DEL ‘PORCELLUM’ NON SI BUTTA VIA NIENTE – SULLA RIFORMA DELLA LEGGE ELETTORALE IL SENATO SI ARRENDE (VETI DI PD E NCD) - OGGI LA DECISIONE DELLA CONSULTA (CHE POTREBBE METTERE IN MORA LA POLITICA)

Alberto D'Argenio per "La Repubblica"

Sfuma ancora il tentativo di mettere mano alla legge elettorale. Ieri la Commissione Affari Costituzionali del Senato è stata sconvocata all'ultimo minuto, è la seconda volta in sette giorni, facendo saltare il voto sugli ordini del giorno per imprimere una svolta all'abolizione del Porcellum. Hanno pesato i veti dei partiti, così come la richiesta di Matteo Renzi, probabile nuovo segretario del Pd, di spostare i lavori alla Camera, dove i democratici hanno i numeri per pesare di più nella riscrittura del sistema di voto.

E oggi arriva l'attesa pronuncia della Corte Costituzionale sulla legalità della "legge porcata" che potrebbe cambiare completamente la situazione e mettere definitivamente in mora la politica. Ieri i senatori dovevano votare l'ordine del giorno del leghista Calderoli sul ritorno al Mattarellum.

Un testo che non legava le mani ai partiti, che avrebbero poi avuto il tempo per decidere se abolire il 25% proporzionale della vecchia legge elettorale e inserire un premio di maggioranza, come chiede Renzi, per farlo diventare un sistema fortemente bipolare. Ma dopo un giro di tavolo, la presidente della commissione Anna Finocchiaro ha preso atto che non c'erano le condizioni per andare avanti.

Come conferma il capogruppo democratico Zanda: «La formazione di nuovi gruppi nel centrodestra e il vicinissimo congresso del Pd non hanno consentito un dibattito costruttivo». Da un lato la volontà dei dem di aspettare le primarie e permettere a Renzi di gestire direttamente la partita. E poi in commissione al Senato i bersaniani (favorevoli al doppio turno) sono in maggioranza e dunque meglio non invadere il campo del futuro segretario.

Hanno pesato anche la scissione del Pdl in Forza Italia e Nuovo Centrodestra e quella di Scelta Civica tra montiani e popolari. Dunque impossibile andare avanti. Con la speranza dei partiti che si avveri la previsione secondo cui la Corte costituzionale si prenderà qualche settimana per decidere, lasciando alla politica un'ultima chance di decidere.

Il rinvio manda su tutte le furie il Movimento 5 Stelle, lo stesso Calderoli che dice: «La vera porcata è questa». Loredana De Petris, capogruppo di Sel, era pronta a votare ma a questo punto spiega che «l'unico scenario sembra essere quello di uno spostamento della riforma dal Senato alla Camera, tanto più che lo vuole lo stesso Renzi». Contrario l'Ncd di Alfano, che alla Camera teme di trovarsi con le spalle contro il muro vista la forza del Pd a Montecitorio. E infatti un nutrito gruppo di deputati del Pd chiede la staffetta. Con Anna Finocchiaro che si dice disponibile a riconvocare la giunta «solo in caso di accordo tra gruppi», dunque di fatto ne esclude la possibilità, e il presidente della Camera Boldrini che fa sapere di essere pronta a «veicolare» la richiesta di trasferimento da una ramo all'altro del Parlamento.

Intanto il governo resta alla finestra. Da mesi Letta chiede alla politica di provvedere. Anche ieri da Palazzo Chigi escludevano un decreto («non ce ne sono le condizioni ») mentre aprivano a un disegno di legge governativo, «ma solo se ci fosse un accordo tra le forze di maggioranza e un nostro intervento aiutasse a sbloccare la situazione». Condizioni che in queste ore non sembrano proprio esserci. Un approccio in linea con il Renzi che ieri ha detto: «La legge elettorale la fa il Parlamento».

 

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