SE A DENIS FANNO VEDERE I SORCI VERDINI - L’UOMO OMBRA DEL BANANA È STUFO DI ESSERE ODIATO DA TUTTI: “DA BIMBO ERO ADDITATO A ESEMPIO DAI GENITORI, ORA SONO DIVENTATO LUCIGNOLO”

Mattia Feltri per “la Stampa

 

DENIS VERDINIDENIS VERDINI

È tutta colpa di Giuliano Ferrara, dice oggi Denis Verdini. Sarebbe andata così: lo scanzonato Giuliano prese a dire a tavola e in società che Denis era banchiere, fiorentino, spadoliniano, appassionato di Risorgimento e dunque massone. È che la gente non capisce le celie: la voce arrivò sino a Francesco Cossiga che mai si sarebbe lasciato scappare l’occasione. Da qualche parte Verdini ha ancora il carteggio: ma veramente io non sono massone, scriveva, e Cossiga rispondeva che in ogni caso non ci sarebbe nulla di male.

denis verdinidenis verdini

 

Oggi girano piuttosto gli eterni verbali sgusciati fuori chissà come, le mezze frasi, le insinuazioni all’irresistibile sapore di zolfo, naturalmente i soliti beninformati, e qualche non prudentissima cena con Flavio Carboni. Verdini ha sulla scrivania, e lo mostra a chi arriva, un ritaglio del  Fatto  - cioè di un giornale dichiaratamente nemico - in cui Stefano Bisi, maestro del Grande Oriente d’Italia, dice che Verdini massone «è una leggenda».

 

Una leggenda perfetta per il ritratto ormai collettivo dell’uomo nero. Paola Taverna, del Movimento cinque stelle, gli strinse la mano, e poi scrisse su Facebook che al ricordo del contatto si sentiva «uno schifo». La versione di Verdini è che la Taverna all’indomani si è scusata, «ma lei capirà, è un uomo di mondo». E lui: «Fa niente, se me lo avessero chiesto avrei detto che mi sono innamorato di te e volevo portarti fuori a cena...». «Per carità, non mi rovini...».

DENIS VERDINI DENIS VERDINI

 

A tavola, con gli amici, Verdini fa l’elenco, e ci scherza sopra un po’ amaramente: sto sulle scatole al Pd perché sono l’uomo di Silvio Berlusconi, soprattutto sto sulle scatole alla minoranza di Pier Luigi Bersani e Massimo D’Alema perché il patto del Nazareno non lo vogliono, poi sto sulle scatole a F.lli d’Italia perché faccio la riforma con la sinistra, sto sulle scatole a Ncd perché facendo le riforme con Matteo Renzi gli tolgo un po’ di terreno, sto sulle scatole a Scelta civica e tutto quel mondo lì perché ora non sarà mai il mondo dei padri costituenti, sto sulle scatole ai grillini perché sono brutto e cattivo, sto sulle scatole in Forza Italia a chi non vuole il patto perché faccio il patto e a chi vuole il patto perché il patto non vorrebbero che lo facessi io, e poi sto antipatico a sinistra perché non sono di sinistra e a destra perché non sono di destra... E però non è tutta una burla.

 

Verdini, raccontano, dice di avere le spalle larghe perché gli tocca di averle, ma se dovesse gridare tutta la rabbia per quello che gli sta capitando griderebbe da qui alla fine dei giorni. Ogni mattina apre il giornale e c’è qualcuno che si prende la briga di esprimere un’opinione a proposito di Verdini. Ieri è stato il giorno di Diego Della Valle che ha impegnato la definizione di «gaglioffo». Verdini c’è rimasto male, dicono i suoi, perché non conosce Della Valle, l’avrà visto due volte o tre alla partita delle Fiorentina, giusto una stretta di mano.

Denis Verdini Denis Verdini

 

Adesso gli viene il dubbio - ma si rende conto del rischio di metterla giù troppo dura - che gliene piova in capo una al giorno perché col patto del Nazareno, dice, si cambia la politica, si cambiano i rapporti fra destra e sinistra, si cambia la Repubblica e insomma si cambia l’Italia; poi, con meno enfasi, dice che forse paga il ruolo di attendente di Berlusconi, l’uomo che doveva morire (politicamente) e invece tanto malaccio non sta. Paga perché - berlusconiano e fiorentino - è il giunto indispensabile dell’intesa scandalosa.

 

DENIS VERDINI DENIS VERDINI

Paga, insiste, per tutte le inchieste in cui è rimasto impigliato (bancarotta, P3, truffa nei fondi dell’editoria...), e ammette che sarebbe molto semplicistico sostenere che le procure lo tartassano a causa della sua vicinanza a Berlusconi, e però magari «sono più attenzionato» - spiega agli amici - magari i pubblici ministeri sono psicologicamente meno preparati ad accogliere le mie spiegazioni, e le inchieste rimangono aperte a lungo anche quando le si potrebbe chiudere alla svelta.

Denis Verdini Denis Verdini

 

Gli si augura che le cose stiano davvero così, e di uscirne con un’assoluzione via l’altra. Nell’attesa Verdini la prende da buon filosofo: ho imparato a conoscere il mondo, i giornali, gli amici veri e gli amici finti. Mi scoccia solo, dice, che da bimbo ero additato a esempio dagli altri genitori, ora sono diventato Lucignolo.

 

 

Ultimi Dagoreport

alessandro giuli pietrangelo buttafuoco arianna giorgia meloni beatrice venezi nicola colabianchi nazzareno carusi tiziana rocca giulio base

''L’ESSERE STATI A CASA MELONI O DI LA RUSSA NON PUÒ ESSERE L’UNICO O IL PRIMO REQUISITO RICHIESTO PER LE NOMINE CULTURALI’’ - LETTERA A DAGOSPIA DI PIERLUIGI PANZA: “SONO TRA LE ANIME BELLE CHE QUANDO GIORGIA MELONI HA VINTO LE ELEZIONI HA SPERATO CHE, AL POSTO DEL PLURIDECENNALE AMICHETTISMO ROMANO DI SINISTRA SI AVVIASSE UN METODO, DICIAMO SUPER-PARTES, APERTO (MAGARI ANCHE SOLO PER MANCANZA DI CANDIDATI) E TESO A DELINEARE UNA CULTURA LIBERALE LEGATA AL PRIVATO O ALLE CONFINDUSTRIE DEL NORD… POVERO ILLUSO. IL SISTEMA È RIMASTO LO STESSO, APPLICATO CON FEROCE VERIFICA DELL’APPARTENENZA DEL CANDIDATO ALLA DESTRA, MEGLIO SE ROMANA DI COLLE OPPIO, PER GENEALOGIA O PER ADESIONE, MEGLIO SE CON UNA PRESENZA AD ATREJU E CON UN LIBRO DI TOLKIEN SUL COMODINO - LE NOMINE DI GIULI, BUTTAFUOCO, CRESPI, VENEZI, COLABIANCHI, BASE & ROCCA, IL PIANISTA NAZARENO CARUSI E VIA UNA INFINITÀ DI NOMI NEI CDA, NELLE COMMISSIONI (IN QUELLA PER SCEGLIERE I 14 NUOVI DIRETTORI DEI MUSEI C’È SIMONETTA BARTOLINI, NOTA PER AVER SCRITTO "NEL BOSCO DI TOLKIEN, LA FIABA L’EPICA E LA LINGUA") 

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA…