LO “SCOOP AVARIATO” DI FORMIGLIONI - LO SFOGO DI FAVIA E’ DEL 5 GIUGNO, POCHE ORE DOPO L’ESPULSIONE DA M5S DEL SUO GRANDE AMICO TAVOLAZZI - E’ COME PRENDERE UNA DICHIARAZIONE DI BERLUSCONI LA SERA DELLA BOCCIATURA DEL LODO ALFANO E RILANCIARLA IN AGENZIA OGGI: “BERLUSCONI ATTACCA IL CAPO DELLO STATO” – MA SU GESTIONE INTERNA E SCELTA DEI CANDIDATI, I PROBLEMI CI SONO. E 5 STELLE, IN VIRTÙ DELLA SUA STORIA (ACERBA) E DELLE SUE AMBIZIONI MORALI (ALTISSIME), NON PUÒ PERMETTERSI DI MINIMIZZARLI…

Andrea Scanzi per Il Fatto

Della confessione rubata di Giovanni Favia, volta a tratteggiare Gianroberto Casaleggio come una sorta di Himmler della Nuova Era, sono importanti luogo, tempi e personaggi. Favia è il protagonista del primo boom elettorale del Movimento 5 Stelle. In Emilia Romagna, terra immediatamente ricettiva per la democrazia diretta (vera o presunta) vagheggiata da Beppe Grillo. Regione iperalfabetizzata, colta, adusa al web e più sensibile di altre nel percepire lo smottamento della delusione da sinistra: il grande Partito Comunista, il piccolo Partito Democratico. Nel mezzo, il Movimento 5 Stelle.

Che proprio il 5 giugno - giorno dell'intervista trasmessa due sere fa da Piazzapulita - ha appena visto la vittoria di Pizzarotti a Parma. Ma anche l'espulsione di Valentino Tavolazzi. Grande amico di Favia. Che lo vede piangere e si inalbera ancora di più con Casaleggio. Di lì a poco, altri casi di scomuniche. Reali o inventate. Sempre in Emilia. Gli scissionisti di Cento. Filippo Boriani, eletto in un quartiere a Bologna, allontanato perché già candidato coi Verdi nel '96 e 2000.

Norma non necessariamente condivisibile, ma tra le poche linee-guida richieste per candidarsi (essere incensurati; risiedere nel comune di elezione; non avere avuto precedenti incarichi di partito). E poi l'esposto all'Agcom di un sedicente Movimento Revolution, che il Movimento 5 Stelle Emilia ridimensiona: "Esiste un sito gestito ad personam da Gaetano Vilnò, personaggio che purtroppo ben conosciamo e che mai ha fatto parte del MoVimento 5 Stelle.

Vilnò tentò nel 2009 di appropriarsi privatamente del logo M5S di Parma, con 3 anni di anticipo sulle elezioni comunali. Scoperto e segnalato dal Meetup locale, fu tempestivamente bloccato grazie all'intervento dello staff. Nel 2010, non trovando sponda nel gruppo che organizzava le liste alle elezioni regionali dell'Emilia-Romagna, si candidò con la Destra di Storace".

Non stupisce poi che "il primo caso Scilipoti" del M5S sia Favia. Grillino atipico, griffato, dichiaratamente carrierista. Al punto da pagarsi i passaggi televisivi. O da mettere in discussione - per interessi personali e con polemiche furibonde - il limite dei due mandati.
Il tema della democrazia interna è il nervo scoperto del M5S. Roberto D'Agostino, giovedì in diretta, ha giustamente sottolineato il paradosso sotteso a questa fregola del fare le pulci a Grillo.

E' vero che un caso Casaleggio, a destra, non avrebbe neanche fatto notizia. Come è vero che, da sinistra, è difficile recepire lezioni sulla tolleranza al dissenso interno (il sindaco di Belluno cacciato, il fastidio per l'ascesa di Renzi neanche fosse Bakunin, la ghettizzazione di Civati, eccetera). Oltretutto il Pd ha sempre avuto spin doctor, solo che non li ha mai avuti bravi come Casaleggio (al massimo un Velardi). In un paese normale, quello di Favia sarebbe derubricato a sfogo privato (vecchio di 3 mesi) di un "dipendente" frustrato nei confronti del "datore di lavoro". Pagliuzze rispetto alle travi della politica politicante (che tanta stampa, la stessa che ora festeggia per l'harakiri grillesco, non vuol vedere).

Sbagliato, però, sottovalutare il caso. Che non sposterà milioni di voti, ma presenta almeno due criticità. Il Movimento 5 Stelle si presenta come forza diversa, iperdemocratica, pura: per questo deve accettare il continuo fuoco di fila - anche scorretto - e per questo non può alimentare dubbi sul suo candore. Al tempo stesso, l'elettore grillino è esigente.

Anzitutto il suo nucleo storico, costituito dal deluso di sinistra. Non fa sconti, tanto ai rivali (per questo non vota più Pd) quanto a chi è provvisoriamente depositario del suo favore elettorale (il M5S). Se delude la Littizzetto, pazienza. Se delude Luttazzi, è gravissimo. Se sbaglia Bersani, è normale. Se sbaglia Grillo, il perdono non è scontato.

Il Movimento 5 Stelle è attraversato da contraddizioni pulsanti. Il veto di andare in tivù, che peraltro - a giudicare dall'errore di Favia - sembra più un obbligo che una tecnica. La dialettica tra base (teoricamente dominante) e diarchia Grillo-Casaleggio (necessaria per organizzare e gestire, irricevibile se tracima nel dominio). Il fastidio per un "megafono" che, ultimamente, attacca un giorno sì e l'altro pure qualsiasi avversario: da Renzi a Bersani, da Benigni ai fomentatori d'odio.

Grillo è aiuto o zavorra, padre nobile o padrone, guitto irrinunciabile o agitatore confuso? E poi, e soprattutto: chi andrà in Parlamento? Lo sceglierà una piattaforma web? Primarie della Rete? O sarà Casaleggio, la "mente fredda e coltissima" (è un difetto?), a "infiltrare" le liste con suoi adepti? Penne impazzite e comici involontari, oltre al Favia fuorionda, tratteggiano - ipereccitati - scenari postbellici: minacce via mail, punizioni (corporali?), metodi zdanovisti (care a certa intellighenzia). Viene da ridere. Ma i problemi ci sono. E il Movimento 5 Stelle, in virtù della sua storia (acerba) e delle sue ambizioni morali (altissime), non può permettersi di minimizzarli.

 

 

GIOVANNI FAVIACORRADO FORMIGLI A PIAZZA PULITA NELLA PUNTATA SU BEPPE GRILLO CORRADO FORMIGLI A PIAZZA PULITA NELLA PUNTATA SU BEPPE GRILLO GIOVANNI FAVIALUCA TELESE A PIAZZA PULITA NELLA PUNTATA SU BEPPE GRILLO FOTOMONTAGGIO SU RENZI DAL BLOG DI BEPPE GRILLO BEPPE GRILLO DURANTE UN COMIZIODAGO A PIAZZA PULITA NELLA PUNTATA SU BEPPE GRILLO

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