
COME MAI IL PD DI SCHLEIN FINISCE SEMPRE NEI PASTICCI QUANSO SI PARLA DI URBANISTICA? - DOPO IL CASO MILANO ANCHE A BOLOGNA LA PROCURA INDAGA SUI PERMESSI EDILIZI “FACILI” - I PM HANNO APERTO UN FASCICOLO CONOSCITIVO DOPO UN ESPOSTO SU 13 CANTIERI DEI COMITATI DI QUARTIERE CHE METTONO NEL MIRINO L’OPERATO DEL COMUNE, GUIDATO DAL SINDACO DEM MATTEO LEPORE - L’INCHIESTA DOVRÀ VERIFICARE SE VI SIANO STATE ANOMALIE O ILLECITI NELLA GESTIONE DELLA…
Gianluca Rotondi per il "Corriere della Sera"
Torri di oltre dieci piani al posto di capannoni o edifici molto più piccoli, costruite ex novo come fossero semplici ristrutturazioni. Interi palazzi cresciuti più del previsto e realizzati dai privati con la sola presentazione della Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) senza dunque passare, come previsto dalle norme sull’edilizia, attraverso il più tortuoso e gravoso piano particolareggiato e le relative garanzie per il pubblico e i cittadini.
Sono queste in sostanza le accuse contenute in un esposto presentato alcuni mesi fa in Procura a Bologna da una rete di associazioni e comitati molto attivi in città nella tutela del verde e degli spazi pubblici, guidati da un ex esponente del Pd, che mette nel mirino l’operato del Comune guidato dal sindaco dem Matteo Lepore.
Sulla vicenda i pm bolognesi hanno aperto un fascicolo conoscitivo, al momento senza indagati né ipotesi di reato. Un’inchiesta allo stato embrionale che ora dovrà verificare quanto denunciato nell’esposto, che mette in fila tredici operazioni urbanistiche già realizzate dai privati nella periferia bolognese e rispetto alle quali chiede ai magistrati di verificare eventuali profili illeciti o presunte anomalie nelle procedure di concessione.
Nell’esposto non manca la suggestione del caso Milano, anche se il riferimento è precedente ai recenti sviluppi giudiziari e riguarda la fase iniziale dell’inchiesta lombarda. «A Milano – si legge nell’esposto dei comitati bolognesi – è accaduto che la Procura abbia avviato prima indagini, poi procedimenti penali proprio riguardo a interventi di ristrutturazione edilizia molto consistenti avvenuti in un territorio urbano, sui quali sono state individuate mancate applicazioni della legge urbanistica nazionale».
A Bologna, sostengono sia accaduto qualcosa di simile, con consistenti aumenti di volumi, per lo più destinati ad uso residenziale, senza che ai privati sia stato imposto di garantire standard urbanistici, come verde e parcheggi.
Secondo i firmatari, molti di questi interventi sono stati concessi attraverso una Scia (Segnalazione certificata di inizio attività) «e sono stati classificati come interventi di ristrutturazione edilizia e ricostruzione» anche quando «hanno comportato la totale sostituzione di un precedente edificio, o la costruzione di edifici completamente nuovi, con differente destinazione e con volumi e superfici ampiamente maggiori rispetto all’originale». Fin qui, la versione dei comitati.
L’inchiesta dovrà verificare anzitutto se quanto contenuto nell’esposto corrisponda al vero e in seconda battuta se vi siano state anomalie o illeciti nella gestione della procedura alla luce delle norme sull’edilizia.