IL SENATO CHE VERRÀ, FIRMATO RENZI-BERLUSCONI – IL PREMIER RINUNCIA AL SENATO DEI SINDACI (SOLO UN QUARTO, UNO PER OGNI REGIONE) E IL PAPOCCHIO VA IN PORTO

Francesco Bei per “La Repubblica”

 

Addio al Senato, «la svolta» finalmente è arrivata. «Ognuno di noi dovrà rinunciare a qualcosa», ha chiarito Matteo Renzi a tutti gli interlocutori sondati anche attraverso il ministro Boschi. E, alla fine, anche sul punto più complicato, ovvero sulla composizione della nuova assemblea, la quadra è stata trovata. Tutti i tasselli stanno andando al loro posto e persino sull’Italicum il lavoro è ormai avanzatissimo, tanto da far ipotizzare a Renzi di vederlo approvato a palazzo Madama entro la pausa estiva.
 

matteo renzi e agnese landini e nardella all'inaugurazione di pittimatteo renzi e agnese landini e nardella all'inaugurazione di pitti

Ma intanto la riforma costituzionale. «L’accordo è vicino», conferma Giovanni Toti a denti stretti. Il nuovo Senato della Repubblica, disegnato dagli emendamenti messi a punto dai relatori Finocchiaro e Calderoli, recupera molte funzioni, pur perdendo quella fondamentale di poter dare o togliere la fiducia al governo. Insomma, non è più un «dopolavoro per sindaci», per dirla con Berlusconi.

 

Ha competenza sulla legislazione regionale e su quella europea, co-elegge il presidente della Repubblica, il Csm e i giudici costituzionali, ma soprattutto recupera voce sulle leggi elettorali e su quelle costituzionali. Crescendo le funzioni, cambia anche la composizione. Renzi ha dovuto rinunciare al suo Senato dei sindaci. I primi cittadini saranno invece pochi, circondati da una stragrande maggioranza di consiglieri regionali- senatori.

 

Il premier ha trattato partendo da 1/3 di sindaci e 2/3 di consiglieri regionali, ma alla fine Forza Italia è riuscita a strappare la quota simbolica di un sindaco per ogni regione (non sarà automaticamente il primo cittadino del capoluogo di regione, a Roma andrà invece un sindaco eletto dai suoi colleghi). Il cocktail finale è dunque più vicino a 1/4 di sindaci - una ventina - e 3/4 di rappresentanti regionali, un mix che rassicura il centrodestra, preoccupato di un’eccessiva rappresentanza del Pd nella Camera alta.
 

maria elena boschi dalla grubermaria elena boschi dalla gruber

Comunque nella notte si tratta ancora. Sono tornati ad esempio i senatori di nomina presidenziale scelti nella società civile, anche se non quanti ne avrebbe voluti il capo del governo. «Siamo all’ultimo, delicatissimo, miglio», si lascia sfuggire a tarda sera Debora Serracchiani. Il diavolo, si sa, si nasconde nei dettagli, e dopo averci lavorato così a lungo anche a palazzo Chigi qualche timore resta.

 

«Sono abbastanza ottimista — ha detto Renzi ai suoi — ma con quelli là è sempre un’incognita ». Certo, la conferenza stampa di Berlusconi ha confermato il premier nella sensazione di avercela fatta davvero. Che il leader di Forza Italia abbia presentato le sue proposte sul presidenzialismo non è stato considerato un ostacolo. A colpire di più è stata l’affermazione, ripetuta da Berlusconi, che l’accettazione del presidenzialismo non era «assolutamente» una conditio sine qua non per chiudere l’accordo sul Senato e sul
Titolo V.

 

berlusconi a cesano boscone   foto da chiberlusconi a cesano boscone foto da chi

Quanto al merito della proposta forzista, Renzi per il momento non ritiene di poterla accogliere: «Ora bisogna completare il percorso su cui c’è accordo. Per cui aprire la questione del presidenzialismo è inopportuno e intempestivo. Siamo a un passo dalla chiusura, inutile infilarci in un dibattito sul presidenzialismo ». Più avanti si vedrà, non ci sono pregiudiziali.
 

