SE IL CAPITALISMO È MALATO, IL SINDACATO È DEFUNTO - FLOP PER LO SCIOPERO GENERALE DI VENERDÌ, LA PROTESTA NON TIRA PIÙ

Salvatore Cannavò per "il Fatto Quotidiano"

L'economia è malata, ma anche lo sciopero non se la passa bene. Ieri Cgil, Cisl e Uil hanno portato in piazza alcune migliaia di persone, dando voce a un disagio diffuso e a malumori percepibili ovunque. Ma lo sciopero generale contro la legge di Stabilità non assomiglia nemmeno lontanamente ai grandi scioperi del passato, proclamati per dare l'ultima spallata a governi traballanti.

Mettiamo a confronto, per esempio, la giornata di ieri con quella del 1994 quando, il 12 novembre, Cgil, Cisl e Uil riempirono il Circo Massimo, a Roma, per protestare contro la riforma delle pensioni del governo Berlusconi. Il leader della Lega Umberto Bossi lo ha sempre ricordato: se si decise a staccare la spina al primo esecutivo del Cavaliere non fu per le inchieste milanesi ma per difendere le pensioni pubbliche. Gli scioperi, allora, dovevano essere due, il secondo fu disdetto all'ultimo minuto dopo la vittoria del sindacato.

A Roma, invece, lo scorso mercoledì, gli insegnanti hanno scioperato solo un'ora al mattino, ma a scuola non se n'è accorto nessuno. Nei trasporti, invece, non si è fermata nemmeno la Metro. Ieri si sono viste molte manifestazioni di piazza, nonostante la pioggia, e poi i comizi. Ma i dubbi, anche nel fronte sindacale, crescono. La Cisl, come ha riportato il Corriere della Sera nei giorni scorsi, ha dovuto fare i conti con le obiezioni del suo segretario lombardo, tanto che lo stesso Raffaele Bonanni della Cisl è dovuto andare a Milano a tenere una riunione di chiarimento.

Anche in Cgil circolano dubbi, riservati, sulla forma attuale. E, anche se non sospettabile di criticare lo sciopero - la Fiom avrebbe voluto una giornata intera e non le sole quattro ore - in un'intervista di qualche giorno fa, il segretario dei metalmeccanici Maurizio Landini aveva sottolineato i rischi per la Cgil di una progressiva distanza dai lavoratori.

Venti anni dall'ultimo risultato sono in effetti molti. Dopo la spallata del ‘94, in realtà, c'è almeno un altro momento significativo, il 23 marzo 2002, quando Sergio Cofferati portò a Roma 3 milioni di persone per difendere l'articolo 18 attaccato dal governo di Silvio Berlusconi. Il sindacato vinse di nuovo. Dopo la manifestazione di marzo, tenutasi di sabato, ad aprile ci fu uno sciopero generale che chiuse la lunga fase di mobilitazioni.

Da allora, i risultati sono stati sempre più scarni. Cgil, Cisl e Uil oscilleranno tra accordi preventivi con governi e parti sociali e uno scontro intersindacale che si svilupperà nel periodo berlusconiano. Le piazze, però, non daranno più risultati: il lavoro cambia composizione, si frantuma e i numeri che mostriamo nel grafico in pagina, parlano da soli.

Nel bel mezzo degli anni ‘70, il decennio del conflitto sociale, partecipavano alle lotte quasi undici milioni di lavoratori, un dato che si replica ancora nel 1979, in piena crisi petrolifera, con 10 milioni 521 mila lavoratori coinvolti. Nei primi anni ‘80, dopo la sconfitta alla Fiat e la svolta neoliberista a livello internazionale, gli scioperi si dimezzano: c'è un picco nel 1982, con 7,5 milioni ma dopo la sconfitta sul referendum per la scala mobile dell'85, si inizia a oscillare tra 1,2 (1985) e 2,1 milioni (1989).

La soglia del milione viene sforata con l'inizio degli anni 90: nonostante il movimento dei "bulloni", la crisi della lira e l'austerità avranno la meglio. I lavoratori che scioperano saranno 750 mila nel 1991, risalgono a 1,6 milioni nel 1996 ma di lì in poi ruoteranno attorno ad alcune centinaia di migliaia di partecipanti.

La disponibilità a scioperare si riduce man mano che il mondo del lavoro cambia, anche per la distanza crescente tra sindacato e lavoratori. Una settimana fa, in piazza del Campidoglio, i sindacalisti dell'Atac sono stati spinti in un angolo dai lavoratori dell'azienda romana dei trasporti che non gradivano la loro presenza. Al contrario, una recente vittoria sindacale si è verificata nel comparto Logistica della Granarolo, ma a opera di un piccolo sindacato di base, organizzando lavoratori tutti stranieri.

