SE LA POLITICA ESTERA ITALIANA LA FANNO ENI E FINMECCANICA A COSA SERVE IL MINISTRO DEGLI ESTERI MOGHERINI? A TWITTARE! - SUL FRONTE MARÒ, SULLA POLITICA NEL MEDITERRANEO E SULL’UCRAINA NON S’È CONCLUSO NIENTE

Salvatore Cannavò per "il Fatto Quotidiano"

Twittare, twitta. Forse più di prima. In questo, Federica Mogherini, la più giovane ministra degli Esteri dell'Italia repubblicana, è davvero renziana. E poi presenzia, si fa fotografare, fa incontri internazionali di livello, come quello in corso negli Stati Uniti. Fa, insomma, tutto quello che un bravo, anzi una brava ministra degli Esteri deve fare. Di fatti, però, finora se ne sono visti pochi.

E non ci riferiamo tanto all'annosa vicenda dei marò italiani detenuti in India che tanto fa infuriare la destra italiana e che, con i mitra spianati, sta aspettando l'ultima debacle della nostra diplomazia. Il bilancio del ministero, in realtà, è debole di suo, fondamentalmente perché debole è la politica estera del governo Renzi, tutto preso dai risultati in chiave interna.

Del resto, fu proprio Mogherini, quando non stava con Renzi, a rimproverargli proprio la "superficialità" sui temi internazionali. All'epoca lei sosteneva Bersani, in ossequio a una vita di partito, il Pds prima, i Ds e poi il Pd, che l'ha vista legarsi alla segreteria Fassino, nel 2001 e poi alle alleanze di questo con Veltroni e con Bersani. Fino a Renzi che rappresenta, oggi, il dominus inaggirabile, punto di riferimento obbligato soprattutto per i ministri, e le ministre, più giovani.

Ma torniamo ai tweet. Quelli di questi giorni sono molto precisi, in particolare sugli spostamenti della ministra. Compreso quello che l'ha costretta, ieri, a volare da Washington a Londra, per partecipare al vertice sulla Siria per poi riprendere l'aereo e ritornare di corsa a New York dove oggi è previsto l'incontro con Ban Ki Moon e il sindaco De Blasio.

Negli altri, la si vede con Madeleine Albright, già Segretario di Stato e poi con l'attuale capo della diplomazia Usa, John Kerry. C'è l'avviso dell'incontro con Susan Rice, consigliere per la Sicurezza nazionale, il video dell'intervista alla Cnn fino alla foto della cena di inaugurazione dell'Expo con Ban Ki Moon lo scorso 7 maggio.

Proprio la sera prima dell'esplosione dell'ennesimo scandalo che ha indotto il segretario delle Nazioni Unite a togliere la propria foto dal sito ufficiale dell'esposizione. "L'abbiamo letto solo sul Fatto" dicono i collaboratori della ministra. "non è confermato". Il Fatto, però, l'ha appreso dal francese Le Figaro che nella diplomazia internazionale ha un certo peso.

Il tweettaggio continuo non è solo funzionale al bisogno di visibilità ma ribadisce un elemento di sostanza non a caso sottolineato ieri dal Corriere della Sera: "Mogherini con la spilla 'Democrat'". Il viaggio, infatti, serve ad accreditare la ministra, e il governo Renzi, nell'entourage democratico statunitense che si sta avviando al dopo-Obama e che è fortemente curioso di capire cosa succederà in Italia.

Alla ministra è stato chiesto quanto Renzi sarà in grado di reggere la fase politica e quanto, invece, avanzerà Grillo. Alla nitidezza delle foto americana, però, fa da contraltare lo scarso impegno sulla tratta dei migranti nelle acque del Mediterraneo. Eppure, come primo atto da presidente del Consiglio, Matteo Renzi organizzò il viaggio a Tunisi.

Il Nordafrica rappresenta il fronte caldo della politica estera italiana ma su quel dossier, finora, è stato più abile il ministro dell'Interno, Alfano. "La ministra si è impegnata molto in quella direzione" dicono nel suo entourage ricordando che durante il semestre europeo sarà lanciato la relazione tra la Ue e il Corno d'Africa.

Ma al momento si tratta di parole, impegni, dichiarazioni, prese di posizione. Come quella sull'Ucraina, dove decidono altri. Mogherini è apprezzata per l'impegno, partecipa regolarmente all'attività parlamentare, ha fatto poche nomine, solo quattro di tipo diretto e non ha rinnovato l'incarico a figure come Pia Luisa Bianco, giornalista un tempo nota e nominata da Franco Frattini, nel 2008, agli Affari Strategici.

Un passaggio chiave sarà probabilmente il semestre di presidenza italiano della Ue. Ma quello lo gestisce direttamente Renzi. Tanto che la gestione dell'evento è saldamente a palazzo Chigi, nelle mani del sottosegretario Gozi.

 

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