abdul el sayed

 

SE VI CHIAMANO IL ''NUOVO OBAMA'', DATEVI UNA GRATTATA - TROMBATO ABDUL EL SAYED, CHE SOGNAVA DI DIVENTARE IL PRIMO GOVERNATORE MUSULMANO D'AMERICA SULLE ALI DEI SUOI 33 ANNI, DEL SUPPORTO DEL VECCHIO SANDERS E DEL SUCCESSO 'SOCIALISTA' DELLA NUOVA STELLINA DEMOCRATICA OCASIO-CORTEZ. INVECE NON È PASSATO MANCO ALLE PRIMARIE, DOVE È STATO TRAVOLTO DA GRETCHEN WHITMORE (52% A 30%), UNA CHE FA POLITICA DA 20 ANNI, VECCHIA SCUOLA DI PARTITO

 

IL VIDEO DI ''VICE NEWS PER HBO'' IN GLORIA DEL CANDIDATO EL SAYED

 

 

 

 

DAGONOTA - Gretchen Whitmore ha stravinto le primarie in Michigan contro Abdul El-Sayed, incassando 556.285 voti (51,8%) contro i 327.235 dell'avversario, che il ''Guardian'' aveva definito il ''nuovo Obama'' chiedendosi se l'America fosse pronta ad avere il primo governatore musulmano.

gretchen whitmer

 

Beh, il lanciatissimo candidato (con mille endorsement, tra cui quello del vecchio Bernie Sanders e della giovane stellina democratica, Alexandria Ocasio-Cortez) Abdul non è passato manco alle primarie. Vinte da una donna tosta, figlia di politici e procuratori statali, attiva nella politica locale dal 2000, da ultimo come capo della minoranza democratica nel Senato del Michigan.

 

 

Guido Moltedo per www.ilmanifesto.it

 

Nell’America di Donald Trump, il presidente del Muslim ban, un musulmano di nome Abdul si candida a governatore del Michigan e, intanto, oggi, potrebbe risultare il prescelto nelle primarie democratiche dello stato, già questo un risultato eccezionale.

gretchen whitmer

E sì, fino a qualche settimana fa era solo un’utopia la candidatura di Abdulrahman Mohamed El-Sayed. Il suo nome era a mala pena menzionato nei sondaggi.

Poi un boom improvviso, sulla scia del successo di Alexandria Ocasio-Cortez nella primarie democratiche di New York.

abdul el sayed

 

Bernie Sanders ci punta. Crede sia possibile la vittoria di Abdul. E invita gli elettori democratici a crederci anche loro. «Facciamo tutto il possibile nei prossimi giorni per creare le condizioni di una vittoria storica in Michigan e in America». La vittoria del dottore trentatreenne, figlio di immigrati dall’Egitto, sarebbe sicuramente una pagina indimenticabile della storia di questi anni complicati della politica americana, per gli evidenti connotati e ripercussioni dell’evento.

 

Sanders si è speso molto per Abdul. Ha fatto comizi con lui e per lui un po’ ovunque nel vasto e variegato stato dei Grandi laghi. Comizi affollatissimi. Pieni d’entusiasmo. Pieni di giovani. Il successo di El-Sayed sarebbe una delle migliori conferme che la via indicata da Sanders non si è esaurita nel novembre 2016, ma prosegue, ha risonanza, fa proseliti, trova nuove figure disposte a sfidare, come lui, l’establishment democratico, e a trovare seguito, soprattutto tra i giovani, tra le minoranze, soprattutto tra i tanti disillusi che hanno smesso di votare.

 

abdul el sayed con la moglie

Abdul El-Sayed è il nome più forte tra i numerosi candidati con una storia d’immigrazione recente. La loro folta presenza, al di là dell’esito del voto, è intanto un’evidente risposta alla pretesa di questa amministrazione di negare uno dei tratti salienti dell’America odierna, la grande varietà culturale, etnica e religiosa, specchio di una demografia in profonda e rapida trasformazione che nessun muro di confine, nessun bando all’ingresso di musulmani, nessuna retata di immigrati senza documenti è in grado di fermare.

