donald trump vladimir putin

A COSA SONO SERVITI I MISSILI DI TRUMP SULLA SIRIA? - A FAR CAPIRE A TUTTI CHE SERVE UN RAPIDO NEGOZIATO PER LA PACE A DAMASCO - SE PRIMA GLI USA (CON OBAMA) ERANO TAGLIATI FUORI DALLE TRATTATIVE, ORA WASHINGTON DOVRÀ SEDERSI AL TAVOLO CON RUSSIA, IRAN E TURCHIA

Massimo Boffa per “la Verità”

TRUMP PUTINTRUMP PUTIN

 

Forse un giorno sapremo, o forse no, se davvero c' è stato l' attacco aereo siriano con armi chimiche a Khan Sheikhoun, nella provincia di Idlib, o se invece si è trattato del classico false flag, cioè del pretesto, colto al volo, per modificare gli scenari di una guerra che stava volgendo (almeno nelle regioni occidentali a favore del governo di Damasco e per permettere agli Stati Uniti di riprendere l' iniziativa in un' area da cui sembravano esclusi.

attacco usa in siria 3attacco usa in siria 3

 

Certo, se non fosse ancora così vivo il ricordo della famosa fialetta di antrace agitata nel 2003 da Colin Powell per giustificare l' attacco all' Iraq, o delle fantomatiche fosse comuni di Gheddafi, invocate nel 2011 per provocare il bombardamento «umanitario» della Libia, oggi ci sarebbero meno dubbi e meno controversie attorno all'episodio che ha innescato il lancio dei 59 missili americani contro la base aerea di Shayrat.

TRUMP PUTIN SIRIATRUMP PUTIN SIRIA

 

D'altra parte, la Siria è, da cinque anni, un terreno di guerra opaco, dove non vi sono fonti di informazione indipendenti e dal quale ci arrivano per lo più notizie filtrate e manipolate, da una parte e dall'altra, con una netta prevalenza di quelle provenienti dalle opposizioni anti Assad.

 

Comunque stiano le cose, Donald Trump, con la sua mossa, ha già ottenuto almeno tre risultati. 1) Mostrare ai suoi concittadini tutta la distanza che lo separa da Barack Obama: il nuovo commander in chief non esita, agisce. 2) Scrollarsi di dosso la scomoda etichetta, che gli avevano affibbiato i suoi molti nemici interni, di «amico di Putin», ottenendo un vasto consenso sia tra i repubblicani che tra i democratici. 3) Riportare gli Stati Uniti al centro della questione siriana, come indispensabile interlocutore di qualsiasi futura soluzione negoziata.

attacco usa in siria 12attacco usa in siria 12

 

Il Cremlino è stato colto alla sprovvista dal voltafaccia del presidente americano, che appena qualche giorno fa diceva che la caduta di Assad non era tra gli obiettivi della sua amministrazione?

 

Probabilmente no. Nonostante le molte aperture di credito che avevano accompagnato la vittoria di Trump alle elezioni presidenziali e soprattutto le sue dichiarazioni di voler ristabilire buone relazioni con Vladimir Putin e collaborare nella lotta al terrorismo, a Mosca è sempre stato ben chiaro che a Washington è molto potente un partito trasversale, che considera la Russia come il principale avversario sulla scena internazionale e che ha i suoi uomini in alcune posizioni chiave dell' amministrazione, soprattutto al Pentagono, al Dipartimento di Stato e nei servizi di sicurezza.

attacco chimico in siriaattacco chimico in siria

 

Fin dall'insediamento del nuovo presidente, questo partito trasversale si è attivato per demolire, uomo dopo uomo, le posizioni di Trump, ingaggiando un attacco senza precedenti proprio sul tema dei rapporti con Mosca, e spingendo la propria offensiva fino a evocare la prospettiva dell' impeachment.

 

La reazione a caldo del Cremlino è stata, tutto sommato, misurata. Certo, Putin ha usato parole dure per condannare «l'aggressione a uno stato sovrano» e la «violazione della legalità internazionale». E' stato inoltre sospeso l' accordo con gli americani per garantire la sicurezza dei voli sulla Siria e una nave da guerra è stata inviata nel Mediterraneo orientale. Per ora, tuttavia, nei fatti, che sono quel che conta, le mosse di Mosca sembrano dare credito all'ipotesi che il bombardamento missilistico americano sia stato un'azione isolata, «punitiva», e non l'inizio di una pericolosa escalation militare.

la provincia di idlib in siriala provincia di idlib in siria

 

Certo, il Cremlino non può ignorare che, quando si muove la macchina della guerra, la situazione può facilmente sfuggire di mano. E già si sentono, infatti, tra gli improvvisi sostenitori di Trump, le voci (prima fra tutte quella di Erdogan, ma anche di molti influenti leader del Congresso americano) di chi chiede di non fermare le armi e di proseguire nell'opera di destabilizzazione del regime di Damasco.

 

La prudenza di Putin non stupisce. L'intervento russo in Siria, nel settembre 2015, aveva un duplice obiettivo. Il primo era militare: impedire che Assad, il solo alleato nella regione (dove Mosca ha le sue uniche basi fuori dal proprio territorio), venisse travolto dall'offensiva jihadista e che la Siria si trasformasse, come la Libia, nel teatro di una guerra per bande.

 

idlib bombardamentiidlib bombardamenti

Ma il secondo era politico: costringere, grazie ai successi sul campo, tutti i protagonisti, locali e regionali, a sedersi al tavolo dei negoziati, a eccezione dell'Isis e delle formazioni islamiste radicali come Jabat Al Nusra (che teneva Aleppo Est e ora è a Idlib). Del resto, il Cremlino non aveva mai incoraggiato i propositi di chi, a Damasco (ma anche a Teheran), puntava a riconquistare tutto il territorio siriano manu militari. Quella del negoziato, infatti, è sempre stata ed è tuttora l' unica via per assicurare alla già tanto martoriata Siria una prospettiva di pace.

 

feriti dopo le bombe su idlibferiti dopo le bombe su idlib

Il processo negoziale avviato ad Astana, sotto il patrocinio di Russia, Iran e Turchia non ha fatto molti passi avanti, anche perché da quel tavolo erano tagliati fuori proprio gli Stati Uniti. Ora, l' azione militare di Trump ha contribuito, tra le altre cose, a mettere in chiaro che nessuna soluzione stabile potrà essere trovata senza una attiva collaborazione degli americani, di concerto con la Russia, per mettere a tacere le armi e per raggiungere un compromesso. Sempre che a Washington non prevalga il partito della guerra e dell' avventura, con conseguenze incalcolabili per la povera Siria, per il Medio Oriente e per il mondo intero.

 

Ultimi Dagoreport

caltagirone milleri donnet nagel lovaglio giorgetti generali

DAGOREPORT - A CHE PUNTO È LA NOTTE DEI “FURBETTI DEL CONCERTINO”? IL PRIMARIO OBIETTIVO DI ESPUGNARE IL “FORZIERE D’ITALIA”, ASSICURAZIONI GENERALI, ATTRAVERSO L’OPERAZIONE MPS-MEDIOBANCA, SI ALLONTANA SEMPRE PIÙ - L’ISCRIZIONE NEL REGISTRO DEGLI INDAGATI DI LOVAGLIO, CALTAGIRONE E MILLERI HA INTERROTTO LA TRATTATIVA CHE ERA IN CORSO PER CONVINCERE L’AD DI GENERALI, PHILIPPE DONNET, IL CUI MANDATO SCADE FRA DUE ANNI, A RASSEGNARE LE DIMISSIONI. E L’IPOTESI CHE POSSANO IN CDA SFIDUCIARLO SEMBRA APPARIRE LONTANISSIMA - NEL MIRINO GIUDIZIARIO È FINITO ANCHE IL RUOLO DETERMINANTE DELLE CASSE DI PREVIDENZA, ENPAM (MEDICI), ENASARCO (AGENTI DI COMMERCIO), FORENSE (AVVOCATI), PER LEGGE VIGILATE DAL GOVERNO - ANCHE SE I “CONCERTI OCCULTATI” NON SONO CERTO UNA NOVITÀ PER IL MERCATO, LA SCALATA MEDIOBANCA COLPISCE IN QUANTO È LA PRIMA VOLTA CHE, A SUPPORTO DI PRIVATI, C’È DI MEZZO IL SOSTEGNO DELL'ARMATA BRACAMELONI CHE DOVREBBE OCCUPARSI DELL’INTERESSE PUBBLICO ANZICHÉ RIBALTARE I POTERI DELLA FINANZA ITALIANA...

giorgia meloni matteo salvini vladimir putin

DAGOREPORT - A CHE SERVE QUEL FIGLIO DI PUTIN DI SALVINI? SERVE ECCOME A GIORGIA MELONI PER APPARECCHIARE, AL DI LÀ DELLE FRONTIERE, IL MIRACOLO DEL SUO CAMALEONTISMO - SE, IN CASA, LADY MACBETH DE’ NOANTRI GETTEREBBE QUEL ROMPICAZZO DELLA LEGA OGNI GIORNO DAL BALCONE DI PALAZZO CHIGI, IN POLITICA ESTERA IL COPIONE CAMBIA E IL SUO DISPREZZO SI TRASFORMA IN AMORE - C’È DA VOTARE IN PARLAMENTO IL DECRETO SULLA FORNITURA DI ARMI A KIEV? MANCA SOLO L’ITALIA PER RATIFICARE IL MES PER GARANTIRE I PAESI EUROPEI DAI RISCHI CHE POTREBBERO DERIVARE DALL'UTILIZZO DEGLI ASSET RUSSI CONGELATI? VOILÀ, FIATO ALLE TROMBE! ECCO FARSI AVANTI L’ ANTI-EUROPEISMO DEL ‘’PATRIOTA’’ ORBANIANO SALVINI CHE SI RIVELA UN OTTIMO SCHERMO PER LA MELONA PER PIAGNUCOLARE SULLA SPALLA DI URSULA VON DER LEYEN: ‘’NON È COLPA MIA… PURTROPPO HO UN ALLEATO DI GOVERNO CHE È UN PAZZO IRRIDUCIBILE E NON POSSO CORRERE IL RISCHIO DI FAR CADERE IL GOVERNO…BLA-BLA-BLA…”

elly schlein dario franceschini roberto speranza onorato renzi orlando

DAGOREPORT - ELLY SARÀ ANCHE LA "SEGRETARIA DI TUTTI", COME HA DETTO A MONTEPULCIANO, MA NON INTENDE ASCOLTARE NESSUNO - IL "CORRENTONE" DI FRANCESCHINI-SPERANZA-ORLANDO SI E' ROTTO IL CAZZO DEL "QUI, COMANDO IO!" DELLA DUCETTA DEL NAZARENO: CARA SCHLEIN, HAI UN MESE DI TEMPO PER CAMBIARE MUSICA, CONDIVIDENDO CON NOI LA LINEA DEL PARTITO, O ANDIAMO ALLA GUERRA - IN BALLO C'È SOPRATTUTTO LA COMPOSIZIONE DELLE LISTE ELETTORALI 2027, CHE LA SIGNORINA CON TRE PASSAPORTI E UNA FIDANZATA VUOLE RIEMPIRE DI CANDIDATI A SUA IMMAGINE E SOMIGLIANZA, LASCIANDO A TERRA DINOSAURI E CACICCHI D'ANTAN - ANCHE L'ALTRA FRONDA, QUELLA DEI RIFORMISTI GUIDATI DA GUERINI, GORI, SENSI ECC., E' SUL PIEDE DI GUERRA - MENTRE IL NASCENTE PARTITO DI CENTRO, FORMATO DAI CIVICI DI ONORATO-BETTINI E DAI CATTOLICI DI RUFFINI-PRODI, TEME L'ABILITA' MANOVRIERA DI RENZI – LA PROTERVIA DI ELLY, CON L'ASSEMBLEA DEL 14 DICEMBRE PER OTTENERE I "PIENI POTERI", RISCHIA DI FAR SALTARE IN ARIA UN CENTROSINISTRA UNITARIO... 

federica mogherini stefano sannino putin travaglio belpietro

DAGOREPORT – POSSIBILE CHE FEDERICA MOGHERINI E STEFANO SANNINO, SPECCHIATI ESPONENTI ITALIANI A BRUXELLES, SIANO DIVENTATI DI COLPO DUE MASCALZONI DA ARRESTARE PER "FRODE IN APPALTI PUBBLICI"? - VALE LA PENA SOTTOLINEARE LE PAROLE DELL'EURODEPUTATO DEL PD, DARIO NARDELLA: “NON VORREI CHE SI TRASFORMASSE IN UN FUOCO DI PAGLIA CON L'UNICO EFFETTO DI DANNEGGIARE ANCORA UNA VOLTA L'IMMAGINE DELL'ITALIA” - DEL RESTO, A CHI GIOVA SPUTTANARE L'EUROPA, IN UN MOMENTO IN CUI SI ERGE COME UNICO ARGINE ALLA RESA DELL’UCRAINA CHE STANNO APPARECCHIANDO TRUMP & PUTIN? - A GODERE SONO INFATTI "MAD VLAD" E I SUOI TROMBETTIERI, CHE HANNO ASSOCIATO LO “SCANDALO DI BRUXELLES'' AI CESSI D’ORO DI KIEV DELL'AMICO DI ZELENSKY - BASTA GUARDARE COSA SCRIVONO OGGI BELPIETRO SU "LA VERITA'" (''UE CORROTTA COME L'UCRAINA. FERMATA LA BIONDINA DEL PD") E TRAVAGLIO SU "IL FATTO QUOTIDIANO" ("BASSI RAPPRESENTATI... CI FACCIAMO SEMPRE RICONOSCERE")...

procuratore milano viola procura milano luigi lovaglio - francesco gaetano caltagirone - giancarlo giorgetti - milleri - alberto nagel - philippe donnet mediobanca mps giorgia meloni

FLASH! – MA GUARDA UN PO’... “EMERGE CHE IN AMBIENTI GIUDIZIARI SI È VALUTATO DI ESEGUIRE LE PERQUISIZIONI SOLO LA SCORSA SETTIMANA E NON A SETTEMBRE PER NON CONDIZIONARE L'ESITO DELL'OPS SU MEDIOBANCA ANCHE PERCHÉ LE INDAGINI NON SONO CHIUSE. ABBASTANZA PER IPOTIZZARE CHE IL RUOLO DELLA PROCURA POSSA DIVENTARE CRUCIALE NELLA FORMAZIONE DELLE LISTE PER IL RINNOVO DEI PROSSIMI CDA. IN PRIMAVERA TOCCHERÀ AI VERTICI DI BPM E DI MPS…” (BALESTRERI E SIRAVO PER “LA STAMPA”)