steve bannon donald trump

“LA PAX AMERICANA NON SI REALIZZA IMPONENDO I NOSTRI VALORI” - LA SVOLTA “RESPONSABILE” DI STEVE BANNON, EX STRATEGA DI TRUMP ALLA CASA BIANCA: “GLI USA DEVONO DIVENTARE UN MODELLO DA SEGUIRE” - E POI DELINEA LE ALLEANZE IN MEDIO ORIENTE: SOSTEGNO AI SAUDITI E SFIDA A QATAR E IRAN

Paolo Mastrolilli per “la Stampa”

BANNON

 

«Non c' è nulla di isolazionista in Trump, ma la pax Americana non si realizzerà imponendo i nostri valori agli altri. Bisogna costruire una società solida che li offra come modello». Stephen Bannon non è più il Chief Strategist della Casa Bianca, ma resta la sua eminenza grigia.

 

Lo confermano i toni usati alla conferenza dell' Hudson Institute per «Contrastare l'estremismo violento in Qatar, Iran e nella Fratellanza Musulmana», a cui «La Stampa» è stata invitata. Appuntamento di politica estera, conciso sul piano interno con la campagna elettorale condotta proprio da Bannon per sostituire tutti i parlamentari repubblicani tiepidi verso l'agenda Trump, a cominciare dai senatori Corker e Flake che lo hanno appena attaccato dopo l' annuncio del loro ritiro.

trump bannon

 

Lo scopo dell' incontro era isolare Doha e assimilarla a Teheran, per definire la nuova linea di Washington nella regione: «In Medio Oriente - ha spiegato il senatore Cotton, molto vicino a Trump - operano tre coalizioni: quella guidata dall'Iran, che attraverso Baghdad, Damasco e Beirut vuole costruirsi un ponte per dominare l'area fino al Mediterraneo, e collabora anche con la Corea del Nord; quella del Qatar, che da una parte fa l'amico, ma dall'altra finanzia tutto l' estremismo sunnita, i Fratelli Musulmani, l' Isis, al Qaeda, e coopera con Turchia e Iran; e quella nostra, che con Arabia Saudita, Egitto e i Paesi responsabili del Golfo cerca di riportare la stabilità».

 

ivanka trump bannon

Bannon ha rivelato che «Trump aveva scritto di suo pugno la frase del discorso inaugurale in cui prometteva di sradicare il terrorismo islamico, perché lo riteneva un suo obbligo. Una delle ragioni per cui è stato eletto è il ripudio della politica estera dell'establishment, cioè un ordine internazionale pagato dalla classe media e bassa americana con le tasse e il sangue dei suoi figli. I geni dell'élite ci hanno lasciato l'equivalente della Baia dei Porci in Venezuela, la crisi dei missili cubani in Corea del Nord e il Vietnam in Afghanistan, senza dimenticare l' ascesa della Cina che vuole diventare potenza egemone, e l' espansionismo persiano favorito dall'ossessione di Obama per l' accordo nucleare».

 

DONALD TRUMP A RIAD

Subito dopo l'Inauguration, quindi, «il presidente ci ha chiesto di organizzare il vertice a Riad per dimostrare che non è islamofobo, e delineare la nuova strategia. Tre erano i punti: primo, tagliare tutti i finanziamenti ai gruppi radicali; secondo, lavorare con arabi e musulmani, tipo il presidente egiziano Al-Sisi, per favorire una riforma del mondo islamico dall' interno; terzo, costituire un'alleanza militare per bloccare l'espansione persiana».

 

Gli effetti, secondo Bannon, già si vedono: «Il crollo fisico del Califfato; la denuncia dell'accordo nucleare; il taglio dei finanziamenti al terrorismo; l'iniziativa di Arabia, Egitto e Paesi del Golfo nei confronti del Qatar; lo spostamento tettonico in corso nella società saudita e favorito dal nuovo principe ereditario».

 

Novità epocali, perché «quanto avviane in Qatar è più importante della Corea del Nord».

DONALD TRUMP A RIAD

Tutto questo, secondo Bannon, dimostra che «associare America First all' isolazionismo non ha senso. Trump non è disconnesso dal mondo. Lo vede attraverso la lente jacksoniana dell' interesse vitale per la sicurezza degli Usa, che però può coincidere con l' interesse degli alleati.