Gli scioperi , ovviamente, ci sono ancora. Ma sono frammentati o, come dice l'ultima relazione della Commissione di Garanzia e Sciopero, "si sono terziarizzati". Riguardano meno la grande fabbrica e più strutture produttive settoriali o locali: il trasporto locale è l'esempio più evidente. Anche nella vertenza più dura degli ultimi anni, quella tra la Fiat e la Fiom, il risultato ottenuto dal sindacato, il rientro in fabbrica, è dipeso in fondo dalla forza della Costituzione.

La domanda se lo sciopero serva ancora, quindi, non è azzardata. Anche perché più che lo strumento, pesa l'immagine di ritualità. "Per me lo sciopero resta uno strumento importantissimo a cui non si può rinunciare", spiega al Fatto , Sergio Cofferati, ex segretario generale della Cgil.

A patto però che si seguano delle coordinate molto chiare: "Occorre avere obiettivi ben definiti, spiegarli bene ai lavoratori, preparare le scadenze come si deve". Tutte cose che negli ultimi anni "sono rimaste in sottofondo "non sempre sono state fatte correttamente". Per tante ragioni: "Anche per pigrizia", commenta Cofferati. Pesa anche il rapporto con la politica, a volte decisivo: "L'autonomia del sindacato - chiosa l'eurodeputato Pd - è fondamentale; se ci si muove in maniera funzionale a una parte politica il danno è garantito".

 

 

GINO STRADA LANDINI E COFFERATI AL CORTEO FIOM sciopero generale 14 novembre 2013sciopero generalemanifestazione 23 marzo 2002 articolo 18 circo massimomanifestazione 23 marzo 2002 articolo 18 circo massimoANGELETTI BONANNI CAMUSSO LUIGI ANGELETTI RAFFAELE BONANNI SUSANNA CAMUSSO

Ultimi Dagoreport

giorgia meloni elly schlein

DAGOREPORT - LE MANOVRE DA "DOTTOR STRANAMORE" DI ELLY SCHLEIN: SFANGARLA AI REFERENDUM, VINCERE IN AUTUNNO IN TUTTE E 6 LE REGIONI CHE ANDRANNO AL VOTO, QUINDI ANDARE AL CONGRESSO ANTICIPATO DEL PD A GENNAIO 2026 PER POI FARSI INCORONARE LEADER DEL CENTROSINISTRA ALLE POLITICHE DEL 2027 (CONTE PERMETTENDO) – A FAVORE DI ELLY GIOCA IL FATTO CHE LA MINORANZA DEM E' FRANTUMATA CON BONACCINI E LO RUSSO TRATTATI DA TRADITORI DELLA CAUSA DEI RIFORMISTI E PICIERNO E GORI GIUDICATI TROPPO EX RENZIANI – NEL CENTRODESTRA GIRA GIÀ LA BATTUTA: “LUNGA VITA AD ELLY SCHLEIN”, CHE RESTA PER "LA STATISTA DELLA GARBATELLA" LA SUA MIGLIORE POLIZZA PER FARSI ALTRI 5 ANNI A PALAZZO CHIGI...

friedrich merz donald trump starmer macron meloni von der leyen jd vance

DAGOREPORT - L’INCONTRO DI GIORGIA MELONI CON VANCE E VON DER LEYEN È STATO SOLO ''ACCIDENTALE'': È STATO POSSIBILE IN VIRTU' DELL’INSEDIAMENTO DI PAPA LEONE XIV (NON È STATA LA DUCETTA A CONVOCARE I LEADER, BENSI' SANTA ROMANA CHIESA) – LA "COMPASSIONE" DI TRUMP, CHE HA COINVOLTO LAST MINUTE "COSETTA" MELONI NELLA CHIAMATA CON MACRON, STARMER E MERZ – LE FAKE NEWS DI PALAZZO CHIGI PROPALATE DALLA STAMPA E MEDIA DI DESTRA COL SUPPORTO DEL “CORRIERE DELLA SERA”:  ALL’ORIZZONTE NON C’È MAI STATO ALCUN INVIO DI TRUPPE EUROPEE AL FIANCO DI KIEV CONTRO MOSCA. SOLO DOPO LA FIRMA DI UNA TREGUA, GRAN BRETAGNA E FRANCIA SONO A FAVORE DI UN INVIO DI TRUPPE, MA UNICAMENTE AL FINE DELLA SALVAGUARDIA DEI CONFINI UCRAINI, E COL FONDAMENTALE SUPPORTO INTELLIGENCE DELLA CIA - ALTRA MINCHIATA DELLA PROPAGANDA ALLA FIAMMA: NON E' MAI ESISTITA LA VOLONTÀ DI ESCLUDERE L’ITALIA DAL GRUPPO DEI ''VOLENTEROSI''. È LA "GIORGIA DEI DUE MONDI" STESSA A ESSERSI CHIAMATA FUORI, IN PREDA ALL'AMBIZIONE SBAGLIATA DI DIVENTARE LA "PONTIERA'' TRA STATI UNITI ED EUROPA, E PER EVITARE GUAI IN CASA CON IL SUO NEMICO PIU' INTIMO, MATTEO SALVINI...

