1- SE OGGI ATENE NON AVRÀ UN NUOVO GOVERNO, L´APOCALISSE EUROPEA È SERVITA 2- IL RITORNO DELLA DRACMA COSTEREBBE 11MILA EURO ALL´ANNO PER OGNI EUROPEO 3- IL PRIMO ATTO DEL POSSIBILE CALVARIO È GIÀ SCRITTO: UN FINE SETTIMANA, A MERCATI CHIUSI. POI IL CAOS. LA BANCA DI GRECIA CONVERTIRÀ DALLA SERA ALLA MATTINA DEPOSITI, CREDITI E DEBITI IN DRACME. LA NUOVA VALUTA ELLENICA SI SVALUTEREBBE FINO AL 70%. PER CONTENERE IL PANICO TRA I CITTADINI, BANCOMAT SIGILLATI 4- VIA CRUCIS PER ITALIA E SPAGNA: SPREAD ALLE STELLE, BORSE CON CALI DEL 15% 5- LA BCE: “L’USCITA DELLA GRECIA DALL’EURO NON SAREBBE UN EVENTO NECESSARIAMENTE DISASTROSO E FATALE, E PUR RAPPRESENTANDO UN COLPO ALLA FIDUCIA NELL´EUROZONA SAREBBE TECNICAMENTE GESTIBILE, SEBBENE TUTTI STIANO LAVORANDO PER EVITARLO”

1- L'APOCALISSE PROSSIMA VENTURA
Ettore Livini per Repubblica

L´Europa si prepara ad alzare il sipario sulla madre di tutte le tragedie greche: l´addio di Atene all´euro. Il Partenone in crisi non trova la quadra per il nuovo governo e viaggia verso le elezioni-bis. E il vecchio continente allaccia le cinture di sicurezza in vista di un´Apocalisse finanziaria di cui tutti conoscono il copione ma nessuno è in grado di prevedere il finale. Unica certezza: il ritorno della dracma, se mai succederà, «non sarà indolore né per la Grecia né per la Ue», ha garantito Per Jansson, numero due della Banca di Svezia.

E tra corse agli sportelli, crac da brividi, dazi, effetto-contagio (occhio all´Italia) e disordini sociali potrebbe costare all´Europa "100 miliardi in un anno", come ha vaticinato il presidente del Fondo salva-Stati Klaus Regling.

IL PRIMO ATTO
Il primo atto del possibile Calvario è già scritto: un fine settimana, a mercati chiusi, Atene formalizzerà a Bruxelles la sua uscita dalla moneta unica. Poi sarà il caos. La Banca di Grecia convertirà dalla sera alla mattina depositi, crediti e debiti in dracme, agganciandoli al vecchio tasso di cambio con cui il Paese è entrato nell´euro nel 2002: 340,75 dracme per un euro.

Si tratta di un valore virtuale: alla riapertura dei listini, prevedono gli analisti, la nuova moneta ellenica si svaluterà del 40-70 per cento. Per evitare corse agli sportelli (i conti correnti domestici sono già calati da 240 a 165 miliardi in due anni), Atene sarà costretta a sigillare i bancomat, limitare i prelievi fisici allo sportello e imporre rigidi controlli ai movimenti di capitali oltrefrontiera.

IL PIL GIU´ DEL 20%
L´addio all´euro costerà carissimo ai greci: il Prodotto interno lordo, calcolano alcune proiezioni informali del Tesoro, potrebbe crollare del 20 per cento in un anno. I redditi andrebbero a picco, l´inflazione rischia di balzare del 20 per cento. Il vantaggio di competitività garantito dal "tombolone" della dracma sarà bruciato subito.

La Grecia - che a quel punto non avrebbe più accesso ai mercati - sarà costretta a finanziare le sue uscite (stipendi e pensioni) solo con le entrate (tasse) senza potersi indebitare. E non potrà più contare né sui 130 miliardi di aiuti promessi dalla Trojka, nei sui 20,4 miliardi di fondi per lo sviluppo stanziati da Bruxelles.

Di più: i costi delle importazioni (43 miliardi tra petrolio e altri beni di prima necessità nel 2011) schizzerebbero alle stelle mettendo altra pressione sui conti pubblici. Un Armageddon che rischia di far passare il memorandum della Trojka per una passeggiata. Il colpo di grazia per una nazione in ginocchio, reduce da cinque anni di recessione che hanno bruciato un quinto della sua ricchezza nazionale e con la disoccupazione al 21,7 per cento.

TORNANO I DAZI
In questa tragedia greca, l´Europa non avrà solo il ruolo di spettatore. Il pedaggio a carico del Vecchio continente - che un minuto dopo il ritorno della dracma potrebbe imporre dazi alle merci elleniche - è salatissimo. L´effetto contagio, tanto per cominciare, si tradurrà in una Caporetto per i mercati e una via crucis per Italia e Spagna.

