di maio macron salvini europa

PREPARATE I FAZZOLETTI: SE IL 9 LUGLIO L’ECOFIN DECIDE DI PUNIRE L’ITALIA CON LA PROCEDURA D’INFRAZIONE PER DEBITO SONO GUAI SERI – LE SANZIONI SONO TRE: UNA MULTA (E VABBÈ), MA SOPRATTUTTO LA FINE DELL’ACQUISTO DEI TITOLI DI STATO ITALIANI DA PARTE DELLA BCE, IL CONGELAMENTO DEI FONDI STRUTTURALI E IL BLOCCO DELL’ACCESSO ALLA BANCA EUROPEA DEGLI INVESTIMENTI - CI SCRIVE LA BEI: ''NON C'E' NESSUN AUTOMATISMO: IL CONSIGLIO UE, AL TERMINE DELLA LUNGA PROCEDURA, PUO' INVITARE LA BEI A 'RICONSIDERARE' LA SUA POLITICA DI PRESTITI VERSO LO STATO MEMBRO''

 

Riceviamo e pubblichiamo:

 

 

“Il riferimento alla Banca Europea per gli Investimenti (BEI) nell’articolo “Preparate i fazzoletti” sugli effetti per l’Italia della possibile procedura di infrazione da parte dell’Unione europea, e’ errato. Non si prospetta nessun “blocco dell’accesso alla BEI” per gli investitori italiani.

 

L’articolo 126, comma 11 del Trattato UE non menziona questa possibilità. Indica invece una ben più generica facoltà del Consiglio UE, al termine della lunga procedura prevista dai commi 3-6 dello stesso articolo, di invitare la Banca europea per gli investimenti a riconsiderare la sua politica di prestiti verso lo Stato membro in questione.
Marco Santarelli
Responsabile Comunicazione Italia- BEI

 

 

1 – CHE SUCCEDE CON LA PROCEDURA D’INFRAZIONE PER DEBITO?

Dagonota

 

luigi di maio matteo salvini giuseppe conte

Hai voglia a dire, come fa Matteo Salvini, che “con i tagli, le sanzioni e l’austerità sono cresciuti il debito, la povertà e la disoccupazione” e per questo bisogna fare il contrario. Intanto la letterina di Moscovici e Dombrovskis è arrivata e non promette niente di buono per l’Italia. La data da segnarsi nel calendario è il 9 luglio: è quello il giorno dello showdown, quando cioè l’Ecofin, il consiglio composto dai ministri dell’economia di tutti i paesi Ue, dovrà prendere la decisione finale sulla procedura d’infazione. Da oggi fino a quel giorno, Tria e Conte dovranno convincere l’Europa a essere clemente con noi, magari promettendo una manovra correttiva da (almeno) 3-4 miliardi.

EUROPE THE FINAL COUNTDOWN

 

Cosa succede con la procedura d’infrazione?

Premessa: la procedura d’infrazione per debito è l’arma da fine del mondo della Commissione europea uscente, che spera di sderenare Salvini e costringerlo, con le lacrime e il sangue, ad abbassare la cresta. Ma è un processo inesplorato, visto che non è mai stato portato a termine per nessun paese, e potrebbe portare a una sorta di commissariamento de facto dei conti del nostro paese.

 

MOSCOVICI E DOMBROVSKIS BOCCIANO LA MANOVRA ITALIANA

La procedura d’infrazione prevede in sostanza tre sanzioni: una multa, proporzionata al Prodotto Interno Lordo del Paese che ha violato le regole (e sarebbe la parte meno dannosa) e soprattutto il blocco dei fondi strutturali e dell’accesso alla Bei, la Banca europea degli investimenti. Per capire l’impatto di questa “punizione” basta pensare che all’Italia spettano circa 70 miliardi di fondi strutturali, con cui ad esempio si provvede ai finanziamenti per i progetti di sviluppo regionali in tutta Europa. Soldi che servono per finanziare o co-finanziare le infrastrutture, e senza i quali molte regioni, soprattutto nel Meridione, si troverebbero a gambe all’aria. Dopo il bye bye alla Bei ci sarebbe anche la fine  dell’acquisto dei titoli di stato italiani da parte della BCE. Con tanti saluti allo spread e al “governo del cambiamento”

20 anni di euro draghi moscovici dombrovskis

 

2 – ECCO LE CONSEGUENZE DI UNA PROCEDURA SUL DEBITO ECCESSIVO (MAI APPLICATA FINORA)

Dino Pesole per www.ilsole24ore.com

 

Quella che la Commissione Ue ha deciso di “raccomandare” ai ministri (e dunque alla valutazione politica dei governi) è tecnicamente una procedura per disavanzo eccessivo causato dal mancato rispetto della regola del debito.

 

GIUSEPPE CONTE PINOCCHIO IN MEZZO AL GATTO (LUIGI DI MAIO) E LA VOLPE (MATTEO SALVINI) MURALE BY TVBOY

E le cifre sono queste: nel 2018 il debito è stato pari al 132,2%, rispetto al 131,4% del 2017, nel 2019 si attesterà al 133,7% e nel 2020 raggiungerà il 135,2%.

 

Il criterio del debito, così come codificato nel Fiscal Compact e nelle sue ulteriori declinazioni (in particolare il Two Pack) non è dunque rispettato poiché prevede che il debito vada ridotto di un ventesimo l’anno e comunque proceda con sufficiente velocità verso l’obiettivo del 60% del Pil. La violazione dunque – stando alle regole (che si possono e forse devono cambiare ma che fino a quando sono in vigore vanno rispettate) – è evidente.

FONDI EUROPEI

 

Ad aggravare il quadro, nel 2018 non vi è stata alcuna riduzione del deficit strutturale, che è il parametro fondamentale in quanto fotografa l’andamento del deficit al netto delle una tantum e delle variazioni del ciclo economico. Il governo si era impegnato un anno fa a ridurlo dello 0,3%.

MARIO DRAGHI E GIOVANNI TRIA

 

Nel calcolo cumulato 2018-2019 si arriva a uno scarto dello 0,7% tra Roma e Bruxelles, vale a dire 11/12 miliardi. Non è questa l’entità della correzione che viene richiesta, ma una manovra correttiva tra lo 0,2 e lo 0,3% del Pil (da 3,6 a 4,8 miliardi) da varare entro l’anno potrebbe certo costituire un segnale per evitare di finire nel girone dei “sorvegliati speciali”.

 

Intanto vediamo quali sono le prossime scadenze e quali le conseguenze qualora a luglio l’Ecofin aprisse formalmente la procedura.

 

La Commissione “raccomanda”, i governi decidono. Con la raccomandazione che la Commissione Ue ha deciso di approvare, di fatto si chiede ai governi europei di esprimersi sulla necessità di avviare nei confronti dell'Italia una procedura di infrazione sul debito. Il primo step prevede che su tale richiesta si pronunci il Comitato economico e finanziario, vale a dire l'organismo tecnico che raggruppa gli “sherpa”, i direttori generali dei rispetti ministeri delle Finanze. Poi la palla passerà all'Eurogruppo convocato per il 13 giugno a Lussemburgo, che a sua volta girerà l'intera “pratica” all'Ecofin del 9 luglio.

 

LUIGI DI MAIO MATTEO SALVINI GIUSEPPE CONTE

Ed è questa la sede in cui verrà presa la decisione finale: avvio formale della procedura oppure rinvio o infine sospensione in presenza di eventuali impegni aggiuntivi prospettati dal governo. Un percorso a ostacoli che può anche prolungarsi per anni.