Se l’intesa c’è perché dunque non annunciarla subito? In realtà l’incontro di oggi tra Paolo Romani e Maria Elena Boschi — oltre ai ripetuti contatti di Denis Verdini con palazzo Chigi — servirà a stabilire con precisione come dovranno essere scelti i futuri senatori. Il problema su cui si stanno scervellando gli sherpa in sostanza è questo: visto che ogni regione ha una legge elettorale con un premio di maggioranza che schiaccia le minoranze, come garantire che le opposizioni siano rappresentate adeguatamente nel futuro Senato?

 

denis verdinidenis verdini

La soluzione, suggerita da Roberto Calderoli, sta nel «voto limitato». Ovvero i consiglieri
regionali avranno una scheda con un numero di opzioni inferiore al numero dei senatori da mandare a Roma. In questo modo, giocoforza, anche le opposizioni potranno avere i loro rappresentanti ponderati sul voto reale preso in regione.
 

Al di là dei tecnicismi, quello che conta è che Renzi è convinto di aver strappato l’intesa solo dopo aver mostrato i muscoli. Non solo il sorprendente risultato elettorale, ma anche «la determinazione che abbiamo avuto con i casi Mauro e Mineo» hanno fatto la differenza. Da ultimo, per blindare l’accordo, Renzi ha voluto chiamare a sé tutto il Pd. È successo la sera di martedì, quando a palazzo Chigi il premier ha siglato quello che, scherzando, definisce «un patto di sangue dentro il partito». Assicurate
le retrovie, è potuto andare avanti. tenendo per sé la regia della trattativa finale.
 

«Con Calderoli abbiamo fatto un gran lavoro — racconta la presidente Anna Finocchiaro — e siamo pronti a presentare i nostri emendamenti. Abbiamo registrato l’apprezzamento di tutti. Ora aspettiamo che Renzi sciolga gli ultimi nodi politici e poi li depositiamo in commissione». L’intenzione del premier è arrivare all’approvazione del pacchetto più presto che mai.

 

PORCELLUM FINOCCHIARO PORCELLUM FINOCCHIARO

«A questo punto prendere o lasciare, o mangiano questa minestra o si buttano dalla finestra... ». Per palazzo Chigi il nuovo traguardo è arrivare al voto finale in commissione entro il 2 luglio, ovvero prima che Renzi si presenti a Bruxelles avviare il semestre italiano di presidenza. «Andare lì con la riforma approvata — ha spiegato il premier durante il vertice con i dem — per me cambia molto. Quando vado in Europa a dire che abbiamo cancellato le province e che supereremo il bicameralismo, rimangono tutti a bocca
aperta. Questa partita in casa ci consentirà di vincere anche la partita in Europa».
 

Del pacchetto fa parte anche l’Italicum, che il capo del governo vorrebbe vedere approvato dal Senato «entro la pausa estiva ». L’intesa anche su questo sarebbe molto avanti, con alcune significative correzioni: soglie di sbarramento portate al 4% sia per chi si coalizza che per chi resta fuori; soglia alzata al 40% per aggiudicarsi il premio di maggioranza. Ma la vera novità sarebbe il superamento delle liste bloccate con l’introduzione delle preferenze o dei collegi. Su questo però si tratta ancora.

ROBERTO CALDEROLI ROBERTO CALDEROLI

Ultimi Dagoreport

emanuele orsini romana liuzzo luiss sede

FLASH! – IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA, EMANUELE ORSINI, HA COMINCIATO IL "RISANAMENTO" DELL’UNIVERSITÀ "LUISS GUIDO CARLI" ALLONTANANDO DALLA SEDE DELL’ATENEO ROMANO LO SPAZIO OCCUPATO DALLA "FONDAZIONE GUIDO CARLI" GUIDATA DALL’INTRAPRENDENTE ROMANA LIUZZO, A CUI VENIVA VERSATO ANCHE UN CONTRIBUTO DI 350 MILA EURO PER UN EVENTO ALL’ANNO (DAL 2017 AL 2024) - ORA, LE RESTA SOLO UNA STANZETTA NELLA SEDE LUISS DI VIALE ROMANIA CHE SCADRÀ A FINE ANNO – PRIMA DELLA LUISS, LA FONDAZIONE DELLA LIUZZO FU "SFRATTATA" DA UN PALAZZO DELLA BANCA D’ITALA NEL CENTRO DI ROMA...

