CAROFI’! VAGLI A MENA’! - SULLO SCAZZO CON QUERELA TRA CAROFIGLIO E L’EDITOR OSTUNI INSORGE IL MITOLOGICO ANTONIO PENNACCHI - “IO STO CON CAROFIGLIO. “GIUDIZIO CRITICO” E “LETTERATURA” SONO UNA COSA, MA GLI INSULTI PERSONALI UN’ALTRA E “SCRIBACCHINO” NON È UN GIUDIZIO SUL LIBRO - IO COMUNQUE, PUR ESSENDO SOLIDALE CON LUI, M’UNISCO ALL’APPELLO LORO: NO ALLA QUERELA, CAROFI’! VAGLI A MENA’…”

1 - SCRIVERE SU FACEBOOK E IL DIRITTO DI CRITICA
Vincenzo Ostuni per Repubblica

Su Repubblica del 27 settembre, Bartezzaghi sostiene: altro è un giudizio critico nel senso disciplinare («le frasi di Ostuni valgono gli articoli e i saggi critici dei letterati suoi difensori?»), altro un breve status di Facebook, scritto come il mio su Carofiglio, dice, sotto la scorta della «stizza» o di altri moventi non legati a studio o militanza. Mi permetto di esprimere il «sospetto» che nessuno dei miei sostenitori retrocederebbe di una sillaba dalla verità della sua affermazione. Nuoce e dispiace anche a me che in tutta la vicenda si ricordi poco come io affidi a mezzi più tradizionali, incluso il mio mestiere di editor, la mia, chiamiamola così, identità letteraria - e non già a Facebook, luogo appunto privato di sfoghi e frammenti.

Ma è un espediente classico del paralogismo - sillogismo fallace analizzato da Aristotele negli Elenchi sofistici, in cui il termine comune alle due premesse è utilizzato in accezioni distinte - partire da una asserzione talmente salda che dover negare le conclusioni, per l'avversario, potrebbe risultare imbarazzante. Passiamo oltre, dunque, alla seconda premessa - e qui parafraso: «I critici che appoggiano Ostuni difendono qualcosa che non è critica».

Ergo nessun diritto sarebbe gravemente violato. Ahi: paralogismo! Quello che difendono - credo di poter interpretare - è il diritto di critica (un diritto certo più santo e ampio, Bartezzaghi ne converrà, dei nostri esercizi), non il diritto di critica letteraria, qualunque cosa sia.

Quest'ultimo ne è semmai un sottocaso: e per questo è perfettamente vero
che una lesione del primo, esercitata nella sfera della cultura, lederebbe, come scrivono, «la possibilità stessa di un dibattito culturale degno di questo nome»: perché quel che viene qui censurato non è il fatto che io abbia scritto su Facebook invece che sul Caffè illustrato o su un quotidiano o un'antologia, dove avrei usato più parole e più argomenti per giungere alle stesse conclusioni; bensì proprio il mero utilizzo di quei termini, così deboli, per di più, rispetto a un'illustre tradizione di stroncature propriamente critico-letterarie, e interpretati come attacchi alla persona.

Qualunque dei miei sostenitori avrebbe così potuto ricevere un atto giudiziario, una volta almeno nella vita, per un parere incauto o persino per un avveduto ma spietato verdetto. E qui mi taccio, come ahimè mi tocca, sotto la stretta gentile delle mie avvocate.


2 - INSULTI E INTIMIDAZIONI IO STO CON CAROFIGLIO
Antonio Pennacchi per Repubblica

Ho letto e ho visto che un nutrito gruppo di scrittori e critici, tra cui Marco Belpoliti, Franco Cordelli, Andrea Cortellessa, ha deciso di intervenire in difesa di Vincenzo Ostuni dopo l'azione civile per diffamazione intentata ai suoi danni da Gianrico Carofiglio.

Che era successo a monte? Era successo che durante la campagna elettorale dell'ultimo premio Strega - a cui poi Il silenzio dell'onda di Carofiglio (Rizzoli) si sarebbe classificato terzo - Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alle Grazie, lo aveva definito sulla sua pagina face book un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un'idea, senza un'ombra di "responsabilità dello stile".

Quelli di Ponte alle Grazie sono soliti non andare troppo per il sottile. Per loro, ad esempio, ogni volta il premio Strega «è combinato». Per essere davvero pulito, un premio Strega dovrebbe far vincere solo il libro loro. Quelli degli altri sono sempre schifezze.

Carofiglio, però, stavolta ha querelato e adesso tutti quei settanta critici e scrittori sono insorti a difesa d'Ostuni: «Le storie letterarie sono piene di stroncature assai feroci, eppure questa è la prima volta che uno scrittore italiano ricorre alla magistratura contro un collega (AH, MO' E' UN COLLEGA? PRIMA ERA UNO "SCRIBACCHINO" E MO' E' UN COLLEGA?) per far sanzionare dalla legge un giudizio critico sfavorevole». E concludono parlando di «intento intimidatorio », da parte di Carofiglio, «verso coloro che si occupano di letteratura nel nostro paese».

Io sto con Carofiglio, e non solo perché mi stanno antipatici non tanto quelli di Ponte alle Grazie, ma quanto tutti quelli che prima menano e dopo piangono. "Giudizio critico" e "letteratura" infatti sono una cosa, ma gli insulti personali un'altra e "scribacchino" non è un giudizio sul libro, è un insulto bello e buono alla persona di Carofiglio. E lui che dovrebbe fare, secondo loro? Se lo dovrebbe tenere perché loro sono coloro che si occupano di letteratura nel nostro paese?

E perciò sono abilitati a insultare le persone come meglio gli pare? Ma vaffallippa, va'.
Dice: «Ma le storie letterarie sono piene di stroncature assai feroci». Vero. Ma a quei tempi c'erano pure i duelli, però, a restituire giustizia. Tu insultavi, stroncavi, e quello ti sfidava a duello.

Oppure partiva da Milano, pigliava il treno come Balla e Marinetti magari, e veniva fino a Firenze a gonfiarti di botte al Caffè delle Giubbe Rosse (Papini e Prezzolini poi però gli corsero appresso, dopo avere chiamato gli amici loro, e gliele ridiedero tutte quante alla stazione prima che riuscissero a ripartire, ma questa è un'altra storia). La gente comunque, la volta dopo, ci pensava due volte prima di scrivere le cazzate.

Che doveva fare allora Carofiglio? Si teneva lo "scribacchino" e amen - "Non c'è più il duello..." - in attesa degli altri impunibili insulti che venissero eventualmente in mente ai più svariati stuoli di letterati italiani? Io avrei voluto vedere se Carofiglio invece avesse preso pure lui il treno e fosse andato a dargli una fraccata di botte a Ostuni - Carofiglio è cintura nera di karate - poi Ostuni che diceva. Vuoi scommettere che ci andava lui - insieme a tutti i letterati - a querelare Carofiglio?
Io comunque - pur essendo solidale con lui - m'unisco all'appello loro: no alla querela, Carofi'! Vagli a mena'.

 

ANTONIO PENNACCHI GABRIELE PEDULLA E IL FLASH MOB CONTRO CAROFIGLIO giancarlo carofiglioFLASH MOB A ROMA CONTRO CAROFIGLIO GIANRICO CAROFIGLIO Vincenzo OstuniFLASH MOB CONTRO CAROFIGLIO

Ultimi Dagoreport

sergio mattarella quirinale

DAGOREPORT - DIRE CHE SERGIO MATTARELLA SIA IRRITATO, È UN EUFEMISMO. E QUESTA VOLTA NON È IMBUFALITO PER I ‘’COLPI DI FEZ’’ DEL GOVERNO MELONI. A FAR SOBBALZARE LA PRESSIONE ARTERIOSA DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SONO STATI I SUOI CONSIGLIERI QUIRINALIZI - QUANDO HA LETTO SUI GIORNALI IL SUO INTERVENTO A LATINA IN OCCASIONE DEL PRIMO MAGGIO, CON LA SEGUENTE FRASE: “TANTE FAMIGLIE NON REGGONO L'AUMENTO DEL COSTO DELLA VITA. SALARI INSUFFICIENTI SONO UNA GRANDE QUESTIONE PER L'ITALIA”, A SERGIONE È PARTITO L’EMBOLO, NON AVENDOLE MAI PRONUNCIATE – PER EVITARE L’ENNESIMO SCONTRO CON IL GOVERNO DUCIONI, MATTARELLA AVEVA SOSTITUITO AL VOLO ALCUNI PASSI. PECCATO CHE IL TESTO DELL’INTERVENTO DIFFUSO ALLA STAMPA NON FOSSE STATO CORRETTO DALLO STAFF DEL COLLE, COMPOSTO DA CONSIGLIERI TUTTI DI AREA DEM CHE NON RICORDANO PIU’ L’IRA DI MATTARELLA PER LA LINEA POLITICA DI ELLY SCHLEIN… - VIDEO

andrea orcel gaetano caltagirone carlo messina francesco milleri philippe 
donnet nagel generali

DAGOREPORT - BUM! ECCO LA RISPOSTA DI CALTAGIRONE ALLA MOSSA DI NAGEL CHE GLI HA DISINNESCATO LA CONQUISTA DI GENERALI - L’EX PALAZZINARO STA STUDIANDO UNA CONTROMOSSA LEGALE APPELLANDOSI AL CONFLITTO DI INTERESSI: È LEGITTIMO CHE SIA IL CDA DI GENERALI, APPENA RINNOVATO CON DIECI CONSIGLIERI (SU TREDICI) IN QUOTA MEDIOBANCA, A DECIDERE SULLA CESSIONE, PROPRIO A PIAZZETTA CUCCIA, DI BANCA GENERALI? - LA PROVA CHE IL SANGUE DI CALTARICCONE SI SIA TRASFORMATO IN BILE È NELL’EDITORIALE SUL “GIORNALE” DEL SUO EX DIPENDENTE AL “MESSAGGERO”, OSVALDO DE PAOLINI – ECCO PERCHÉ ORCEL HA VOTATO A FAVORE DI CALTARICCONE: DONNET L’HA INFINOCCHIATO SU BANCA GENERALI. QUANDO I FONDI AZIONISTI DI GENERALI SI SONO SCHIERATI A FAVORE DEL FRANCESE (DETESTANDO IL DECRETO CAPITALI DI CUI CALTA È STATO GRANDE ISPIRATORE CON FAZZOLARI), NON HA AVUTO PIU' BISOGNO DEL CEO DI UNICREDIT – LA BRUCIANTE SCONFITTA DI ASSOGESTIONI: E' SCESO IL GELO TRA I GRANDI FONDI DI INVESTIMENTO E INTESA SANPAOLO? (MAGARI NON SI SENTONO PIÙ TUTELATI DALLA “BANCA DI SISTEMA” CHE NON SI SCHIERERÀ MAI CONTRO IL GOVERNO MELONI)