 

abdul el sayed con la moglie

Girando nello stato colpisce il numero di manifesti e di lawn sign (i cartelli di propaganda elettorale sui prati) con nomi arabi e asiatici, uniti ai tanti nomi di candidate donne. Il principale sfidante di El-Sayed è Shri Thanedar, nato in India, cittadino americano dal 1980, grande imprenditore nella zona di Ann Arbor, progressista, anche lui, anche se Abdul lo definisce un «fake progressive», alludendo alla campagna milionaria che si è pagato con i propri dollari.

 

Che questo movimento non si traduca già domani in un successo elettorale, è possibile, ma c’è solo da aspettare il prossimo “giro”.

 

L’altra America è in fermento e in movimento, e non è affatto disposta a fermarsi. E bisogna dare merito a Sanders, 76 anni, sempre attivissimo sia nella sua attività di senatore sia nel suo instancabile sostegno ai politici locali in sintonia con lui, si tratti di militanti dell’ala socialista (Democratic socialist), come Alexandria Ocasio-Cortez, o di progressisti, come El-Sayed, tutti comunque impegnati sui fronti principali aperti da Bernie: il salario minino a quindici dollari, l’assistenza sanitaria universale, la gratuità degli studi universitari, il rigetto delle misure anti-immigrazione.

gretchen whitmer

 

Una piattaforma semplicemente impensabile fino a poco tempo fa, quando il mantra che muoveva la politica democratica era quello dell’occupazione del centro, e quando era dato per scontato che le candidature erano decise dall’establishment del partito con il sostegno dei sindacati e della galassia dei gruppi d’interesse legati al Partito democratico.

A rompere lo schema ha sicuramente contribuito la sconfitta di Hillary e il contestuale successo di Trump. E certamente ha dato una mano l’assenza di Barack Obama sul terreno della riorganizzazione del partito, lasciato al suo destino (clintoniano), durante la sua presidenza.

 

Così, nella confusione e nel disorientamento seguiti alla sconfitta, sono emerse figure sconosciute, rapidissimamente diventate star nazionali e perfino internazionali della politica, come, innanzitutto, la ventottenne Alexandria Ocasio-Cortez, forte della sua clamorosa vittoria nelle primarie democratiche nel Bronx contro un cocco dell’establishment, lo scorso luglio.

 

La vittoria di Alexandria su un veterano della politica democratica ha avuto l’effetto del “re è nudo”. Una nuova leva di politici – giovani, donne, minoranze – sente e ha tutto il diritto di provare a far sentire la propria voce, a candidarsi. Sfidando esponenti conosciuti e per anni intoccabili. E anche con l’ambizione di vincere.

 

abdul el sayed

è successo a New York, e può succedere ovunque. Così la vicenda Ocasio-Cortez ha avuto effetti contagiosi in diversi stati dove in questo periodo si tengono le primarie democratiche in vista del voto di novembre, per il rinnovo del Congresso ma anche per l’elezione di diverse cariche pubbliche a livello statale e cittadine. Ovunque si sono aperte molte partite che sembravano dall’esito scontato, e questo è avvenuto anche perché la stessa Alexandria, diventata una rockstar della politica, ha cominciato a girare, spesso in coppia con Sanders, per sostenere i candidati del rinnovamento.

 

alexandria ocasio cortez bernie sanders 3

Certo, il voto delle primarie ha una sua connotazione molto specifica. I centristi continuano a sostenere che, loro, hanno più possibilità di sconfiggere i repubblicani nelle elezioni generali, mentre la sinistra può pure vincere le primarie ma nel confronto aperto con i repubblicani cattura solo i suoi voti, non quelli dei moderati.

 

Sanders, che ricorda sempre le primarie vinte in Michigan contro Hillary, è convinto che questo e altri paradigmi abbiano fatto il loro tempo, specie di fronte a un avversario come Trump, che tra l’altro sta facendo campagna attiva per sostenere i suoi candidati. Un attivismo che sta estremizzando al massimo le primarie dei repubblicani, e imponendo una polarizzazione dello scontro con i democratici. In uno scenario così, la sinistra spera di avere più chance, anche contando sulla mobilitazione dei giovani e dei disillusi, attivati appunto dal ruolo di Trump.

alexandria ocasio cortez bernie sanders 2

 

L’altro assunto che Sanders considera sorpassato è quello dei distretti elettorati sicuramente dominati dai repubblicani o dai democratici, e nei quali chi non è del partito dominante non ha possibilità di vincere, com’è avvenuto per decenni. La politica attuale sta via spazzando, implacabilmente e spesso con violenta rapidità, molti degli schemi che hanno dominato lo scontro tra democratici e repubblicani.

alexandria ocasio cortez con cinthya nixonalexandria ocasio cortez alexandria ocasio cortezalexandria ocasio cortezsanders dove seialexandria ocasio cortez

Ultimi Dagoreport

marcello viola alberto nagel giorgia meloni francesco gaetano caltagirone luigi lovaglio mps mediobanca piazza affari

DAGOREPORT - MEDIOSBANCA! I GIOCHI ANCORA NON SONO FATTI. E LE PREMESSE PER UN FUTURO DISASTRO SONO GIÀ TUTTE SUL TAVOLO - AL DI LÀ DELLE DECISIONI CHE PRENDERÀ LA PROCURA DI MILANO SUL PRESUNTO “CONCERTO” DEL QUARTETTO CALTA-GIORGETTI-LOVAGLIO-MILLERI NELLA PRIVATIZZAZIONE DEL 15% DI MPS, IL PROGETTO TANTO AUSPICATO DA GIORGIA MELONI DI DARE VITA A UN TERZO POLO BANCARIO, INTEGRANDO MPS, BPM E MEDIOBANCA, SI È INCAGLIATO DI BRUTTO: LO VUOLE SOLO FRATELLI D’ITALIA MENTRE FORZA ITALIA SE NE FREGA E LA LEGA E' CONTRO, SAPENDO BENISSIMO CHE L’OBIETTIVO VERO DEL RISIKONE BANCARIO È QUEL 13% DI GENERALI, IN PANCIA A MEDIOBANCA, NECESSARIO PER LA CONQUISTA CALTAGIRONESCA DEL LEONE DI TRIESTE - AL GELO SCESO DA TEMPO TRA CALTA E CASTAGNA (BPM) SI AGGIUNGE IL CONFLITTO DI CALTA CON LOVAGLIO (MPS) CHE RISCHIA DI ESSERE FATTO FUORI PER ‘’INSUBORDINAZIONE’’ - ANCHE LA ROSA DEI PAPABILI PER I NUOVI VERTICI DI MEDIOBANCA PERDE PETALI: MICILLO HA RIFIUTATO E VITTORIO GRILLI NON È INTERESSATO - LA BOCCIATURA DELL’OPERAZIONE DI FITCH, CHE VALUTA MPS CON UN RATING PIÙ BASSO RISPETTO A MEDIOBANCA - LAST BUT NOT LEAST: È SENZA FINE LO SCONTRO TRA GLI 8 EREDI DEL VECCHIO E IL CEO MILLERI, PARTNER DEVOTO DI CALTARICCONE…

silvia toffanin francesca fialdini giorgia cardinaletti tommaso zorzi alessandro giuli pietro tatafiore barbara castorina

A LUME DI CANDELA - TOMMASINO ZORZI NON SARÀ OPINIONISTA AL “GRANDE FRATELLO”: NONOSTANTE LE SPINTE DI CASCHETTO, IL SUO NOME È STATO BOCCIATO – CI MANCAVA IL MINISTRO GIULI-VO IN VERSIONE OFFICIANTE: HA CELEBRATO IL MATRIMONIO DEL SUO CAPO UFFICIO STAMPA, PIERO TATAFIORE, CON BARBARA CASTORINA, TITOLARE DELL'AGENZIA VISVERBI CHE HA ASSISTITO IN PASSATO PROFESSIONALMENTE GIULI (AVRÀ RIFILATO UN ALTRO PIPPOZZO SUL “PENSIERO SOLARE”?) - BIANCA BERLINGUER E ILARIA D'AMICO (CHE LASCIA CASCHETTO) NELL'AGENZIA DI PRESTA - GIORGIA CARDINALETTI AL POSTO DI FRANCESCA FIALDINI - DOPO LA CHIUSURA DI TANGO, COSTAMAGNA OSPITE SU RETE 4 (NEL PROGRAMMA DOVE LAVORA IL SUO COMPAGNO) - LUI È UN POLITICO DI PRIMO PIANO, LEI È UNA BELLA GIORNALISTA. I DUE SONO STATI AMANTI E LUI HA FAVORITO LA SUA ASCESA. DURANTE UNA RECENTE INTERVISTA HANNO FATTO FINTA DI NON CONOSCERSI DANDOSI DEL LEI. DI CHI STIAMO PARLANDO?

luca zaia matteo salvini francesco acquaroli conte bonelli schlein fratoianni matteo ricci

DAGOREPORT - DALLA RIFORMA ELETTORALE AL RIMPASTO DI GOVERNO, IL FUTURO DELL’ARMATA BRANCA-MELONI È APPESO COME UN CACIOCAVALLO AL SUO PRIMO TEST CRUCIALE: LE REGIONALI – SCATENEREBBE UNO SCONQUASSO NELLA LITIGIOSA COALIZIONE DI GOVERNO SE FRATELLI D'ITALIA DOVESSE PERDERE LE MARCHE, DOVE LA RICONFERMA DEL MELONIANO ACQUAROLI E' INCERTA - A QUEL PUNTO, A NOVEMBRE, LA MELONA VORRÀ ASSOLUTAMENTE IMPORRE UN CANDIDATO ALLA FIAMMA NEL VENETO LEGHISTA - LA DUCETTA HA BEN RAGIONE DI PRETENDERLO: MALGRADO IL SUO 28-29%, ATTUALMENTE FDI GOVERNA SOLO IN TRE REGIONI: MARCHE, ABRUZZO E LAZIO - PER FARCELA, LA DUCETTA DOVRA' CONVINCERE LUCA ZAIA AD APPOGGIARE, COL 40% DI CONSENSI DI CUI GODE LA SUA LISTA, IL SUO CANDIDATO ALLA PRESIDENZA - NEL CASO IN CUI IL "DOGE" NON ACCETTI LA PROPOSTA, A QUEL PUNTO, GIÀ TAGLIATO FUORI DA SALVINI, LE AMBIZIONI DI ZAIA DI RICOPRIRE UN DOMANI LA PRESIDENZA DELL'ENI O MAGARI LA CARICA DI MINISTRO DOVRA' RIPORLE NEL CASSETTO DEI SOGNI...

stefano belingardi clusoni belen rodriguez

DAGOREPORT - LA ''FARFALLINA'' DI BELEN È TORNATA A BATTERE. DOPO UN’ESTATE TURBOLENTA DI SCAZZI E POLEMICHE, PER LA "SCIO-GIRL" ARGENTINA È ARRIVATO UN NUOVO E AITANTE  BELLIMBUSTO - LUI È STEFANO BELINGARDI CLUSONI, ARCHITETTO MILANESE CHE, CON IL SUO STUDIO "BE.ST", NEGLI ULTIMI ANNI HA RIDISEGNATO LO SKYLINE DELLA CITTÀ MENEGHINA - GALEOTTO UN LOCALE IN SARDEGNA, DOVE I DUE SONO STATI PIZZICATI A BACIARSI CON PASSIONE, INCURANTI DEGLI SGUARDI INDISCRETI - A CONFERMARE LA LIASON È LA STESSA BELEN CON UN CAROSELLO DI FOTO SU INSTAGRAM SULLE SUE "HERMOSAS VACACIONES” -DALLO SCAZZO CON IL BENZINAIO ALLE PATATINE LANCIATE IN UN LOCALE: L’ESTATE IRREQUIETA DELL'EX DI CORONA E DE MARTINO - VIDEO

stefano de martino striscia la notizia antonio ricci gerry scotti la ruota della fortuna pier silvio berlusconi

