OBAMA NELLA POLVERE - SPIATI MILIONI DI AMERICANI, I SERVER DEI GIGANTI DEL WEB “SACCHEGGIATI” DALL’FBI

Da Corriere.it

I dati della telefonate di milioni di cittadini statunitensi controllati dalla Nsa, l'Agenzia per la Sicurezza Nazionale americana. Il nuovo scandalo che colpisce gli States e l'amministrazione Obama viene raccontato dal Guardian. Nel mirino dell'agenzia per la sicurezza Usa, dice il quotidiano britannico, sono finiti i clienti di Verizon, una delle maggiori compagnie telefoniche americane.

Il Guardian ha avuto accesso a un'ordinanza giudiziaria top secret emessa il 25 aprile nei confronti di Verizon: nel documento si legge che la compagnia telefonica deve consegnare per tre mesi (fino a luglio) la lista giornaliera dei dati delle chiamate, «sia all'interno degli Stati Uniti sia tra gli Stati Uniti e altri Paesi», alla Nsa.

SERVER SOTTO CONTROLLO
Ma non basta. Alle accuse del Guardian si aggiungono quelle del Washington Post, secondo il quale la Nsa non si è limitata a raccogliere i dati delle telefonate di milioni di americani abbonati a Verizon ma insieme all'Fbi «ha intercettato e avuto accesso ai server di nove aziende Internet Usa» (ecco come funziona lo spionaggio nelle comunicazioni): Microsoft, Yahoo!, Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, Youtube e Apple.

A questo proposito, Facebook, Apple e Yahoo! negano di aver fornito «accesso diretto» ai loro server ad agenzie governative, mentre Google afferma di comunicare «i dati al governo nel rispetto della legge». Ma intanto il caso esplode con un imprevedibile rovesciamento dei fronti: i liberal che criticano la Casa Bianca per l'attacco alla privacy e i conservatori che la difendono, ricordando le necessità della sicurezza e criticando semmai Obama per l'«ipocrisia» con cui se la prendeva con il Patriot Act voluto da George W. Bush, all'origine del programma finito ora sotto i riflettori.

TABULATI
Quello che Verizon fornisce alla Nsa sono i «metadati» delle telefonate: ovvero i numeri telefonici di chi effettua le chiamate e di chi le riceve e la durata delle conversazioni. Non sono richiesti nomi, indirizzi, informazioni finanziarie sugli utenti e contenuto delle conversazioni. L'insieme di questi dati su milioni di telefonate dovrebbe comunque permettere all'Nsa di tracciare gli schemi delle comunicazioni dentro gli Stati Uniti ma anche verso l'estero.

CONTROLLI DI MASSA
L'ordinanza, firmata dal giudice Roger Vinson, appare «inusuale» perché non menziona un gruppo specifico di persone da controllare o una determinata «minaccia» terroristica. Il provvedimento - che si basa sul Patriot Act approvato dall'amministrazione Bush dopo gli attentati dell'11 settembre 2001 - dimostra per la prima volta che la raccolta indiscriminata di dati sui cittadini Usa è continuata anche sotto Barack Obama.

«Il documento - scrive il Guardian - dimostra che sotto l'amministrazione Obama le registrazioni delle comunicazioni di milioni di americani sono state raccolte indiscriminatamente e in massa, indipendentemente dal fatto che essi fossero sospettati di qualche illecito».

Secondo il New York Times già lo scorso anno erano emerse «voci» su possibili operazioni di sorveglianza. Il quotidiano Usa cita una lettera di due senatori democratici del Senate Intelligence Committee al ministro della Giustizia Eric Holder, lasciando intendere che quanto rivelato dal Guardian sia in sostanza solo la punta dell'iceberg di un più esteso programma di sorveglianza.

«NOVE AZIENDE INTERCETTATE»
Allo scoop del Guardian si aggiungono le rivelazioni del Washington Post, secondo il quale la Nsa non si è limitata a raccogliere i dati delle telefonate di milioni di americani abbonati a Verizon ma insieme all'Fbi «ha intercettato e avuto accesso ai server di nove aziende Internet Usa - Microsoft, Yahoo!, Google, Facebook, PalTalk, Aol, Skype, Youtube e Apple - estraendo audio, video, fotografie, e-mail, documenti, password e username per continuare a tracciare nel tempo l'attivita degli americani sulla rete».

Il programma segreto chiamato «Prism» - rivela poi il giornale- ha avuto inizio nel 2007 ed è la fonte principale delle informazioni che le agenzie di intelligence forniscono nel rapporto che ogni mattina viene consegnato al presidente degli Stati Uniti.

È stato citato 1.447 volte nel rapporto al presidente solo lo scorso anno. Il programma «sembra simile a quello controverso voluto dal presidente George W. Bush dopo gli attacchi dell'11 settembre», aggiunge il Washington Post, secondo il quale Microsoft è stato il primo partner di Prism. Per ottenere l'immunità da possibili azioni legali, le aziende sono obbligate ad accettare una direttiva dal procuratore generale e dal direttore nazionale dell'intelligence per aprire i propri server all'Fbi.

CASA BIANCA
L'imbarazzo alla Casa Bianca pare evidente. Ma con il passare delle ore, quando il caso monta sui media, il direttore della National intelligence James Clapper esce allo scoperto: il programma Prism, afferma, autorizza a controllare solo cittadini non americani o che vivono fuori dagli Stati Uniti, e le rivelazioni del Guardian e del Wp sono «riprovevoli» e «piene di errori». Riprovevoli perché mettono a rischio la sicurezza dell'America e produrranno «un danno irreversibile alla nostra capacità di rispondere alle tante minacce alla nostra nazione».

Clapper ha poi rivelato che al programma sovrintendono una corte speciale e il Congresso, che di recente ha ri-approvato la parte del Foreign Intelligence Surveillance Act (Fisa) che autorizza il Prism. Un organismo speciale chiamato Fisa Court, spiega Clapper, autorizza le registrazioni e riesamina il programma ogni 30 giorni, e impedisce al governo un uso indiscriminato dei dati raccolti, che possono essere esaminati solo quando vi è il ragionevole sospetto di un legame con gruppi terroristici stranieri.

L'ATTACCO DEL NYT
«Nell'era digitale, la privacy deve essere una priorità - è il duro commento su Twitter di Al Gore, ex vicepresidente democratico (con Bill Clinton) e premio Nobel per la pace -. Pare solo a me, o questa sorveglianza segreta è una vergogna oscena?». Il New York Times, da parte sua, ha dedicato un editoriale al vetriolo alla vicenda delle telefonate spiate dalla Nsa, definendola un «abuso di potere che richiede vere spiegazioni».

Secondo il comitato editoriale del giornale (uno dei più influenti del paese e di solito vicino al presidente), «l'amministrazione Obama ha perso ogni credibilità», perché il governo Usa ha risposto «con le stesse banalità che ha usato ogni volta che il presidente Obama è stato sorpreso a eccedere nell'uso dei suoi poteri».

E un'altra testata progressista, l'Huffington Post, sceglie il sarcasmo per attaccare il presidente con il titolo a tutta homepage «George W. Obama» e sotto un fotomontaggio di una faccia frutto della fusione della foto di Obama con quella del suo predecessore. Il tutto mentre democratici e repubblicani si scambiano i ruoli. «Quando gli americani rispettosi della legge fanno telefonate, chi, quando e dove chiamano sono informazioni private.

E' tempo di sollevare un vero dibattito sul tema», dichiara il senatore democratico Ron Wyden, che in marzo aveva incalzato sul tema Clapper ricevendone risposte imbarazzate. Gli replica il collega repubblicano Lindsey Graham: «Se non ricevi telefonate da un'organizzazione terroristica, non hai nulla di cui preoccuparti».

 

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