero Fassino» è la sintesi dell’ex senatore Stefano Esposito, uno dei pochi che cercò di combattere le pratiche clientelari del suo partito, prima di essere inghiottito da una odissea giudiziaria della quale ancora non vede la fine.

 

«Per debolezza, timore o comodità, invece di andare in mezzo alla gente con una proposta politica, a Torino si è spesso scelta la facile scorciatoia, che dopo il crollo alle elezioni del 2018 è poi diventata consuetudine. Fino all’apoteosi del partito delle tessere, che di recente ha estromesso dalle liste regionali Mauro Salizzoni, il chirurgo che cinque anni fa tenne a galla il Pd con il suo record di preferenze».

RAFFAELE GALLO

 

Eccolo, il convitato di pietra. O il patriarca nel corridoio. Che per quanto ormai lontano ed estraneo a certe dinamiche, tutti evocano chiedendo di non essere citati. Per rispetto dovuto, per timore reverenziale. Almeno una decina gli esponenti democratici consultati per questo articolo che hanno chiesto l’anonimato. Dopo che Sergio Chiamparino, forte di una rielezione da record, lo aveva messo alla porta, il cosiddetto clan Gallo rientrò in campo cinque anni dopo, quando Fassino si candidò a sindaco della sua città. Non ci ha quasi mai parlato direttamente, perché non è vero che gli estremi si devono toccare.

 

La delega a gestire Raffaele Gallo era di Giancarlo Quagliotti, vecchio quadro del Pci locale, anche lui ex dirigente di Sitaf, più volte citato nelle carte dell’inchiesta. Dove si trova traccia anche del netto rifiuto opposto dall’attuale sindaco di Torino Stefano Lo Russo al nome che gli propone Gallo per l’assessorato al Bilancio, gesto che forse segna davvero la fine di un’epoca. È quello di Gioacchino Cuntrò, attuale tesoriere del Pd torinese.

 

stefano esposito

Nei giorni bui del maggio 2016, quando la sconfitta a sorpresa di Fassino per mano di Chiara Appendino aveva chiuso un ciclo politico, era proprio Cuntrò che scortava i giornalisti al colloquio con il sindaco sconfitto. Il factotum di fiducia. Adesso, in maniera informale, gli è stata appena conferito il coordinamento di IdeaTo, la corrente dei Gallo.

 

 

«Non è una questione penale, ma d’onore», sussurra un esponente della vecchia guardia e del vecchio sistema di potere. C’è il timore di un’onda lunga che si porti via una storia che appartiene a tutti, giovani e antichi leoni. Se Torino avesse il mare, mormora qualcuno, sarebbe una piccola Bari.

piero fassinoSALVATORE GALLO

Ultimi Dagoreport

andrea delmastro emanuele pozzolo

FRATELLI D'ITALIA HA ESPULSO EMANUELE POZZOLO! - IL PARLAMENTARE GIÀ SOSPESO DAL PARTITO, IMPUTATO PER PORTO ABUSIVO DI ARMI PER LA SPARO DEL CAPODANNO 2024, HA RACCONTATO A "REPORT" LA SUA VERITA’ SULLA VICENDA (PER POI FARE DIETROFRONT: "MAI DATO INTERVISTE, MI HANNO REGISTRATO") - POZZOLO HA CONTRADDETTO LE VERSIONI DEGLI ALTRI PARTECIPANTI ALLA FESTA, SOSTENENDO CHE DELMASTRO ERA PRESENTE AL MOMENTO DELLO SPARO - DONZELLI, CAPOGRUPPO DI FDI ALLA CAMERA, AVEVA CONVOCATO IL DIRETTIVO DEL PARTITO CHE HA DECRETATO ALL'UNANIMITÀ L’ESPULSIONE DI POZZOLO...

pupi avati antonio tajani

DAGOREPORT! PUPI, CHIAGNE E FOTTI – ASCESE, CADUTE E AMBIZIONI SBAGLIATE DI PUPI AVATI, “CONSIGLIERE PER LE TEMATICHE AFFERENTI AL SETTORE DELLA CULTURA” DI ANTONIO TAJANI - IL REGISTA CHE AI DAVID HA TIRATO STOCCATE ALLA SOTTOSEGRETARIA AL MIC, LUCIA BORGONZONI, È LO STESSO CHE HA OTTENUTO DAL DICASTERO FONDI PER OLTRE 8 MILIONI DI EURO TRA IL 2017 E IL 2023 – L’IDEA DI UN MINISTERO DEL CINEMA AVALLATA DA TAJANI (“IL GOVERNO VALUTERÀ") PER TOGLIERE I QUASI 700 MILIONI DI EURO CHE IL MIC HA IN PANCIA PER PROMUOVERE, A SPESE DEI CITTADINI, IL CINEMA ITALICO – IL SEQUESTRO DEI BENI PER EVASIONE IVA DA 1,3 MILIONI CON L'INCREDIBILE REPLICA DI PUPI: “NON E’ UN BEL MOMENTO PER IL CINEMA ITALIANO...” - LA SUA SOCIETA', ‘’DUEA FILM’’, CHE DA VISURA PRESSO LA CAMERA DI COMMERCIO DI ROMA È IN REGIME DI CONCORDATO PREVENTIVO, DEVE A CINECITTÀ CIRCA 400 MILA EURO PER UTILIZZO DEGLI STUDI - L’86ENNE AVATI STA PER INIZIARE IL SUO 46ESIMO FILM (“NEL TEPORE DEL BALLO”) PER UN BUDGET DI 3,5 MILIONI CHE GODE GIÀ DI UN DOVIZIOSO FINANZIAMENTO DI RAI CINEMA DI UN MILIONE... – VIDEO