DAGOREPORT - PIER SILVIO, QUESTA VOLTA, HA VINTO. PIAZZARE LA “RUOTA DELLA FORTUNA” NEL VUOTO PNEUMATICO DELLA PROGRAMMAZIONE ESTIVA, È STATA UNA MOSSA SCALTRA ALL’INSEGNA DI UN SOLO IMPERATIVO: FIDELIZZARE IL PUBBLICO DEI TELE-MORENTI - L’OPERAZIONE È RIUSCITA, IL PAZIENTE È ANCORA IN VITA, MA È SOLO IL PRIMO ROUND DI UNA GUERRA ANCORA MOLTO LUNGA: GIÀ IN SOVRAPPOSIZIONE, IERI SERA, “AFFARI TUOI” ERA LEGGERMENTE IN VANTAGGIO SUL PROGRAMMA DI GERRY SCOTTI, E LA SCELTA DI FAR RIPARTIRE LA TRASMISSIONE DI DE MARTINO DI MARTEDÌ, ANZICHE' DI LUNEDI', HA LASCIATO INTERDETTI GLI ADDETTI AI PALINSESTI - COMUNQUE VADA IL DUELLO NEI PROSSIMI DUE MESI, “PIER DUDI”, ALLA PRESENTAZIONE DEI PALINSESTI, ERA STATO CATEGORICO: "'STRISCIA LA NOTIZIA' INIZIERÀ A NOVEMBRE. ANCHE SE CIÒ CHE VA IN ONDA, E NON SARÀ COSÌ, DOVESSE FARE UN TRILIONE DI ASCOLTI" - GLI ESORDI CON MARIA DE FILIPPI, IL FLOP ALL'''ISOLA DEI FAMOSI'' CONDOTTA DALLA MARCUZZI, PRESTA CHE LO SBOLOGNA E LA RISCOSSA CON CASCHETTO (E TANTI ''PACCHI'' A MO' DI CULO): L'IRRESISTIBILE ASCESA DI STEFANO DE MARTINO, ALFIERE DI RAI-MELONI, CHE SOGNA IL FESTIVAL DI SANREMO - VIDEO

vladimir putin kim jong un xi jinping donald trump

DAGOREPORT – L’UNICO RISULTATO REALE OTTENUTO DA TRUMP NEI PRIMI 8 MESI DEL SUO SECONDO MANDATO È STATO RIABILITARE PUTIN: APPLAUDENDOLO IN ALASKA, HA RILEGITTIMATO LA MALCONCIA RUSSIA COME POTENZA MONDIALE, RAFFORZANDO LA FIGURA DEL “MACELLAIO DI MOSCA” (COPYRIGHT BIDEN) - DOPO TANTO PENARE E PROMESSE SCRITTE SULLA SABBIA, TRUMP SPERAVA DI OTTENERE ALMENO UNA TREGUA AEREA SULL’UCRAINA. E INVECE “MAD VLAD” HA FATTO SPALLUCCE E, TUTTO GAUDENTE, SI E' SCAPICOLLATO IN CINA ALLA CORTE DEL SUO VERO PADRONE, XI JINPING  – DISPIACE PER TRAVAGLIO MA LA RUSSIA NON HA ANCORA VINTO LA GUERRA: L’AVANZATA IN UCRAINA È SOLO PROPAGANDA. TRANNE DUE REGIONI E QUALCHE VILLAGGIO CONQUISTATO IN DONBASS, IN REALTÀ IL FRONTE È IMMOBILE DA MESI (A MOSCA NON BASTANO LE TRUPPE NORDCOREANE, ORA E' COSTRETTA A RECLUTARE IN PATRIA, DOPO I GALEOTTI, ANCHE LE DONNE IN CARCERE) – LA PRESSIONE SU PUTIN DEL MEDIATORE ERDOGAN E DI MODI PER UNA TREGUA IN UCRAINA - IL LEADER INDIANO, INCAZZATO CON “MAD VLAD” CHE LODA E IMBRODA XI E GLI FA FARE LA FIGURA DELL’AMICO SFIGATO, FA PRESENTE CHE L'ALLEANZA DELLO SCO E' SOLO ''TATTICA MA NON STRATEGICA'. MA UN DOMANI CHISSA'...