Gli spread, calcono gli algoritmi di Sungard, potrebbero salire del 20 per cento, le borse scendere del 15 per cento. Ma è solo l´antipasto. La Grecia - dove le banche saranno nazionalizzate - smetterà di pagare i debiti anche ai privati e così lo tsunami della dracma travolgerà diversi istituti di credito e molte imprese continentali. Una matassa inestricabile (anche legalmente), molto peggio di quella della Lehman che nel 2008 ha mandato in tilt il mondo.

I CALCOLI DI UBS
Italiani e spagnoli, ha calcolato Ubs un anno fa, pagherebbero tra i 9.500 e gli 11.500 euro a testa all´anno per l´addio all´euro di Atene. I tedeschi poco meno. Le cifre vanno aggiorante al rialzo: il debito di Atene a fine 2009 (301 miliardi) era tutto controllato da privati. Ora, grazie alla ristrutturazione, è sceso a 266 miliardi. E ben 194 sono in mano a paesi Ue, Bce e al Fondo Monetario. Se la Grecia non onorerà i suoi impegni come ha fatto l´Argentina, l´Apocalisse europea è belle e servita.
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2- LA BCE: "NESSUNA CATASTROFE SE ATENE USCISSE DALL´EURO" - NUOVO GOVERNO, ULTIMA CHANCE - LE NUOVE ELEZIONI SI TERREBBERO GIÀ A GIUGNO, NEI SONDAGGI VOLA LA SINISTRA ESTREMA
Andrea Tarquini per La Repubblica

Per la Grecia è iniziato ormai il conto alla rovescia. Fallito fin qui ogni tentativo di formare un governo, il presidente Karolos Papoulias ha convocato per oggi il vertice dell´ultima istanza tra i capi dei partiti. E una dopo l´altra, molte delle voci più influenti nell´eurozona suggeriscono un´uscita possibile di Atene dalla moneta unica: sarebbe dolorosissimo per i greci ma perfettamente gestibile per chi resta nell´euro, hanno detto nello spazio di poche ore il membro del board della Bce Patrick Honohan, il commissario europeo agli Affari economici Olli Rehn, il presidente della Bundesbank Jens Weidmann e il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble. Solo il presidente uscente dell´eurogruppo, il premier lussemburghese Juncker, chiede più pazienza, ma è una voce isolata nel mainstream della linea dura ispirata da Berlino e Francoforte.

Il carismatico, 82enne capo dello Stato socialista Papoulias tenta l´ultima carta, con il vertice di oggi insieme ai leader dei tre principali partiti: Alexis Tsipras della sinistra radicale Syriza, Antonis Samaras di Nea Dimokratia (conservatori) e Evangelos Venizelos del Pasok (socialisti).

Le posizioni sono lontane, Nea Dimokratia e Pasok da soli non bastano per una maggioranza favorevole al rispetto dei durissimi impegni di risanamento presi con la Ue. L´alternativa sarebbero nuove elezioni il 10 o 17 giugno, passo forse irreparabile verso l´uscita dall´euro con Syriza, contraria al rigore, che vola nei sondaggi al 25,5%. E nel resto dell´Unione l´ipotesi ("made in Germany") di un´uscita della Grecia dall´euro viene ora definita male minore, gestibile con costi sopportabilissimi per chi resterà nella moneta unica.

Un ritorno di Atene alla dracma, ha detto il membro irlandese del board della Bce, Patrick Honohan, «non sarebbe un evento necessariamente disastroso e fatale, e pur rappresentando un colpo alla fiducia nell´eurozona sarebbe tecnicamente gestibile, sebbene tutti stiano lavorando per evitarlo».

Lo stesso presidente della Commissione europea, Barroso, ha avvertito che «o i greci rispettano i patti o devono uscire». Ancora più duri sono stati gli avvertimenti del Commissario europeo agli Affari economici, Olli Rehn, e del presidente della Bundesbank, Jens Weidmann. Secondo Rehn, «La Ue lavora per facilitare la permanenza della Grecia nell´eurozona ed è convinta che Atene possa evitare l´uscita rispettando gli impegni, ma la palla è ora nel loro campo, e Atene soffrirebbe da un addio all´euro molto più del resto dell´eurozona».

Per Weidmann, il falco tedesco nel vertice Bce, «non c´è nessun diktat da parte di Berlino, se Atene non rispetta gli impegni, sarà una decisione democratica, ma con la conseguenza che verrebbero sospesi i programmi di aiuti, e le conseguenze di un ritorno alla dracma sarebbero ben peggiori per i greci che per il resto dei cittadini dell´eurozona».

Solo il presidente uscente dell´eurogruppo, Juncker, invita a «mostrare pazienza con Atene e darle tempo», pur avvertendo che «non c´è per loro alternativa al risanamento dei conti». «Non c´è alcuna strada facile per Atene», nota il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble, «tocca alla Grecia mostrare se ha la forza di mettere insieme la maggioranza necessaria: senza le riforme concordate il Paese non ha prospettive».

 

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