giuseppe conte capelli tinta

E SE FOSSE GIUSEPPE CONTE IL PROSSIMO LEADER CINQUESTELLE? - IL SUO PROFILO PIACE AGLI ELETTORI E METTE D’ACCORDO LE ANIME DEL M5S - CARELLI E SPADAFORA GUIDANO UNA PATTUGLIA DI GRILLINI MODERATI DISPOSTI A SEGUIRLO - L’ALA DI FICO E’ QUASI TUTTA FUORI DAL MOVIMENTO, DI BATTISTA SI E’ FATTO ODIARE DA TUTTI E DI MAIO E’ CONSIDERATO LEADER IN SCADENZA…

GIUSEPPE CONTE

Francesco Lo Dico per “il Messaggero”

 

Triste, solitario y final. Assediato dalle correnti interne, abbandonato da Grillo, sopravanzato dall'ombra del premier Conte, Luigi Di Maio trascina i piedi nel tentativo di fare resistenza all'inerzia delle cose che lo sospinge verso il patibolo del secondo mandato. «Nessuno spettro di crisi, il governo va avanti», continua a ripetere come un mantra il leader dei 5 Stelle.

 

LA CALAMITA

Ma nella ridotta del capo politico, sono sempre meno i fedelissimi disposti a restare in trincea con il leader pro-tempore nell'attesa dello showdown. Che si rompa con la Lega - come vogliono gli ortodossi di Fico e i movimentisti dell'ala Dibba o si vada avanti finché si può, come impone pragmatica la piccola oligarchia che fa capo a Davide Casaleggio, ormai nel Movimento è maturata una certezza. Quando si tornerà alle urne, non sarà Luigi Di Maio il candidato premier dei pentastellati.

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI

 

Indice di apprezzamento di Conte, 54,9 per cento tra gli italiani (in salita rispetto al mese scorso) che arriva al 94 tra gli elettori grillini. Indice di apprezzamento di Di Maio: 34 tra gli italiani, 87 tra gli elettori. È tutto in questa forbice raccontata dai dati Ipsos, il senso della riflessione che negli ultimi mesi si è sedimentata nella war room a Cinque Stelle.

emilio carelli foto di bacco

 

Il profilo moderato del premier mette d'accordo tutti. Guerreggia a bassa intensità, senza mai rompere. Tiene a bada Salvini, senza litigi plateali. E al tavolo, dove ha saputo fermare la regionalizzazione della scuola senza fare un plissé, sa vincere. Forte di una sinergia sempre più stretta con la linea responsabile pretesa dal Quirinale. Conte ha modi e tempi di intervento che hanno saputo calamitare intorno a lui personaggi di peso nella galassia a Cinque Stelle. Che vedono nella sua esperienza, e non nelle asprezze e nelle continue contraddizioni di Di Maio, il futuro prossimo del Movimento.

 

vincenzo spadafora

Intorno al premier, si muove un nuovo cerchio magico fatto di maggiorenti influenti come quelli del «saggio» Emilio Carelli. Anche il sottosegretario ex Pd Vincenzo Spadafora ha cementato un solido rapporto con il premier Conte. Cattolico moderato e progressista proprio come lui. Che non a caso lo ha pubblicamente difeso.

 

Ma intorno a Conte si muove anche una pletora di parlamentari grillini moderati come Giorgio Trizzino, centrista già intimo amico di Piersanti e Sergio Mattarella ai tempi della Dc. Piena fiducia in Conte hanno inoltre molte figure tecniche esterne al M5S. Dal giurista Ugo Grassi all'economista Mario Turco, la minoranza silenziosa di Conte vede nel premier il leader moderato che Di Maio si propone di essere a parole, ma non nei fatti.

ROBERTO FICO

 

I FICHIANI NELL'ANGOLO

Nugnes ha lasciato il Movimento, De Falco espulso. Via anche Vizzini e Giannone. Ha detto addio Davide Galantino. Il repulisti avviato da Di Maio nei confronti degli ortodossi, ha trovato nell'ultimatum lanciato ai dissidenti torinesi di Chiara Appendino il correlativo oggettivo di una precisa mission avviata dal capo politico per puntellare lo scranno traballante: fare fuori i fichiani. Resistono ancora al fianco del presidente della Camera Doriana Sarli, Luigi Gallo, Gilda Sportiello e Riccardo Ricciardi alla Camera. E Matteo Mantero, Elena Fattori, Virginia La Mura al Senato.

 

L'OPA DI DI BATTISTA

DI MAIO DI BATTISTA

E Di Battista? Pochi giorni fa sembrava a un passo dal prendersi il M5s. Ma qualche critica di troppo a Di Maio, il pressing per andare alle urne e le sciabolate contro i ministri M5s («burocrati chiusi nei ministeri») ne hanno ridotto le quotazioni. «Figura troppo divisiva, in molti ormai lo odiano», è stata la bocciatura dello stato maggiore grillino che guarda al prossimo futuro del M5s.

 

Ma è pur vero che Dibba raccoglie ancora i consensi di molti indipendenti che vedono in lui la figura più adatta per la riscossa alle urne. Dal presidente dell'Antimafia Nicola Morra all'ex del Direttorio Carla Ruocco, da Elio Lannutti a Roberta Lombardi alla governista critica Paola Taverna, Dibba sa ancora infiammare gli animi dei ribelli.

 

LA ROTTURA CON DI MAIO

Grillo e Di Maio

Se Di Battista è finito in un cono d'ombra, è tutta colpa dell'amico Luigi. L'8 giugno, a pochi giorni della mazzata alle Europee, il capo politico ha incontrato infatti Beppe Grillo nella villa a Marina di Bibbona per chiedergli di tornare in campo con spettacoli e post, per risollevare le sorti del Movimento. Ma il Garante lo ha gelato: «Non mi rompete più le p., non se ne parla», ha risposto.

 

Fuori dal M5s, Beppe non ha però scaricato soltanto Di Maio, ma anche Dibba. I cui destini restano in mano ai colonnelli di Casaleggio: Casalino, Bugani, Dettori, Buffagni. Pochi ma decisivi, i veri padroni del M5s. Che al momento pensano da pragmatici a conservare il potere il più a lungo possibile, ma guardano con diffidenza al restyling del M5s avviato da Di Maio che rischia di creare una miriade di centri decisionali e di frammentare in piccoli feudi correntizi il M5S. In un quadro del genere, servirebbe un uomo capace di unire. Di inaugurare la pax augustea dopo la guerra tra bande. E Conte sarebbe il profilo ideale.

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