SILVIO E GIULIETTO, NÉ CON TE NÉ SENZA DI TE - TREMENDINO NON È STATO COMMISSARIATO. ANZI HA SEGNATO ALCUNI PUNTI A SUO FAVORE : SCOMPARE LA CABINA DI REGIA SULL’ECONOMIA. I PROVVEDIMENTI PER LO SVILUPPO SARANNO TUTTI A COSTO ZERO. E, SOPRATTUTTO, LA NOMINA DI SACCOMANNI A GOVERNATORE DELLA BANCA D’ITALIA È STATA PER IL MOMENTO CONGELATA PERCHÉ TREMONTI INSISTE SUL NOME DI GRILLI - UN MINISTRO: “ANCHE QUESTA VOLTA IL CAVALIERE HA CALATO LE BRAGHE E SEMPRE PER LA PAURA DI SCONTENTARE BOSSI CHE HA COPERTO LE SPALLE A GIULIO”….

Amedeo Lamattina per "la Stampa"

Le espressioni usate nel Pdl per definire l'incontro tra Berlusconi e Tremonti sono le più consumate e di circostanza. Armistizio, pace forzata, tregua. Ma tutte celano un dato di fatto: il ministro dell'Economia non è stato commissariato, esautorato, messo in un angolo. Anzi ha segnato alcuni punti a suo favore. Uno dei ministri che ha il dente avvelenato con il ministro dell'Economia sostiene che «anche questa volta il Cavaliere ha calato le braghe e sempre per la paura di scontentare Bossi che ha coperto le spalle a Giulio».

In effetti scompare dal radar la cabina di regia sull'economia che si sarebbe dovuta insediare a Palazzo Chigi. I provvedimenti per lo sviluppo saranno tutti a costo zero, esattamente come voleva l'inquilino di via XX settembre. E, soprattutto, la nomina di Saccomanni a Governatore della Banca d'Italia è stata per il momento congelata perché Tremonti insiste sul nome di Grilli, il suo direttore generale al ministero, spalleggiato da Bossi.

Per Saccomanni sembrava cosa fatta, anche avrebbe il gradimento del Capo dello Stato. Si diceva che Berlusconi aveva già scritto la lettera per il Quirinale con il suo nome. Ora Palazzo Chigi ammette che questa lettera non esiste: non c'è fretta perché Draghi andrà a ricoprire la carica di governatore della Bce a novembre.

L'unica novità è il ruolo di garante e di raccordo che avrà Gianni Letta sulle questioni economiche. Una collaborazione più stringente tra Palazzo Chigi e via XX settembre, con il sottosegretario che parteciperà alle riunioni in cui si parlerà del decreto sviluppo (oggi sarà presente all'incontro con Confindustria, banche e Rete imprese) e della legge di stabilità. Mentre il premier domani si recherà al ministero dell'Economia per discutere delle dimissioni del patrimonio dello Stato.

I rapporti rimangono tesi dietro la facciata, con il premier indebolito dalle inchieste giudiziarie, dalla «scomunica» di Bagnasco e dalla crisi internazionale. Non può permettersi di andare allo scontro frontale. «Siamo costretti a convivere io e Giulio, anche se sono stanco di dover sempre mediare», ha detto il Cavaliere ad Alfano e Romani che sono andati a trovarlo.

Per capire quale sia stato il vero risultato dell'incontro di ieri basta ascoltare gli ambienti vicini a Tremonti che parlano di colloquio «molto positivo», mentre da Palazzo Grazioli non c'è stato un commento, una nota. I due devono convivere per sopravvivere. Tremonti non ha ricevuto le scuse pretese da parte di Berlusconi che lo aveva definito «immorale» per via dell'assenza durante il voto su Milanese.

«Sono tutte cose inventate dai giornali. Sgombriamo il campo delle parole riportate da chi vuole mettere zizzania tra di noi», ha precisato il premier, che però è ritornato alla carica sulla collegialità. Sentendosi rispondere da Tremonti che spetta al presidente del Consiglio fare la sintesi. E soprattutto di mettere a tacere tutti quelli che nel Pdl e tra i ministri lo attaccano, danneggiando il Paese e il governo. Tra l'altro, ha ricordato Tremonti, visto che tutti se la prendono con me, perché non viene ancora firmato il Dpcm che taglia ai ministeri di quasi 7 miliardi. Una firma che spetta proprio a Berlusconi.

Il premier ha confidato che trattare con Giulio lo ha sfinito, che non ne può più di quei ministri che «giustamente» si lamentano mentre l'inquilino di via XX settembre che fa muro su ogni cosa. «La vicenda della Banca d'Italia sta diventando una telenovela e Napolitano non ci sta aiutando». Il Cavaliere poi vuole qualcosa di più sullo sviluppo, ma c'è bisogno di risorse.

Per questo è ritornato alla carica sulle pensioni di anzianità, ma su questo punto rimane la contrarietà di Bossi. Anche di questo si è parlato ieri sera nell'incontro di Palazzo Grazioli con Tremonti e lo stato maggiore della Lega. E non sembra che il premier l'abbia spuntata. Su una cosa sono stati tutti d'accordo: questo non è il momento di prestare il fianco a quelli che il presidente del Consiglio bolla come sabotatori, dai giudici ai giornalisti.

 

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