 

Finora la procedura di infrazione per disavanzo eccessivo causato dalla violazione del criterio dei debito non è mai stata applicata per nessun paese europeo. Questa sarebbe la prima volta e scatterebbe nei confronti del nostro paese una sorta di sorveglianza rafforzata, con un stretto monitoraggio (ogni tre/sei mesi) per verificare se le azioni correttive richieste per rientrare dalla “deviazione significativa” evidenziata siano effettivamente poste in essere.

jean claude juncker giuseppe conte 3

 

Manovre correttive che rischiano di essere anche molto pesanti poiché inevitabilmente comporterebbero aumenti delle tasse e tagli alle spese e ai servizi sociali. In sostanza viene definita una sorta di calendario per l'adozione delle misure di correzione richieste.

 

 

mario draghi

Il monitoraggio riguarda sia i tempi di attuazione degli interventi che la “qualità” delle misure correttive. Per questo si può prevedere che un'apertura di infrazione sul debito possa dispiegare i suoi effetti su un orizzonte quanto meno triennale, se non oltre. Qualora i piani di rientro predisposti non fossero ritenuti sufficienti a riportare il debito su una traiettoria di progressiva discesa, arriverebbe da Bruxelles un secondo invito ad adottare un nuovo piano di rientro.

 

jean claude juncker giuseppe conte 2

Se anche quest'ultimo fosse valutato negativamente, allora potrebbe essere imposto l'obbligo di un deposito infruttifero pari allo 0,2% del Pil (3,6 miliardi), con possibilità che possa essere ridotto o incrementato, e che comunque verrebbe convertito in ammenda nel caso in cui la raccomandazione di correggere il disavanzo eccessivo non fosse rispettata. E potrebbe scattare in questo caso anche un’ulteriore e più pesante sospensione dei fondi di coesione europei. La sanzione sarebbe poi ulteriormente incrementata in caso di persistente inosservanza della raccomandazione.

mario draghi janet yellenmario draghi

jean claude juncker giuseppe conte 1

 

mario draghi janet yellen

 

 

 

Ultimi Dagoreport

francesco milleri andrea orcel carlo messina nagel donnet generali caltagirone

DAGOREPORT - COSA FRULLA NELLA TESTA DI FRANCESCO MILLERI, GRAN TIMONIERE DEGLI AFFARI DELLA LITIGIOSA DINASTIA DEL VECCHIO? RISPETTO ALLO SPARTITO CHE LO VEDE DA ANNI AL GUINZAGLIO DI UN CALTAGIRONE SEMPRE PIÙ POSSEDUTO DAL SOGNO ALLUCINATORIO DI CONQUISTARE GENERALI, IL CEO DI DELFIN HA CAMBIATO PAROLE E MUSICA - INTERPELLATO SULL’OPS LANCIATA DA MEDIOBANCA SU BANCA GENERALI, MILLERI HA SORPRESO TUTTI RILASCIANDO ESPLICITI SEGNALI DI APERTURA AL “NEMICO” ALBERTO NAGEL: “ALCUNE COSE LE HA FATTE… LUI STA CERCANDO DI CAMBIARE IL RUOLO DI MEDIOBANCA, C’È DA APPREZZARLO… SE QUESTA È UN’OPERAZIONE CHE PORTA VALORE, ALLORA CI VEDRÀ SICURAMENTE A FAVORE” – UN SEGNALE DI DISPONIBILITÀ, QUELLO DI MILLERI, CHE SI AGGIUNGE AGLI APPLAUSI DELL’ALTRO ALLEATO DI CALTARICCONE, IL CEO DI MPS, FRANCESCO LOVAGLIO - AL PARI DELLA DIVERSITÀ DI INTERESSI BANCARI CHE DIVIDE LEGA E FRATELLI D’ITALIA (SI VEDA L’OPS DI UNICREDIT SU BPM), UNA DIFFORMITÀ DI OBIETTIVI ECONOMICI POTREBBE BENISSIMO STARCI ANCHE TRA GLI EREDI DELLA FAMIGLIA DEL VECCHIO RISPETTO AL PIANO DEI “CALTAGIRONESI’’ DEI PALAZZI ROMANI…

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO