C’E’ SEMPRE UNO PIÙ PURO CHE TI EPURA - IL BOCCONE AMARO DI “REPUBBLICA”, CHE SPESE LITRI DI INCHIOSTRO PER DIMOSTRARE (SENZA SUCCESSO) CHE IL BANANA FONDÒ FORZA ITALIA CON L’AIUTO DELLA MAFIA - ORA FINISCONO SOTTO INGROIA PROPRIO I PALADINI DELL’ANTI-BERLUSCONISMO, PRIMI FRA TUTTI NICOLA MANCINO E OSCAR LUIGI SCALFARO - SENZA CONTARE LA SCOMODA POSIZIONE DEL CAPO DELLO STATO EX PCI…

Renato Besana per "Libero"

Augusto Del Noce aveva coniato un'espressione dalla quale traspare il suo genio: «eterogenesi dei fini». Significa che la natura umana non si lascia forzare dalle idee e che alla loro aspirazione a inverarsi nella storia corrispondono risultati puntualmente capovolti. Si persegue un obiettivo, se ne raggiunge un altro di segno opposto. Il grande filosofo cattolico si riferiva ai movimenti, dal comunismo al fascismo, che avevano segnato il Novecento, ma le sue parole possono adattarsi anche alle ben più modeste contorsioni che avvelenano i nostri anni.

Il teorema Ingroia, per esempio, secondo il quale all'origine di Forza Italia ci sarebbe un patto scellerato tra Berlusconi e la mafia. Le accuse non hanno finora trovato riscontri investigativi degni di questo nome: appaiono infatti palesemente campate per aria, benché tanto credito abbiano riscosso nel dibattito della sinistra, nei salotti televisivi più barricadieri e sulla grande stampa.

VICENDA FUMOSA
La Repubblica, come altri quotidiani, aveva riempito paginate con la fumosa vicenda della trattativa tra mafia e Stato, occasione per esercitarsi in moralismi e invettive, che avevano ovviamente un solo bersaglio: l'ex presidente del Consiglio, che prima di dilettarsi con bunga bunga e burlesque avrebbe intessuto rapporti con la criminalità organizzata. Tra il resoconto di un'intercettazione e un'articolessa, ha tuttavia preso forma un quadro assai diverso dalle attese.

Se mai ci furono contatti tra la cupola e i vertici delle istituzioni, ebbero quali protagonisti Nicola Mancino e Oscar Luigi Scalfaro, all'epoca dei fatti rispettivamente ministro dell'Interno e capo dello Stato. Del Berlusca nemmeno l'ombra, sarebbero anzi stati i suoi acerrimi nemici a seguire percorsi irrituali. Non abbiamo elementi per emettere giudizi, le nostre fonti sono le pagine di cronaca, dalle quali emergono tuttavia ipotesi coerenti con le politiche democristiane dei primi anni Novanta.

La balena bianca, ormai in piena decadenza, era ridotta a un inestricabile groviglio di poteri e compromissioni. Di fronte alle stragi di mafia, potrebbe aver reagito perseguendo la semplice riduzione del danno. Un cedimento, non certo il primo: la fermezza non era di casa a piazza del Gesù, soprattutto dopo il delitto Moro. Gli attentati di matrice criminale si arrestarono, a quale prezzo non sappiamo.

LA DIFFICOLTÀ
Non dev'esser stato facile, sul quotidiano bandiera della sinistra, tirare in ballo Scalfaro, morto in odore di quasi santità per il suo irriducibile antiberlusconismo. Le intercettazioni di giornata, cortesemente fornite dai palazzi di giustizia, hanno cominciato a coinvolgere anche Napolitano. La sua colpa? L'aver cercato d'informarsi sull'intricata vicenda. Il tentativo di buttargli la croce addosso ci sembra sgradevole quanto immotivato.

L'inquilino del Quirinale ha il dovere di mettere il naso in quel che succede in casa propria; quale capo del Csm neppure gli si possono rimproverare possibili interferenze nel lavoro delle procure. Resta da chiedersi quale sia il disegno che presiede agli attacchi. Forse il quotidiano che vuol farsi partito ha deciso di cambiare cavallo, o intende inviare messaggi per noi indecifrabili. Occhio però: l'eterogenesi dei fini è sempre in agguato.

 

giorgio napolitano scalfaro dellutri berlu NICOLA MANCINO Antonio Ingroia

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…