SALOTTI MARCI - PER MARIO GRECO, NESSUNA PARTECIPAZIONE DI GENERALI FUORI DAL CORE BUSINESS DELL’ASSICURAZIONE, A PARTE MEDIOBANCA, È INTOCCABILE: IL PATTO PIRELLI SI RINNOVA PER UN ANNO, RCS E TELECOM “SI DECIDERANNO NEI PROSSIMI MESI” - IL NUOVO AD HA RIORGANIZZATO TUTTO IL MANAGEMENT, TRAPASSANDO DI FRECCIATE LA PRECEDENTE GESTIONE PERISSI-ROTTO: “GOVERNANCE OPACA, POCA TRASPARENZA, CONFLITTI NELLE PRIORITÀ”…

1- LE «OPACITÀ DEL PASSATO» E LA NUOVA GOVERNANCE
Riccardo Sabbatini per "Il Sole 24 Ore"

Il tallone d'Achille delle Generali del passato? «La governance opaca, una mancanza di trasparenza nelle decisioni da prendere e complicate priorità strategiche, talvolta confliggenti». Tra le principali novità nella "gestione Greco" alle Generali, nelle parole dello stesso nuovo Ceo del gruppo triestino, c'è anche la semplificazione del processo decisionale rispetto al passato della compagnia, l'attribuzione di chiare responsabilità ai suoi manager. Greco, parlando agli analisti, non ha fatto esempi su come questo limite si è manifestato nel passato, né è intervenuto sui gossip che periodicamente hanno scosso la vita interna del Leone.

Parlando in generale ha osservato che la mancanza di una «chiara» strategia in aggiunta ad una «complessa struttura» di corporate governance ha fatto sì che spesso «i centri di eccellenza del gruppo si sviluppavano, ma le expertise ed il know how non erano disseminati attraverso il gruppo». Per non parlare - ha aggiunto - delle risorse impegnate in investimenti estranei al suo core business assicurativo. Di Conseguenza le Generali «hanno perso la loro posizione di leadership in molte aree e la profittabilità ha iniziato a diminuire».

Le prime azioni di Greco dopo il suo arrivo a Trieste hanno appunto riguardato una profonda riorganizzazione della sua struttura manageriale, con la nascita di un Management committee composto dei dieci top manager della compagnia, e con la nomina di una prima linea che ora riporta direttamente al nuovo Ceo triestino. Una struttura corta che verrà rappresentata nel board della compagnia soltanto da Greco.

Proprio ieri, in occasione dell'investor day della compagnia, sono state annunciate due nuove nomine che vanno a colmare i posti ancora scoperti nella squadra di vertice. La poltrona di Chief Investment Officer (Cio) verrà occupato da Nikhil Srinivasan, che svolgeva lo stesso incarico in Allianz Investment management.

Al nuovo ruolo faranno capo non soltanto, come in precedenza, gli investimenti mobiliari di gruppo ma anche immobiliari la cui responsabilità continua ad essere affidata a Giancarlo Scotti. Il precedente Cio di Generali, Philippe Setbon, manterrà la guida di Generali Investment dove sono concentrati gli asset mobiliari del Leone. Infine Carsten Schildknecht, proveniente da Deutsche Bank, sarà il nuovo Chief Operating Officer delle Generali.


2- TRIESTE, I NODI DELLE PARTECIPAZIONI - STABILI IN MEDIOBANCA, IN BILICO LE PRESENZE IN RCS E TELECOM
Antonella Olivieri per "Il Sole 24 Ore"

Con la presentazione del piano Generali, Mediobanca ha un primo tassello su cui costruire il suo piano industriale, che probabilmente il management guidato da Alberto Nagel sarà in grado di presentare entro l'estate. Le strategie illustrate ieri a Londra dal ceo del Leone Mario Greco non piovono out of the blue per l'azionariato della compagnia con le quali sono state condivise. Condivise in particolare da Mediobanca, dal momento che il primo a far il nome di Greco per la governance di Generali, già nella tarda primavera dell'anno scorso, era stato proprio Nagel.

Il profilo del management proveniente da Zurich era stato individuato come idoneo a rispondere all'esigenza di un cambio di marcia nella gestione di Generali, sollecitato anche dagli altri soci della compagnia, con l'idea di favorire un approccio al business più allineato agli standard internazionali del settore. Di qui la prevista focalizzazione sul core business assicurativo e la rivistazione dell'organizzazione della compagnia in chiave meno "federale".

Per quanto riguarda Mediobanca, il piano Generali contiene in particolare due profili rilevanti. Un primo elemento, di natura quantitativa, è l'obiettivo di 5 miliardi per il risultato operativo che dovrà essere tradotto in stime di contribuito alla formazione degli utili di Mediobanca, in dipendenza anche delle ipotesi che potranno essere fatte sulla partecipazione nella compagnia relative alle regole di Basilea 3 per i conglomerati finanziari, regole che potrebbero essere definite tra questo mese e il prossimo.

Un secondo elemento è invece di natura più "politica". Un anno fa il consiglio di Generali aveva approvato una delibera per cui il rinnovo della partecipazione a patti di sindacato avrebbe dovuto passare al vaglio del comitato esecutivo ed essere deciso in ottica non "relazionale" ma di interesse per la compagnia. Greco ha rafforzato il concetto: «Non abbiamo partecipazioni strategiche». Vale a dire che nessuna partecipazione è intoccabile e si deciderà di conseguenza sulla base delle convenienze e le prospettive economiche. Una linea che si sposa con l'ottica di riduzione dell'esposizione all'equity che Mediobanca ha già anticipato come parte fondante delle sue strategie future.

Nella pratica, la prima applicazione del principio è il caso Pirelli. Generali ha deciso di rinnovare l'impegno a fronte della durata limitata a un anno e poi si vedrà: la partecipazione va bene e non necessariamente l'uscita dal patto della Bicocca avrebbe significato la sua dismissione. Il dossier Gemina dovrebbe risolversi invece con l'offerta di Atlantia che consentirà agli azionisti della holding di Adr di valorizzare l'investimento.

Più complesse paiono invece due altre partite, destinate a tener banco nei prossimi mesi: Rcs e Telecom. Che l'editoria non sia mestiere da assicuratore l'aveva detto anche il precedente ceo Giovanni Perissinotto. La partecipazione nel gruppo che edita il Corriere della Sera è poco rilevante sotto il profilo economico, ma il gruppo deve affrontare una ricapitalizzazione pesante in un anno in cui, a settembre, si dovrà decidere se inoltrare disdetta al patto. Più rilevante, economicamente, invece la partecipazione in Telco, che controlla il 22,4% di Telecom.

È chiaro che in presenza di un'offerta adeguata la compagine riunita nella holding (Telefonica, Generali, Mediobanca e Intesa-Sanpaolo) risulterebbe venditrice. In mancanza, entro settembre - dal 1° al 28 settembre è prevista una finestra d'uscita dal vincolo - gli azionisti dovranno decidere se sciogliere Telco, rilevando la quota parte delle azioni Telecom ma anche la quota parte del debito, o proseguire nell'impegno per un completare il triennio.

Se le quotazioni Telecom si risollevassero sarebbe possibile considerare la prima opzione, in caso contrario ritirare le azioni significherebbe vanificare il premio di maggioranza relativa - che oggi consente di mantenere in carico i titoli a 1,5 euro, il doppio rispetto al prezzo di mercato - portandosi a casa il debito per intero. Quanto al patto Mediobanca, è forse l'unico "salotto buono" al quale Generali ha ancora interesse a partecipare e non sono attese novità in merito.

 

 

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