POLLARI NON CI STA ALLA GRAZIA CONCESSA ALL’AGENTE DELLA CIA DA NAPOLITANO SU ORDINE DI OBAMA E MINACCIA DI PARLARE E SPUTTANARE TUTTI

Luca Fazzo per "il Giornale"

«Ma davvero c'è qualcuno - dice Nicolò Pollari - che pensa che questa vicenda riguardi me, la mia persona fisica, e non le istituzioni di questo paese? Davvero si pensa che io, che sono un innocente, debba sperare nella grazia presidenziale per non finire in carcere? Non sono io a dovermi preoccupare. Io ho eseguito un ordine: quello di tacere. E sono pronto a eseguire l'ordine di parlare, se mi verrà impartito».

Sono passati tre giorni da quando il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha fato irruzione sulla scena del caso Abu Omar. E lo ha fatto nel modo più esplicito che si possa immaginare, confermando quanta rilevanza la vicenda del sequestro dell'imam estremista abbia assunto nei rapporti tra Italia e Stati Uniti sul fronte dell'alleanza militare e di intelligence.

La grazia concessa al colonnello Joseph Romano III, comandante della base Usa di Aviano, condannato in via definitiva per concorso in sequestro di persona, sconfessa di fatto l'inchiesta della magistratura milanese. E apre nuovi scenari per i nostri 007 anch'essi finiti sotto processo: con in testa il generale Niccolò Pollari, ex direttore del Sismi, condannato a dieci anni di carcere.

Generale Pollari, la grazia concessa al colonnello Romano è una buona notizia anche per lei?
«Una grazia è sempre una buona notizia. Come si fa a non essere umanamente felici se a una persona viene risparmiata una sofferenza? E credo che si debba avere il massimo rispetto per la decisione del capo dello Stato».

Perché Napolitano lo ha fatto?
«Lo ha fatto nell'interesse dell'Italia. Ma se lei mi chiede se spero di cavarmela anche io allo stesso modo, le dico che a un innocente non interessa la grazia ma il riconoscimento della sua innocenza. Io sono innocente e sono stato condannato senza potermi difendere».

La Corte d'appello che l'ha condannata a dieci anni l'accusa di avere permesso che la Cia violasse la sovranità italiana, sequestrando l'imam a Milano. Io le chiedo: sapevate cosa facevano gli americani? Se sì, perché non lo avete impedito? Se no, che servizio segreto eravate?
«Abu Omar era sotto attenzione di organi istituzionali di questo paese (la Digos di Milano, ndr). Non è compito dei servizi di sicurezza controllare l'attività degli altri organi dello Stato. E poi, parlando in astratto: se ci viene richiesta collaborazione per una operazione, e noi rifiutiamo, diventiamo forse responsabili a vita della incolumità del bersaglio dell'operazione?».

La Corte che l'ha condannata dice in sostanza: poiché un sequestro non rientra tra i compiti del Sismi, il vostro ruolo non può essere coperto dal segreto di Stato.
«Ma il segreto di Stato non l'ho certo stabilito io! Per tre volte, tre governi di orientamento diverso uno dall'altro, hanno stabilito che su questa vicenda c'è il segreto di Stato. Nell'aula del processo d'appello in cui sono stato condannato, ho letto la lettera del governo che mi impegnava al silenzio. E se l'unica cosa su cui questi tre governi si sono trovati d'accordo è il segreto sulla vicenda Abu Omar, sarà il caso di domandarsi se di mezzo non ci sia davvero la sicurezza nazionale».

Secondo i giudici lei e gli altri imputati italiani avete interpretato in modo un po' estensivo il segreto.
«Davvero? E allora perché prima ancora della sentenza il presidente del Consiglio ha deciso di sollevare nuovamente un conflitto di attribuzione davanti alla Corte Costituzionale, perché sia ribadito che certi atti non possono essere utilizzati e nemmeno detenuti dalla magistratura ordinaria?».

Ma il governo, generale, sta per cambiare. E se il nuovo governo stabilisse che invece sul caso Abu Omar il segreto non c'è più?
«Io ne sarei lieto, perché uscirei dal processo in pochi minuti. Ma per altri si aprirebbe una situazione imbarazzante».

 

pollarinicolo pollariNicolò Pollari in divisaGIORGIO NAPOLITANO E OBAMA ABU OMAR

Ultimi Dagoreport

matteo renzi sergio mattarella elly schlein maurizio landini

DAGOREPORT – IL REFERENDUM ANTI JOBS-ACT PROMOSSO DALLA CGIL DI LANDINI, OLTRE A NON ENTUSIASMARE MATTARELLA, STA SPACCANDO IL PD DI ELLY SCHLEIN - NEL CASO CHE UNA DECINA DI MILIONI DI ITALIANI SI ESPRIMESSERO A FAVORE DELL’ABOLIZIONE DEL JOBS-ACT, PUR NON RIUSCENDO A RAGGIUNGERE IL QUORUM, LANDINI ASSUMEREBBE INEVITABILMENTE UN'INVESTITURA POLITICA DA LEADER DELL'OPPOSIZIONE ANTI-MELONI, EMARGINANDO SIA SCHLEIN CHE CONTE - E COME POTRANNO I RIFORMISTI DEM, I RENZIANI E AZIONE DI CALENDA VALUTARE ANCORA UN PATTO ELETTORALE CON UN PD "LANDINIZZATO", ALLEATO DEL POPULISMO 5STELLE DI CONTE E DE SINISTRISMO AVS DI BONELLI E FRATOIANNI? - A MILANO LA SCISSIONE DEL PD È GIÀ REALTÀ: I RIFORMISTI DEM HANNO APERTO UN CIRCOLO IN CITTÀ INSIEME A ITALIA VIVA E AZIONE. MA BONACCINI DIFENDE ELLY SCHLEIN

