IL SENSO DEL VATICANO PER LA LIBERTA’ DI STAMPA. SCARSO - ANZICHÉ DIRE SE LE LETTERE SONO VERE O FALSE, SE È VERO CHE DINO BOFFO ACCUSAVA IL CARDINAL BERTONE, LA CURIA DENUNCIA IL LIBRO DI NUZZI: “UN ATTO CRIMINOSO” - L’IRA DI BOFFO: “LETTERE PRIVATE SCRITTE AL PAPA FINISCONO SUI GIORNALI O NEI LIBRI E QUESTO È UN FURTO IN PIENA REGOLA. SE NUZZI NON SI È INTRODOTTO LUI STESSO NELLE STANZE DEL VATICANO, ALLORA È UN RICETTATORE. E I RICETTATORI PORTANO IL LORO MATERIALE SULLE BANCARELLE, NON NEI NEGOZI”…

1- "UN ATTO CRIMINOSO"
Giovanna Cavalli per Corriere della Sera

Su quelle carte segrete che non lo sono più, il Vaticano non ha intenzione di lasciar correre. Anzi è pronto a sporgere denuncia con un'azione legale internazionale per quello che considera a tutti gli effetti «un atto criminoso». Ovvero la sottrazione e la pubblicazione di documenti della Santa Sede e di lettere private del Papa che «non si presenta più come una discutibile e obbiettivamente diffamatoria iniziativa giornalistica».

Perciò il Vaticano è andato ben oltre, configurando una violazione dei diritti personali di riservatezza e di corrispondenza di Benedetto XVI, dei suoi collaboratori e dei mittenti di messaggi e fax a lui diretti. E che se li sono ritrovati nero su bianco, riprodotti nel libro-inchiesta di Gianluigi Nuzzi intitolato Sua Santità, riaprendo la caccia ai cosiddetti corvi che visiterebbero gli appartamenti papali, diffondendo materiale top secret.

Una ulteriore puntata di Vatileaks che Oltretevere ha suscitato parecchia irritazione. Rafforzando la determinazione ad «approfondire i diversi risvolti di questi atti di violazione della privacy e della dignità del Santo Padre, come persona e come suprema autorità della Chiesa e dello Stato della Città del Vaticano» e a compiere «i passi opportuni affinché gli autori del furto, della ricettazione e divulgazione di notizie segrete, nonché dell'uso commerciale di documenti privati, illegittimamente appresi e detenuti, rispondano dei loro atti davanti alla giustizia».

Se necessario, conclude la nota di stampa vaticana riportata sull'Osservatore Romano, «si chiederà la collaborazione internazionale». Sul mistero delle carte trafugate e messe in circolazione sono già in corso un'indagine penale del Tribunale vaticano e una amministrativa della Segreteria di Stato. Oltre agli accertamenti della commissione cardinalizia voluta dal Papa.

E ieri ha parlato anche Dino Boffo, ex direttore di Avvenire, mittente di una delle lettere riservate riportate nel libro di Nuzzi: quella scritta a Papa Ratzinger e inviata via fax al suo segretario personale, monsignor Georg Ganswein, in cui attribuisce al direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian - e indirettamente al cardinale Tarcisio Bertone - la responsabilità di aver orchestrato lo scandalo che nel 2009 lo indusse a dimettersi dalla direzione del quotidiano dei vescovi italiani.

«La pubblicazione di documenti riservati, ottenuti tramite un furto, è comunque un latrocinio» ha dichiarato Boffo in diretta su Tv2000, la televisione della Cei che dirige da circa un anno. «Siamo nella situazione in cui lettere private scritte al Papa o al suo segretario finiscono sui giornali o nei libri e questo è un furto in piena regola. Se il collega Nuzzi non si è introdotto lui stesso nelle stanze del Vaticano e le ha ricevute da qualcuno infedele alla Santa Sede, allora è un ricettatore. E i ricettatori portano il loro materiale sulle bancarelle, non nei negozi».

Senza entrare nel merito del contenuto della corrispondenza Boffo ha prima difeso la sua strategia del silenzio ai tempi dello scandalo esploso per via di un documento diffuso da Il Giornale su presente molestie e poi rivelatosi falso («Scelsi di non rispondere agli attacchi perché parlare per metà sarebbe stato un parlare non giusto») e poi esprime profondo dispiacere per la pubblicazione delle carte segrete vaticane «perché anche se io sono beneficiato da questa operazione, l'immagine della Chiesa ne viene sporcata e la Chiesa è mia madre e mia madre è bella».

L'ultima considerazione è per la security papale più volte beffata. Boffo si chiede «come mai non sono state installate delle telecamere dove sono custoditi i documenti riservati del Papa». Rubati dal suo tavolo e diffusi urbe et orbi senza che si sia riusciti ad impedirlo. «Che figuraccia per l'Italia».

2- IL SENSO DI PADRE LOMBARDI PER LA LIBERTA' DI STAMPA. SCARSO.
Bankomat per Dagospia

Qualcuno spieghi a Padre Lombardi il senso della libertà di stampa. Nel Vangelo non se ne parla, per il semplice motivo che a nostro Signore non sarebbe mai venuto in mente di occuparsene. E' una libertà e l'avrebbe difesa.

Ma Padre Lombardi interpreta il suo ruolo come ogni persona del suo tipo: la verità (la sua) viene prima della libertà. La libertà va bene se serve. Io vi educo, voi prendete appunti. Grazie Padre, ma non ci serve. Abbiamo studiato come Lei, siamo modesti cristiani anche noi. Cambi stile Lei, se può.

E' chiaro che chi ha trafugato lettere private ha commesso un reato. E chi lo ha fatto per danneggiare il Papa e la Chiesa ha errato gravemente. Papa e Chiesa meritano grande rispetto. Il problema è che chi ha scritto e fatto certe cose, come emergerebbe dalle lettere, lui sì che non rispetta Papa e Chiesa. Non un giornalista che avendo la notizia la divulga. Quando il saggio indica la luna, Padre Lombardi guarda il dito.

Padre Lombardi, ci dica se le lettere sono vere o false, ci dica se è vero che il direttore di Avvenire accusava il Cardinal Bertone. Non le sembra una notizia?

Tenga poi presente, caro Padre, che le lettere di Dino Boffo o altre diavolerie che stanno emergendo non infangano il cristianesimo, che per fortuna è superiore, ma solo chi compie diavolerie e chi le copre interpretando a modo suo leggi e morale.

Padre Lombardi e forse molti suoi simili faticano a star dietro al mondo che evolve. Un problema loro, non nostro. Il Fondatore, l'Azionista di maggioranza, il Capo, cioè il Buon Dio, è per fortuna molto più all'avanguardia di troppi suoi presuntuosi seguaci.

 

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