giorgia meloni intervista corriere della sera

DAGOREPORT - GRAN PARTE DEL GIORNALISMO ITALICO SI PUÒ RIASSUMERE BENE CON L’IMMORTALE FRASE DELL’IMMAGINIFICO GIGI MARZULLO: “SI FACCIA UNA DOMANDA E SI DIA UNA RISPOSTA” -L’INTERVISTA SUL “CORRIERE DELLA SERA” DI OGGI A GIORGIA MELONI, FIRMATA DA PAOLA DI CARO, ENTRA IMPERIOSAMENTE NELLA TOP PARADE DELLE PIU' IMMAGINIFICHE MARZULLATE - PICCATISSIMA DI ESSERE STATA IGNORATA DAI MEDIA ALL’INDOMANI DELLE ESEQUIE PAPALINE, L’EGO ESPANSO DELL’UNDERDOG DELLA GARBATELLA, DIPLOMATA ALL’ISTITUTO PROFESSIONALE AMERIGO VESPUCCI, È ESPLOSO E HA RICHIESTO AL PRIMO QUOTIDIANO ITALIANO DUE PAGINE DI ‘’RIPARAZIONE’’ DOVE SE LA SUONA E SE LA CANTA - IL SUO EGO ESPANSO NON HA PIÙ PARETI QUANDO SI AUTOINCORONA “MEDIATRICE” TRA TRUMP E L'EUROPA: “QUESTO SÌ ME LO CONCEDO: QUALCHE MERITO PENSO DI POTER DIRE CHE LO AVRÒ AVUTO COMUNQUE...” (CIAO CORE!)

alessandro giuli bruno vespa andrea carandini

DAGOREPORT – CHI MEGLIO DI ANDREA CARANDINI E BRUNO VESPA, GLI INOSSIDABILI DELL’ARCHEOLOGIA E DEL GIORNALISMO, UNA ARCHEOLOGIA LORO STESSI, POTEVANO PRESENTARE UN LIBRO SULL’ANTICO SCRITTO DAL MINISTRO GIULI? – “BRU-NEO” PORTA CON SÉ L’IDEA DI AMOVIBILITÀ DELL’ANTICO MENTRE CARANDINI L’ANTICO L’HA DAVVERO STUDIATO E CERCA ANCORA DI METTERLO A FRUTTO – CON LA SUA PROSTRAZIONE “BACIAPANTOFOLA”, VESPA NELLA PUNTATA DI IERI DI “5 MINUTI” HA INANELLATO DOMANDE FICCANTI COME: “E’ DIFFICILE PER UN UOMO DI DESTRA FARE IL MINISTRO DELLA CULTURA? GIOCA FUORI CASA?”. SIC TRANSIT GLORIA MUNDI – VIDEO

banca generali lovaglio francesco gaetano caltagirone philippe donnet alberto nagel milleri

DAGOREPORT - DA QUESTA MATTINA CALTAGIRONE HA I SUDORI FREDDI: SE L’OPERAZIONE DI ALBERTO NAGEL ANDRÀ IN PORTO (SBARAZZARSI DEL CONCUPITO “TESORETTO” DI MEDIOBANCA ACQUISENDO BANCA GENERALI DAL LEONE DI TRIESTE), L’82ENNE IMPRENDITORE ROMANO AVRÀ BUTTATO UN PACCO DI MILIARDI PER RESTARE SEMPRE FUORI DAL “FORZIERE D’ITALIA’’ - UN FALLIMENTO CHE SAREBBE PIÙ CLAMOROSO DEI PRECEDENTI PERCHÉ ESPLICITAMENTE SOSTENUTO DAL GOVERNO MELONI – A DONNET NON RESTAVA ALTRA VIA DI SALVEZZA: DARE UNA MANO A NAGEL (IL CEO DI GENERALI SBARRÒ I TENTATIVI DI MEDIOBANCA DI ACQUISIRE LA BANCA CONTROLLATA DALLA COMPAGNIA ASSICURATIVA) - PER SVUOTARE MEDIOBANCA SOTTO OPS DI MPS DEL "TESORETTO" DI GENERALI, VA BYPASSATA LA ‘’PASSIVITY RULE’’ CONVOCANDO  UN’ASSEMBLEA STRAORDINARIA CHE RICHIEDE UNA MAGGIORANZA DEL 51% DEI PRESENTI....