rai giampaolo rossi gianmarco chiocci giorgia meloni bruno vespa scurti fazzolari

DAGOREPORT - RIUSCIRÀ GIAMPAOLO ROSSI A DIVENTARE IL CENTRO DI GRAVITÀ DELL’INDOMABILE BARACCONE RAI? - IL “FILOSOFO” DEL MELONISMO HA TENUTO DURO PER NON ESSERE FATTO FUORI DAL FUOCO AMICO DEL DUPLEX SERGIO-CHIOCCI. A “SALVARE” IL MITE ROSSI ARRIVÒ IL PRONTO SOCCORSO Di BRUNO VESPA, CON IL SUO CARICO DI MEZZO SECOLO DI VITA VISSUTA NEL FAR WEST DI MAMMA RAI - A RAFFORZARE LA SUA LEADERSHIP, INDEBOLENDO QUELLA DI CHIOCCI, È INTERVENUTA POI LA FIAMMA MAGICA DI PALAZZO CHIGI, “BRUCIANDO” IN PIAZZA IL DESIDERIO DI GIORGIA DI ARRUOLARLO COME PORTAVOCE - L’OPERAZIONE DI ROSSI DI ESSERE IL BARICENTRO IDEOLOGO E PUNTO DI RIFERIMENTO DI TELE-MELONI, SI STA SPOSTANDO SUI TALK-SHOW E L’INTRATTENIMENTO, A PARTIRE DALLA PROBABILE USCITA DI PAOLO DEL BROCCO, DA UNA DOZZINA DI ANNI ALLA GUIDA “AUTONOMA” DELLA CONSOCIATA RAI CINEMA, IN SCADENZA AD APRILE 2026 - IL NOME CHE SCALPITA PER ANDARLO A SOSTITUIRE, È UN AMICO FIDATO DI ROSSI, L’ATTUALE DIRETTORE DEL DAY-TIME, LO SCRITTORE-POETA-CANTANTE-SHOWMAN ANGELO MELLONE - MENTRE A RAI FICTION...

roberto vannacci matteo salvini giorgia meloni

DAGOREPORT - UNO SPETTRO SI AGGIRA MINACCIOSO PER L'ARMATA BRANCA-MELONI: ROBERTINO VANNACCI - L’EX GENERALE DELLA FOLGORE STA TERREMOTANDO NON SOLO LA LEGA (SE LA VANNACCIZZAZIONE CONTINUA, ZAIA ESCE DAL PARTITO) MA STA PREOCCUPANDO ANCHE FRATELLI D’ITALIA - IL RICHIAMO DEL GENERALISSIMO ALLA DECIMA MAS E ALLA PACCOTTIGLIA DEL VENTENNIO MUSSOLINIANO (“IO FASCISTA? NON MI OFFENDO”)  ABBAGLIA LO “ZOCCOLO FASCIO” DELLA FIAMMA, INGANNATO DA TRE ANNI DI POTERE MELONIANO IN CUI LE RADICI POST-MISSINE SONO STATE VIA VIA DEMOCRISTIANAMENTE “PETTINATE”, SE NON DEL TUTTO SOTTERRATE - IL PROGETTO CHE FRULLA NELLA MENTE DI VANNACCI HA COME TRAGUARDO LE POLITICHE DEL 2027, QUANDO IMPORRÀ A SALVINI I SUOI UOMINI IN TUTTE LE CIRCOSCRIZIONI. ALTRIMENTI, CARO MATTEO, SCENDO DAL CARROCCIO E DO VITA AL MIO PARTITO - INTANTO, SI È GIÀ APERTO UN ALTRO FRONTE DEL DUELLO TRA LEGA E FRATELLI D’ITALIA: LA PRESIDENZA DEL PIRELLONE…

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...