IL GAIO MARINO COLPITO E AFFONDATO - SONDAGGIO CHOC: 8 ROMANI SU 10 BOCCIANO IL SINDACO - IL TRASPORTO PUBBLICO È IL SERVIZIO PEGGIORE. MA ANCHE I RIFIUTI SONO GIUDICATI AL COLLASSO - BRACCIO DI FERRO CON PECORARO SULLE NOZZE GAY: ISPETTORI DEL PREFETTO ALL’ANAGRAFE

1. NOZZE GAY, ISPETTORI DEL PREFETTO ALL’ANAGRAFE

Maria Elena Vincenzi e Giovanna Vitale per “la Repubblica - Roma

 

Il blitz è partito alle 9.30, quando due viceprefette - Alessandra de Notaristefani ed Enza Caporale - su ordine del capo, Giuseppe Pecoraro, si sono presentate all’Anagrafe per esaminare gli atti relativi ai 16 matrimoni gay trascritti sabato dal sindaco Marino. Più di quattro ore per fotocopiare tutti i documenti e capire se, all’estero, queste nozze sono state davvero celebrate.

Marino trascrive il primo matrimonio gay Marino trascrive il primo matrimonio gay

 

Non si ferma, dunque, il braccio di ferro tra il prefetto e l’inquilino del Campidoglio. Con il primo che, in base alle precise disposizioni impartite dal ministro Alfano, ha compito un ulteriore passo - «l’atto di verificazione straordinaria” dei registri dello stato civile - verso la cancellazione delle unioni omosessuali “riconosciute” nello scorso fine settimana da Marino. E quest’ultimo deciso a non retrocedere di un passo.

 

Bastava leggere la nota diramata ieri a conclusione del blitz in Via Petroselli. «Ritengo di aver operato legittimamente trascrivendo gli atti di matrimonio in questione. Il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso celebrato all’estero non è inesistente e non costituisce minaccia per l’ordine pubblico.

 

Fabrizio e Jonathon si baciano davanti al sindaco MarinoFabrizio e Jonathon si baciano davanti al sindaco Marino

La non trascrizione di quegli atti per via dell’orientamento sessuale delle coppie, sarebbe stata un atto palesemente discriminatorio, violando l’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Questo e’ quanto comunicato al Prefetto con una lettera, in risposta alle sue note ufficiali dei giorni scorsi». Ma neanche Pecoraro sembra intenzionato a cedere. Anzi, l’indicazione ricevuta dal Viminale è quella di forzare, individuare una procedura - da giorni allo studio dei tecnici del ministero dell’Interno - in grado di dettare la linea a tutte le prefetture di Italia, consapevole che a Roma si gioca la partita più importante.

 

E mentre il prefetto prende le misure dei suoi poteri e valuta le possibili vie di uscita da un’impasse in cui rischia di rimanere incastrato, lo stesso fanno le procure di mezza Italia, dopo la presa di posizione di piazzale Clodio. Appena due giorni fa il procuratore della Repubblica, Giuseppe Pignatone, ha spiegato a Pecoraro che, secondo loro, lui non è legittimato a ricorrere davanti al giudice per ottenere la cancellazione delle trascrizioni. Lo sarebbe la procura, certo. Che, però, almeno per ora non ha alcuna intenzione di promuovere il ricorso. E la telenovela continua.

 

2. MARINO, IL CROLLO DEL CONSENSO BOCCIATO DA OTTO ROMANI SU DIECI

Giovanna Vitale per “la Repubblica - Roma

 

Uno tsunami non avrebbe potuto fare di più. A un anno e mezzo dal trionfale “cappotto” contro Alemanno (finì 64 a 36 e 15 municipi a zero), il gradimento del sindaco Marino ha subìto un crollo verticale: solo il 20% dei romani si fida ancora di lui, l’80% poco o per nulla.

giuseppe pecorarogiuseppe pecoraro

 

Significa che quattro su cinque preferirebbero qualcun altro sulla tolda del Campidoglio. Tant’è che se oggi si tornasse alle urne, lo rivoterebbe solo il 23% degli elettori, il 75% scriverebbe un altro nome sulla scheda. Peggio fa la giunta, promossa solo dal 16% dei cittadini, mentre l’84 si dichiara insoddisfatto. È la foto di una débâcle. Scattata dalla Swg per conto del Pd romano.

