
SULLE SPESE MILITARI IL GOVERNO E LE OPPOSIZIONI SONO PIU’ SPACCATI CHE MAI - LA MAGGIORANZA, PER EVITARE FIBRILLAZIONI CON LA LEGA DEL FILOPUTINIANO SALVINI, NON PRESENTERÀ NESSUN TESTO. NEL PD TENSIONE ALLE STELLE TRA SCHLEIN E I RIFORMISTI - LE OPPOSIZIONI, CHE NEI COMIZI ESTIVI HANNO FESTEGGIATO L'UNITÀ TROVATA NELLE REGIONI, DI MOZIONI NE PRESENTANO BEN CINQUE - LE RITROVATE "AFFINITÀ ELETTIVE" ANCHE A STRASBURGO TRA LEGA E CINQUE STELLE NEL VOTO CONTRO L'INGRESSO DELL'UCRAINA NELL'UE…
Alessandro De Angelis per la Stampa - Estratti
Ecco, riapre il Parlamento, dopo la pausa estiva. Ed è chiamato a discutere di spese militari. Questione di una certa rilevanza considerato quel che accade attorno: se siete arrivati a questo articolo, avete già sfogliato un bel po' di pagine in cui si parla di bombe, morti in Ucraina e a Gaza, balbettii dell'Europa, insomma, di un mondo sempre più insanguinato e incasinato da quando c'è Trump.
E la scorsa settimana c'erano le parate militari degli autocrati. Ebbene, in Parlamento, c'è da votare le mozioni relative all'impegno, preso con la Nato, di aumentare le spese militari. Occasione ghiotta - volendo - per far capire al Paese la posta in gioco e il "che fare".
(...) Le opposizioni, che nei comizi estivi hanno festeggiato l'unità trovata nelle Regioni, di mozioni ne presentano ben cinque, dicasi cinque. Testardamente disuniti.
antonio tajani, giorgia meloni e matteo salvini in senato foto lapresse
Vabbè, Carlo Calenda, si sa, balla da solo rispetto al campo largo. Nel testo, uno dei pochi dove si nominano Putin e le minacce degli autocrati, si chiede l'impegno ad aumentare le spese indicando poste di bilancio e tempi.
Poi ci sono Cinque Stelle e Avs, che scrivono esattamente l'opposto: no all'aumento sempre e qualunque esso sia, perché ogni euro in difesa è una spinta alle guerre e alla logica «bellicista». Piuttosto, fondi sulla sanità.
Poi c'è Matteo Renzi. Furbo. Sa che il tema delle armi è ineludibile per l'Europa e quindi se la cava dicendo «per ogni euro in sicurezza, un euro in sanità». Efficace, tanto la finanziaria la devono scrivere gli altri. Mentre il Pd, è impegnato in una infinita limatura in spagnolo: faremo come Sánchez. Che suona bene, anche se la sua posizione è un po' confusa. Perché prima ha votato a favore, poi ha detto: contribuiremo secondo le nostre capacità.
antonio tajani giorgia meloni matteo salvini
Facciamola breve: se la coalizione fosse al governo, avrebbe un bel problema. In attesa del mitico esercito europeo, si dovrebbe misurare col tema "riarmo sì, no, sì come", esigenze e compatibilità. In fondo, è la stessa storia delle armi all'Ucraina e del Re-Arm Eu (dove il Pd chiede una radicale revisione ma non dice no, gli altri dicono no).
Ancor più sorprendente è quel che farà la maggioranza.
Che - udite, udite - non presenterà alcuna mozione. Proprio così: sull'argomento principe della destra (sicurezza, militari, forze armate), si nasconde. L'aumento si fa, ma non si dice. Per tutta una serie di motivi. Uno: il tema è impopolare, e nell'era in cui tutti pensano ai sondaggi e alle sette regioni al voto, da quelle parti solo Guido Crosetto ha la stazza per dire che l'era della sicurezza gratis è finita e bisogna guardare in faccia la realtà.
Due: Matteo Salvini che, come noto, su certe cose fa il trumpiano, su altre il pacifista disarmato e anche un po' filo-russo. Che meraviglioso esempio di "affinità elettive" il voto ieri a Strasburgo di Lega e Cinque stelle contro l'ingresso dell'Ucraina nell'Ue...
fratoianni schlein conte bonelli al monk
Terzo: Giancarlo Giorgetti, che ha congelato il tema dei soldi con un pretesto tecnico.
Finché, cioè, è aperta la procedura di infrazione, non possiamo usare lo scorporo delle spese militari del Patto di Stabilità, per la gioia del suo leader. Scrivere una mozione avrebbe significato mettere nero su bianco questo rinvio.
Morale della favola. Tutti e due gli schieramenti peccano di omissione nell'indirizzo: l'andazzo è nascondere la verità perché sgradevole. L'opposizione si definisce unitariamente solo in quanto "contro" il governo, il governo in quanto "contro" l'opposizione, limitandosi a bocciarne le mozioni. L'unica cosa che non si definisce mai è l'assunzione propositiva di responsabilità, in un rapporto maturo con l'elettorato.
SPESE MILITARI
Maria Teresa Meli per il Corriere della Sera - Estratti
Le opposizioni si presentano divise all’appuntamento di oggi pomeriggio alla Camera: in aula si votano le mozioni sull’aumento di spesa militare del 5 per cento del Pil, come richiesto dalla Nato.
Ma nel centrosinistra la spaccatura sulla politica internazionale è avvenuta già alla vigilia, al Parlamento europeo. I 5 Stelle infatti hanno votato con la Lega contro l’avvio delle procedure per l’ingresso dell’Ucraina nella Ue. Il Pd, con la sola (e solita) eccezione di Cecilia Strada si è espresso a favore, assieme a Fratelli d’Italia e FI. Una «vergogna»: il senatore dem Filippo Sensi bolla così l’atteggiamento del M5S.
Anche il segretario di +Europa Riccardo Magi ci va giù pesante: «Sono scandalosi».
Dunque, il voto di oggi pomeriggio a Montecitorio si carica di nuove tensioni. La maggioranza,onde evitare fibrillazioni e (possibili) defezioni, non presenterà nessun testo.
Meglio evitare dissidi con la Lega. L’onere della seduta è tutto in carico all’opposizione, con il Pd che fatica ancora a trovare la quadra sl suo interno. Tutte le mozioni del centrosinistra infatti sono già in rete da due giorni. Non quella dem, che non è stata ancora depositata. I deputati pd si vedranno oggi alle 12.30. L’assemblea del gruppo è stata fissata per scongiurare una spaccatura e da ieri sera è partita la trattativa interna per arrivare a un testo condiviso. Al momento, tra i fedelissimi di Elly Schlein e i riformisti le distanze restano immutate (...)
giorgia meloni antonio tajani matteo salvini
Ma c’è di più. C’è da decidere anche l’atteggiamento da tenere nei confronti delle altre mozioni. Segnatamente, di quelle presentate dal Movimento 5 Stelle e dai rosso-verdi di Avs. Quasi metà gruppo del Pd ha già fatto sapere alla segretaria che non potrà mai astenersi sui testi di M5S e del tandem Bonelli-Fratoianni.
Nemmeno l’imminenza delle elezioni regionali può convincere i riformisti dem a compiere questo passo: «Così come sono, nella loro interezza, sono invotabili». Perciò si punta al voto per parti separate.
(...)
Dunque, toccherà al Partito democratico, tanto per cambiare, cercare di evitare che la giornata di oggi si trasformi in una débâcle per il centrosinistra.
Le mozioni verranno bocciate, e questo è dato per scontato, ma bisogna almeno evitare che il fronte delle opposizioni giunga all’appuntamento diviso.
Per questa ragione gli sherpa del Partito democratico hanno proposto ai colleghi del centrosinistra di andare sul voto per parti separate. E la risposta è stata positiva, perché anche i 5 Stelle e i rosso-verdi, pur tenendo a marcare il loro pacifismo senza se e senza ma, non vogliono che oggi vada in scena la divisione del fronte delle opposizioni.