SOLDI A ZOGGIA – L’EX RESPONSABILE ORGANIZZATIVO DEL PD AI TEMPI DI EPIFANI NEL 2012 HA RISUCCHIATO CIRCA UN TERZO DELLE SPESE DELLA SEGRETERIA DEL PARTITO. ED E’ STATO SOPRANNOMINATO ‘UOMO IDROVORA’ – MPS SALVA-PD

Franco Bechis per "Libero Quotidiano"

 

Quando uno dei professionisti della Dla Piper a cui il nuovo Pd di Matteo Renzi aveva chiesto una due diligence sui conti del partito si è trovato davanti la cartellina delle spese per la segreteria, è sbottato: «Ma questo è una idrovora!». 

Davide Zoggia Davide Zoggia

 

L’uomo-idrovora che funzionava meglio del Mose corrisponde al nome di Davide Zoggia, ex presidente della provincia di Venezia, ex responsabile degli enti locali all’interno della segreteria di Pierluigi Bersani, poi responsabile organizzativo del partito quando il timone è passato nelle mani di Guglielmo Epifani. L’uomo-idrovora come l’hanno ribattezzato è riuscito a risucchiare nel 2012 da solo circa un terzo delle spese della segreteria del Pd. 

 

Cifre non banali, perchè nel complesso sono ammontate a 670 mila euro in un anno. E al solo Zoggia sono andati circa 180 mila euro. L’anno dopo il costo complessivo della segreteria è sceso a 170 mila euro, perchè i costi di molti componenti sono passati a carico della Camera o del Senato dove erano stati eletti. 

 

Anche in quel caso un po’ di grasso non mancava, perchè la nuova segreteria del partito snellita e assai ringiovanita da Renzi costerà nel 2014 esattamente la metà: 80 mila euro. Zoggia era titolare di partita Iva, e così nel 2012 ha presentato una fattura al partito da 115 mila euro per la consulenza da lui fornita a Bersani. Nel 2013 anche per dare fiato alle casse esauste del partito Bersani ha nominato deputato Zoggia, che è effettivamente stato eletto nel collegio Veneto 1. 

Pierluigi Bersani Pierluigi Bersani

 

Questo è avvenuto a febbraio, ma la Camera si è insediata a metà marzo, e da quel giorno hanno iniziato a decorrere indennità parlamentare e rimborsi spesa. Così il Pd si è visto arrivare una nuova fattura per le consulenze prestate dal neo-eletto: chiedeva il pagamento di quanto pattuito fino alla data del 15 marzo 2013. 

 

Il Pd ha pagato senza fiatare, stappando poi spumante italiano, perchè almeno le casse centrali potevano rifiatare dal diluvio di fatture e note spese che arrivavano dal sempre in giro Zoggia. Rimborso spese agenzia di viaggi: 12 mila euro. Rimborso spese agenzia per viaggi personali: 11 mila euro. Rimborsi altre spese viaggi: 5 mila euro. Rimborso spese pasti: 1.400 euro. Rimborso occasionale: 5 mila euro. Rimborso noleggio auto: 9 mila. La casa a Roma invece era direttamente pagata dal partito.

 

Guglielmo Epifani Guglielmo Epifani

Il caso Zoggia ha fatto rizzare i capelli in testa alla Dla Piper. E non è stato l’unico a suscitare perplessità. Un altro dei dossier che hanno fatto stupore, e che ieri per altro sono stati citati anche nella relazione sul bilancio Pd 2013 dal nuovo tesoriere Francesco Bonifazi, è quello dei costi del sito Internet del Pd. 

 

Lo curava la Dol, la stessa società che ha organizzato il Festival Internazionale del Giornalismo, per un costo di 373 mila euro annui considerato assai sopra la media del settore. Bonifazi- che è un toscano dai modi gentili ma piuttosto decisi (un po’ come la sua ex fidanzata Maria Elena Boschi) dopo essere arrivato lì con la nuova segreteria li ha messi alla porta. 

Lorenzo Guerini e Guglielmo Epifani Lorenzo Guerini e Guglielmo Epifani

 

Loro però sono rientrati dalla finestra, perchè il capogruppo del Pd alla Camera dei deputati, Roberto Speranza, li ha chiamati a curare il loro sito Internet di Montecitorio. I costi per Internet, che erano la metà esatta dei costi globali di manutenzione nel bilancio Pd, e quelli delle consulenze- assai elevati (un milione e 149 mila euro nel 2013) spiegano in parte il rosso di bilancio che ieri la direzione del Partito democratico ha dovuto approvare: 10 milioni e 812.840 euro.

maria elena boschi oggimaria elena boschi oggi

 

Nella sua relazione che accompagna il bilancio per la prima volta letta e approvata in streaming il nuovo tesoriere ha semplicimente spiegato che «a fronte di proventi per la gestione caratteristica pari ad 37.582.182 , si registrano oneri pari ad 48.890.322». 

 

Il buco nei conti secondo Bonifazi è motivato da tre fattori: «L’eccessiva onerosità dei servizi e delle forniture prestati in favore del Partito Democratico», «alcune scelte che attengono alle spese per godimento di beni di terzi. 

 

Mi riferisco agli affitti di Via Tomacelli e Via del Tritone, per altro scarsamente utilizzati» e «l’eccessivo costo della politica e dei servizi connessi: la segreteria, i forum e le rispettive iniziative costavano 1.022.000, le elezioni politiche 6.938.000, le elezioni regionali 679.614, le assemblee nazionali 531.931». 

 

francesco bonifazifrancesco bonifazi

Grava sui conti del partito anche la difficile situazione de L’Unità, la cui società editrice proprio ieri è stata messa in liquidazione: «Il Pd», ha ricordato il tesoriere, «ha prestato garanzia in favore di un socio finanziatore per un ammontare pari a 4.000.000, nonché una garanzia fideiussoria pari ad 1.500.000 relativa ad un’operazione sul capitale del medesimo soggetto». 

 

Bonifazi ha iniziato ad usare pesantemente le forbici, tagliando i contratti del 40% medio e in qualche caso anche dell’80% e chiudendo le partite che si potevano chiudere. Sul personale invece nessuna decisione, nemmeno quella di accedere ai contratti di solidarietà: se ne riparlerà a settembre quando sarà chiaro cosa il Pd avrà incassato con il contributo volontario del 2 per mille Irpef (le previsioni non sono ottimistiche).

 

Certo le altre entrate si sono dimezzate: «I contributi per i rimborsi sono passati da 24.700.000 nel 2013 a 12.800.000 nel 2014». Ma riducendo le spese citate e anche quelle per le campagne elettorali (le Europee quest’anno sono costate al Pd 3,3 milioni contro i 13,5 milioni spesi nel 2009), Bonifazi punta al pareggio strutturale di bilancio già questo anno.

 

2. DAGOREPORT

Roberto Speranza Roberto Speranza

Quatto quatto, pochi giorni prima  delle Europee, il partito in debito d'ossigeno ha ceduto un credito da 6 milioni di euro per i rimborsi elettorali in arrivo da Camera e Senato. E quale banca è stata prescelta per l'operazione? Il solito, vecchio, caro, affidabilissimo Mps.

(a proposito: il tesoriere Bonifazi ha in berta ben 105.070 azioni del Montepaschi, valore dichiarato 26.362 euro, ed è nipote di Alberto Bruschini, ex membro della deputazione generale del Monte. Il mondo è piccolo...)

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