vincenzo spadafora giovanni malago'

SPADAFORA NON CE L'HA FATTA E SI TIENE MALAGÒ - BLINDATA LA RIFORMA DELLO SPORT, RESTA LA NORMA CHE CONFERMA IL PRESIDENTE DEL CONI: RESTA LA NORMA CHE CONFERMA MALAGÒ. IL POVERO MINISTRO HA PROVATO A FARE FUORI MILLE DIRIGENTI IN UN COLPO SOLO PER PRENDERE IL CONTROLLO DELLO SPORT ITALIANO SENZA AVERE LA PRESENZA INGOMBRANTE DI MEGALÒ. MA ORA DEVE ACCONTENTARSI DEL PIANO B

 

Emilio Pucci per ''Il Messaggero''

 

 

Vincenzo Spadafora ha tutta l' intenzione di portare a casa la riforma dello sport che si è incagliata a luglio per il no dei pentastellati insorti a difesa dell' impianto partorito durante l' esecutivo giallo-verde. Prima della pausa parlamentare estiva fu il direttivo M5S a opporsi alla prima bozza del testo, con l' avallo del capo politico Crimi e del capo delegazione al governo Bonafede. Ma ora le condizioni per sbloccare la partita ci sono, soprattutto perché la copertura' al ministro arriva dai vertici del Movimento. Il responsabile dello Sport aveva messo sul tavolo la sua delega. Poi è intervenuta l' intercessione del premier Conte e ora pure chi esprimeva perplessità spiega che l' intesa è a un passo e che non c' è l' intenzione di mettere a repentaglio il governo. Non che tutte le resistenze siano superate.

spadafora malagò

 

IL NODO

 

Il nodo resta ancora il ruolo di Malagò ma per ora è confermata la proposta del ministro di prevedere la possibilità di un terzo mandato per l' attuale presidente del Coni. Un punto sul quale Spadafora dunque ha tenuto la posizione.

Inoltre c' è il no alla cosiddetta norma transitoria', ovvero a un successivo mandato per quei presidenti di federazione che andrebbero, proprio per questo criterio, in scadenza e ora stanno affrettando le elezioni per tentare di blindarsi.

 

Accordo sull' incompatibilità tra ruoli politici e incarichi sportivi, intesa sugli immobili che restano al Coni che in quanto ente rappresentante dello sport ad alto livello avrà anche una sua pianta organica e sui compiti di Sport e salute' che sarà il braccio operativo del governo a cui spetterà però la politica di indirizzo; ancora da definire la proposta riguardo l' introduzione di una flat tax per i collaboratori sportivi, visto che il Mef per evitare che si apra un precedente sta cercando altre soluzioni; inoltre superamento del vincolo sportivo (prevista una indennità per chi ha formato gli atleti), norme sulla sicurezza come quella riguardante gli sport invernali (casco obbligatorio sugli sci fino a 18 anni): sono queste alcune delle linee guida della riforma che domani, in una riunione di maggioranza, dovrebbe avere il timbro' definitivo.

 

VINCENZO SPADAFORA GIOVANNI MALAGO'

Il condizionale è d' obbligo, perché è vero che lo scoglio politico ai vertici M5S è superato ma sul tema del terzo mandato riguardo il Coni un' ala pentastellata è pronta a ribadire il suo punto di vista. Ovvero il cambiamento deve essere radicale d riguardare pure i nomi che gestiscono il mondo dello sport. «Non è una guerra contro qualcuno, ma chi va in televisione a parlare di rinnovamento e poi fa di tutto per evitarlo ci dovrà mettere la faccia e spiegarlo ai cttadini», osserva un esponente di spicco M5S. Un segnale che il braccio di ferro in prima linea c' è l' ex sottosegretario alla presidenza del Consiglio Valente, il deputato Mariani e il senatore Dessì - ancora si giocherà sull' attuale numero uno dello sport.

 

Tuttavia ormai siamo ai tempi supplementari e Spadafora punta a chiudere.

L' 8 settembre c' è l' esecutivo del Cio che si aspetta passi avanti sulla riforma. Il 10 si riunirà la Giunta del Coni. La legge delega scade il 31 ottobre (termine che può essere prorogato sino a fine novembre) e i margini per evitare l' impasse sono stretti. Non è tanto una questione di numeri, visto che il parere delle commissioni parlamentari non è vincolante, ma di tempi visto che serve un passaggio nella conferenza Stato-Regioni oltre che l' approdo del testo in Consiglio dei ministri. Spadafora spinge affinché una riunione ad hoc del Cdm ci sia prima delle Regionali ma non è escluso che il testo arrivi sul tavolo a fine mese.

emanuele dessi'

 

Chi negli scorsi mesi ha manifestato perplessità punta a far saltare la norma salva-Malagò, ma al momento ha meno armi a disposizione. Pd e Italia viva (al tavolo c' era il renziano Nobili che ha espresso perplessità sulla governance) sono contrari a mettere paletti ad personam. «Noi osserva il Pd Rossi vogliamo che la riforma sia funzionale al mondo dello sport, non che ci siano veti su nomi e cognomi. Questo è un metodo irricevibile». L' ultima riunione dei rosso-gialli si è tenuta giovedì scorso. «E' sembrato come non ci fosse stato alcuno scontro nel Movimento racconta una fonte che ha partecipato all' incontro -. La situazione è tornata calma ma ora bisognerà capire la reazione di chi un mese fa alzò la voce».

