SILVIO & PIERLUIGI, (NON) INCONTRARSI E DIRSI ADDIO

1- A RISCHIO L'INCONTRO BERSANI-BERLUSCONI
Amedeo La Mattina per "La Stampa"

Piazza contro piazza e non è certo un buon viatico per l'incontro tra Berlusconi e Bersani che dovrebbe svolgersi nei prossimi giorni, forse giovedì. Un incontro che traballa perché cresce il pessimismo nel Pd e nel Pdl che mobilitano la loro base nello stesso giorno di sabato 13 aprile. Il Popolo della libertà ha dato appuntamento a Bari.

I Democratici a sorpresa scelgono la periferia romana per una manifestazione «contro la povertà e per il governo di cambiamento» promossa dai circoli di Scampia, San Salvario, Corviale, Torbellamonaca, Laurentino e San Basilio, quartieri popolari di Roma, Napoli e Torino.

Sarà Bersani a concludere l'iniziativa che ha il sapore della sfida. Sembra allontanarsi l'affannosa ricerca di un'intesa sul governo e il Quirinale per sboccare lo stallo consegnato dai risultati elettorali. Cresce il pessimismo nei due principali partiti. Il segretario del Pd fermo sull'idea di un governo che non prevede la partecipazione di ministri berlusconiani.

Niente governissimo, insomma, come ha precisato il bersaniano Roberto Speranza. Non c'è dubbio, spiega il capogruppo alla Camera, che la legittimazione di Berlusconi arriva dai voti; e «i nostri non sono di serie A e i loro di serie B». «Il tema del dialogo è fuori discussione, Bersani stesso si è detto disponibile a incontrare l'ex premier. Il punto è l'esito. Alla domanda di cambiamento bisogna rispondere non con l'arroccamento contro le forze antisistema».

Nessuna paura di confrontarci, ma «non significa fare un governo con ministri del Pd e del Pdl». Ma nel partito di largo del Nazareno il dibattito è acceso e si fa strada una soluzione diversa dal governo Bersani, che non ha i voti per la fiducia al Senato: quella di un esecutivo del presidente con lo scopo di realizzare alcuni punti programmatici sull'economia e le riforme (costituzionali ed elettorale). A mettere in moto questa opzione, per scongiurare un ulteriore ricorso alle urne, dovrebbe essere il nuovo capo dello Stato eletto da una larga maggioranza.

Berlusconi non ci sta. Forte dei sondaggi che lo danno in crescita, non intende trovarsi invischiato ancora una volta in un esecutivo simile a quello Monti senza Monti. Quindi, o governissimo, con un presidente della Repubblica di garanzia, o elezioni. Se poi Bersani ci tiene proprio a formare un governo di centrosinistra, allora al Quirinale vada il leader del centrodestra, Silvio Berlusconi.

Sì, l'incontro tra il Cavaliere e il segretario del Pd rischia seriamente di saltare. Del resto, dicono a via dell'Umiltà, a che serve vedersi per dirsi addio: si rischia di incancrenire i rapporti. Se poi nella ferita sanguinante dei rapporti politici si sparge del sale come fa Matteo Orfini, è chiaro che le distanze diventano incolmabili. «Voglio dire a Franceschini e a Speranza - sostiene Orfini - che ci si confronta con tutti, ma in maggioranza con chi l'ha distrutta non si salva l'Italia». A distruggerla sarebbe il Pdl che non ci sta al doppio binario governo-Quirinale.

Dice Maria Stella Gelmini. «I vari Orfini e Speranza sono avvisati: non acconsentiremo mai alla nascita di un governo di centrosinistra che ci veda spettatori esterni, portatori d'acqua gratuiti. Ieri Franceschini ci aveva fatto ben sperare: non ci resta che attendere il pronunciamento ufficiale della segreteria del Pd». Se si continua a rappresentare gli esponenti del Popolo della libertà come degli «impresentabili», attacca Cicchitto, «si continua a fare un incredibile errore di arroganza e in effetti vuole andare dritto alle elezioni».

2. DELRIO: ERRORE DIRE NEANCHE UN CAFFÈ COL CAVALIERE
Francesca Schianchi per "La Stampa"

Da presidente dell'Anci, questo weekend, segnato dallo sblocco dei crediti delle imprese, non può che essere stato positivo. «Sono molto soddisfatto. Va riconosciuto al governo l'impegno per sbloccare rapidamente la situazione», sospira Graziano Delrio. Ma il sindaco di Reggio Emilia è anche uno degli esponenti del Pd più vicini a Matteo Renzi. Per cui, se dice che «quando il Paese si muove unito ce la può fare», viene da chiedersi se l'affermazione non vada applicata anche al di là del decreto.

A proposito di unità:due settimane fa difese l'ipotesi di un governo di scopo anche col Pdl, e venne criticato. Ora ha aperto al dialogo con Berlusconi anche Franceschini...
«Io credo che il Pd non possa sottrarsi all'ipotesi di un governo di scopo per fare alcune cose urgenti e poi tornare a votare, il che non significa un'alleanza organica con chi è stato antagonista alle elezioni.

Questo se si trova un accordo su tre o quattro punti individuati dai saggi: altrimenti si voti anche subito. Alla mia intervista seguirono reazioni piccate: mi fa piacere che ora altri ipotizzino questa cosa».

Ma le dichiarazioni di Franceschini e ieri di Speranza spostano la linea del Pd?
«La linea ‘mai un'alleanza organica con Berlusconi' non è in dubbio, ma non si può dire ‘mai un caffè con Berlusconi', cosa che darebbe l' impressione di non voler affrontare i problemi del Paese".

Il prossimo appuntamento importante è l'elezione del presidente della Repubblica... «Grazie a Napolitano, la figura del presidente della Repubblica è stato un presidio di credibilità internazionale. Il nuovo presidente non dovrà essere frutto di accordi sottobanco o di improvvisazione».

Anche nella scelta del capo dello Stato occorre dare un segnale di rinnovamento?
«Non ho consigli da dare ai parlamentari, se non che il nuovo presidente dovrà avere un profilo di grande caratura. Poi, certo, tra loro ci sono quelli che sono sempre stati contrassegnati da un profilo di conservazione e quelli che hanno rappresentato una tensione al cambiamento».

Tra i nomi circolano quelli di Prodi e Bonino...
«Hanno rappresentato elementi di innovazione nella politica italiana».

Marini, D'Alema?
«Certamente lo sono stati in maniera molto diversa».

Se poi si andasse ad elezioni, ci vogliono nuove primarie o il candidato è di nuovo Bersani?
«Io credo si debba ripassare dalle primarie. Bersani ha giocato la sua chance, se vuole riprovarci deve ripassare dalla legittimità delle primarie. Ma non credo che lui pensi di non passarci».

E' pronto a scendere in campo Fabrizio Barca: è un competitor di Renzi o potrebbero essere complementari?
«Che Barca voglia dare una mano al Pd mi sembra un'ottima notizia, è una persona preparata e competente. Figure dalla sensibilità diversa come Barca e Renzi rendono ancora più convincente la proposta del Pd: se ci dovesse essere una competizione, sarebbe sicuramente positiva».

Ma c'è un rischio scissione? C'è chi ancora teme un possibile strappo di Renzi... «Questo rischio non c'è. Il suo stile franco e aperto è sintomo di lealtà e affetto: se uno volesse fare altro, non parlerebbe, starebbe zitto a tramare nell'ombra...».

 

 

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