giuliano amato

AMOR CH’A NULLO AMATO – IL RITRATTONE BY PIROSO DEL DOTTOR SOTTILE: “UN TIPO COERENTE E TUTTO D’UN PEZZO, UN HOMBRE VERTICAL? O UN SUPER-VISSUTO ALLA VASCO ROSSI, ABILE A PASSARE INDENNE TRA LE TURBOLENZE DELLA PRIMA REPUBBLICA, UOMO-OMBRA DI CRAXI, MA ANCHE DELLA SECONDA?” – ALCUNI PASSAGGI STORICI DA PRECISARE: AMATO NON SI CANDIDÒ NEL 2001 A CAUSA DI ALCUNI SONDAGGI-PATACCA SVENTOLATIGLI DA VELTRONI, CHE DAVANO RUTELLI IN VANTAGGIO SU BERLUSCONI – A FERMARE LA CORSA AL QUIRINALE DEL 1999 FU MASSIMO D’ALEMA, CHE LO SCARICÒ PER IL “NEUTRO” CIAMPI  - IL MANCATO VIAGGIO AD HAMMAMET E IL RAPPORTO CON GIANNI DE GENNARO...

ernesto galli della loggia giorgia meloni

DAGOREPORT - FAZZOLARI E' PER CASO IL NUOVO DIRETTORE DEL "CORRIERE"? - IN UNA PRIMA PAGINA CHE NASCONDE LE MENZOGNE DI GIORGIA MELONI, SPUTTANATA DA MACRON, BRILLA UN EDITORIALE VERGOGNOSO DI GALLI DELLA LOGGIA CHE SI DOMANDA: "SE LA GERMANIA (DI AFD) HA DAVVERO FATTO I CONTI CON IL SUO PASSATO NAZISTA. IN ITALIA, INVECE, UN PARTITO CHE PURE HA LE SUE LONTANE ORIGINI NEL FASCISMO GOVERNA DA TRE ANNI IN UN MODO CHE SOLO I COMICI (DUNQUE PER FAR RIDERE…) GIUDICANO UNA MINACCIA PER LA DEMOCRAZIA" - L’EX MAOISTA, POI TERZISTA, QUINDI BERLUSCONIANO, 5STELLE, INFINE MELONIANO  DEVE STUDIARE UN PO’, INVECE DI CAMBIARE PARTITO A OGNI CAMBIO DI GOVERNO. NEL DOPOGUERRA IN GERMANIA, GLI EX NAZISTI RIENTRARONO NEL CONTESTO SOCIALE E OTTENNERO POSTI DI POTERE NELLE INDUSTRIE PIÙ AVANZATE FINO ALLA CONTESTAZIONE DEL '68, SIMBOLEGGIATA DALLO SCHIAFFONE RIFILATO DALLA STUDENTESSA BEATE KLARSFELD AL CANCELLIERE (EX NAZISTA) KURT KIESINGER – IN ITALIA LA DESTRA ALLA FIAMMA DI FINI FU SDOGANATA DAL GOVERNO BERLUSCONI, DOVE IL MINISTRO DELLA GIOVENTU' ERA GIORGIA MELONI. COSA CHE IL GALLI OMETTE ESSENDO ORA COLLABORATORE DEL GOVERNO DUCIONI PER IL SETTORE SCUOLA...

andrea orcel unicredit

DAGOREPORT - IL RISIKO DELLE AMBIZIONI SBAGLIATE - COME PER IL GOVERNO MELONI, ANCHE ANDREA ORCEL NON IMMAGINAVA CHE LA STRADA PER LA GLORIA FOSSE TUTTA IN SALITA - IL RAFFORZAMENTO IMMAGINATO DI UNICREDIT, PER ORA, È TUTTO IN ARIA: IL MURO DI GOLDEN POWER DELLA LEGA HA RESO MOLTO IMPROBABILE LA CONQUISTA DI BANCO BPM; BERLINO RITIENE “INACCETTABILE” LA SCALATA ‘’NON AMICHEVOLE” DI UNICREDIT ALLA SECONDA BANCA TEDESCA COMMERZBANK; LE MOSSE DI NAGEL E DONNET GLI DANNO FILO DA TORCERE; CREDIT AGRICOLE, CHE HA UN CONTRATTO IN SCADENZA PER LA GESTIONE DEL RISPARMIO CHE RACCOGLIE UNICREDIT, HA UN ACCORDO CON BPM, DI CUI E' PRIMO AZIONISTA. E IL CDA DI UNICREDIT NON È PIÙ QUELLA FALANGE UNITA DIETRO AL SUO AZZIMATO CONDOTTIERO. COME USCIRE DAL CUL-DE-SAC? AH, SAPERLO…