Ultimi Dagoreport

berlusconi john elkann

FLASH! – “AHI, SERVA ITALIA, DI DOLORE OSTELLO...”: DA QUALE FANTASTICA IPOCRISIA SPUNTA LA FRASE “MESSA IN PROVA” PER LIQUIDARE IL PATTEGGIAMENTO DI JOHN ELKANN, CONDANNATO A 10 MESI DI LAVORO DAI SALESIANI? - QUANDO TOCCÒ AL REIETTO SILVIO BERLUSCONI DI PATTEGGIARE CON LA GIUSTIZIA, CONDANNATO A UN ANNO DI LAVORO PRESSO UN OSPIZIO DI COLOGNO MONZESE, A NESSUNO VENNE IN MENTE DI TIRARE FUORI LA FRASE “MESSA IN PROVA”, MA TUTTI TRANQUILLAMENTE SCRISSERO: “SERVIZI SOCIALI”…

bomba doha qatar trump netanyahu epstein ghislaine maxwell

DAGOREPORT - COME MAI DONALD TRUMP,  PRESIDENTE DELLA PIÙ GRANDE POTENZA PLANETARIA, NON È NELLE CONDIZIONI DI COMANDARE SUL PREMIER ISRAELIANO BENJAMIN NETANYAHU? - COME E' RIUSCITO "BIBI" A COSTRINGERE L’IDIOTA DELLA CASA BIANCA A NEGARE PUBBLICAMENTE DI ESSERE STATO PREAVVISATO DA GERUSALEMME DELL'ATTACCO CONTRO ALTI ESPONENTI DI HAMAS RIUNITI A DOHA? - DATO CHE IL QATAR OSPITA LA PIÙ GRANDE BASE AMERICANA DEL MEDIO ORIENTE, COME MAI LE BOMBE SGANCIATE VIA DRONI SUI VERTICI DI HAMAS RIUNITI A DOHA SONO RIUSCITE A PENETRARE IL SISTEMA ANTIMISSILISTICO IRON DOME ('CUPOLA DI FERRO') DI CUI È BEN DOTATA LA BASE AMERICANA? - TRUMP ERA STATO OVVIAMENTE AVVISATO DELL’ATTACCO MA, PUR CONTRARIO A UN BOMBARDAMENTO IN CASA DI UN ALLEATO, TUTTO QUELLO CHE HA POTUTO FARE È STATO DI SPIFFERARLO ALL’EMIRO DEL QATAR, TAMIN AL-THANI - SECONDO UNA TEORIA COMPLOTTISTICA, SOSTENUTA ANCHE DAL MOVIMENTO MAGA, NETANYAHU AVREBBE IN CASSAFORTE UN RICCO DOSSIER RICATTATORIO SUI SOLLAZZI SESSUALI DI TRUMP, FORNITO ALL’EPOCA DA UN AGENTE DEL MOSSAD ''SOTTO COPERTURA'' IN USA, TALE JEFFREY EPSTEIN...

giorgia meloni matteo salvini adolfo urso abodi giorgetti tajani giorgio armani

UN PO’ PIU’ DI RISPETTO SE LO MERITAVA GIORGIO ARMANI DA PARTE DEL GOVERNO – SOLO IL MINISTRO DELL’UNIVERSITA’, ANNA MARIA BERNINI, HA RESO OMAGGIO ALL’ITALIANO PIU’ CONOSCIUTO AL MONDO RECANDOSI ALLA CAMERA ARDENTE DOVE, TRA SABATO E DOMENICA, SONO SFILATE BEN 16 MILA PERSONE - EPPURE MILANO E’ A DUE PASSI DA MONZA, DOVE IERI ERA PRESENTE AL GP, OLTRE AL VICEPREMIER MATTEO SALVINI, IL MINISTRO DELLO SPORT ANDREA ABODI, SMEMORATO DEL PROFONDO LEGAME DELLO STILISTA CON BASKET, CALCIO, TENNIS E SCI - A 54 KM DA MILANO, CERNOBBIO HA OSPITATO NEL WEEKEND TAJANI, PICHETTO FRATIN, PIANTEDOSI, CALDERONE E SOPRATTUTTO ADOLFO URSO, MINISTRO DEL MADE IN ITALY, DI CUI ARMANI E’ L’ICONA PIU’ SPLENDENTE – E IGNAZIO LA RUSSA, SECONDA CARICA DELLO STATO, DOMENICA ERA A LA SPEZIA A PARLARE DI ''PATRIOTI'' AL DI LA’ DI RITUALI POST E DI ARTICOLETTI (MELONI SUL “CORRIERE”), UN OMAGGIO DI PERSONA LO MERITAVA TUTTO DAL GOVERNO DI CENTRODESTRA PERCHE’ ARMANI E’ STATO UN VERO “PATRIOTA”, AVENDO SEMPRE PRESERVATO L’ITALIANITA’ DEL SUO IMPERO RIFIUTANDO LE AVANCES DI CAPITALI STRANIERI…