 

L'Isis, ad esempio, è stato distrutto con l' aiuto dei curdi e di altre forze. L'America è presente, offre assistenza economica, militare, leadership, ma non deve necessariamente guidare». Bannon, infatti, rifiuta l'impostazione del generale Petraeus, secondo cui questa è una lotta che impegnerà diverse generazioni: «Nessuno in America vuole combattere per generazioni. Perciò ero contrario ad inviare altri soldati in Afghanistan, dove cerchiamo di imporre un sistema liberal-democratico ad una società che non lo vuole.

 

rohani

Basta con il nation building, abbiamo una nazione da ricostruire qui in America. Ad alleati come l' Arabia o l' Egitto abbiamo detto che la riforma dell' islam, la sfida contro l' estremismo, è una lotta loro, non nostra. Noi ci siamo e li aiutiamo, ma devono condurla loro affinché possa avere successo. Abbiamo valori che riteniamo universali, però gli altri devono arrivare ad una propria conclusione su come si vogliono governare. La pax americana non si realizzerà imponendo i nostri principi agli altri. Dobbiamo essere una società forte e mostrare al mondo come li applichiamo, sperando che poi il mondo li vorrà emulare».

il presidente iraniano rohani si gode l iran ai mondiali

Ultimi Dagoreport

salvini calenda meloni vannacci

DAGOREPORT – LA ''SUGGESTIONE'' DI GIORGIA MELONI SI CHIAMA “SALVIN-EXIT”, ORMAI DIVENTATO IL SUO NEMICO PIU' INTIMO A TEMPO PIENO - IN VISTA DELLE POLITICHE DEL 2027, SOGNA DI LIBERARSI DI CIO' CHE E' RIMASTO DI UNA LEGA ANTI-EU E VANNACCIZZATA PER IMBARCARE AL SUO POSTO AZIONE DI CARLO CALENDA, ORMAI STABILE E FEDELE “FIANCHEGGIATORE” DI PALAZZO CHIGI - IL CAMBIO DI PARTNER PERMETTEREBBE DI ''DEMOCRISTIANIZZARE" FINALMENTE IL GOVERNO MELONI A BRUXELLES, ENTRARE NEL PPE E NELLA STANZA DEI BOTTONI DEL POTERE EUROPEO (POSTI E FINANZIAMENTI) - PRIMA DI BUTTARE FUORI SALVINI, I VOTI DELLE REGIONALI IN VENETO SARANNO DIRIMENTI PER MISURARE IL REALE CONSENSO DELLA LEGA - SE SALVINI DIVENTASSE IRRILEVANTE, ENTRA CALENDA E VIA A ELEZIONI ANTICIPATE NEL 2026, PRENDENDO IN CONTROPIEDE, UN'OPPOSIZIONE CHE SARA' ANCORA A FARSI LA GUERRA SUL CAMPOLARGO - LA NUOVA COALIZIONE DI GOVERNO IN MODALITÀ DEMOCRISTIANA DI MELONI SI PORTEREBBE A CASA UN BOTTINO PIENO (NUOVO CAPO DELLO STATO COMPRESO)....

donald trump vladimir putin xi jinping

DAGOREPORT - PERCHÉ TRUMP VUOLE ESSERE IL "PACIFICATORE GLOBALE" E CHIUDERE GUERRE IN GIRO PER IL MONDO? NON PER SPIRITO CARITATEVOLE, MA PER GUADAGNARE CONSENSI E VOTI IN VISTA DELLE ELEZIONI DI MIDTERM DEL 2026: IL PRESIDENTE USA NON PUÒ PERMETTERSI DI PERDERE IL CONTROLLO DEL CONGRESSO - SISTEMATA GAZA E PRESO ATTO DELLA INDISPONIBILITÀ DI PUTIN AL COMPROMESSO IN UCRAINA, HA DECISO DI AGGIRARE "MAD VLAD" E CHIEDERE AIUTO A XI JINPING: L'OBIETTIVO È CONVINCERE PECHINO A FARE PRESSIONE SU MOSCA PER DEPORRE LE ARMI. CI RIUSCIRÀ? È DIFFICILE: LA CINA PERDEREBBE UNO DEI SUOI POCHI ALLEATI....

