SPIRITELLO ‘PORCELLUM’ – LA DIAVOLERIA ELETTORALE CHE CALDEROLI INVENTÒ PER AZZOPPARE PRODI È SERVITA A TUTTI I LEADER: HA PERMESSO DI ELARGIRE POSTI IN PARLAMENTO IN CAMBIO DI OBBEDIENZA

Filippo Ceccarelli per "La Repubblica"

E perciò, da oggi, Sporcellum. Ma ne passerà del tempo prima di dimenticare quel beffardo latinismo debitamente registrato da una ponderosa ricerca ("L'Italiano al voto") dell'Accademia della Crusca. Ce ne vorrà perché si cancellino nell'immaginario politico i rimbalzi, le strusciate e le carambole di quella stralunatissima saga narrativa, giornalistica, elettorale, referendaria, satirica, gastronomica e a quel punto, dalla metafora in giù, perfino bestiale.

Per cui una gelida sera del febbraio 2008 - caduto Prodi, invano il presidente del Senato Marini tentava di mettere su una qualche forma di governo - ecco che una specie di kamikaze di Striscia la notizia, o forse era uno sciamano come poteva far pensare la curiosa giubba adornata di banconote, comunque a beneficio delle telecamere si materializzò sotto Palazzo Madama recando in braccio un autentico, tenero e roseo porcellino. Daniela Santanché gli diede una carezza; un animalista di passaggio protestò: «Lasciate stare quella povera bestia!».

Ma almeno era viva. Alcune settimane orsono, su un bianco e asettico bancone che fungeva da altare, l'onorevole Giachetti, al 25° giorno del suo secondo sciopero della fame, ha fatto solennemente a fette un'enorme porchetta dinanzi ai giornalisti convenuti nei locali di Eataly. «No Porcellum day» era il titolo dell'iniziativa culminata
in lieto, ma straniante convivio.

Perché spesso l'odierna politica sembra fatta della materia dei sogni. Fra l'una e l'altra visione corrono cinque anni. In realtà l'ordigno elettorale innescato in extremis dal governo di centrodestra risale ai primi mesi del 2006; e con qualche approssimazione si può dire che l'ex ministro Calderoli, fresco reduce dall'ostensione al Tg1 di una maglietta anti-islamica che aveva procurato diversi morti a Bengasi, fece tutto da solo, nel senso che non solo inventò e mise a punto il diabolico marchingegno, ma abbagliato dalle luci del salotto di Matrix volle anche allegramente battezzarlo: «Glielo dico francamente, l'ho scritta io, ma è una porcata». Donde, per la gloria di un titolista del Giornale (18 marzo 2006), il tristo e maccheronico nomignolo di Porcellum.

Non si è mai capito bene quale demone abbia spinto Calderoli, invero complessa personalità, a darsi così clamorosamente la zappa sui piedoni, se disse «porcata» per esibizionismo o per autolesionismo, se fu cortocircuito mentale o alienazione catodica. Ma certo quella benedetta legge elettorale, di cui egli provò anche a dare la colpa al Quirinale (Ciampi), senza dubbio riuscì a vanificare la modesta vittoria di Prodi, al tempo stesso esaltando l'imprevista, ma obiettiva rimonta berlusconiana. E certamente fu utile a legare le mani al governo Prodi-Mastella.

Ma col senno di poi sarebbe ingiusto limitare o ridurre i guasti del Porcellum a una faccenda di mero schieramento, o di tifoseria da talk-show. Perché fu molto peggio: il colpo di grazia che l' ansimante e inconsapevole partitocrazia vibrò a se stessa cancellando in via definitiva quel poco di rappresentanza di cui gli italiani, comprensibilmente ignari di quest'arida e mostruosa materia elettorale, potevano ancora disporre.

Adesso tutti dicono evviva, ma per ben due volte alcuni volonterosi di vari partiti tentarono di abrogare la legge-porcata con lo strumento del referendum. La prima volta, nel 2009, appena il 24 per cento degli elettori si recarono alle urne e non venne raggiunto il quorum; così come andò a buca anche la seconda raccolta di firme perché nel 2012 la Corte costituzionale dichiarò illegittimi i quesiti.

Ma il guaio vero e inconfessabile, quello di cui nemmeno oggi si arriva a calcolare la portata, fu che la trappola conveniva a tutti, ma assolutamente a tutti i leader che per suo tramite per tre legislature sono riusciti a distribuire benefici in cambio di obbedienza.

E questo sempre facendo finta di volerlo cambiare, il turpe e ingannevole Porcellum; e davvero non si ha idea della perdita di tempo, e dello spazio rubato alla realtà, in un costante esercizio di cabala e sudoku, inseguendo la bozza Chiti e la bozza Bianco, il Vassallum e il Quagliariellum, il Provincellum e addirittura lo Spinellum (da Valdo Spini), quindi il sistema tedesco e l'ispanico, altrimenti e misteriosoficamente detto «pillolato», l'israeliano e pure quello alla turca; per poi ritrovarsi costretti, saggi e maniaci non fa troppa differenza, fra un trascurabile Porcellinum e un minaccioso SuperPorcellum - che alla fine della giostra impazzita è un sollievo ripensare al maialino sotto il Senato o alla porchettata dell'onorevole Giachetti.

E a questo punto si entra in un campo rischioso, anzi scivoloso, perché è del tutto opinabile, come ovvio, che gli animali rechino arcani messaggi. Sennonché, tra i motivi della rapida, intensa e specialmente regressiva fortuna del Porcellum come elemento costitutivo ce n'è quanto basta per ipotizzare che il maiale - sì proprio lui,
sgrùnt-sgrùnt - si sia imposto un po' alla volta come l'animale totemico o come il re clandestino, se si preferisce, di questo tempo sozzo e irragionevole.

Con qualche temeraria divagazione si possono allora evocare le allucinanti passeggiate dei leghisti con il porco al guinzaglio sui terreni destinati alle moschee; o la singolare coincidenza per cui l'impiccio Berlusconi-Noemi («la maialità dei vecchi che perdono il controllo» secondo Guido Ceronetti) fermenta in piena febbre suina; per non ricordare, a spese del contribuente laziale, l'ormai celebre toga-party meglio conosciuto come «la festa con le maschere dei maiali», che tanto colpì la fantasia; e in questo stupore c'era forse già anche lo sgomento, Porcellum o Sporcellum che sia, dinanzi a un potere a suo modo bestiale che ieri ha comunque ricevuto un colpo. Domani chissà.

 

STRETTA DI MANO TRA CALDEROLI E KYENGE ROBERTO CALDEROLI DANIELA SANTANCHE DENIS VERDINI prodi dalema 2006 2 lapRoberto Giachetti Le foto di Roberta e Noemi a Villa CertosaLe foto di Roberta e Noemi a Villa Certosa

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