SOS: STANARE OGNI SPRECO - IL GIOCO SI FA DURO: NON SOLO IL SUPER-COMMISSARIO BONDI, MA ANCHE UN VICE PER INDIVIDUARE GLI SPRECHI - PERÒ NESSUNO TOCCHI IL PARLAMENTO E IL QUIRINALE (ANCHE PERCHÉ COSÌ È TROPPO FACILE) - RIGOR MONTIS È ANCORA CONVINTO DI FAR BENE, NONOSTANTE ANCHE IL NOBEL JOSEPH STIGLITZ CONDANNI LA SUA AUSTERITÀ - L’UOMO DEL LODEN DEVE STARE ATTENTO, PERCHÉ SENZA L’APPOGGIO DEI PARTITI NON VA LONTANO (LA SCONFITTA AL SENATO DOCET)…

Stefano Feltri per "il Fatto Quotidiano"

Pare che le spese pubbliche da tagliare in Italia siano proprio difficili da trovare, tanto che il governo chiede ai cittadini "suggerimenti, segnalare uno spreco, aiutando i tecnici a completare il lavoro di analisi e ricerca delle spese futili", tramite apposito modulo dal sito governo.it.

Non solo: anche se il ministro Piero Giarda ha appena calcolato i risparmi possibili (e quindi, si suppone, sappia esattamente dove sono gli sprechi), la bozza del decreto che nominerà Enrico Bondi commissario per ridurre la spesa prevede pure "l'eventuale nomina di un sub-commissario, con funzioni vicarie, che coadiuva il commissario nell'esercizio delle sue funzioni".

Lodevoli propositi, ma in parte oscurati dal comma 3 dell'articolo 1, sempre nel provvedimento sulla spending review: "Sono esclusi dall'ambito di applicazione del presente decreto la Presidenza della Repubblica, la Corte costituzionale e il Parlamento". Certo, lo impone la Costituzione, è la famosa autodichia, cioè il divieto al potere esecutivo di stabilire quanti soldi deve avere il potere legislativo. Ma in una campagna che è anche (o forse soprattutto) di immagine quel comma pur legittimo offusca un po' il resto. Ministeri, Regioni ed enti locali stanno analizzando il testo del mandato a Bondi, per capire quanta ingerenza dovranno subire.

Il commissario, infatti, potrà denunciare a Monti leggi, regolamenti, provvedimenti amministrativi, procedure d'acquisto di beni e servizi. Insomma, tutto ciò che comporta esborso di denaro pubblico. Bondi potrà chiedere al premier di annullare atti anche "per ragioni di opportunità". Superpoteri che denotano una fiducia totale del premier nell'ex risanatore della Parmalat. Monti, piccato, nel pomeriggio di ieri si è lamentato dei commenti "superficiali" su Bondi. Alludendo sia alle polemiche dei sindacati sui "tecnici commissariati da tecnici" sia a chi ricordava come proprio Bondi avesse assunto alla Parmalat Giovanni Monti, figlio del professore, che poi ha perso il posto quanto l'azienda è stata scalata dai francesi di Lactalis.

Dopo i guizzi della conferenza stampa di lunedì, con la nomina dei consulenti e di Bondi e gli attacchi al Pdl, Mario Monti torna sulla linea difensiva di queste settimane, in un incontro con Massimo D'Alema e Joseph Stiglitz (il Nobel per l'economia che invoca crescita e condanna il rigore), Monti ha spiegato che non ce l'aveva con Angelino Alfano quando esprimeva "sdegno" per chi invita alla rivolta fiscale.

Poi, però, assicura che "Saremo sempre più pesanti contro l'evasione fiscale: "Chi evade o incita all'evasione merita un trattamento molto rigoroso". Poi racconta la sua delusione per la performance di Forza Italia: "Non fu portatore di un'ordinata cultura da schiacciasassi verso la programmazione delle liberalizzazioni e di rimozione dei vincoli corporativi".

La linea è quella degli ultimi mesi: senza le regole di rigore fiscale imposte dalla Germania "l'Italia di oggi sarebbe un Paese vagante nel vuoto", il pagamento dei crediti alle imprese fornitrici dello Stato deve passare per "una soluzione europea" e il vincolo del pareggio di bilancio imposto dall'Unione europea è una camicia di forza imposta al governo Berlusconi, che i tecnici hanno soltanto ereditato. L'agenda è complessa, Monti si è fissato un paio di obiettivi concreti su cui sarà misurabile il suo successo o il flop, dal taglio di 4,2 miliardi di spese nel 2012 che dovrebbe evitare l'aumento dell'Iva alla riforma del bilancio 2014-2020 in Europa.

Molto però dipende, e il premier lo sa bene, dai partiti della coalizione che lo sostiene. In Parlamento, ieri, il governo è stato sconfitto al Senato su un emendamento che ha tolto privilegi ad alcuni superburocrati (che volevano conservare la vecchia pensione anche dopo il taglio degli stipendi). Ed è passata una regola sullo scoperto in banca (gratis fino a 500 euro per una settimana) diversa da quella pensata dall'esecutivo. Incidenti di percorso, voti neppure definitivi, ma spie di un malessere.

Il Pdl si prepara alla sconfitta delle amministrative con una lotta intestina tra ex-An (che vorrebbero togliere la fiducia a Monti) e berlusconiani (fedeli al governo, finché il Cavaliere dice così). Il Pd vuole cavalcare il probabile successo francese di François Hollande e quello quasi certo alle amministrative. Ieri Pier Luigi Bersani ha incontrato i giornalisti stranieri per accreditarsi come leader rassicurante (anche per i mercati) e ieri sera ha promesso: "Con il governo si discute, ma non si fanno imboscate. Noi ci comporteremo così".

 

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