 

Il sondaggio choc, realizzato all’incirca un mese fa su un campione di duemila intervistati, è stato commissionato dal principale azionista della maggioranza capitolina, interessato a misurare — anche in termini di consenso — l’efficacia dell’azione amministrativa. Certo non aspettandosi un risultato tanto disastroso.

 

Giuseppe Pignatone Giuseppe Pignatone

Riassumibile in un dato: alla domanda su “che cosa funziona bene a Roma”, il 54% ha risposto: «Nulla». Per la stragrande maggioranza, chiamata a descrivere la città con tre aggettivi (senza indicazioni prestabilite), Roma è sporca (62%) caotica (49), degradata (35): il termine «bella » — che dovrebbe essere il più usato — compare solo al quinto posto.

 

Un giudizio che si riflette, subito dopo, sulla “Roma che vorrei”: «Pulita» auspica il 60% dei sondati, «vivibile, accogliente, curata» il 31%, «efficiente» il 29. Tant’è che quando si chiede di individuare, in ciascun municipio, le emergenze da risolvere, il 61% indica «il decoro urbano», il 59 «la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti», il 53 «i problemi legati al trasporto pubblico». Servizio, quest’ultimo, che per quattro romani su cinque è quello che funziona peggio (79%),seguito ex aequo dalla gestione del traffico (70) e dei rifiuti (69), più distanziate la sicurezza (52) e la polizia municipale (45), che registrano comunque un gradimento piuttosto basso.

 

ignazio marino vigileignazio marino vigile

È tuttavia il confronto con il predecessore a far suonare il campanello d’allarme. Alla domanda: “Secondo lei come vanno le cose rispetto a quando c’era come sindaco Alemanno?”, solo il 23% risponde che è meglio con Marino («molto» per il 4%; «un po’» per il 19); il 35% risponde che non è cambiato nulla; per il 40% va addirittura peggio («un po’» per il 15%, «molto peggio» per il 25).

 

A leccarsi i baffi è il M5Stelle che, oltre a guadagnare 13 punti rispetto alle comunali 2013, per i romani potrebbe «governare meglio» di Marino (23%), come farebbe pure «un’altra giunta di centrosinistra » (22%), mentre «un’altra giunta di centrodestra» e «l’attuale giunta di centrosinistra» registrano un credito più basso, il 14 e il 13%, rispetto alla capacità di amministrare la città.

 

ignazio marino by bennyignazio marino by benny

Un’insufficienza che però, a sorpresa, non si riflette sul consenso. Il centrosinistra, infatti, è ancora saldamente in testa: il Pd prende addirittura 9 punti in più rispetto alle elezioni di un anno e mezzo fa, a riprova del fatto che Marino è sempre stato vissuto come qualcosa d’altro e di diverso ri- spetto al “suo” partito.

 

E così, se si rivotasse oggi, i dem sarebbero primi con il 35% (erano al 26,3), Sel al 6, Rifondazione all’1,5, Idv allo 0,5 (totale 43%, nel 2013 era il 43,6 anche grazie all’exploit della lista civica). Secondi arriverebbero i grillini con il 25% (era il 12,8 nel 2013). Il centrodestra, invece, non supererebbe il 27,5, con Fi al 12,5, FdI al 6,5, Ncd al 3,5, Destra e Lega entrambe al 2,5.

il sopralluogo di ignazio marino tra i cassonetti dei rifiuti 1il sopralluogo di ignazio marino tra i cassonetti dei rifiuti 1

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