SI RIACCENDE L’OSCARDABAGNO! GIANNINO TORNA A SCRIVERE SUL “MESSAGGERO” DI CALTAPAPÀ

1 - SCAMBIO DI LETTERE SUL "MESSAGGERO" TRA OSCAR GIANNINO E VIRMAN CUSENZA
Caro direttore,
qualche tempo fa ho rumorosamente scoperto di non avere qualche titolo e qualche zecchino (d'oro) che, colpevolmente, non ricordavo di non avere. Gli errori si pagano, è giusto. Ma a te solo e ai tuoi lettori spetta giudicare se quanto scrivo da un po' di anni sia utile e apprezzato.
Oscar Giannino

Caro Oscar,
l'hai combinata grossa. Ma la bontà delle cose che hai scritto in passato è superiore al pur grave errore commesso. Bentornato.
Virman Cusenza

2 - GLI ALTI COSTI DELLO STATO VERA SPESA DA TAGLIARE
Oscar Giannino per "il Messaggero"

Dei governi contano molto le intenzioni, moltissimo i limiti ai quali li sottopone la maggioranza che li sostiene. Più di tutto, contano i fatti. Perché, a 50 giorni dalla nascita del governo, quanto più le si carica di enfasi tanto più è sulla discontinuità oggettiva del fare, che vanno giudicate le prime misure d'impatto economico complessivo assunte. Attesissime, dopo tanto parlare di strage sempre più grave di lavoro e impresa.
Mancano ancora i testi, il giudizio non può che fondarsi sulle anticipazioni espresse dal premier e dai ministri. L'impressione è di tanta buona volontà.

Con alcune misure ottime, altre la cui bontà dipenderà dal consueto sproposito di provvedimenti attuativi necessari per renderle operative. Diversi sono i cambi di impostazione rispetto al governo Monti, mentre almeno un paio di punti lasciano assai perplessi.

Prima di entrare nel merito, però, due punti di fondo. Resta intatta l'individuazione di ciò che è necessario più di tutto, per cambiare marcia. In una crisi profondissima della domanda interna dovuta a troppo fisco e poco credito, realtà e aspettative a breve possono significativamente mutare solo individuando, con grande determinazione, alcuni punti di Pil di eccesso di spesa pubblica da tagliare, da tradurre in un credibile e sistematico percorso pluriennale di abbattimenti d'imposta per tutti, su lavoro e impresa.

Dopo anni di studi e revisioni, sappiamo bene dov'è, la spesa tagliabile con effetti non recessivi. Nei 145 miliardi annui di costi intermedi della Pa, leggi forniture, negli oltre 2 punti di Pil annui di spesa in costi generali della Pa italiana, rispetto a quella tedesca. Senonché il governo mostra rilevanti difficoltà su questa strada. Come si è già visto sul balletto Imu e Iva, non indicare tagli di spesa per scongiurare gli eccessi fiscali difficilmente eviterà il punto di Pil di aggravi già disposti dai governi precedenti, nei prossimi 20 mesi.

La seconda questione di fondo è che c'è un problema politico, nel nodo "meno spesa per meno tasse". Saccomanni è un ottimo tecnico all'Economia. Ma, se parla e opera in autonomia da tecnico, i partiti sopportano meno che in passato. Soprattutto, la tensione permanente tra Pdl e Pd fa pensare che, a indicare tagli di spesa veri non nel welfare, il governo rischi di mettere benzina sul fuoco. Andrebbe fatto, con fabbisogno pubblico in crescita insieme a debito e a pressione fiscale. Ma si preferisce puntare all'allentamento del quadro e dei vincoli europei, su cui invece Pd e Pdl concordano. Il futuro dirà, se l'alea del cambio europeo vale la certezza di meno spesa per meno asfissia.

Passiamo ad alcune almeno delle 80 misure varate dal governo. La svolta più giusta è quella su Equitalia e sulle riscossioni. Il no al pignoramento della prima casa e il limite profondo posto a quello dei beni d'impresa, insieme alla rateizzazione fino a 10 anni del debito fiscale per chi è in difficoltà, erano misure che occorrevano 20 mesi fa. Parimenti molto buone sono le novità nella giustizia civile, uno dei campi di maggior arretratezza italiana nelle graduatorie internazionali. Bene il ritorno alla mediazione obbligatoria, meglio i 400 magistrati aggiuntivi per smaltire 1 milione di cause arretrate, ottimo accentrare la competenza in 3 sole sedi per gli investitori esteri.

Nell'istruzione, luci e ombre. La svolta per il merito con più risorse alle borse di studio è limitata a 5 milioni l'anno, i 100 milioni per l'edilizia scolastica restano soggetti al complesso iter del Cipe. È vero, si sblocca l'assunzione di 3000 tra docenti e ricercatori universitari, ma il rischio concreto è che la scuola finisca per la politica italiana a equivalere solo a coloro che ci lavorano.

Per l'edilizia, in ginocchio dopo 6 anni di crisi a doppia cifra, due buone misure, il silenzio-assenso per costruire tranne che per aree vincolate, e l'abrogazione della corresponsabilità tra appaltatore e subappaltatore, che serviva solo a garantire entrate allo Stato.

Ma sul Durc, il modulo per la regolarità contributiva che esclude dai lavori le imprese in difficoltà, è mancato il coraggio di una moratoria generale. Come lo sblocco dei grandi cantieri fermi, disposto con coperture temporanee da Tav e Ponte sullo Stretto, conferma i limiti di un'azione profonda quando mancano coperture vere da tagli di spesa.

Sulle imprese, è buona l'idea di rilanciare la vecchia legge Sabatini per investimenti in macchinari, ma resta tortuoso l'iter degli anticipi previsti a carico da Cassa Depositi e Prestiti, e troppo basso l'importo massimo contenuto in 2 milioni per azienda. Restando alle semplificazioni, introdurre multe per la Pa ritardataria nei suoi adempimenti è ottimo, ma prevedere un tetto massimo di 2mila euro è quasi offensivo, visti i danni complessivi che ne vengono a imprese e cittadini.

Infine, l'energia. Uno dei punti più controversi. Qui davvero serve il testo. Da quanto annunciato, sarebbe un paradosso. La sforbiciata di 550 milioni di euro in bolletta per i meno affluenti equivarrebbe semplicemente a più gettito per lo Stato, visto che si estenderebbe la Robin Tax a tutte le imprese energetiche sopra i 300 mila euro d'imponibile, cioè a dire per tutti i benzinai e anche i più modesti pannellatori di fotovoltaico. Ci ripensino, governo e parlamento.

Queste critiche nascono solo da spirito costruttivo. Il governo lo sa, che sul doppio nodo di fisco e lavoro le due settimane di qui alla fine del Consiglio europeo sono decisive. Senza discontinuità coraggiose, il declino continuerà e i populismi, oggi in qualche difficoltà, torneranno a far presa.

 

OSCAR GIANNINO SBRAITA SUL PALCOOSCAR GIANNINO Comizio di Oscar Giannino Comizio di Oscar Giannino Comizio di Oscar Giannino Comizio di Oscar Giannino OSCAR GIANNINO S INCATENA A PORTA A PORTA

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