sergio mattarella giorgia meloni

DAGOREPORT - L'ARDUO COMPITO DI MATTARELLA: FARE DA ARBITRO ALLA POLITICA ITALIANA IN ASSENZA DI UN’OPPOSIZIONE - IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA NON VUOLE SOSTITUIRSI A QUEGLI SCAPPATI DI CASA DI SCHLEIN E CONTE, NÉ INTENDE SCONTRARSI CON GIORGIA MELONI. ANZI, IL SUO OBIETTIVO È TENERE IL GOVERNO ITALIANO DALLA PARTE GIUSTA DELLA STORIA: SALDO IN EUROPA E CONTRO LE AUTOCRAZIE – IL PIANO DI SERGIONE PER SPINGERE LA PREMIER VERSO UNA DESTRA POPOLARE E LIBERALE, AGGANCIATA UN'EUROPA GUIDATA DA FRANCIA, GERMANIA E POLONIA E LONTANA DAL TRUMPISMO - LE APERTURE DI ''IO SONO GIORGIA" SUL 25 APRILE E AFD. MA IL SUO PERCORSO VERSO IL CENTRO E' TURBATO DALLL'ESTREMISMO DI SALVINI E DALLO ZOCCOLO DURO DI FDI GUIDATO DA FAZZOLARI...

francesco micheli

DAGOREPORT - IN UNA MILANO ASSEDIATA DAI BARBARI DI ROMA, SI CELEBRA LA FAVOLOSA CAPITALE DEGLI AFFARI CHE FU: IL CAPITALISMO CON IL CUORE A SINISTRA E IL PORTAFOGLIO GONFIO A DESTRA - A 87 ANNI, FRANCESCO MICHELI APRE, SIA PURE CON MANO VELLUTATA E SENZA LASCIARE IMPRONTE VISTOSE, IL CASSETTO DEI RICORDI: “IL CAPITALISTA RILUTTANTE” È IL DIARIO DI BORDO DELL’EX BUCANIERE DELLA FINANZA CHE, SALITO SULL’ALBERO PIÙ ALTO DEL VASCELLO, HA OSSERVATO I FONDALI OSCURI INCONTRATI NEL MARE MAGNUM INSIDIOSO DELL’ECONOMIA, SOMMERSA E SPESSO AFFONDATA - “IO E LEI APPARTENIAMO A ZOO DIVERSI”, FU IL VATICINIO DI CUCCIA – LUI, UNICO TESTIMOME A RACCOGLIERE LO SFOGO DI EUGENIO CEFIS SU QUEL “MATTO” DI CUCCIA CHE NEL GIORNO DELLE SUE CLAMOROSE DIMISSIONI DA MONTEDISON L’AVEVA ACCOLTO CON UN BEFFARDO: “DOTTORE, PENSAVO VOLESSE FARE UN COLPO DI STATO…”

romana liuzzo

DAGOREPORT! UN MOTO DI COMPRENSIONE PER I TELESPETTATORI DI CANALE5 CHE HANNO AVUTO LA SFORTUNA DI INTERCETTARE LA MESSA IN ONDA DELLO SPOT AUTO-CELEBRATIVO (EUFEMISMO) DEL PREMIO “GUIDO CARLI” - CONFUSI, SPIAZZATI, INCREDULI SI SARANNO CHIESTI: MA CHE CAZZO È ‘STA ROBA? - AGGHINDATA CON UN PEPLO IN STILE “VESTALE, OGNI SCHERZO VALE”, PIAZZATA IN UN REGNO BOTANICO DI CARTONE PRESSATO, IL “COMMENDATORE”  ROMANA LIUZZO REGALA 20 SECONDI DI SURREAL-KITSCH MAI VISTO DALL'OCCHIO UMANO: “LA FONDAZIONE GUIDO CARLI VI SARÀ SEMPRE ACCANTO PER COSTRUIRE INSIEME UN MONDO MIGLIORE”. MA CHI È, LA CARITAS? EMERGENCY? L'ESERCITO DELLA SALVEZZA? - VIDEO!

friedrich merz - elezioni in germania- foto lapresse -

DAGOREPORT – LA BOCCIATURA AL PRIMO VOTO DI FIDUCIA PER FRIEDRICH MERZ È UN SEGNALE CHE ARRIVA DAI SUOI "COLLEGHI" DI PARTITO: I 18 VOTI CHE SONO MANCATI ERANO DI UN GRUPPETTO DI PARLAMENTARI DELLA CDU. HANNO VOLUTO MANDARE UN “MESSAGGIO” AL CANCELLIERE DECISIONISTA, CHE HA STILATO UNA LISTA DI MINISTRI SENZA CONCORDARLA CON NESSUNO. ERA UN MODO PER RIDIMENSIONARE L’AMBIZIOSO LEADER. COME A DIRE: SENZA DI NOI NON VAI DA NESSUNA PARTE – DOMANI MERZ VOLA A PARIGI PER RIDARE SLANCIO ALL’ALLEANZA CON MACRON – IL POSSIBILE ANNUNCIO DI TRUMP SULLA CRISI RUSSO-UCRAINA