al thani bin salman zayed donald trump netanyahu saudita sauditi

DAGOREPORT – DOMANI TRUMP VOLA NEL GOLFO PERSICO, AD ATTENDERLO MILIARDI DI DOLLARI E UNA GRANA - PER CAPIRE QUANTI AFFARI SIANO IN BALLO, BASTA APRIRE IL PROGRAMMA DEL FORUM DI INVESTIMENTI USA-ARABIA SAUDITA. CI SARANNO TUTTI I BIG DELL’ECONOMIA USA: MUSK, ZUCKERBERG, ALTMAN, BLACKROCK, CITIGROUP, ETC. (OLTRE AL GENERO LOBBISTA DI TRUMP) - SAUDITI, EMIRATINI E QATARIOTI SONO PRONTI A FAR FELICE L'AMERICA "MAGA". MA PER INCASSARE LA CUCCAGNA, TRUMP QUALCOSA DEVE CONCEDERE: I REGNI MUSULMANI ARABI PERDEREBBERO LA FACCIA SENZA OTTENERE IL RICONOSCIMENTO DI UNO STATO PALESTINESE - L'INCONTRO DEI MINISTRI DEGLI ESTERI SAUDITA E IRANIANO PER UNA PACE TRA SCIITI E SUNNITI - PRESO PER IL NASO DA PUTIN SULL’UCRAINA E COSTRETTO DA XI JINPING A RINCULARE SUI DAZI, IL CALIGOLA DELLA CASA BIANCA HA DISPERATAMENTE BISOGNO DI UN SUCCESSO INTERNAZIONALE, ANCHE A COSTO DI FAR INGOIARE IL ROSPONE PALESTINESE A NETANYAHU…

starmer - zelensky - macron - tusk - merz - a kiev giorgia meloni fico putin

DAGOREPORT – DOVEVA ESSERE UNA “PONTIERA”, GIORGIA MELONI ORMAI È UNA “PORTIERA”. NEL SENSO CHE APRE E CHIUDE IL PORTONE AGLI OSPITI IN ARRIVO A PALAZZO CHIGI: L’ULTIMO CHE SAREBBE DOVUTO ARRIVARE TRA FRIZZI E LAZZI È ROBERT FICO, IL PREMIER SLOVACCO UNICO LEADER EUROPEO PRESENTE ALLA PARATA MILITARE, A MOSCA, SCAMBIANDOSI SMANCERIE CON PUTIN - PER NON PERDERE LA FACCIA, LA DUCETTA HA DOVUTO RIMANDARE LA VISITA DI FICO A ROMA AL 3 GIUGNO - QUESTI SONO I FATTI: L’AUTOPROCLAMATASI “PONTIERA”, TOLTA LA PROPAGANDA RILANCIATA DAI TROMBETTIERI DI ''PA-FAZZO'' CHIGI, NON CONTA NIENTE SULLO SCENA INTERNAZIONALE (LA PROVA? IL VIAGGIO DI MACRON, MERZ, STARMER E TUSK A KIEV E IL LORO ACCORDO CON TRUMP) - RUMORS: IL TEDESCO MERZ PERPLESSO SUL VIAGGIO IN ITALIA DI LUGLIO. E MELONI PUNTA A INTORTARLO DOMENICA ALLA MESSA DI INIZIO PONTIFICATO DI LEONE XIV, IN PIAZZA SAN PIETRO...

orchesta la scala milano daniele gatti myung whun chung myung-whun ortombina fortunato

DAGOREPORT: CHE GUEVARA VIVE ALLA SCALA – ALLA FINE DEL 2026, SARÀ IL DIRETTORE D’ORCHESTRA COREANO MYUNG-WHUN CHUNG IL SUCCESSORE DI RICCARDO CHAILLY - IL CONIGLIO (CONIGLIO, NON CONSIGLIO) DI AMMINISTRAZIONE DELLA SCALA AVEVA SUGGERITO IL NOME DEL MILANESE DI FAMA MONDIALE DANIELE GATTI. MA LA CGIL DELL’ORCHESTRA, SOTTOTRACCIA, HA SUBITO FATTO CAPIRE CHE NON ERA DI SUO GRADIMENTO: A GATTI VENIVA “RIMPROVERATO” UN ATTEGGIAMENTO UN PO’ SEVERO VERSO GLI ORCHESTRALI (POCO INCLINI A NON FARE QUEL CHE VOGLIONO) – ORA I SINDACATI RECLAMANO L’AUMENTO DI PERSONALE (DEL RESTO, LA SCALA, HA SOLO MILLE DIPENDENTI!), AUMENTI RETRIBUTIVI, SCELTA DELL’UFFICIO STAMPA ALL’INTERNO DEL TEATRO, FINANCO LA RICHIESTA DI PARCHEGGIARE I MONOPATTINI NEL CORTILETTO INTERNO…

orcel giorgetti nagel castagna bpm unicredit

DAGOREPORT - RISIKO INDIGESTO: LA PROTERVIA DI GIORGETTI A DIFESA DI BPM DALLE GRINFIE DI UNICREDIT, INDISPETTISCE FORZA ITALIA E I FONDI CHE HANNO INVESTITO MILIARDI IN ITALIA - GLI SCAZZI SUL DECISIONISMO DI ORCEL NEL BOARD DI UNICREDIT: IL CDA PRENDE TEMPO SULL'OFFERTA DI SCAMBIO SU BPM, CHE LA LEGA CONSIDERA LA "SUA" BANCA - LA STILETTATA DI NAGEL A LOVAGLIO ("PER BUON GUSTO NON RIPERCORRO LA STORIA DEL MONTE DEI PASCHI") E L'INSOFFERENZA DI CALTAGIRONE PER IL CEO DI BPM, CASTAGNA...