fabio tagliaferri arianna meloni

FLASH! FABIO TAGLIAFERRI, L’AUTONOLEGGIATORE DI FROSINONE  CARO A ARIANNA MELONI, AD DEL ALES, CHE DOVREBBE VALORIZZARE IL PATRIMONIO CULTURALE DEL PAESE, PUBBLICA SU INSTAGRAM UNA FOTO DELLA PARTITA LAZIO-JUVENTUS IN TV E IL COMMENTO: “LE ‘TRASMISSIONI’ BELLE E INTERESSANTI DELLA DOMENICA SERA” – DURANTE IL MATCH, SU RAI3 È ANDATO IN ONDA UN’INCHIESTA DI “REPORT” CHE RIGUARDAVA LA NOMINA DI TAGLIAFERRI ALLA GUIDA DELLA SOCIETÀ IN HOUSE DEL MINISTERO DELLA CULTURA… 

elly schlein pina picierno stefano bonaccini giorgio gori lorenzo guerini giuseppe conte pd

DAGOREPORT – OCCHIO ELLY: TIRA UNA BRUTTA CORRENTE! A MILANO, LA FRONDA RIFORMISTA AFFILA LE LAME: SCARICA QUEL BUONO A NIENTE DI BONACCINI, FINITO APPESO AL NASO AD APRISCATOLE DELLA DUCETTA DEL NAZARENO – LA NUOVA CORRENTE RISPETTA IL TAFAZZISMO ETERNO DEL PD: LA SCELTA DI LORENZO GUERINI A CAPO DEL NUOVO CONTENITORE NON È STATA UNANIME (TRA I CONTRARI, PINA PICIERNO). MENTRE SALE DI TONO GIORGIO GORI, SOSTENUTO ANCHE DA BEPPE SALA – LA RESA DEI CONTI CON LA SINISTRATA ELLY UN ARRIVERÀ DOPO IL VOTO DELLE ULTIME TRE REGIONI, CHE IN CAMPANIA SI ANNUNCIA CRUCIALE DOPO CHE LA SCHLEIN HA CEDUTO A CONTE LA CANDIDATURA DI QUEL SENZAVOTI DI ROBERTO FICO - AD ALLARMARE SCHLEIN SI AGGIUNGE ANCHE UN SONDAGGIO INTERNO SECONDO CUI, IN CASO DI PRIMARIE PER IL CANDIDATO PREMIER, CONTE AVREBBE LA MEGLIO…

affari tuoi la ruota della fortuna pier silvio berlusconi piersilvio gerry scotti stefano de martino giampaolo rossi bruno vespa

DAGOREPORT - ULLALLÀ, CHE CUCCAGNA! “CAROSELLO” HA STRAVINTO. IL POTERE DELLA PUBBLICITÀ, COL SUO RICCO BOTTINO DI SPOT, HA COSTRETTO PIERSILVIO A FAR FUORI DALLA FASCIA DELL’''ACCESS PRIME TIME” UN PROGRAMMA LEGGENDARIO COME “STRISCIA LA NOTIZIA”, SOSTITUENDOLO CON “LA RUOTA DELLA FORTUNA”, CHE OGNI SERA ASFALTA “AFFARI TUOI” – E ORA IL PROBLEMA DI QUELL’ORA DI GIOCHINI E DI RIFFE, DIVENTATA LA FASCIA PIÙ RICCA DELLA PROGRAMMAZIONE, È RIMBALZATO IN RAI - UNO SMACCO ECONOMICO CHE VIENE ADDEBITO NON SOLO AL FATTO CHE GERRY SCOTTI SI ALLUNGHI DI UNA MANCIATA DI MINUTI MA SOPRATTUTTO ALLA PRESENZA, TRA LA FINE DEL TG1 E L’INIZIO DI “AFFARI TUOI”, DEL CALANTE “CINQUE MINUTI” DI VESPA (CHE PER TENERLO SU SONO STATI ELIMINATI GLI SPOT CHE LO DIVIDEVANO DAL TG1: ALTRO DANNO ECONOMICO) - ORA IL COMPITO DI ROSSI PER RIPORRE NELLE TECHE O DA QUALCHE ALTRA PARTE DEL PALINSESTO IL PROGRAMMINO CONDOTTO DALL’OTTUAGENARIO VESPA SI PROSPETTA BEN PIÙ ARDUO, AL LIMITE DELL’IMPOSSIBILE, DI QUELLO DI PIERSILVIO CON IL TOSTO ANTONIO RICCI, ESSENDO COSA NOTA E ACCLARATA DEL RAPPORTO DIRETTO DI VESPA CON LE SORELLE MELONI…