renzi berlusconi giudici magistrati

TOGA! TOGA! - PIGI BATTISTA: ''GRANDE INDIGNAZIONE PER LE PRESE DI POSIZIONE DEI MAGISTRATI SUL REFERENDUM, MA LA SINISTRA NEL 2006 APPLAUDIVA LE TOGHE CHE CANNONEGGIAVANO LA RIFORMA DI BERLUSCONI. I GIUDICI SI SONO SEMPRE SCHIERATI POLITICAMENTE, MA SOLO OGGI SI GRIDA ALLO SCANDALO''

pierluigi battistapierluigi battista

Pierluigi Battista per il “Corriere della Sera

 

Il procuratore della Repubblica presso il tribunale di Torino Armando Spataro si chiede come mai oggi faccia tanto scalpore la scelta dei magistrati di militare, anche con veemenza polemica, per il no referendario sulla riforma costituzionale, mentre analogo divieto non fu reclamato nel 2006, quando si doveva bocciare la riforma costituzionale targata Berlusconi.

spatarospataro

 

Sul come mai, ciascuno può trarre le sue conclusioni. Però bisognerebbe sapere che poche proteste si alzarono quando Magistratura democratica, corrente politica dei magistrati in attività, disse veementemente la sua sui tentativi di abolizione dell’articolo 18 quando la sinistra era contro l’abolizione dell’articolo 18.

 

Berlusconi in tribunale Berlusconi in tribunale

Quando Magistratura democratica nell’autunno del ’94 protestò veementemente contro la riforma delle pensioni proposta dal centrodestra, primo passo per «lo smantellamento dello Stato sociale». Quando Magistratura democratica prese posizione persino sul referendum alla Fiat di Pomigliano d’Arco. E sempre nel nome della difesa della Costituzione offesa, stravolta, violentata.

 

CIAMPI SCALFARO COSSIGA E NAPOLITANO CIAMPI SCALFARO COSSIGA E NAPOLITANO

Nel 2006, poi, il «pronunciamento» dei magistrati contro la riforma berlusconiana assunse i toni di una crociata. Presidente del comitato «Salviamo la Costituzione» era Oscar Luigi Scalfaro. Un altro ex presidente appena uscito dal Quirinale, Carlo Azeglio Ciampi, prese posizione per una riforma che portava l’Italia democratica «fuori dalle regole» con la «smania di liquidare tutto».

 

Ma il bersaglio allora era Silvio Berlusconi, non Matteo Renzi. E la sinistra non trovava così scandaloso che i magistrati partecipassero a una crociata con due presidenti emeriti in prima fila.

Eppure l’intera Magistratura democratica nel 2006 aderì all’iniziativa per «Ricucire la Costituzione» sbranata dal governo di centrodestra. Un giudice di Cassazione come Domenico Gallo parlava di «dittatura del capo del governo» con una riforma che addirittura provocava l’uscita dell’Italia «dalle esperienze delle democrazie occidentali».

 

OSCAR LUIGI SCALFARO OSCAR LUIGI SCALFARO

GHERARDO COLOMBO GHERARDO COLOMBO

In un convegno padovano dei «Giuristi democratici» Gallo e altri magistrati paventavano l’avvento di «un nuovo ordinamento autocratico»: autocratico, addirittura. Si sbeffeggiavano i testi vergati da «saggi del livello dell’ex ministro Calderoli». Il Procuratore della Repubblica Pietro Calogero denunciava indignato che «il bicameralismo, principio cardine della democrazia», venisse soppiantato da un monocameralismo tipico di «uno Stato autoritario»: niente di nuovo sotto il sole del 2016, dieci anni dopo.

 

Calogero accusava le nefandezze di «un sistema tracotante»: nefandezze compiute dalla politica. Poche voci si alzarono per eccepire che un magistrato usasse espressioni così dure nei confronti del «tracotante» sistema politico. Del resto nel ’97 si riteneva assolutamente naturale che un magistrato prestigioso come Gherardo Colombo bollasse come «Bicamerale dei ricatti» quella che, per volontà di Massimo D’Alema e Silvio Berlusconi, in sede parlamentare doveva scrivere riforme di rilievo costituzionale.

 

ferdinando imposimato a piazza del popolo con i grilliniferdinando imposimato a piazza del popolo con i grillinielena paciottielena paciotti

Ma nel 2006, la fantasia referendaria ebbe briglia sciolta. Magistrati titolati parteciparono a fiaccolate per il no come «nuova Resistenza», a manifestazioni con titoli suggestivi come «Parole, musica e Costituzione», a recital con poesie dedicate «ai primi 12 articoli della Costituzione» con Giovanni Puliatti dell’Associazione nazionale magistrati, Ferdinando Imposimato con una lunga carriera politica alle spalle ma che poi rientrerà nei ranghi della magistratura come giudice della Suprema corte di cassazione e che tuonava contro la democrazia «sfigurata», con Alessandro Nencini, un magistrato di valore e di esperienza che peraltro come presidente della Corte d’assise di appello di Firenze chiederà la condanna di Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’assassinio della povera Meredith e l’onnipresente Franco Ippolito leader di Magistratura democratica.

 

La stessa Magistratura democratica che addirittura promosse nei lontani anni Settanta. E referendum con i Radicali contro i reati d’opinione. Magistrati come Elena Paciotti leader dell’Anm che si battè contro un altro referendum indetto dai Radicali. E nel 2016 non è più vietato vietare?

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO